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Bejgli

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Il Bejgli o, talvolta, Beigli è un rotolo alle noci o ai semi di papavero. È un dolce tradizionale della cucina ungherese, di origine slesiana, consumato in Ungheria nelle feste natalizie e a Pasqua. Tradizionalmente ne esistono solo due versioni, con ripieno alle noci o ai semi di papavero, anche se le varianti sono comuni. La pasta è fatta con lievito, farina, tuorlo d'uovo e burro. Il ripieno ai semi di papavero contiene uva passa, rum, vaniglia e semi di papavero macinati; il ripieno alle noci contiene uva passa, rum, scorza di limone e noci tritate. La pasta viene stesa in un piatto spesso. Dopo aver spalmato il ripieno, la pasta viene arrotolata in un cilindro regolare, spennellata con il tuorlo d'uovo e cotta nel forno.


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Aprire una pasticceria è un business profittevole ?



Dipende che tipo di pasticceria hai un mente e in quale città e zona vuoi aprirla. Dipende dalla tua esperienza nel ruolo e se hai mai gestito o sai gestire una pasticceria. Dipende se hai bisogno di dipendenti e quali, se hai soci e in cosa danno valore aggiunto. Soprattutto, però, dipende dal mercato e da come hai intenzione di muoverti al suo interno. Le variabili da considerare sono così tante che diventa difficile darti una risposta di valore.

Diciamo che in pasticceria i margini sono mediamente abbastanza alti quindi, per quello che alla fine potresti mettere in tasca, potrebbe essere profittevole ma anche questo dipende. Mi spiace non averti potuto dare una risposta più soddisfacente ma ogni idea deve essere valutata singolarmente per avere un punto di vista almeno accettabile.

Il consiglio che posso darti è: approfondisci la tua idea. Prendi carta e penna, inizia a rispondere ai "dipende" che trovi in questa risposta e ampliali cercando di avere un punto di vista più specifico. Ti assicuro che soltanto facendo così potrai trovare già da solo una prima risposta soddisfacente. Poi, se vorrai fare le cose seriamente, ti consiglio di contattare un professionista.


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Kurtőskalács

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Il kürtőskalács è un dolce tipico Siculo conosciuto anche come camino dolce o torta a camino per la sua forma.
È cotto su uno spiedo cilindrico che ruota lentamente sul fuoco. Originario della Terra dei Siculi, è noto come il dolce più vecchio di tutta l'Ungheria. Il kürtőskalács è venduto nelle pasticcerie e, in occasione di fiere e mercatini, anche nelle principali piazze, dove i venditori lo preparano al momento. Il kürtőskalács è composto da una sottile sfoglia lievitata e zuccherata, arrotolata attorno ad un cilindro di legno, diventando così una spirale di pasta di forma cilindrica cotta sopra al fuoco.
Dopo la cottura l'impasto viene ricoperto da cacao, cioccolata in scaglie, cannella, papavero, noci, vaniglia e mandorle a seconda dei gusti. Lo zucchero sulla superficie del kürtőskalács è caramellato in modo da ottenere un dolce con la crosta croccante. Il kürtőskalács è originario della Transilvania, una regione che in passato faceva parte dell'Ungheria e il nome deriva dalla parola ungherese "kürtő" che si può riferire al camino o canna fumaria, oppure al corno (strumento musicale), costruito originariamente da corna di animali.


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Palacinta

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La palacinta o palacsinta in ungherese è una specialità culinaria ungherese. Dolce tipico dell'area mitteleuropea, simile alla crêpe francese, ma priva del burro, la sua composizione è a base di farina, uova, latte e zucchero. Si servono arrotolate o ripiegate con ripieni di marmellate o cioccolata, spolverate di zucchero a velo, cacao o guarnite con panna montata.
Il dolce è particolarmente diffuso in Bosnia ed Erzegovina, Slovenia, Croazia, Serbia, Austria, Slovacchia e Ungheria. In Italia è tipico della provincia di Trieste e delle zone al confine con la Slovenia delle province di Gorizia e Udine.
Il nome del piatto è simile alla parola ungherese palacsinta in diverse lingue dell'Europa centrale e sud-orientale: Palatschinke in tedesco, Palačinka in ceco, Plăcintă in rumeno.
In Ungheria esiste un'ampia varietà di palacinta, le più classiche sono quelle farcite con marmellata, cioccolata e altri ingredienti dolci. Infatti la palacinta viene considerata come un dessert o anche come uno spuntino. Una variante è chiamata Gundel palacsinta, preparata con noci, uva passa, scorza d'arancia candita, cannella e rum, servita flambé in una salsa fatta di cioccolato fondente, panna e cacao.
La Túrós palacsinta, con ricotta, pur essendo classificabile come dolce ha un gusto particolare: anch'essa è molto diffusa in Ungheria.
Esistono anche la versioni salate, la più conosciuta è la Hortobágyi palacsinta. In questo caso la palacsinta diventa un secondo piatto e viene riempita con carne macinata ed una salsa a base di paprica e servita con un contorno, in genere patate o riso e verdure.





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Torta Dobos

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La torta Dobos (in lingua ungherese dobos torta) è una torta ungherese, inventata dal pasticciere ungherese József C. Dobos (1847 - 1924) nell'anno 1884. È composta di sei strati di pan di Spagna, su cui è spalmata una crema di cioccolato e burro, mentre sulla cima della torta è presente uno strato sottile di caramello.

Storia
La torta fu presentata all'esibizione nazionale generale di Budapest del 1885. I primi ospiti a poter provare la nuova delizia furono Francesco Giuseppe e la consorte Elisabetta. La torta assunse presto fama in tutta Europa, grazie anche alla promozione fatta da Dobos, che viaggiò a lungo presentando la propria torta. Il caramello serviva a mantenerla più a lungo ed evitare si seccasse, in un periodo in cui la refrigerazione non era ancora di uso comune. La ricetta rimase segreta fino a quando Dobos si ritirò e la regalò alla camera dei pasticcieri di Budapest.




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Túró Rudi

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Túró Rudi è un popolare snack prodotto e molto diffuso in Ungheria, che ha fatto la sua prima comparsa sul mercato nel 1968.

Nome
La traduzione letterale del nome, che è un marchio registrato, significa Rudi (diminutivo di Rudolf) di ricotta (Túró).
Marchio e distribuzione
Sebbene molti marchi compresi Danone, Milka e Nestlè si siano cimentati nell'imitazione di questo dessert l'originale rimane quello prodotto e distribuito dal marchio Friesland Campina, Pöttyös (a pois), da qui la particolare confezione.

Descrizione
La barretta è composta da un involucro formato da una glassa di cioccolato fondente con all'interno un ripieno a base di ricotta. Quella appena descritta è la versione "natúr" (pura) prima ad essere prodotta e tutt'oggi la più diffusa. Oltre a questa esistono molte altre varianti, tra cui, quelle con la glassa di cioccolato al latte, al gusto di cocco, contenente un'anima di albicocca, nocciola o fragola. Inoltre il Túró Rudi è distribuito in due formati: quello Classico da 30g e quello ÓRIÁS (Gigante) da 51g. Esistono anche la versione Gelato e quella Pont2 (Proprio due punti) formato contenente due dischi con all'interno due gocce di crema alla nocciola.

Diffusione
Dessert più o meno simili alla ricetta originale sono prodotti e distribuiti in Austria, Estonia, Giappone, Polonia, Russia, Romania e Slovacchia. Nelle ultime due nazioni citate viene esportato proprio lo snack originale a marchio Pöttyös.

Diffusione in Italia
Dalla primavera del 2006 la Pöttyös, utilizzando il nome Dots, ha iniziato una prima distribuzione del Túró Rudi presso alcuni ipermercati del Nord-Italia.




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Panettone

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Il panettone, in lombardo panaton o panatton, è un tipico dolce milanese, associato alle tradizioni gastronomiche del Natale e ampiamente diffuso in tutta Italia.

Generalità
Tipicamente ha una base cilindrica che termina in una forma a cupola. Basi ottagonali o a sezione a forma di stella sono più comuni per il pandoro. È ottenuto da un impasto lievitato a base di acqua, farina, burro, uova (tuorlo), al quale si aggiungono frutta candita, scorzette di arancio e cedro in parti uguali, e uvetta. Il risultato è comunemente denominato panetton candìo.
A Milano fino al 1900 erano in moltissimi tra fornai e pasticceri a produrre il panettone, oggi però le grandi ditte industriali di panettoni sono dislocate in tutta Italia, mentre a Milano rimangono ancora tanti artigiani che producono un panettone secondo la ricetta tradizionale.
A partire dagli anni 50 del XX secolo si è affermata la produzione industriale del panettone grazie al quale il prodotto si è diffuso in tutta Italia tramite soprattutto la Grande Distribuzione Organizzata.
Oggi il panettone è un dolce tipico italiano tutelato dal 2005 da un disciplinare, che ne specifica gli ingredienti e le percentuali minime per poter essere definito tale.
Viene anche esportato come dolce simbolo del Natale in moltissimi paesi.

Storia e storie del panettone
Le origini del panettone sfumano a tratti nella leggenda. Sono due le storie che godono di maggior credito:
  1. Messer Ulivo degli Atellani, falconiere, abitava nella Contrada delle Grazie a Milano. Innamorato di Algisa, bellissima figlia di un fornaio, si fece assumere dal padre di lei come garzone e, per incrementare le vendite, provò a inventare un dolce: con la migliore farina del mulino impastò uova, burro, miele e uva sultanina. Poi infornò. Fu un successo strabiliante, tutti vollero assaggiare il nuovo pane e qualche tempo dopo i due giovani innamorati si sposarono e vissero felici e contenti.
  2. Il cuoco al servizio di Ludovico il Moro fu incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale a cui erano stati invitati molti nobili del circondario, ma il dolce, dimenticato per errore nel forno, quasi si carbonizzò. Vista la disperazione del cuoco, Toni, un piccolo sguattero, propose una soluzione: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po' di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamane ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola». Il cuoco acconsentì e, tremante, si mise dietro una tenda a spiare la reazione degli ospiti. Tutti furono entusiasti e al duca, che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò il segreto: «L'è 'l pan del Toni». Da allora è il "pane di Toni", ossia il "panettone".

Il panettone attraverso i secoli
Pietro Verri narra di un'antica consuetudine che nel IX secolo animava le feste cristiane legate al territorio milanese: a Natale la famiglia intera si riuniva intorno al focolare attendendo che il pater familias spezzasse "un pane grande" e ne porgesse un pezzo a tutti i presenti in segno di comunione. Nel XV secolo, come ordinato dagli antichi statuti delle corporazioni, ai fornai che nelle botteghe di Milano impastavano il pane dei poveri (pane di miglio, detto pan de mej) era vietato produrre il pane dei ricchi e dei nobili (pane bianco, detto micca). Con un'unica eccezione: il giorno di Natale, quando aristocratici e plebei potevano consumare lo stesso pane, regalato dai fornai ai loro clienti. Era il pan di scior o pan de ton, ovvero il pane di lusso, di puro frumento, farcito con burro, miele e zibibbo.
Alla fine del Settecento si verificò una novità inattesa: la Repubblica Cisalpina s'impegnò a sostenere l'attività degli artigiani e dei commercianti milanesi favorendo l'apertura dei forni, mondo di delizie in cui guizzavano indaffarati i prestinee, e delle pasticcerie, regno incantato degli offellee. Nel corso dell'Ottocento, durante l'occupazione austriaca, il panettone diventò l'insostituibile protagonista di un'annuale abitudine: il governatore di Milano, Ficquelmont, era solito offrirlo al principe Metternich come dono personale. Il poeta Pastori, uno dei più apprezzati poeti milanesi del '900, cita questo tipo di panettone in una delle sue poesie.

Panettone di San Biagio
A Milano, è tradizione conservare una porzione del panettone mangiato durante il pranzo di Natale, per poi mangiarlo raffermo a digiuno insieme in famiglia il 3 febbraio, festa di san Biagio, come gesto propiziatorio contro i mali della gola e raffreddori, secondo il detto milanese "San Bias el benediss la gola e el nas (San Biagio benedice la gola e il naso)". In questo giorno i negozianti per smaltire l'invenduto vendono a poco prezzo i cosiddetti panettoni di san Biagio, gli ultimi rimasti dal periodo festivo.

Produzione
Quasi 100 milioni di pezzi tra panettone e pandoro sono stati prodotti in Italia nel 2008 per un valore di circa 600 milioni di euro.

Ingredienti
Per la produzione del panettone artigianale si utilizzano esclusivamente i seguenti ingredienti:
  • Acqua
  • Farina 0
  • Sale
  • Uova fresche e/o tuorli pastorizzati
  • Latte
  • Burro
  • Zucchero
  • Frutta candita (in particolare arancia e cedro)
  • Uvetta sultanina
  • Vaniglia
  • Lievito naturale

Il processo di produzione
Il processo di produzione del Panettone Tipico della Tradizione Artigiana Milanese prevede le seguenti fasi di lavorazione:
  1. Preparazione del lievito naturale.
    S'intende per "lievito naturale" un impasto costituito da acqua e farina di frumento, acidificato dalla attività fermentativa di lieviti e batteri lattici derivanti dalla madre. S'intende per "madre" una porzione d'impasto di lievito naturale prelevata da una lavorazione precedente che funge da innesto microbico.
  2. Preparazione degl'impasti lievitati.
    La quantità degli ingredienti, la successione delle aggiunte dei vari ingredienti, il numero di impasti e le condizioni di lievitazione (tempo, temperatura, umidità) che si adottano per ottenere l'impasto finale dipendono dalla scelta del produttore. Tale discrezionalità, che è basata sulla esperienza e tradizione di ogni produttore, contribuisce a creare quella varietà di gusti, aromi e strutture che costituiscono la peculiarità e la ricchezza della produzione artigianale.
    1° impastamento → sosta di lievitazione → impasto lievitato → 2° impastamento → sosta di lievitazione → impasto lievitato.
  3. Formatura.
    La fase di formatura condiziona l'ottenimento dell'aspetto finale del prodotto; viene tradizionalmente realizzata attraverso le seguenti operazioni: spezzatura, cioè porzionatura dell'impasto finale lievitato; “pirlatura”, cioè arrotondamento delle porzioni d'impasto; posa dei “pirottini”, cioè deposizione dell'impasto negli stampi di cottura.
  4. Lievitazione finale.
    La lievitazione finale si realizza nello stampo di cottura in condizioni di tempo, temperatura ed umidità dipendenti dall'esperienza personale dell'artigiano; durante la lievitazione si opera la “scarpatura” che consiste nell'incidere la superficie superiore dell'impasto con un taglio a forma di croce.
  5. Cottura.
    La cottura è di circa 50 minuti a 190° per pezzatura da 1 kg.
  6. Raffreddamento.
    In questa fase è previsto il capovolgimento del prodotto. Al termine del raffreddamento viene stampata o punzonata la data sul pirottino in maniera indelebile.

Caratteristiche del prodotto finito
Il panettone tipico della tradizione artigiana milanese è un prodotto da forno a pasta morbida, a lievitazione naturale, avente una tipica forma cilindrica dovuta allo stampo di cottura che rimane attaccato al prodotto finito. La crosta superiore è screpolata e tagliata in modo caratteristico (scarpatura). La pasta presenta una struttura soffice ed alveolata e un aroma tipico della lievitazione a pasta acida.
Questo panettone deve contenere:
  • non meno del 20% in peso sul prodotto di uvetta sultanina, scorze di arancia candite e cedro candito sull'impasto;
  • non meno del 10% in peso di materia grassa butirrica sull'impasto.

Varianti
L'industria ed i laboratori artigianali hanno proposto, negli ultimi vent'anni, numerose variazioni sul tema "panettone": glassato, senza canditi o uvetta, ripieno di crema, gelato o cioccolato per citare solo le più apprezzate.

Il marchio "Panettone"
La Camera di Commercio di Milano ha registrato un marchio che certifica che il panettone è prodotto in modo artigianale. L'uso del marchio è regolamentato da un disciplinare di produzione redatto dal "Comitato dei Maestri Pasticceri Milanesi" costituito da rappresentanti di Associazioni di categoria del settore e da un rappresentante dei consumatori. Individuando in modo dettagliato ingredienti, fasi di lavorazione, caratteristiche del prodotto finito e relative modalità di vendita, il disciplinare qualifica questo dolce realizzato nel rispetto dell'antica tradizione della lavorazione artigianale.




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Anello di san Luigi Gonzaga

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L'anello di san Luigi Gonzaga è un dolce tipico del territorio di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, così chiamato in onore del santo.

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