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Mistocchina: il pane dolce di castagne che profumava le strade

 


Un tempo, nelle piazze e sotto i portici di Bologna, Ferrara e Modena, il profumo della farina di castagne tostata si mescolava a quello delle caldarroste. Era il richiamo delle mistocchinaie, donne che vendevano la mistocchina, un dolce povero ma nutriente, fatto solo di acqua, farina di castagne e un pizzico di sale. Oggi quasi scomparsa, la mistocchina resta un frammento prezioso della cultura gastronomica emiliano-romagnola, riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) e testimone di un’epoca in cui anche il cibo di strada sapeva raccontare la vita quotidiana.

Il nome deriva probabilmente dal latino miscere, “mescolare”, a ricordare il gesto semplice con cui l’impasto prende forma. Non era un dolce da pasticceria, ma un cibo popolare, destinato alle classi meno abbienti che sfruttavano la farina di castagne come sostituto economico del grano. Fino alla metà del Novecento, la mistocchina veniva preparata e venduta dalle cosiddette mistocchinaie, ambulanti che con piastre di ferro roventi cucinavano le focaccine sul momento, attirando clienti con il loro aroma inconfondibile.

Era un dolce di strada, consumato caldo, spesso insieme alle caldarroste. Con poche lire, si acquistava un pasto dolce, saziante e alla portata di tutti. Non a caso Carlo Goldoni, ne L’impresario delle Smirne, cita la mistocchina come soprannome dato a una giovane bolognese, a testimonianza della sua diffusione culturale e della popolarità del termine.

La versione autentica è essenziale e richiama la cucina di sussistenza:

Ingredienti (per 4 persone):

  • 300 g di farina di castagne setacciata

  • circa 250 ml di acqua calda

  • un pizzico di sale

Preparazione:

  1. Disporre la farina di castagne in una ciotola capiente.

  2. Aggiungere gradualmente l’acqua calda, mescolando con un cucchiaio di legno, fino a ottenere un impasto morbido ma non troppo liquido.

  3. Unire un pizzico di sale e amalgamare bene.

  4. Stendere l’impasto a circa 1 cm di spessore e ritagliare in losanghe leggermente ovali, oppure formare palline e schiacciarle.

  5. Cuocere su una piastra di ghisa ben calda per 2-3 minuti per lato, finché non si formano leggere crosticine dorate. In alternativa, cuocere in forno a 180 °C per circa 15 minuti.

Il risultato è un dolce rustico, dal sapore intenso di castagna, compatto e leggermente dolce di natura, perfetto da gustare caldo.

Con il tempo, alcune famiglie arricchirono la ricetta per renderla più golosa: latte al posto dell’acqua, semi di anice, scorze di agrumi, uvetta, zucchero a velo o persino un filo di sapa (mosto cotto). In campagna, quando si aveva a disposizione un po’ di strutto, lo si aggiungeva per rendere l’impasto più morbido. Ogni variante era un piccolo lusso, un modo per trasformare un cibo povero in una festa.

La mistocchina si accompagna bene a bevande semplici e tradizionali:

  • Vino: un bicchiere di Cagnina di Romagna o di Albana dolce valorizza la dolcezza naturale della castagna.

  • Liquori: ottima con un bicchierino di nocino o bargnolino.

  • Bevande calde: perfetta con un tè nero robusto o con una tazza di latte caldo, rievocando le colazioni contadine.

La mistocchina è più di un dolce: è la memoria di un’epoca in cui la farina di castagne rappresentava una risorsa preziosa per sopravvivere, ed è il ricordo vivo dei chioschi e delle mistocchinaie che animavano le strade con il loro mestiere. Oggi, assaggiarla significa fare un viaggio indietro nel tempo, riscoprendo un sapore semplice, autentico, che parla di condivisione, comunità e ingegno popolare.

Un piccolo tesoro da preservare, perché anche i cibi più umili sanno raccontare la storia di un territorio.














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