Il babà nasce nel XVIII secolo in Lorena, in Francia, dove si narra che Stanislao Leszczyński, ex re di Polonia e suocero di Luigi XV, stanco della consistenza troppo secca del kugelhopf, ebbe l’idea di inzupparlo in un liquore. Da lì il passo verso la perfezione fu breve: l’aggiunta del rum e una lunga lievitazione lo trasformarono in un dolce soffice, umido e profumato. Dalla corte francese approdò rapidamente a Napoli, dove fu adottato con entusiasmo e sapienza dai pasticcieri locali, entrando a pieno titolo nella grande tradizione dolciaria partenopea.
Nel reinterpretare il babà, l’obiettivo non è snaturarne l’identità, bensì esaltarne la struttura e arricchirlo di nuovi equilibri gustativi. L’intensità del rum viene ammorbidita dalla freschezza della panna montata, mentre l’acidità gentile dei lamponi bilancia la dolcezza dell’impasto, creando un gioco armonico tra consistenze e sapori. Il risultato è un dessert che conserva la complessità aromatica dell’originale ma si veste di nuove sfumature, ideali per concludere un pranzo elegante o per impreziosire una merenda d’eccezione.
Per ottenere un babà all’altezza delle aspettative, è fondamentale rispettare tempi e tecniche. La pazienza è ingrediente chiave, in particolare nella fase di lievitazione, che consente allo sviluppo del glutine e alla formazione di una mollica soffice e ben areata. Un impasto ben lavorato deve risultare elastico, liscio e leggermente colloso al tatto: segno che la struttura proteica si è sviluppata correttamente.
La bagna al rum, preparata a parte, va aggiunta con generosità ma senza eccessi: il dolce deve essere ben intriso ma non spugnoso. La panna montata, preferibilmente senza zucchero o con un tocco appena percettibile, dona rotondità e leggerezza al palato, mentre i lamponi, scelti freschissimi e maturi al punto giusto, introducono una piacevole nota acidula e un colore vivace.
Nel proseguo dell’articolo (che seguirà), verrà illustrata nel dettaglio la ricetta, comprensiva di dosi, tempi e consigli tecnici per la riuscita perfetta del dolce. Ciò che resta imprescindibile è l’approccio: precisione, cura dei dettagli e rispetto per la materia prima sono il segreto per trasformare una preparazione storica in un’esperienza contemporanea e memorabile.
0 commenti:
Posta un commento