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Bombolone

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Il bombolone è un dolce toscano fritto di pasta morbida ricoperta di zucchero, di forma circolare, della larghezza tipica di un compact disc. Ha somiglianza con le frittelle, ma è più gonfio e più morbido. Viene comunemente accostato al krapfen austriaco, alla bomba italiana, pasta diffusa nella regione del Lazio e in molte zone del Meridione, al donuts o doughnuts americano, ma ha gusto e preparazione unici e assai diversi.


La preparazione

Per la preparazione dei bomboloni è necessario realizzare un impasto lievitato, meglio se aromatizzato con un poco di scorza di limone. Una volta preparato l'impasto, si possono ritagliare dei dischetti dal diametro di circa 10 cm, farli lievitare per circa un'ora e poi friggerli in olio di semi bollente. È anche possibile evitare di friggerli e cuocerli al forno (in questo caso i bomboloni saranno più morbidi e meno croccanti). Appena preparati andranno poi sparsi di zucchero semolato.


Il consumo

A differenza di altri tipi di paste dolci, il bombolone non viene tradizionalmente consumato a fine pasto. È invece tipico per la prima colazione e per la merenda. Negli stabilimenti balneari della Toscana è usuale trovarlo appena preparato a metà pomeriggio.


Differenza con il krapfen e con altri dolci di simile forma

Esistono tre differenze tra il bombolone toscano e dolci di forma simile come il krapfen austriaco:
  1. la ricetta del bombolone toscano non prevede le uova
  2. il bombolone toscano è vuoto, non è quindi ripieno né di crema pasticcera, né di marmellata;
  3. il bombolone toscano è fritto in olio non troppo caldo, assumendo una fragranza particolare;
  4. il bombolone toscano è fatto di pasta morbida e poco consistente (anche definita "pasta vuota"), mentre il krapfen o la bomba italiana o altri dolci simili, tipo il donuts americano sono di pasta molto consistente (anche definita "pasta piena").

Differenza con la "bomba" di origine laziale

La differenze principale tra il bombolone toscano e la bomba laziale è data dal ripieno. Mentre il bombolone è sempre rigorosamente vuoto, la bomba laziale è tipicamente piena di crema pasticcera o crema di cioccolato.


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Bossolà bresciano




Il Bossolà bresciano è un dolce tipico tradizionale natalizio della provincia di Brescia (Lombardia).
La zona geografica di produzione storica è nel triangolo dei comuni di Brescia città, Orzinuovi e Montichiari. È un dolce natalizio, ma che viene messo in produzione già dal giorno di Tutti i Santi o alla Commemorazione dei defunti e continuato poi per tutte le festività natalizie.

Origini del nome

Il nome è di incerte origini: alcune ipotesi lo fanno risalire alla sua particolare forma tondeggiante e concava al centro (bossolà o bussolà). In alcune zone della Bassa viene anche chiamato bissolà, per la vaga somiglianza con una biscia (in dialetto bresciano biss) arrotolata, a forma di anello, simile al dolce del mantovano chiamato "Anello di Monaco"


Preparazione e ingredienti

È un dolce di pasta lievitata in forma tondeggiante e circolare, cava al centro. L'ultima delle tre lievitazioni e la cottura avvengono in uno stampo apposito.
Sebbene le interpretazioni di pasticceria contemporanee abbiano un po' alleggerita la consistenza, il bossolà tradizionale è sempre stato, storicamente, piuttosto compatto e robusto. Anche per questo motivo si gustava volentieri inzuppato nel caffelatte.


Ingredienti per 4 persone
  • 3 uova
  • 150 g zucchero semolato
  • 150 g burro di affioramento naturale
  • 200 g farina bianca tipo 00
  • 150 g fecola di patate
  • una scorza di limone grattugiato
  • 30 grammi lievito di birra
  • vaniglia in baccello
  • 150 grammi di latte
Scaldare il latte senza farlo bollire con il baccello di vaniglia. Montare il burro con lo zucchero, aggiungere i tuorli d'uovo, la farina, la fecola, la buccia di limone grattugiata. Quando il baccello avrà lasciato i semi nel latte Unirvi il lievito e fatelo sciogliere nel latte unitelo all'impasto e per ultimi gli albumi delle uova ben sbattuti e montati. Mettere il composto in uno stampo con il buco, imburrato e infarinato, e porlo nel forno a 170 °C per 35 minuti circa.
Una volta raffreddato spolverarlo a volontà con zucchero a velo vanigliato.




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Brasadelo



Il Brasadelo è un dolce tradizionale della provincia di Vicenza, in particolar modo della zona occidentale confinante con la provincia di Verona. Al giorno d'oggi è ospite immancabile in tutte quelle manifestazioni legate ai vini di Gambellara.
Gli ingredienti della ricetta tradizionale sono: uova, farina, burro, zucchero, lievito, mandorle dolci e Recioto di Gambellara. Sulla superficie è sempre presente la granella di zucchero.
Vini consigliati come accompagnamento: Recioto Spumante - Recioto Passito di Gambellara.



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Bussilan

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Il bussilan è un dolce tipico della provincia di Parma e dell'Emilia occidentale.
È una comune ciambella ormai presente costantemente nelle colazioni dei parmigiani. Il termine bussilan sembra essere la storpiatura della parola bosilan, tipica del dialetto lombardo, da cui si pensa derivi il nome di questo dolce. In verità il termine significa biscione presente nello stemma dei Visconti a Milano.
Probabilmente dato che molti parmigiani, durante la dominazione viscontea su Parma, dovevano recarsi a Milano per alcune incombenze spiacevoli, al ritorno, portavano con sé alcune ciambelle aventi la forma di un biscione, poi nel tempo sicuramente modificata per comodità.
Il dolce tipico pasquale di Fontevivo ancora oggi in vendita in forni e pasticcerie del paese è la cosiddetta torta bianca, chiamata in dialetto locale “Al Bussilàn”.
« Fa la nana al me putèn,
al papà l'è andè a Milàn,
par comprar al bosilàn:
méz p'rincò e méz par dmàn. »
(Filastrocca popolare parmigiana)




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Perché nei ristoranti giapponesi non ci sono dolci giapponesi?

A dir la verità in un ristorante asiatico non ci dovrebbero essere dessert. Il concetto di pasto a portate che termina col dessert è europeo.

Questo è un pasto in casa.



E questo uno al ristorante.



Chiunque abbia mangiato in Asia sa che le pietanze arrivano tutte insieme o a poca distanza l’una dall’altra e senza un ordine preciso.

È un modo di mangiare che personalmente preferisco di molto e a volte utilizzo anche con piatti freddi italiani.
Permette di mangiare una varietà maggiore di pietanze (se si è in sei o sette una decina), in quantità molto variabili e circa allo stesso prezzo di un pranzo all’europea. È quindi più divertente e pratico.

Spesso questo modo di servire viene usato anche nei ristoranti italiani. Il piatto di spaghetti viene messo in mezzo e ciascuno si serve. Poi arriva una pizza che subisce lo stesso trattamento. E così via.

I dolci una volta si mangiavano in occasioni differenti, ad esempio feste o durante la passeggiata serale nel giardino di un tempio buddista vicino a casa. Il concetto era quello del gelato da passeggio.

Il dessert è sì diventato comune, ma non avendo un suo posto preciso dettato dalla tradizione è un po’ un corpo estraneo che causa rigetto e non segue regole.

A volte trovi dessert europei in un ristorante di sushi, a volte (raramente) trovi dolci giapponesi in un ristorante europeo. Ma regole non ce ne sono. Tutto dipende dal padrone del posto e dalle sua preferenze.


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Caldi dolci

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I caldi dolci sono un tipico dolce della pasticceria mantovana preparato quasi esclusivamente nei primi giorni di novembre in particolare il 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti.

Ingredienti

  • Farina di mais (250  g)
  • Latte (1 l)
  • Vino cotto (1 l)
  • Burro (100  g)
  • Zucchero (100  g)
  • Pinoli (100  g)
  • scorza di limone grattugiata
  • cannella
  • chiodi di garofano (4)
  • Sale (un pizzico)





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I dolci "turkish delights" sono stati inventati in Turchia

I dolci che nel mondo occidentale si chiamano "turkish delights" sono stati inventati a Istambul da un uomo chimato Ali Muhiddin Haci Bekir Efendi. Lui era un pasticciere di Kastamonou (provincia dell'odierna Turchia) che nel 1777 ha aperto un negozio di dolci nella capitale dell'Impero Ottomano.


Quando Bekir Efendi ha fatto questo dolce per la prima volta lo chiamò “rahatu’l hulkum” che è un termine Arabo. Nel tempo però il nome del dolce si tramutò in semplice lokum mentre fuori dalla Turchia si chiama "Turkish Delight"


A Bekir Efendi è stato dato un riconoscimento imperiale per l'invenzione di questo dolce e successivamente è diventato anche il pasticciere del palazzo imperiale. Lo stesso titolo sarebbe poi toccato a suo figlio Mehmet Muhiddin Efendi e anche al suo nipote Ali Muhiddin Efendi


Nel 1873 la fama di questo dolce era cresciuta tale da diventare un marchio internazionale dell'azienda Hadji Bekir.

Le delizie di Hadji Bekir vinsero la medaglia d'argento alla Fiera di Venezia nel 1873 e alla Fiera di Colonia in Germania nel 1888. Vinsero la medaglie d'oro alla Fiera di Bruxelles nel 1897 e alla Fiera di Nizza in Francia nel 1906.

Giustamente i propiertari aggiunsero queste medaglie al logo della loro azienda.



Mehmet Muhiddin Efendi ha anche portato il dolce alla esposizione mondiale di Chicago del 1893.



Ma questa famiglia non faceva dolci solo per il palazzo imperiale Ottomano ma anche per il palazzo dei Khedive in Egitto, all'epoca stato tributario dell'impero Ottomano.


Qui sotto l'inventore dei "Turkish Delights" Bekir Efendi in un dipinto del maltese Amadeo Preziosi.




Nel corso degli anni il negozio della famiglia a Istambul non è mai passato di moda e la gente ha sempre continuato ad andarci.



La famiglia dell'inventore di lokum possiede una delle aziende più vecchie del mondo. E la cosa più incredibile e che loro sono ancora un business di successo a Istambul.




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Calzone di San Leonardo

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Il Calzone di San Leonardo è un tipico dolce natalizio della tradizione pugliese e in particolare del comune di Molfetta in Provincia di Bari.


Nome

Il nome di questi dolci prende origine dall'usanza di prepararli in occasione della ricorrenza della festa di san Leonardo (6 novembre), sebbene nel tempo sia diventato uso comune consumarli durante le festività natalizie.


Descrizione

I calzoncicchi o calzoni di San Leonardo presentano solitamente una sfoglia di pasta esterna friabile modellata a forma di mezzaluna ripiena di un impasto a base di mosto cotto e fichi secchi. Al fine di evitare problemi in cottura, si esegue una foratura sulla "pancia" del calzone utilizzando i quattro rebbi di una forchetta; durante la cottura in forno una piccola porzione del mosto fuoriesce da questi piccoli fori, determinando la formazione di quattro piccole caratteristiche macchie brune


Preparazione

Il ripieno di questi dolcetti è preparato cuocendo in un tegame fichi secchi a pezzetti, zucchero, scorza di limone, cannella e chiodi di garofano nella ricetta di base, a cui a seconda delle usanze di ciascun paese possono essere aggiunte anche mandorle o cioccolata o altre spezie; a questo impasto di base viene aggiunto del mosto cotto o vincotto di fichi fino a far raggiungere all'impasto la consistenza di una melassa. la pasta esterna è ottenuta impastando farina, olio e poco zucchero, stesa in una sfoglia molto sottile e tagliata in dischi di circa 10 cm di diametro. Come per i calzoni salati, il ripieno si posiziona al centro del disco di pasta che viene ripiegata su sé stessa a formare una mezzaluna, sigillando bene i bordi e forandone la sommità con una forchetta al fine di scongiurare le bolle d'aria. La cottura avviene in forno.


Diffusione

Questi dolci natalizi sono tipici della Provincia di Bari e si reperiscono abbastanza facilmente nelle pasticcerie locali o presso laboratori artigianali durante il periodo natalizio.



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Caragnoli

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I caragnoli insieme alle rosacatarre, sono dolci riconosciuti come PAT tipici del basso Molise, preparati per le festività Natalizie e per Carnevale il cui impasto a base di farina, uova e olio viene avvolto a forma di elica e fritto, quindi ricoperto di miele.

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Castagnaccio

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Il castagnaccio (localmente conosciuto anche come castignà, migliaccio, baldino, ghirighio o patona) è una torta di farina di castagne tipica delle zone appenniniche di Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Emilia e Romagna, Calabria silana e crotonese (prende il nome di "pani i castagna", cioè pane di castagna). Inoltre, viene preparato nell`isola di Corsica.

Descrizione
Si tratta di un piatto tipicamente autunnale che si ottiene facendo cuocere nel forno un impasto di farina di castagne, acqua, olio extravergine d'oliva, pinoli e uvetta. Varianti locali prevedono l'aggiunta di altri ingredienti, come ramerino, scorze d'arancia, semi di finocchio o frutta secca. Accompagnamento ideale del castagnaccio sono la ricotta o il miele di castagno, il vino novello, o i vini dolci come il vin santo.
Vi sono più nomi e ricette per i dolci fatti con farina di castagne. Ne esistono infatti almeno tre diversi tipi: una torta molto sottile (diffusa soprattutto in Lunigiana, dove viene chiamata patona o castignà a Fosdinovo), una torta più spessa (diffusa in Toscana e in particolare a Lucca, dove viene chiamata torta di neccio, a Livorno il castagnaccio, se fatto alto tre centimetri e denso, è chiamato toppone ed è considerato di qualità inferiore) e una sorta di polenta dolce (diffusa anch'essa in Toscana e chiamata pattona). Il castagnaccio più noto popolarmente, una torta sottile, viene chiamato a Firenze "migliaccio".
Il castagnaccio è un piatto "povero" nel vero senso della parola, diffusissimo un tempo nelle zone appenniniche dove le castagne erano alla base dell'alimentazione delle popolazioni contadine. Dopo un periodo di oblio, iniziato nel secondo dopoguerra e dovuto al crescente benessere, è stato riscoperto e oggi è protagonista nel periodo autunnale di numerose sagre e feste.
Secondo quanto si legge nel "Commentario delle più notabili et mostruose cose d'Italia e di altri luoghi", di Ortensio Landi (Venetia, 1553) pare che l'inventore del castagnaccio sia stato un lucchese tale "Pilade da Lucca", che fu "il primo che facesse castagnazzi e di questo ne riportò loda".
Una variante del castagnaccio è costituita dai cosiddetti necci, piccole frittelle sottili di acqua e farina di castagne cotte sulla brace negli appositi testi di ferro e gustate da sole o riempite di ricotta fresca.


Riconoscimenti
Il castagnaccio è stato riconosciuto tra i prodotti agroalimentari tradizionali su proposta delle seguenti regioni:
  • Regione Emilia-Romagna
  • Regione Lazio
  • Regione Liguria
  • Regione Piemonte
  • Regione Toscana



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Castagne del prete

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Le castagne del prete sono castagne cotte a forno, il cui consumo tipico avviene nel periodo natalizio.
Sono riconosciute come prodotto agroalimentare tradizionale nella regione Campania, in particolar modo a Montella (provincia di Avellino).
La produzione delle castagne del prete appartiene alla tradizione alimentare locale e vede l'impiego di un procedimento di essiccazione a fuoco lento su graticci di legno in locali detti gratali per un periodo di circa 15 giorni. Trascorso questo periodo, le castagne vengono tostate in forno ventilato a circa 180 °C per trenta minuti. Prima di essere commercializzate, le castagne vengono idratate immergendole in acqua oppure in una miscela di acqua e vino.




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Quali sono curiosità interessanti sugli studenti giapponesi?

 

Gli studenti giapponesi portano sempre con sé delle barrette di cioccolato KitKat durante il periodo degli esami scolastici.

Questo curioso fatto è dovuto alla pronuncia della parola KitKat in giapponese, che è molto simile a Kitto Katsu: questa si può tradurre come "vincere sicuramente", rendendo il cioccolato una sorta di porta fortuna.

Ironicamente, KitKat in giapponese può essere pronunciato anche come "Kitto Katto", che si significa fallire.


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Celli ripieni

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I celli ripieni (o "cillarchien" in dialetto teramano, o "cillarichijene" in provincia di Chieti) sono un tipico dolce dell'Abruzzo. Gli ingredienti principali sono: marmellata d'uva nera (la cosiddetta scurchjiata), noci e mandorle, cioccolato fondente e scorza d'arancia grattugiata.

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Sticky toffee pudding

 


È un dolce inglese composto da un pan di spagna molto umido, fatto con datteri tritati finemente, ricoperto da una salsa toffee e servito con il gelato alla vaniglia.


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