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Madeleine

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La Madeleine o Petite Madeleine è un dolce tipico del comune di Commercy, nel nord-est della Francia, e in seguito di tutta la nazione in genere. Le madeleine sono dei piccoli dolcetti soffici con una particolare forma a conchiglia, derivata dallo stampo in cui vengono cotte. Spesso confuse con i muffin, il loro sapore è simile a quello del plum cake, sebbene la consistenza sia leggermente diversa e il gusto sia più delicato, con un aroma di burro e limone più pronunciato.
Oltre al classico stampo, occorrono pochi strumenti per fare delle madeleine. Le ricette tradizionali in genere includono gli ingredienti di base per qualunque dolce, ovvero farina, uova, burro, zucchero e spesso vaniglia e nocciole finemente tritate.
Antiche tradizioni, tramandate nel corso delle generazioni, fanno risalire il nome di questo dolce, al culto di Santa Maria Maddalena, la donna che, liberata dal Cristo da sette demoni, divenne sua discepola, seguendolo fino al monte Calvario, e la mattina di Pasqua meritò di vederlo per prima Risorto dai morti e portare agli altri discepoli l'annuncio della risurrezione. La tradizione medioevale, vuole che la Maddalena sia stata la prima evangelizzatrice della Francia, (insieme a Marta ed a Lazzaro). Questo pellegrinaggio in Francia, spiegherebbe, dopo il nome, anche "la forma di conchiglia" che nella simbologia cristiana si attribuisce ai pellegrini per la causa del Vangelo. Altre fonti, incluso il New Oxford American Dictionary, riportano che le madeleine sono chiamate così in onore di Madeleine Paulmier, una pasticciera del XIX secolo. Altre fonti riportano Madeleine Paulmier come una cuoca vissuta nel XVIII secolo che aveva lavorato per Stanisław Leszczyński, il cui genero, Luigi XV di Francia, scelse il nome dei dolcetti in onore di lei.
Le madeleine vennero scelte per rappresentare la Francia nell'iniziativa Café Europe.
Le madeleine, fuori dal territorio francese, sono forse più famose per l'associazione con l'opera di Marcel Proust À la recherche du temps perdu, nella quale il narratore mangia una petite madeleine (o madeleinette) e questa risveglia in lui dei ricordi della sua infanzia, divenendo in questo modo il catalizzatore dell'opera stessa.

Ricetta

Ingredienti

  • 1 uovo.
  • 60g di zucchero.
  • 60g di farina.
  • 60g di burro morbido.
  • 1 bustina di zucchero a velo.
  • Sale q.b..
  • Mezzo cucchiaino di lievito.
  • Qualche goccia di aroma fior d'arancio.

Preparazione

  1. Sbattere l'uovo intero insieme allo zucchero, al sale e allo zucchero a velo.
  2. Incorporare la farina all'impasto, e dopo averlo lavorato, aggiungere anche il burro.
  3. Aggiungere il lievito e mescolare.
  4. Mettere il composto nello stampo per madeleine e infornare finché non dorano.

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Petrafennula

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La petrafennula (o pietrafendola, petrafernula) è un tipico dolce siciliano, diffuso in tutta l'isola, e consumato per la festa dell'Immacolata e nel periodo natalizio.
Di origine araba, viene preparato con miele, mandorle, bucce di cedro e arance, confetti e cannella, ed è una sorta di torrone estremamente duro. Con l'espressione Fàrisi petrafènnula ("diventare petrafennula") si intende infatti "irrigidirsi in un proponimento o rendersi inamovibile da un luogo"

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Rame di Napoli

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Il Rame di Napoli è un dolce tipico di Catania consumato durante le festività dei defunti.
È un biscotto dal cuore morbido al gusto di cacao, ricoperto per intero da una glassa di cioccolato fondente.
Non si conosce con esattezza l'origine del nome tuttavia esistono varie ipotesi: la prima cita un pasticciere di Napoli come inventore di questa ricetta; un'altra ipotesi parla di un atto di vassallaggio della Sicilia nei confronti di Napoli durante l'epoca del Regno delle due Sicilie. L'ultima ipotesi, risalente sempre al Regno delle due Sicilie, sembra anche la più verosimile. Si afferma, infatti, che durante l'impero Borbonico, successivamente all'unificazione del Regno di Napoli con il regno di Sicilia, fu coniata una moneta contenente una lega di rame, in modo da sostituire la più ricca lega di oro e argento. Il popolo, con l'introduzione di tale moneta, pensò bene di creare un dolce che riproducesse tale moneta, inventando così il Rame di Napoli.
La ricetta originale conteneva farina, zucchero, cacao amaro e marmellata di arance ma negli anni vennero apportate diverse modifiche, sia nella dimensione che negli ingredienti utilizzati, introducendo l'uso di Nutella, marmellate e altre composte di frutta o vegetali (zucca o brassica). Tradizionalmente preparato durante le festività di Ognissanti viene regalato ai bimbi, come dono dai parenti defunti per essere stati buoni durante l'anno.

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Come è nato il babà?

Questo è un dolce che vuol vedere la persona in viso, cioè per riuscir bene richiede pazienza ed attenzione”.

Pellegrino Artusi


Sebbene l’arte dolciaria napoletana abbia numerose leccornie da vantare, non può annoverare tra le sue creazioni il celebre babà.



Il vero inventore del morbido dolcetto al rum fu il re polacco Stanislao Leszczyńskic mentre si trovava in esilio nella regione della Lorena, in Francia.

Volendo perfezionare il Kugelhupf, un dolce tipico polacco da lui molto amato ma considerato troppo asciutto, ordinò ai suoi cuochi di aggiungere dello sciroppo per ammorbidirlo e conservarlo più a lungo. Aggiunse anche altri ingredienti come lo zafferano, l’uvetta e canditi.

ll dolce venne chiamato Ali Babà in onore del protagonista del libro “Le Mille e una Notte”.

Così composto il dessert arrivò alla corte di Luigi XV. Qui si introdusse tra gli ingredienti il rum giamaicano, usandolo al posto dello sciroppo. Dalla Francia il babà intraprese il suo viaggio verso il capoluogo campano e durante il percorso perse tutti quegli ingredienti esotici, assumendo anche la sua forma attuale, con la cupola rigonfia.

Fu Maria Antonietta, cognata del re di Napoli Ferdinando IV di Borbone, ad esportare la ricetta.


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Sfincia

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La Sfincia (Spincia in siciliano) è un dolce fritto tipico di Trapani e dell'agro ericino: Erice, Paceco, Custonaci, Valderice, Buseto Palizzolo.
In queste zone la Sfincia di San Giuseppe per distinguerla dalla Sfincia viene chiamata "Sfincione di San Giuseppe".

Ingredienti

È una frittella fatta con ingredienti poveri: patate, farina, zucchero, lievito di birra, semi di anice, succo d'arancia, scorza di limone e acqua, a cui si può aggiungere un bicchierino di Marsala.
Poi viene fritta in immersione in olio bollente, e quindi cosparsa di zucchero e cannella.

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Chi è stato il vero inventore del Pandoro?

"E l'à inventà el pandoro".

Domenico Melegatti e sua moglie:



Il 14 ottobre 1894 il pasticciere Domenico Melegatti deposita il brevetto del pandoro:


Ecco l'annuncio di Domenico Melegatti sul giornale "L'Arena" del 21–22 marzo 1894:


E questa è la vecchia pasticceria Melegatti a Verona, dove è stato inventato il Pandoro:



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Sfincia di San Giuseppe

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La sfincia di San Giuseppe indica un dolce fritto tipico della Sicilia che, come tale, è stato ufficialmente inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf).
È diffuso nella Sicilia occidentale, originariamente prodotto a Palermo, e viene consumato tradizionalmente il 19 marzo, durante la festa di San Giuseppe, considerata in tutta l'Isola la prima festività della nuova stagione primaverile, oltre che la festa del papà. Col tempo, il prodotto ha perso il legame con la stagione primaverile ed è diventato disponibile al consumo in tutti i giorni dell'anno.
Il nome sfincia deriva dal latino spongia, "spugna", oppure dall'arabo: ﺍﺴﻔﻨﺞ, isfanǧ "spugna"). Questi nomi hanno origine dalla particolare forma di questo dolce, che si presenta come una frittella morbida e dalla forma irregolare, proprio come una vera e propria spugna.
L'origine di questo dolce è antichissima, tanto che compare, anche se con nomi diversi, nella Bibbia e nel Corano. Inoltre, pare che sia l'evoluzione di pani o dolci Arabi o Persiani fritti nell'olio.
Questa gustosa e semplice frittella è stata trasformata in un dolce prelibato dall'abilità delle suore del monastero delle Stimmate, situato a Palermo, che l'hanno tramandato ai pasticcieri palermitani e l'hanno dedicato al Santo degli umili, come umili del resto sono anche gli ingredienti. All'inizio la ricetta era piuttosto semplice ma i pasticceri palermitani hanno reso questo dolce ancora più gustoso arricchendolo con alcuni ingredienti tipicamente siciliani: crema di ricotta, grani di pistacchio e canditi di scorza d'arancia.
Secondo una vecchia tradizione, la sfincia veniva preparata dalla suocera per la nuora per cercare di "addolcire" i rapporti tra le due, tipicamente parecchio difficili e ostili a causa della gelosia delle due donne nei confronti, rispettivamente, del figlio e del marito.
Tradizionalmente la sfincia, grande quanto un pugno, va fritta in grassi. Tutto questo dopo aver impastato della farina con uova intere e solo tuorli e a ciò si aggiunge del lievito con latte e zucchero. Una volta mescolato il tutto, quando l'impasto è morbido ed elastico, si lascia riposare per farlo lievitare.
A questo punto, il prodotto viene messo in una padella con sugna o con strutto e, quando acquisisce un colore dorato, viene tolto dalla padella e ricoperto e farcito con una crema di ricotta di pecora con pezzetti di cioccolato e zuccata, e guarnita da scorza d'arancia candita.

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Sfoglio polizzano

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Lo sfoglio polizzano o "sfuagghiu" (in dialetto polizzano) è un dolce inventato nel XVII secolo dalle monache benedettine del Convento di Santa Margherita a Polizzi Generosa in Sicilia per festeggiare il loro protettore San Benedetto. Si tratta di una torta di pasta frolla ripiena di un impasto di tuma, un formaggio fresco di pecora, cannella, zucchero e cioccolato. La particolarità che differenzia questa antica ricetta polizzana dalle altre imitazioni dei comuni limitrofi è proprio la presenza di una maggiore quantità di zucchero nell'impasto e di conseguenza una accentuata dolcezza nel gusto.
È una produzione tipica siciliana, come tale è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF).
Dal 1994 il comune di Polizzi organizza nel periodo estivo la sagra dello sfoglio ricca di manifestazioni e folklore. Lo sfoglio è protetto dal "Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione dello Sfoglio", nato nella stessa cittadina madonita.

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Spumone

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Lo spumone è un tipico gelato italiano della cucina salentina ma di origine partenopea, così come indicato nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Ministero dell'agricoltura e dell'alimentazione italiano, diffuso anche in Sicilia e Campania.
L'origine dello spumone è da attribuire ai Casamassimesi, residenti nel paese di Casamassima in provincia di Bari. La diffusione di questo dolce è stata vastissima in tutto il meridione durante il XX secolo negli anni '60 e '70, periodo nel quale era sempre presente sulle tavole domenicali e nei banchetti nuziali.
A testimonianza della sua fama è citato anche nella celebre canzone di Modugno e Pazzaglia Io, mammeta e tu: «Jamm'o bar 'o Chiatamone, vuo' 'o cuppetto o vuo' 'o spumone?».
La sua attuale diffusione a Napoli si è notevolmente ridotta mentre continua ad essere in auge in Salento.
Lo spumone è un gelato di gusti misti stratificati (di solito nocciola, cioccolato e stracciatella) con all'interno mandorle tritate, cioccolato fondente a pezzi, canditi e caramello in una rivisitazione più contemporanea mentre in origine nasce con un ripieno di pan di spagna affogato con dell'amaro o con del liquore Strega. Una volta preparato viene fatto solidificare in ciotole rotonde che gli conferiscono la forma di una semisfera.

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