RSS

Miacetto: il dolce di Natale che racconta Cattolica

 


Il Natale, nelle case di Cattolica, profuma di miele caldo, frutta secca tostata e scorze d’agrumi candite. È il profumo del miacetto, dolce che appartiene alla memoria collettiva della città romagnola e che, ancora oggi, accompagna le feste come simbolo di unione familiare e radici condivise. Un dolce che non si limita a nutrire, ma che porta con sé il valore dei gesti antichi, del dono fatto con le proprie mani, della condivisione come rito comunitario.

Il nome miacetto affonda le radici nel latino milaceus, termine che indicava preparazioni a base di miglio. Da quella radice derivano anche parole come migliaccio e miaccio, che in varie regioni italiane identificano piatti completamente diversi, dolci o salati, accomunati dall’assenza di lievito. Nel caso di Cattolica, però, la tradizione ha preso una direzione precisa, trasformando un impasto semplice in un dolce natalizio ricco e festoso.

Il miacetto non è diffuso nel resto della Romagna, dove dolci simili sono rappresentati dal bustreng delle zone di Borghi, Montefeltro e alta Valle del Savio. È quindi un prodotto di territorio, un unicum gastronomico che appartiene soltanto a Cattolica e ai suoi abitanti.

Prepararlo è sempre stato un rito familiare: nei giorni che precedono Natale le famiglie si riunivano attorno a grandi ciotole e teglie, ognuno con un compito preciso — chi sgusciava le noci, chi tritava le mandorle, chi mescolava miele e cruschello. I miacetti cotti venivano poi donati a parenti e vicini, come segno di affetto e di legame. Ancora oggi, a distanza di secoli, questo gesto conserva lo stesso valore simbolico.

Ogni famiglia custodisce una propria versione, con piccole variazioni nelle proporzioni o negli ingredienti, ma la struttura resta invariata: un impasto compatto di frutta secca, miele, zucchero e farina, cotto fino a diventare una tavoletta scura, profumata e densa.

Ingredienti (per 2 teglie di miacetto):

  • 300 g di noci sgusciate

  • 200 g di mandorle

  • 150 g di pinoli

  • 200 g di uvetta ammollata in acqua tiepida

  • 150 g di scorza d’arancia candita a cubetti

  • 500 g di miele millefiori

  • 200 g di zucchero semolato

  • 300 g di cruschello (o farina 00)

  • un bicchierino di liquore all’anice o rum (facoltativo)

Preparazione:

  1. Tostare leggermente noci, mandorle e pinoli in forno a 150 °C per circa 10 minuti. Tritare grossolanamente noci e mandorle, lasciando interi i pinoli.

  2. In una casseruola capiente, scaldare il miele con lo zucchero a fuoco dolce, mescolando fino a ottenere un composto fluido e dorato.

  3. Aggiungere la frutta secca, l’uvetta ben strizzata e la scorza d’arancia candita. Mescolare con cura per distribuire uniformemente gli ingredienti.

  4. Incorporare gradualmente il cruschello, continuando a rimestare. Se si desidera, aggiungere un bicchierino di liquore per intensificare il profumo.

  5. Versare l’impasto su due teglie rivestite di carta forno, livellando con una spatola bagnata per ottenere uno spessore uniforme di circa 2 cm.

  6. Cuocere a 160 °C per 30-35 minuti, finché il dolce non assume un colore bruno e una consistenza compatta.

  7. Lasciare raffreddare completamente, poi tagliare in rettangoli o rombi.

Il miacetto si conserva a lungo, ben chiuso in una scatola di latta o avvolto in carta oleata. Anzi, come molti dolci tradizionali, migliora col passare dei giorni, quando i profumi si amalgamano.

Non è soltanto un dolce natalizio: è un gesto di identità e appartenenza. Regalare un miacetto significa rinnovare un legame, portare un pezzo di Cattolica sulla tavola di chi lo riceve. Nel linguaggio del cibo, è un messaggio chiaro: “sei parte della mia comunità”.

Ogni fetta racchiude ingredienti che parlano di abbondanza e prosperità: la frutta secca, il miele, le scorze d’arancia. Elementi che, nella cultura contadina, avevano anche un valore propiziatorio per l’anno nuovo.

Il miacetto è un dolce ricco, dalla consistenza piena e dal gusto intenso di miele e frutta secca. Per accompagnarlo al meglio:

  • Vino: un Passito di Pantelleria o un Albana Passito di Romagna ne esaltano la dolcezza senza appesantirla. Ottimo anche con un Vin Santo toscano o un Marsala dolce.

  • Liquori: si abbina bene a un bicchierino di nocino o di ratafià.

  • Bevande calde: con una tazza di tè nero corposo o di caffè espresso, diventa una pausa perfetta nelle fredde giornate invernali.

Il miacetto non è soltanto un dolce: è un pezzo di storia di Cattolica, un patrimonio immateriale che unisce generazioni. Non si trova facilmente al di fuori della sua città d’origine, e forse è proprio questo a renderlo speciale: custodisce l’autenticità di una tradizione che resiste, intatta, nonostante il tempo e le mode.

Chi assaggia il miacetto non scopre soltanto un sapore, ma entra in contatto con una comunità che ha scelto di raccontarsi attraverso un impasto semplice e ricco, che profuma di miele, legami e memoria condivisa.







  • Digg
  • Del.icio.us
  • StumbleUpon
  • Reddit
  • RSS

0 commenti:

Posta un commento