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'Nzuddha

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La 'Nzuddha o Nzudda o Mastazzolu o Mostacciolo calabrese, è un tipico dolce calabro originario di Soriano Calabro.
È un biscotto non lievitato di origine araba, fatto con farina, miele caramellato, liquore all'anice e altri aromi.
Tipiche delle sagre e delle feste popolari, le 'Nzuddhe vengono abitualmente ornate di decorazioni colorate e vendute alle bancarelle durante la Festa della Madonna della Consolazione, contribuendo a creare il clima di festa che pervade l'intera città durante i festeggiamenti.
Data la mancanza di lievitazione, questi dolci appena cotti sono estremamente duri e quindi difficilmente masticabili; per renderli morbidi e commestibili è dunque necessario conservarli alcuni giorni in apposite cassapanche dette mustazzolari.
Da tradizione, la 'Nzuddha è modellata con estremo realismo in varie forme che richiamano sia la tradizione cristiana (forme di pesce o di uccello), che quella pagana (forme di donna, serpente, o lettera).

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La caprese

 



Una torta tanto buona quanto semplice, a base di cacao, burro, zucchero, uova e le mandorle.

Piccola curiosità, la sua storia è avvolta nel mistero, e si narra che sia nata per caso, dalla distrazione di un pasticcere caprese che si dimenticò della farina, forse un errore dovuto alla pressione visto il destinatario del dolce, e cioè… Al Capone.


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Olivette di sant'Agata

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Le olivette di sant'Agata (in siciliano alivetti o aliveddi ri Sant'Àjita) sono dei dolci tipici di Catania, preparati solitamente in gennaio e febbraio, prima e durante la festa della santa patrona, sant'Agata appunto. Si tratta di dolci a forma di oliva fatti di pasta di mandorla ricoperti di zucchero e colorati di verde.
Queste olive si ricollegano ad un episodio narrato nella agiografia della santa. Mentre era ricercata dai soldati di Quinziano, nel chinarsi per allacciare un calzare, vide sorgere davanti a sé una pianta di olivo selvatico che la nascose alla vista delle guardie e le diede i frutti per sfamarsi.
Esiste anche una variante dove le tradizionali olivette sono ricoperte di cioccolato.

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Ostia ripiena

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Le ostie ripiene sono dolci tipici della tradizione gastronomica di Monte Sant'Angelo.

Caratteristiche
Le ostie ripiene sono composte da due cialde ovali di ostie, di colore bianco panna. Il ripieno è costituito da mandorle tostate, caramellate con zucchero e miele.
Un pizzico di cannella conferisce loro il caratteristico aroma speziato.

Cenni storici
Il dolce è di origini molto antiche ed è legato alla tradizione culinaria di Monte Sant'Angelo, città posta sul promontorio garganico e famosa per il Santuario di San Michele Arcangelo (patrimonio UNESCO).
Il dolce è stato creato per la prima volta dalle monache clarisse nelle cucine del monastero della Chiesa della Santissima Trinità di Monte Sant'Angelo, che nel cercare di raccogliere con delle ostie delle mandorle caramellate con miele e zucchero, cadute su di un ripiano, si ritrovarono a non poter più staccare l'ostia dal caramello.
I naturali di quella città fanno un certo biscotto dolce, composto di mandorle e mele, disposto tra due ostie, per cui ostie piene lo chiamano, e con tal nome lo mandano in dono, ed in vendita

Curiosità
Le ostie ripiene nel dialetto montanaro sono chiamate ostia ckiene.






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Assabesi

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Assabesi sono chiamati diversi tipi di dolci:
  • biscotti al cacao a forma di ciambella
  • pasticcini di pan di Spagna ricoperti di crema e cioccolato
  • caramelle di liquirizia e gomma arabica a forma di faccia o di animale
L'elemento comune è la presenza di cacao o di liquirizia tra gli ingredienti.
Inoltre gli assabesi possono anche essere un formato di pasta.


Origine

Secondo lo storico Guido Abbattista, l'origine del termine assabesi va fatto risalire al 1884, quando, in occasione dell'Esposizione Generale Italiana di Torino furono presentati come attrazione (siamo in pieno periodo coloniale) alcuni abitanti nella baia di Assab, nel Corno d'Africa. L'esistenza di biscotti chiamati assabesi è attestata, secondo Abbattista, dalla pubblicità sui giornali nei primi mesi del 1885, prima che la ricetta comparisse sul manuale di pasticceria del Ciocca

Altre ricette con nome simile


Assabese fu chiamata una torta al cioccolato prodotta dalla pasticceria di Gustavo Pfatisch di Torino nei primi anni del '900, e assabesi (divenuto poi colloquialmente asabesi) furono chiamate le caramelle alla liquirizia in forma di volti africani prodotte dalla più antica ditta italiana di liquirizia italiana, la Amarelli di Rossano.  

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Tortionata

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La tortionata o tortjonata è un dolce friabile a base di mandorle tipico della città di Lodi, riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali come prodotto agroalimentare tradizionale italiano.
Affine alla più nota sbrisolona, se ne distingue soprattutto per l'assenza della farina gialla dalla lista degli ingredienti.
La torta sarebbe nata nella prima metà dell'Ottocento dalle mani del pasticciere Carlo Tacchinardi che tramandò la ricetta ai figli Giovanni e Gaetano. Quest'ultimo la passò al proprio figlio Alessandro a cui, secondo la tradizione popolare, si deve il nome del dolce. Alessandro l'avrebbe chiamata così da un gioco di parole: la "torta di quando io sono nato", ovvero la "torta io nata" (da lì il nome definitivo). Nel 1885 Alessandro Tacchinardi depositò legalmente il nome della torta lodigiana unitamente al marchio d'impresa, che è di proprietà della Tacchinardi srl.
L'origine del nome deriva probabilmente dal termine tortijon, un filo di ferro attorcigliato che veniva anticamente utilizzato per tagliare la torta.





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Sbrisolona

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La sbrisolòna (anche detta sbrisulòna, sbrisolìna, sbrisulùsa o sbrisulàda) è un dolce del Nord Italia, originario della città di Mantova, ed è comunemente prodotto e consumato in Lombardia, Emilia-Romagna e nel Veronese.
Il nome deriva dal sostantivo brìsa, che in mantovano vuol dire briciola e pare che la ricetta risalga a prima del '600 quando arrivò anche alla corte dei Gonzaga.
Si tratta di una torta di povere origini, all'inizio infatti gli ingredienti erano quelli tipici della tradizione contadina (farina di mais, strutto e nocciole) e negli anni si sono raffinati.
La ricetta oggi prevede che le farine (bianca e gialla) e lo zucchero siano in parti uguali, ragione per cui in passato questo dolce era detto "torta delle tre tazze", inoltre gli ingredienti non devono essere sminuzzati, anzi, il tratto caratteristico del dolce sta nella sua consistenza irregolare, dovuta alla lavorazione veloce e al taglio grossolano delle mandorle.
Si distingue da altre preparazioni, proprio per il metodo di lavorazione e per come viene servito, infatti questo dolce non dev'essere tagliato in fette regolari, ma spezzato con le mani. È tradizione consumare la torta bagnandola con la grappa. Si consiglia di accompagnarlo con un vino liquoroso come il Malvasia, il Vin Santo o il Passito di Pantelleria.
Caratteristica inconfondibile della torta è la sua friabilità che la porta a sbriciolarsi con estrema facilità (da cui il nome che nelle lingue gallo-italiche significa "sbriciolona" o "sbriciolata"). In Veneto viene comunemente chiamata "rosegotta" e "fregolotta", termine quest'ultimo che indica anche un altro dolce assai simile.
Si può trovare anche già preparata nei supermercati e ha una conservazione molto lunga.


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Pampepato

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Il panpepato, o pampepato, è un dolce di forma tondeggiante (o di pepita), tipico di Terni e Ferrara. È composto secondo tradizione da vari ingredienti: mandorle, nocciole, pinoli, pepe, cannella, noce moscata, arancia e cedro canditi, uva passa, il tutto impastato con o senza cacao, cioccolato, caffè, liquore, miele, farina, mosto cotto d'uva. Il dolce è poi cotto al forno (meglio se in forno a legna). Viene consumato, di solito, come dolce delle festività natalizie. È preparato in ogni famiglia con ricette che differiscono leggermente l'una dall'altra. Nonostante oggi sia essenzialmente un prodotto artigianale, in alcune zone persiste la preparazione casalinga e la tradizionale usanza dello scambio del dolce accompagnato da un rametto di vischio.

Storia
Il "Pampepato Ternano" viene preparato da circa il XVI secolo. Probabilmente la provenienza è il lontano oriente, portato dalle carovane che trasportavano spezie, intorno alla metà del Cinquecento. Poi, la tradizione italica ha aggiunto sapori locali come le noci, gli agrumi e l'ingrediente "segreto", il mosto cotto ("sapa" o "saba" nell'epoca romana), che è difficile da trovare, ma che a Terni viene imbottigliato appositamente per la preparazione del pampepato. Le prime tracce di una ricetta scritta risalgono intorno al 1800. È un dolce della tradizione contadina, tipico delle feste perché l'acquisto degli ingredienti, soprattutto le spezie, era molto oneroso.
Il panpepato di Siena risale al periodo medioevale. Nell'800, in onore della Regina Margherita, fu fatto un nuovo tipo di panforte, o pampepato, coperto di zucchero a velo, a cui fu dato il nome di Panforte Margherita.
Le origini del "Pampepato di Ferrara" si ricollegano alla tradizione di preparare i cosiddetti "pani arricchiti" durante le festività natalizie.
La ricetta nacque probabilmente nei conventi di clausura del ferrarese, attorno al XV secolo, quando lo Stato della Chiesa aveva forte influenza sul territorio. Ma presto divenne anche un dolce consumato dalla corte ducale degli Estensi, che subiva un forte influsso orientale. La forma del dolce ricorda senza dubbio la forma della papalina.
Il Pampepato Ternano viene preparato dai ternani rigorosamente l'8 dicembre, giorno dell'Immacolata Concezione, all'inizio delle festività ma il periodo, a volte, si prolunga fino al 14 febbraio, festa di San Valentino, patrono della città e degli innamorati. Tradizione vuole che almeno un esemplare ne resti incartato fino al giorno di Pasqua, o addirittura dell'Assunzione (15 agosto); questo testimonia la doti di serbevolezza del prodotto, capace di mantenersi a lungo (almeno tre mesi) senza conservanti. Nella ricetta originale non si trovano le dosi esatte di alcuni ingredienti, perché non esistono indicazioni precise; vengono aggiunti "quanto basta", finché non ha il giusto sapore.
Il Pampepato di Ferrara è tipicamente a base di cioccolato fondente, sia nell'impasto sia nella glassatura esterna, dello spessore di 4 mm circa. Nocciole, mandorle, cannella, sentore di pepe, predominanza netta dell'aroma di cioccolato fondente, sono i sapori di questo dolce che, ricordiamolo, si deve consumare fresco e morbido, evitandolo se duro e secco (vecchio).
Infine, il panpepato non va confuso con il pan di zenzero, altro tipo di impasto speziato usato per fare dolci (gingerbread) e biscotti (Lebkuchen), talvolta impropriamente nominato con questo nome.

Riconoscimenti
Il pampepato è stato riconosciuto prodotto tradizionale dalla Regione Umbria, dalla Regione Toscana e dalla Regione Emilia-Romagna e inserito nell'apposito elenco del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Il Panpapato di Ferrara o Pampepato di Ferrara ha ottenuto il riconoscimento I.G.P. nel 2015.




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Cơm rượu

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Il cơm rượu è un dolce tipico del Vietnam meridionale, a base di riso glutinoso.
Il riso viene cotto, poi mescolato con lievito, suddiviso in palline, e fatto fermentare in un recipiente con un po' di acqua e zucchero per alcuni giorni. La fermentazione produce un liquido leggermente alcoolico e lattiginoso, un tipo di vino di riso cui possono essere aggiunte piccole quantità di sale e zucchero. Il cơm rượu viene servito immerso nel suo liquido e mangiato al cucchiaio.
Anche nel Vietnam del Nord esiste un dolce simile, ma con un impasto più denso e non immerso nel liquido, chiamato rượu nếp.
Ancora più similare è il jiǔniàng (酒酿) or guìhuā jiǔniàng (桂花酒酿), diffuso in Cina, dove spesso è aromatizzato con l'osmanto odoroso.


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Pan dell'orso

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Il pan dell'orso è un dolce abruzzese, simile al parrozzo, cui differisce nella preparazione perché c'è l'aggiunta del miele e del burro per dare più morbidezza all'impasto.


Storia

La forma di questo dolce è simile ai piccoli pani dei pastori che portavano durante la transumanza. Il nome si riconduce alla presenza degli orsi nella zona di produzione.


Ricetta

Ingredienti

  • 6 uova
  • 150 g di farina di mandorle
  • 90 g di farina
  • 90 g di fecola di patate
  • 160 g di burro
  • Un pizzico di sale
  • Aromi mandorla amara, arancio, limone
  • 25 g di miele d'acacia
  • 180 g di zucchero



Preparazione

  • Montare i tuorli d'uovo con lo zucchero, a montatura ultimata aggiungere i due tipi di farine e la fecola di patate.
  • Fondere il burro ed amalgamarlo quindi nel composto, aggiungere poi gli aromi e il lievito.
  • Montare gli albumi con il sale. Una volta montato il composto aggiungere all'impasto precedentemente ottenuto.
  • Cuocere nel forno a 180° per circa un'ora.
  • Una volta raffreddato mettere in frigo.
  • Il giorno dopo versare sopra il pan dell'orso così ottenuto una glassa di cioccolata precedentemente fusa a bagnomaria.



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Perché le persone bevono birra con il dessert?


Ci sono birre adatte per essere bevute con il dessert.

Visitando il birrificio Baladin, il proprietario Teo Musso spiegò giustamente che una sua "mission" personale è quella di far capire alla gente che la birra può essere utilizzata come accompagnamento a tutti i piatti, così come avviene da sempre con il vino.

Anche nel caso della birra ci sono infatti centinaia di stili diversi, ognuno dei quali può rendere al meglio abbinato ad un determinato piatto.

Nel caso dei dolci probabilmente verrebbero in nostro aiuto certe birre belghe, assolutamente adattissime.

Prova a mangiare un dolce invernale, magari anche un bel panettone artigianale, con una De Dolle Stille Nacht, poi ci dite cosa ne pensate.

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È meglio usare mele crude o già cotte per la torta di mele?

Per le mie ricette, mele Golden appena raccolte, se possibile.



In passato ho provato ad utilizzare le mele in scatola, la torta assomigliava ad un cibo da fast-food annacquato e piuttosto disgustoso che avrebbe mandato in coma un diabetico.



Ti raccomando vivamente di utilizzare le mele fresche. in questo modo la torta verrà più solida e potrai controllarne facilmente il livello di dolcezza e d'acidità, con le mele precotte non hai questa possibilità. Inoltre, a dipendenza del tipo di mele usate, puoi anche influire su quanto sarà umida la torta.



La riuscita di una buona torta dipende molto dall'amore che hai per la cucina, le mele precotte sono un atto d'odio.


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