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Muccunetti

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I muccunetti (termine dialettale che vuol dire "bocconcini"), sono antichi dolci tipici della Sicilia occidentale, precisamente di Mazara del Vallo, realizzati con zuccata, mandorle, zucchero e uova. I muccunetti vengono realizzati tutti a mano seguendo l'antica ricetta, e confezionati ad uno ad uno nella carta velina, a forma di grosse caramelle.
Oggi si trovano in commercio nelle pasticcerie siciliane, oltre che nel convento di San Michele secondo il vecchio metodo di vendita: si passano i soldi in una ruota di ferro che gira e inghiotte le monete, lasciando al loro posto un pacchetto di dolci.


Cenni storici

I muccunetti nascono grazie alla maestria delle Suore benedettine del Convento di clausura di San Michele di Mazara del Vallo, secondo l'antica tradizione pasticcera siciliana dei conventi di clausura, che ha contribuito ad arricchire l'arte dolciaria siciliana.
L'arte pasticcera sin dall'antichità svolgeva un ruolo fondamentale nella vita monacale, infatti dolci realizzati venivano dati in dono come moneta, e in questo modo il chiostro acquistava l'attenzione del mondo esterno.
Sul finire del XVIII secolo l'arte dolciaria nei conventi si diffuse a dismisura fino a diventare fonte di reddito.



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Mustaccioli

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I mustacciuoli o, in maniera italianizzata, mustaccioli o mostaccioli, sono dolci tipici della tradizione gastronomica partenopea.

Caratteristiche
I mustaccioli hanno una forma romboidale, sono grandi circa 10-12 cm, anche se ultimamente si è diffusa anche una variante mignon delle dimensioni di circa 6 cm. Sono ricoperti di una glassa di cioccolato, mentre all'interno sono caratterizzati da una pasta morbida dal sapore di miele e frutta candita.

Cenni storici
Il nome mustaccioli è legato all'uso nelle antiche ricette contadine del mosto (mostacea era il nome latino), col quale venivano preparati per essere più dolci. I mostaccioli napoletani sono riportati da Bartolomeo Scappi, cuoco personale di Pio V, nel il suo pranzo alli XVIII di ottobre

Napoletani
I mustaccioli napoletani, nonostante l'omonimia con molti dolci regionali italiani a base di mosto, non somigliano a nessuno di questi. Un lontano parente del mustacciolo è il Printen tedesco.
Negli ultimi anni sono nate molte varianti di mostaccioli, nelle quali la glassa al cioccolato è sostituita da una glassa di cioccolato bianco o da una glassa di zucchero e canditi. Questi dolci sono amati in particolar modo dai bambini napoletani per la loro ricetta che unisce miele e cioccolato.
I mustaccioli sono spesso venduti insieme a roccocò, ma anche a raffiuoli e susamielli, ed insieme agli struffoli sono i dolci caratteristici del Natale napoletano.





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Nacatole

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Le nacatole sono dolci tradizionali della Calabria. L'area di produzione e in particolare è il territorio del comprensorio della Locride, in Provincia di Reggio Calabria e in pochi altri comuni della Calabria.

Storia, tradizione e usi
Le nacatole sono dei dolci tradizionali di origine antica, di forme diverse, che vengono preparati nelle famiglie e nelle pasticcerie locali, durante il periodo natalizio. Si preparano una settimana prima di Natale come segno beneaugurale e non possono mancare nel cenone di fine anno. Vengono pure commercializzate nei negozi di pasticcerie. Questo tipico dolce viene consumato e si sposa magnificamente con i classici vini locali da dessert (assimilabili per molti versi ai cantucci col vinsanto). La mattina, invece, a colazione, si associa molto bene con il latte fresco. L'area di produzione è il territorio del comprensorio della Locride e della Piana di Gioia Tauro.

Descrizione sintetica del prodotto
Le nacatole sono dolci di colore marrone chiaro, di profumo delicato, di sapore dolciastro. Gli ingredienti sono: farina di grano tenero macinato al mulino ad acqua, uova caserecce, olio d’oliva extravergine locale, latte, anice e lievito. Per la produzione del dolce sono necessari ingredienti naturali.
  • forma: di forma diversa (a ciambella, a bastoncino ecc.).
  • dimensioni medie: varie
  • peso medio: da 10 a 30 gr.
  • Sapore: dolciastro.
  • odore: di dolce fritto
  • colore: marrone chiaro.

Tecniche di lavorazione
In un recipiente mescolare le uova con lo zucchero, aggiungere l'olio extravergine di oliva, il latte, l'anice, la farina e il lievito. Impastare il tutto e dare la forma che si desidera. Friggere in abbondante olio d'oliva e dopo la cottura, lasciare asciugare e cospargere di zucchero.

Periodo di produzione
Tutto l'anno in particolare nel periodo di Natale. I locali utilizzati sono: laboratori di pasticcerie e cucine di casa.

Prodotto agroalimentare tradizionale
Le nacatole sono state incluse dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nell'Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Suppl. Ord. Gazzetta Ufficiale N°167 del 18-7-02 pag. 13 N°156).



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Nadalin

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Il Nadalin è un dolce tipico natalizio di Verona.
Questo dolce fu inventato nel duecento per festeggiare il primo natale di Verona sotto la signoria della famiglia della Scala. È poi l'antenato del più celebre pandoro, che invece fu inventato nell'Ottocento. Rispetto a quest'ultimo il Nadalin, pur avendo ingredienti simili, è meno burroso e fragrante, ma più compatto e dolce. Anche la forma è differente: se infatti il pandoro ha una forma regolare standard a stella ed è molto alto, il Nadalin invece è molto più basso e non ha una forma ben precisa, spesso però o è a stella come il pandoro, ma delineata in modo meno preciso, o a cupola come un panettone molto basso.
Molti veronesi lo preferiscono al pandoro perché più legato alla tradizione della città, dal momento che il pandoro è divenuto un dolce nazionale, è così il Nadalin esprime meglio le origini e le tradizioni di Verona.
Nel 2012 il Nadalin ha ottenuto la certificazione De.C.O..

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Necci

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I necci o nicci, o cian, sono un piatto tipico di Pescia e della Montagna Pistoiese, della Lucchesia, alta Versilia, Garfagnana, Corsica e dell'alta valle del Reno, nell'appennino bolognese. Altri nomi utilizzati sono ciacci (in Versilia e alta Garfagnana), caccìn (in provincia della Spezia), panèlle (Sestri Levante e dintorni), castagnacci oppure patolle (con cui si identifica un impasto più consistente), nicci (in Corsica). Oggi si tende a considerare il neccio come un dolce, ma le popolazioni rurali lo consumavano accompagnato con vivande salate.
L'impasto è costituito da farina di castagne, acqua e poco sale. La difficoltà maggiore è data però dalla loro cottura, per la quale sono necessarie sia una notevole perizia che appositi strumenti, detti "testi", da mettere sul fuoco del camino, oppure i "ferri", che sono dei cerchi di ferro con dei lunghi manici, che vanno messi sul piano della stufa a legna. Oggi i testi sono più usati sul versante bolognese dell'Appennino che sulla Montagna Pistoiese, dove invece sono i ferri gli strumenti più adoperati.
La cottura con i testi è particolarmente elaborata: appena sono stati scaldati, su di un testo vengono posate tre foglie di castagno, raccolte in estate e fatte rinvenire in acqua tiepida, poi un mestolo di impasto, altre tre foglie e altro testo caldo, fino a formare una pila. In questo modo il neccio non si attacca al testo e assume aroma e sapore dalle foglie.

Necci ripieni
Una volta cotti, i necci vengono generalmente riempiti con ricotta (nella versione di lusso con scaglie di cioccolato fondente e/o canditi) ed arrotolati come se fossero cannoli. I necci possono essere anche consumati:
  • a biuscio, termine dialettale che sta per "senza condimento"
  • guercio, con l'aggiunta di una sottile fetta di pancetta prima della cottura o come riempimento. Nel secondo caso si preferisce qualche fetta rotonda di rigatino
  • incicciato, con l'aggiunta di pasta di salsiccia, direttamente nell'impasto o come riempimento. Questa versione è tipica di Pescia e più in generale in tutta la Montagna Pistoiese
  • con la nutella, farcito con abbondante crema di cioccolato. Ovviamente questa versione non appartiene alla tradizione, ma conta numerosi appassionati, specialmente tra i giovani
  • con la ricotta, con l'aggiunta di ricotta ovina o bovina. Questa variante è spesso usata nelle zone dell'Appennino bolognese e pistoiese .






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Baci di Cherasco

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I baci di Cherasco sono cioccolatini riconosciuti come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) italiano. Vengono prodotti in Piemonte ed in particolare a Cherasco, in provincia di Cuneo.

Descrizione
I baci di Cherasco sono cioccolatini dalla forma irregolare fatti di cioccolato fondente (60% circa) e di nocciole tostate appartenenti alla varietà Tonda Gentile del Piemonte. Queste ultime vengono frammentate e mescolate con il cioccolato e con burro di cacao. Il tutto viene poi suddiviso in piccole porzioni che, una volta raffreddate, si trasformano in cioccolatini croccanti e dalla forma irregolare. La produzione avviene in laboratori artigiani; la conservazione, evidentemente più problematica nella stagione estiva, non richiede particolari trattamenti o additivi.

Cenni storici
L'origine di questi cioccolatini viene fatta risalire al 1881 quando un giovane pasticcere cheraschese, di ritorno da un periodo di apprendistato a Torino, fondò la pasticceria Barbero. Nella nuova confetteria vennero prodotti per la prima volta i baci di Cherasco, che con il tempo divennero caratteristici della cittadina piemontese.

Preparazione
Per la preparazione casalinga dei cioccolatini viene consigliato l'utilizzo di cioccolato fondente al 70% di cacao, che va sciolto a bagnomaria e poi mescolato con un po' di zucchero a velo e con le nocciole tostate e grossolanamente frantumate con un mattarello o un batticarne. Il composto può essere fatto raffreddare su un foglio di carta da forno.




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Niggilan

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Niggilan sono un tipico dolce pusterese in Alto Adige.
Differentemente dai tipici della Valle Aurina e della Val di Tures, ovvero i Kniekiachlan, che sono riempiti con marmellata di mirtilli, i Niggilan non hanno alcun riempimento interno.


Ricetta

Ingredienti

Per ottenere circa 20 Niggilan sono necessari:
  • 250 g di farina di frumento
  • 0,1 l di latte
  • 15 g di lievito
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 2 uova
  • 20 ml di olio
  • sale q.b.

Preparazione

Una volta ottenuto un impasto consistente, si iniziano a formare delle bolle; è quindi il tempo di far riposare l'impasto per circa 30 minuti. Riprendere l'impasto e lavorarlo nuovamente. Da qui si formano palline di circa 40 g da passare in farina da far poi riposare per circa 15 minuti. In seguito, è necessario stendere le singole palline come una ciambella, ovvero più spessa all'esterno che all'interno, in media di 0,5 centimetri e con un diametro pari a 5 centimetri. Dopodiché l'impasto è pronto per essere fritto su entrambi i lati. In ultimo, quando i Niggilan sono dorati e quindi estratti dall'olio bollente, risulta buona norma versare sopra a questi un cucchiaio l'olio caldo.




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Nozza

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La nozza è un dolciume tipico di Calcinaia, comune in provincia di Pisa. È una cialda dalla forma conica, color giallo- arancio, molto friabile, preparata con zucchero, uova, anice, rosolio, farina e zucchero di vaniglia. Il suo sapore è molto simile a quello del brigidino di Lamporecchio. La si può gustare da sola oppure riempiendola di gelato, crema pasticcera o panna. Per farle assumere la tipica forma conica, l'impasto ancora caldo viene avvolto attorno al collo di una bottiglia di vetro.


Sagra della Nozza

La sagra della nozza si tiene a Calcinaia solitamente la terza domenica di maggio. Per l’evento, questo dolciume viene prodotto dalle donne del paese.

Storia

La prima sagra della nozza si tenne nel maggio 1975 e fu inventata da un gruppo di calcinaioli (di cui presidente era Luigi Poggetti) che facevano riferimento alla Deputazione di Santa Ubaldesca Taccini, la santa protettrice del paese. In origine la nozza veniva usata solamente in occasione dei matrimoni: veniva riempita di confetti ed usata come bomboniera. A questo infatti si deve il nome del dolciume. Adesso la si può trovare nelle botteghe dolciarie di Calcinaia durante tutto l’anno.



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