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Spongarda

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La Spongarda è un dolce tipico cremasco.
La Regione Lombardia la include come spongarda di Crema nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali, nona revisione (2014).
Nel cremasco il nome è già documentato dal 1755, ma la sua origine si suole far risalire a una preparazione riportata dallo storico cremasco Pietro Terni per un banchetto del 1526, una torta soffice e spugnosa, dal latino spongia.
La spongarda si presenta come una torta bassa, di pasta compatta, elegantemente pizzicata e traforata sui lati e sulla superficie, che racchiude un ricco ripieno di frutta secca, canditi e spezie; la ricetta rimanda a dolci dal nome simile prodotti in altre regioni, la spongata di Brescello, e la spungata di Sarzana tra i più famosi. Il suo ripieno ha probabili origini rinascimentali per l'uso della speziatura tra gli ingredienti.
Viene prodotta dalle pasticcerie cremasche, essendo una preparazione laboriosa; alcune di loro nel 2009 si sono associate nella cosiddetta "Congrega della Spongarda" per tutelarne e promuoverne la diffusione al di fuori della città di origine.
Si prepara con farina, zucchero, burro, miele, cannella, spezie, mandorle tritate, noci o nocciole, uva passa e canditi. Qualcuno vi sbriciola dentro un mostaccino (biscotto cermasco speziato usato nei tortelli) al posto delle spezie.

Ricetta

Ingredienti

per quattro persone
  • 200 g ingrediente
  • 1 L ingrediente
  • 1 spicchio ingrediente
  • Sale q.b. (q.b. abbreviazione di "quanto basta")

Preparazione

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Strauben

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Gli Strauben (il termine in tedesco è normalmente solo al plurale die Strauben) sono un dolce fritto tipico della Baviera, nel Tirolo storico (ovvero nel Tirolo austriaco, in Alto Adige e in Trentino). Proprio nella Provincia Autonoma di Trento è conosciuto col nome (sempre plurale) di Straboi o Stromboi (e con molti altri nomi simili). Nelle valli ladine è conosciuto con il nome di Furtaia in singolare.

Informazioni Generali

Descrizione

Il nome deriva dal tedesco Straub che significa "tortuoso, arricciato, disordinato, scompigliato", data la forma di questo piatto alquanto "contorta".
Solitamente questo tipo di dolce viene preparato in tutte le sagre di paese, che si svolgono nelle stagioni calde nelle piazze tirolesi.
L'impasto consiste in una pastella ottenuta dal miscelamento di: farina, burro, latte, grappa, uova e olio. La pastella viene successivamente versata nell'olio bollente, facendole prendere la forma di un vermicello arrotolato e arruffato.
A fine cottura viene posto su di un piatto e ricoperto da zucchero a velo e spesso accompagnato da marmellata di mirtilli rossi.

Ricetta

Ingredienti

  • 200 g di farina
  • 250 ml di latte
  • 20 g di burro fuso
  • 3 tuorli d'uovo
  • 20 ml di grappa
  • 3 chiare d'uovo
  • 1 pizzico di sale
  • 50 g di zucchero

Preparazione

  1. Mescolare la farina ed il latte, quindi aggiungere il burro fuso, i tuorli d'uovo e la grappa;
  2. Sbattere leggermente le chiare d'uovo ed il sale, montarle a neve con lo zucchero ed incorporarle con la massa.
  3. In un pentolino piano con un diametro di 26 cm circa, scaldare l'olio o il grasso fino a 170°.
  4. Versare il composto nell'olio/grasso ben caldo, utilizzando un imbuto, andando a formare una chiocciola, dall'interno all'esterno ed infine dorare lo strauben da entrambe le parti (3-5 minuti).
  5. Togliere lo strauben dal pentolino e prima di servirlo spolverarlo con zucchero a velo.
In aggiunta si può servire il dolce con una marmellata di mirtilli rossi.

Varianti

  • Per lavorare l'impasto, si può utilizzare anche la birra (150 ml di latte e e 100 ml di birra).

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Konpeito

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Il konpeito (giapponese: 金平糖, 金米糖, o 金餅糖 in Kanji, o こんぺいとう・コンペイトー in kana) (conosciuto anche con la variante kompeitō) è un tipo di dolciume prodotto in Giappone, originariamente fabbricato in Portogallo.
La parola "konpeito" è presa a prestito dal termine portoghese confeito (correlato al termine italiano confetto), che indica un dolciume caramellato. Questi tipi di caramelle vennero introdotte in Giappone intorno al quindicesimo e sedicesimo secolo da mercanti europei, probabilmente per la prima volta nel 1549, periodo in cui San Francesco Saverio giunse a Kagoshima. La tecnologia di raffinazione dello zucchero non esisteva in Giappone in quel periodo. Nel 1569, Luís Fróis, un missionario portoghese, regalò una bottiglia di kompeito ad Oda Nobunaga per ottenere il permesso di diffondere il Cristianesimo.
Il diametro di un konpeito si attesta intorno ai 5-10 millimetri, ed è ricoperto da piccole protuberanze che si originano a causa del processo di cottura. Anche ai giorni nostri i konpeito si fabbricano a mano in un periodo di tempo compreso tra i 7 e i 10 giorni, facendo colare acqua zuccherata in una vasca rotante chiamata dora.

  • Le Astroschegge, un oggetto di Super Mario Galaxy, sono basate su questo dolce.
  • Nel gioco Pokémon, la sagoma dei Revitalizzanti e i Revitalizzanti Max è ispirata a questo dolce.
  • Nel film dello Studio Ghibli La città incantata, sono le caramelline che vengono date alle palline di fuliggine.
  • Nell'anime Kobato la protagonista deve riempire una bottiglietta di konpeito.
  • Nel manga Gokinjo Monogatari viene regalato a Miwako, sorella della protagonista, un barattolo di queste caramelle dai suoi due migliori amici, che lei conserverà fino a quando sarà adulta come rimedio contro il mal di pancia.
  • Nell'episodio di Hamtaro intitolato Diamanti di zucchero il criceto fa di tutto per prendere un barattolo di konpeito che Laura ha messo fuori dalla sua portata.

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Bougatsa

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La bougatsa (in greco: Μπουγάτσα; in turco: poğaça) è un dolce tipico della cucina greca e turca, di solito consumato a colazione, che consiste in una focaccia di pasta fillo cotta al forno, farcita di crema pasticcera o, nella versione salata, di formaggio mizithra o di carne macinata (κιμάς).
La bougatsa è originaria del Nord della Grecia e in particolare della Macedonia centrale: suo luogo d'origine sarebbe la cittadina di Serres (o, secondo alcuni, Veria o la stessa Salonicco), dove è probabilmente stata introdotta dai profughi dell'Asia Minore (odierna Turchia) e da dove si è diffusa in tutto il resto della Grecia. A Creta viene chiamata bougatsa Chaniòn (μπουγάτσα Χανιών), ossia bougatsa della Canea, e infatti è proprio in questa città, in Piazza Morosini, che si trova la pasticceria più rinomata dell'isola per questo dolce, non a caso gestita dai discendenti di profughi armeni provenienti dall'Asia Minore.
Il ripieno più comune, in tutta la Grecia, è quello dolce alla crema; tuttavia, nella sua zona di origine (Macedonia centrale, compresa la Penisola Calcidica) la bougatsa può anche essere salata, ossia ripiena di formaggio o di carne tritata, ed è quindi sempre necessario precisare con quale ripieno la si desidera anche se si vuole quello dolce (μπουγάτσα με κρέμα). Tradizionalmente, l'impasto della bougatsa viene fatto volteggiare in aria sette volte durante la preparazione.
La città di Serres detiene il record per la realizzazione della più grande bougatsa del mondo, realizzata da oltre quaranta cuochi il 1º giugno 2008, che pesava 250 chili, era lunga 20 metri ed alta 60 centimetri.


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Come ha fatto la nutella negli anni ad acquisire un successo simile a livello internazionale nonostante le tante altre creme simili?

 



La Nutella ha il pregio di avere una incredibile forza di marketing, ed avere un costo molto contenuto. Il primo barattolo di Nutella è stato prodotto il 20 aprile 1964, ma già da molti anni la Ferrero vendeva creme simili, con altri nomi, che poi sono diventate Nutella. Sono stati quindi tra i primi a proporre un prodotto di questo tipo, e lo hanno saputo promuovere molto bene. All'epoca poi non eravamo così esperti del gusto, e sembrava un prodotto di alta qualità; inoltre le poche concorrenti che aveva erano in effetti anche peggiori. Una volta raggiunto il successo, tutti si sono abituati al "gusto Nutella", che è diventato un riferimento. Oggi molte persone la preferiscono ad altre spalmabili anche migliori solo per il fatto che si discostano dal gusto "standard" della Nutella.

Ha perseguito una strategia di differenziazione del prodotto che si è rivelata vincente. Agli occhi del consumatore la Nutella risulta unica e inimitabile e il packaging inconfondibile. Se vogliamo possiamo paragonare questa visione a come viene vista la Coca-Cola. Infatti ci possono essere molte altre marche che vendono un prodotto simile, ma la Coca-Cola resterà comunque inimitabile.

Lo stesso concetto è applicabile, chiaramente in modo leggermente più misurato, alla Nutella.

Marketing. Negli Stati Uniti, non c'è quasi nessun competizione. Non si trovano i prodotti di Novi, per esempio. Infatti, non mangiamo nocciole molto. Arachidi, noci, pecan e altre sono molto più popolari. Però, oggigiorno si trova Ferrero-Rocher dappertutto.

La pubblicità e le strategie di marketing, unite al costo contenuto hanno fatto della Nutella la CREMA di cioccolato spalmabile più conosciuta al mondo. Esistono, probabilmente, prodotti migliori, ma con mercati più ristretti e quindi meno conosciute.

Ormai si usa il nome proprio "Nutella" per indicare anche genericamente le creme di cioccolato in generale, come è successo, ad esempio per le Bic (penne a sfera).






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Perché così tante gelaterie si chiamano K2?

 



K2 è l'abbreviazione di Karakorum 2, conosciuto anche come Monte Godwin-Austen, ChogoRi (lingua balti) o Dapsang che, con i suoi 8.609,02 metri di altitudine s.l.m. è la seconda vetta più alta della Terra dopo l'Everest, e si trova nella subcatena del Karakorum, al confine tra la parte del Kashmir controllata dal Pakistan e la Provincia Autonoma Tagica di Tashkurgan di Xinjiang, Cina. Essendo questa una delle regione più fredde del mondo, molto probabilmente la sigla "K2" viene usata come nome di molte gelaterie perchè richiama immediatamente alla mente il "freddo" del gelato.


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Perché i pasticceri professionisti sono così contrari alla sostituzione del burro con l'olio per fare i dolci?

A parte il sapore diverso il problema è la consistenza.

Mentre il burro a temperatura ambiente è solido, l'olio è liquido.

Il pasticcino impastato con il burro rimane tenero anche se solido. Affinché quello impastato con l'olio abbia la stessa consistenza è necessario mettere più farina e questo lo rende meno friabile.

L'alternativa al burro è stata trovata nell'olio di palma che ha la stessa consistenza del burro ma costa molto meno.

Ma l'enorme richiesta mondiale di olio di palma, che non è usato solo nei particcini ma anche in molti altri prodotti alimentari che devono rimanere morbidi ma non liquidi (ad esempio le creme come la stessa Nutella), ha causato, nei paesi che lo producono, il disboscamento di interi territori e l'abbandono di altre coltivazioni per fare posto a immense monocolture di palma da olio.



Da qui nasce il problema della sostenibilità ecologica dell'olio di palma.


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Ghiacciolo

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Il ghiacciolo è un popolarissimo dolce freddo, composto da acqua miscelata con zucchero oppure con uno sciroppo aromatico dolce, fatta gelare attorno a un bastoncino di legno. Fu inventato da un bambino undicenne, e, diffondendosi nel mondo, ha acquisito molti nomi diversi: già unicamente nei paesi di lingua inglese si chiama popsicle negli Stati Uniti e nel Canada, ice lolly nel Regno Unito e ice block o icy pole in Australia.
L'invenzione del ghiacciolo risale al 1905 e si deve a una scoperta casuale da parte di Frank Epperson, allora bambino undicenne di Oakland, che in una gelida notte d'inverno aveva inavvertitamente lasciato sul davanzale della finestra un bicchiere di acqua e soda con dentro il bastoncino che aveva usato per mescolarle. Il giorno dopo Frank riuscì a liberare il blocco di ghiaccio formatosi facendo scorrere acqua calda sul bicchiere, e prese a mangiare il "ghiacciolo" usando il bastoncino come manico. Nel 1923 Epperson ottenne il brevetto per l'idea del "ghiaccio sul bastoncino", che battezzò popsicle.
In Italia i ghiaccioli sono giunti nel secondo dopoguerra, portati dagli americani insieme ad altri dolci analoghi, come i coni gelato. In Emilia-Romagna il ghiacciolo dal 1960 viene chiamato BIF dall'acronimo dei cognomi dei tre soci titolari della società che fondarono l'azienda. A Bologna, per lo stesso motivo, il ghiacciolo era invece chiamato COF, dal nome della ditta "Cavazzoni Orlando e Fratelli" che aveva sede in città.
Solitamente i gusti corrispondevano a determinati colori: rosso o rosa alla fragola, arancione all'arancia, giallo al cedro e ananas, verde alla menta e mela, azzurro all'anice, violetta all'uva, magenta e rosa alla ciliegia, bianco al limone e marrone alla cola.

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Bicerin

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Il Bicerin (in piemontese, letteralmente bicchierino) è una storica bevanda calda e analcolica tipica di Torino, evoluzione della settecentesca "bavarèisa", gustosa bevanda servita in grandi bicchieri tondeggianti, composta da una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte dolcificata con sciroppo.
Il rituale del bicerin prevedeva che i tre ingredienti fossero serviti separatamente. Inizialmente erano previste tre varianti: pur e fiòr (l'odierno cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato), un pòch ëd tut (ovvero un po' di tutto), con tutti e tre gli ingredienti miscelati. È stata quest'ultima formula ad avere più successo e a prevalere sulle altre. Una curiosità che è rara da leggere è che il tutto veniva accompagnato da dei "bagnati", dolcezze artigianali di ben 14 specie.
Tra i primi testi che raccontano la storia del Bicerin c'è il testo di Alberto Viriglio, Torino e i Torinesi, la cui prima edizione risale al 1898.
Nel 2001 il Bicerin è stato riconosciuto come "bevanda tradizionale piemontese" con pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Il Caffè Al Bicerin è lo storico locale che conserva gelosamente la ricetta del Bicerin, di fronte al Santuario della Consolata
Si ritiene che la sua origine sia dovuta allo storico locale torinese Caffè Al Bicerin (del 1763) che da allora ne porta il nome e ne conserva gelosamente la tradizionale ricetta, difesa accanitamente: i dipendenti sono tenuti per contratto al segreto. È comunque possibile trovarlo nelle migliori caffetterie di Torino, in versioni sempre lievemente differenti nelle dosi, e nell'omonima caffetteria.
Gli ingredienti sono semplici: cioccolato fatto in casa, caffè e fior di latte, ma le dosi della ricetta originale sono sconosciute. Il risultato è una bevanda gustosa, frutto della fusione dal bollente della cioccolata con il marcato sapore del caffè e la delicata schiuma raffreddata del fior di latte. Viene servito in alti bicchieri o calici di vetro che permettono di osservarne la sfumatura di colori dovuta al miscelarsi dei vari ingredienti.
Il Bicerin non va confuso con il liquore omonimo prodotto con altri ingredienti (è un liquore alla crema Gianduia).
Grandi appassionati di Bicerin furono Camillo Benso Conte di Cavour, Pablo Picasso, Alexandre Dumas (padre), Ernest Hemingway (che lo inserì fra le cento cose del mondo che avrebbe salvato), Umberto Eco (nel Il cimitero di Praga cita l'omonimo caffè storico) e Riccardo Pedraneschi (Il mistero della Pallacorda).

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