La putizza, conosciuta anche come potizza in sloveno, rappresenta uno dei dolci più raffinati e complessi della tradizione del Friuli Venezia Giulia e della Slovenia. La sua caratteristica principale è la sfoglia arrotolata che racchiude un ripieno ricco e variegato di frutta secca, aromi e spezie, rendendola un simbolo di convivialità e festa. Non si tratta solo di un dolce da consumare, ma di una preparazione che trasmette storia, cultura e tecnica artigianale.
La putizza affonda le proprie radici nel medioevo carsico, comparendo per la prima volta in fonti scritte nel 1575 grazie a Primož Trubar, pastore luterano sloveno che ne descrisse la preparazione. Il dolce si diffonde poi nel XVIII secolo attraverso i ricettari viennesi, legandosi alle tradizioni dolciarie dell’Impero austro-ungarico insieme a specialità come la gubana e il presnitz. Ciò che distingue la putizza dai dolci arrotolati dei territori limitrofi è la ricchezza del ripieno, la lavorazione a tre impasti e una lievitazione prolungata che conferisce alla sfoglia una consistenza soffice e fragrante.
Nel corso del XIX secolo, la putizza acquisisce rilevanza pubblica: la tradizione triestina racconta che nel 1864 il dolce venne presentato agli arciduchi Massimiliano I del Messico e Carlotta del Belgio in occasione di una festa al castello di Miramare di Trieste, segnando un momento di prestigio per la cucina locale. Documentazioni successive, come il manuale di cucina “Die süddeutsche Küche” pubblicato a Graz nel 1890 da Katharina Prato, riportano la ricetta dettagliata della putizza, confermando la diffusione e l’apprezzamento del dolce anche fuori dai confini italiani.
Nel XX secolo, la notorietà del dolce si consolida ulteriormente: nel 1922, durante la mostra d’arte popolare italiana organizzata a Trieste, Gabriele D’Annunzio ricevette un quaderno di ricette tra cui figura la potiza. Nel 1927 Maria Stelvio inserisce la “potiza di Gorizia” nel suo ricettario pratico, diffondendo la conoscenza della preparazione a un pubblico più ampio. Questo percorso storico evidenzia come la putizza non sia semplicemente un dolce locale, ma un elemento riconosciuto della gastronomia di confine tra Italia e Slovenia, capace di collegare tradizioni, cultura e memoria collettiva.
La putizza si distingue per la sua forma arrotolata e per l’impasto complesso, simile a quello della pinza triestina o del gugelhupf, realizzato con farina, zucchero, burro, uova, olio, miele, latte, lievito, sale e vaniglia. Il procedimento dei tre impasti prevede la preparazione di un lievitino iniziale, seguito dalla lavorazione di metà dose degli ingredienti e infine dalla formazione dell’impasto completo. Questa tecnica garantisce sofficità alla sfoglia e una struttura uniforme, capace di contenere senza cedere il ripieno durante la cottura.
Il ripieno rappresenta l’elemento più distintivo del dolce: uva passa, frutta a guscio tritata (noci, nocciole tostate, mandorle), pinoli, albume d’uovo, marmellata di albicocche, cioccolato fondente tritato, rum e aromi naturali come cannella, chiodi di garofano, scorza di limone e di arancia vengono amalgamati con cura fino a ottenere una crema omogenea. Il contrasto tra la dolcezza del ripieno e la leggera sapidità della sfoglia crea un equilibrio aromatico complesso e appagante.
Una volta stesa la sfoglia sottile e distribuito il ripieno, l’impasto viene arrotolato a cilindro e disposto in teglia per la lievitazione finale. La cottura in forno a temperatura moderata assicura una doratura uniforme senza compromettere la morbidezza interna. La putizza, così preparata, conserva una fragranza e un profumo caratteristici, che rimandano immediatamente alle festività e alle occasioni speciali.
La preparazione della putizza richiede precisione e pazienza. La scelta degli ingredienti, la sequenza degli impasti e la gestione dei tempi di lievitazione sono fondamentali per ottenere un risultato equilibrato. L’impasto iniziale deve essere liscio, elastico e leggermente appiccicoso, capace di inglobare aria durante la lievitazione. Il ripieno deve essere lavorato fino a una consistenza cremosa, evitando grumi di frutta secca che potrebbero compromettere la struttura interna del dolce.
La stesura della sfoglia deve essere uniforme e sottile, in modo da permettere un arrotolamento regolare. I bordi vanno sigillati accuratamente per evitare fuoriuscite durante la cottura. La lievitazione finale in teglia deve avvenire in un ambiente tiepido e privo di correnti, garantendo una crescita lenta e uniforme. La cottura in forno richiede attenzione alla temperatura: troppo alta rischierebbe di bruciare la superficie, troppo bassa potrebbe lasciare l’interno poco cotto.
Ricetta tradizionale della putizza
Ingredienti:
Per l’impasto:
500 g di farina 00
150 g di zucchero
100 g di burro a temperatura ambiente
3 uova intere
50 ml di latte tiepido
20 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaio di miele
1 pizzico di sale
Scorza grattugiata di limone
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Per il ripieno:
150 g di noci tritate
100 g di nocciole tostate
50 g di mandorle sminuzzate
50 g di pinoli
100 g di uva passa
80 g di cioccolato fondente a pezzetti
3 cucchiai di marmellata di albicocche
2 albumi
2 cucchiai di rum
1 cucchiaino di cannella
½ cucchiaino di chiodi di garofano macinati
Scorza di limone e arancia
Procedimento:
Sciogliere il lievito nel latte tiepido con un cucchiaino di zucchero e lasciare attivare per 10 minuti.
Impastare la farina con zucchero, burro, uova, miele, sale, scorza di limone e vaniglia, incorporando il lievito attivato.
Lavorare l’impasto fino a ottenere una consistenza liscia ed elastica, quindi coprirlo e lasciarlo lievitare per circa un’ora.
Nel frattempo preparare il ripieno amalgamando frutta secca, uva passa, marmellata, cioccolato, rum, spezie e albume.
Stendere l’impasto in una sfoglia rettangolare sottile e distribuire uniformemente il ripieno.
Arrotolare l’impasto a cilindro e disporlo in una teglia leggermente imburrata. Lasciare lievitare nuovamente per 30-40 minuti.
Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 40-50 minuti, fino a doratura.
Lasciare raffreddare leggermente prima di tagliare a fette e servire.
La putizza si presta a essere accompagnata da bevande calde e fredde che ne esaltino la complessità aromatica. Vini dolci come il Malvasia di Breg o un passito di Picolit evidenziano le note di frutta secca e gli aromi speziati. Tè aromatici, come quelli alla vaniglia o agli agrumi, creano un contrasto delicato con la ricchezza del ripieno. Per chi preferisce un liquore, grappe morbide o distillati a base di frutta secca completano l’esperienza gustativa, senza sovrastare i sapori del dolce.
Oltre al gusto, la putizza offre un’esperienza sensoriale che lega memoria e tradizione: il profumo degli agrumi, la fragranza della frutta secca e la morbidezza della sfoglia richiamano immediatamente le festività e le celebrazioni familiari. Ogni fetta racconta storie di Gorizia, Trieste e del Carso, diventando un simbolo di identità e di radici culturali condivise.
La complessità della preparazione, unita alla ricchezza del ripieno, rende la putizza un dolce che va oltre il semplice dessert, trasformandola in un racconto gastronomico che attraversa secoli di storia. La cura nella scelta degli ingredienti, la tecnica dei tre impasti e l’attenzione alla lievitazione e alla cottura garantiscono un prodotto finale equilibrato, fragrante e avvolgente, capace di valorizzare ogni singolo elemento del ripieno.