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Con quali biscotti si può fare il tiramisù?

I classici biscotti con cui si fa il tiramisù sono i savoiardi, perfetti per l’inzuppo del caffè. Come variante si possono usare anche i pavesini, che hanno la pecca di essere meno spessi ed avere anche le dimensioni più piccole, quindi bisogna metterne di più per ricoprire lo stesso spazio che avrebbero ricoperto meno savoiardi. C’è anche chi usa le lingue di gatto o i biscotti di pastafrolla, io comunque consiglio vivamente di usare i classici savoiardi, perché sono quelli che tradizionalmente fanno parte della ricetta del tiramisù e si abbinano alla perfezione con tutti gli altri ingredienti del dolce




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Nel 2003 la Lavazza realizzò delle tazzine di caffè fatte di biscotti con all'interno una glassa resistente al calore

 

Si ma non è stata immessa sul mercato e non si sa se verrà mai venduta.

Secondo me non lo è stata per la fragilità della struttura del biscotto!


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Dove è stata inventata la panna cotta?

 



Si tratta di un dolce di origine piemontese, la cui data di nascita si presuppone che risalga agli inizi del '900. Alcune testimonianze circa l’invenzione della panna cotta ci riportano ad una nota famiglia cunese quella dei “Songia”. Ettore Songia, appunto, chef stellato al ristorante "I tre citroni", a metà degli anni Sessanta mise a punto la ricetta di questo dolce, inventando la panna cotta come la conosciamo e la mangiamo oggi. Attualmente è diffusa in tutta Italia, dove viene generalmente servita con salsa ai frutti di bosco, caramello o cioccolato.

Ricette simili a quella della panna cotta si possono trovare in Grecia, Francia e Inghilterra (blanc manger). In alternativa alla colla di pesce alcune ricette utilizzano come addensante l'albume d'uovo. In Danimarca il tradizionale “Moos hwit” è un dolce al cucchiaio identico alla panna cotta riconosciuta come ricetta della Regione Piemonte. Nei ricettari danesi si legge che la ricetta più antica della Moos hwit è stata scritta da Henrik Harpestræng, morto nel 1244.

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Puoti

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I Puoti sono dei biscotti tradizionalmente consumati nella Provincia di Verona in occasione della festa di Santa Lucia.
In lingua veneta puoto significa bambolotto, infatti la loro forma spesso ricorda quella di un fanciullo.
La tradizione vuole che, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, assieme a dolciumi e giocattoli, Santa Lucia porti questi biscotti nelle case dei bambini buoni.


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Un segreto di cucina che tutti dovrebbero conoscere

Accendi il forno quando inizi a cucinare!

Questo consiglio mi è stato dato da un anziano pasticciere, quando mi ha dato dei consigli per far sì che torte, dessert e prodotti da forno in generale abbiano successo.

Secondo le sue indicazioni, per ottenere risultati spettacolari, un impasto preparato di un dolce, di una torta, di un mix, non bisogna aspettare, una volta terminata la preparazione. Infatti, ho potuto verificarlo, le migliori torte e pasticcini sono il risultato di una temperatura già pronta a riceverli, al momento giusto.

Ecco perché, ogni volta che inizio una ricetta, preparo prima la fonte (il secondo consiglio) nel caso in cui sia imburrata o infarinata o con carta, o altro, e accendo il forno. Non sono solo gli ingredienti che ci daranno un risultato delizioso e piacevole alla vista, ma anche il tempo prezioso.




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Tutti i frutti è un gusto di gelato?

Una specie

In realtà si scrive "Tutti Frutti" ed è di origine italiana. Significa "tutti i frutti".

In origine, significava una pasticceria composta da diversi tipi di frutta candita mista.



Tuttavia, ora significa solo un gelato con diversi gusti di frutta mescolati.

Questo è fantasia con frutta tritata mista, ma spesso è solo uno con un sapore di frutta indistinto composto da un mix di diversi sapori di frutta.




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Qual è il Paese dove costa di più il gelato?

In Italia. Già, sembrerà strano ma il gelato probabilmente più costoso del mondo si trova a Ruvo di Puglia, in provincia di Bari.



Viene chiamato lo "Scettro del Re" e costa (a cono!) 70 euro.

Per prepararlo, i gelatai utilizzano latte appena munto nella provincia di Altamura, uova zucchero e zafferano Iraniano. La preparazione è talmente lunga che, per averlo, c'è bisogno di prenotarlo 3 giorni prima (solo la fusione dello zafferano è intorno alle 4 ore!).

Dopo una mantecazione da 15 minuti circa, il gelato è pronto per essere posto sul cono. Il fondo del cono è farcito con panna e tre Pistacchi di Bronte DOP, mentre sopra il gelato si aggiunge un velo di panna fresca.

Ciò che rende il gelato realmente uno scettro del Re sono i metalli preziosi posti al di sopra: chiude la composizione un foglio di oro alimentare.

Si può acquistare solo per un minimo di due coni e una vaschetta da mezzo chilo costa tra i 450 e i 500 euro.

Non so voi… ma io preferisco il classico stracciatella e nocciola.





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Quaresimali

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Quaresimali è il nome di diversi biscotti tradizionali italiani preparati, secondo la tradizione, durante il periodo religioso della Quaresima.
In particolare, sono tipici biscotti toscani o dolcetti liguri specialmente genovesi.
L'impasto dei biscotti toscani è composto da chiare d'uovo, zucchero e polvere di cacao e cotto in forno. La particolarità dei quaresimali consiste nella loro forma a lettere dell'alfabeto.
I dolcetti genovesi sono invece realizzati con pasta di mandorle, zucchero, acqua di fiori d'arancio, albume d'uovo, farina, semi di finocchio, guarniti poi con zucchero fondant al gusto di maraschino, pistacchio, limone o caffè, come ancor oggi è possibile vedere in diverse storiche confetterie-pasticcerie del capoluogo ligure. L'origine di preparare dei dolci quaresimali genovesi risale al 1500 circa, quando le suore del convento di San Tommaso lavorar avano la pasta di mandorla con lo zucchero senza aggiungere prodotti animali perché proibito dalla religione cattolica nei quaranta giorni antecedenti la Pasqua. In questo modo si potevano gustare dolci senza trasgredire alle regole.
Altre varianti si possono trovare in Campania, e in Sicilia.
Il marzapane, cioè l'impasto di mandorle macinate con zucchero, proviene dal Mediterraneo orientale e la sua popolarità dovette quindi diffondersi in relazione ai traffici commerciali dei maggiori centri italiani, specie delle repubbliche marinare, durante il Medioevo.


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Chi ha inventato i Krapfen?

 


Pensate un po': furono gli antichi Romani! Nel suo "De Re Coquinaria", Marco Gavio Apicio, vissuto da buon "sibarita" e gastronono durante il tempo dell'imperatore Tiberio, parla di un dolce -- "Aliter Dulcia" -- che può riferirsi al krapfen oggi conosciuto. In virtù della sua nomenclatura, tuttavia, nel comune immaginario, si fa risalire agli Austriaci, che nei primi del Seicento, durante il celebre carnevale di Graz, le donne preparavano e vendevano per vie e piazze in festa. Da Graz a Vienna e quindi nel Trentino, il gioco dell' appetibilità fu molto facile…


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Banana split

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La banana split è un dessert di frutta e gelato tra i più famosi al mondo. A causa della forma della banana, che ne costituisce l'ingrediente irrinunciabile, viene servito in un piatto stretto e lungo denominato barchetta.

Storia
La ricetta della banana split fu brevettata nel 1904 da David Evans Strickler, studente dell'Università di Pittsburgh, che all'epoca lavorava nel bar del padre, a Latrobe in Pennsylvania, occupandosi prevalentemente di bibite e cocktail. Secondo la tradizione, Stickler perfezionò il dessert ideato alcuni anni prima da un venditore di gelati di Boston, che aveva il difetto di essere composto con banane non sbucciate.
Tuttavia tutti i cittadini di Latrobe lo accreditano come l'inventore del celebre dolce, tanto che nel 2004 è stato celebrato il centesimo anniversario dall'invenzione della banana split.
L'invenzione della banana split è reclamata anche dalla città di Wilmington, in Ohio: qui nel 1907 il ristoratore Ernest Hazard, deluso dalle proposte ricevute dal proprio personale, al quale aveva chiesto di inventare un nuovo dolce da sottoporre al giudizio dei clienti, preparò da solo un dessert, tagliando longitudinalmente una banana ed aggiungendo del gelato come ripieno. In ricordo di quell'episodio ogni anno a Wilmington si tiene il "Banana Split Festival", una vera e propria palestra culinaria in cui tutti possono sbizzarrirsi nella preparazione del dolce.
Indipendentemente dalla sua invenzione, al successo e alla diffusione della banana split contribuì in modo decisivo la catena di ristoranti Walgreens, fondata a Chicago nel 1901: il fondatore Charles Walgreen, incluse presto la banana split nel menù e in breve tempo essa divenne un elemento distintivo della catena.

Preparazione
La preparazione della banana split richiede di sbucciare una banana e tagliarla a metà in senso longitudinale, disponendola in un piatto preferibilmente di forma allungata. Alla banana va quindi aggiunto del gelato - la tradizione vuole che siano aggiunte tre palle, una alla fragola, una al cioccolato e una alla vaniglia - ricoperto da panna montata. Altre gustose guarnizioni per il gelato possono essere le noccioline sbriciolate, il caramello, fettine di ananas, lo sciroppo d'acero, quello al cioccolato o ancora quello all'amarena e le ciliegie. Molti ristoranti e pasticcerie aggiungono anche del maraschino alla panna montata o alle noccioline.




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Ciambella di San Cataldo

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La ciambella di San Cataldo (o ciambella sancataldese, o ’ngiambella) è un biscotto dolce tipico di San Cataldo, comune della ex provincia di Caltanissetta.
Ogni anno, il 22 maggio, nel borgo di Santa Rita si svolge l'omonima festa della ciambella.


Ingredienti

Gli ingredienti sono: zucchero, uova (che si pesano con i gusci), e farina tipo 00 o di grani duri antichi siciliani, o meglio con il grano tenero maiorca. Il biscotto ha una tipica forma ellissoidale grande 10-15 centimetri. Ha come caratteristica una crosta dolce e lucida che la riveste.
A dispetto della semplicità degli ingredienti, la preparazione è complessa ed è figlia di una ricetta segreta tramandata da padre in figlio, gelosamente custodita dai vari fornai, pasticcieri, e massaie locali.

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Cartoccio di ricotta

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Il cartoccio di ricotta, (anche macallè) è un dolce fritto, farcito con ricotta di pecora zuccherata, comunemente prodotto in tutta la Sicilia. Esiste dello stesso una variante con crema pasticciera.


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Crocetta di Caltanissetta

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La crocetta di Caltanissetta è un antico dolce nisseno, prodotto fino al 1908, poi dimenticato e quindi riscoperto di recente. È uno dei dolci del monastero, insieme alla spina santa, essi venivano preparati e donati durante la festa dell'Esaltazione della santa Croce, il 14 di settembre, dalle monache benedettine del monastero annesso alla chiesa di Santa Croce, da cui prendono il nome.
La ricetta è nota solo al maestro pasticciere che ha riscoperto il dolce, ciò dopo ricerche ventennali fatte a partire di un racconto orale di una abitante del quartiere che ricordava la tradizione tramandata da madre in figlia della ricetta dell'antico dolce nisseno.
Attualmente la ricetta è conosciuta da quattro donne dell'omonimo quartiere di Santa Croce e dal pasticciere ri-scopritore della stessa.


Storia

Insieme alle spina santa le monache, per festeggiare gli ospiti illustri del monastero, crearono due dolci; la spina santa che veniva prodotta annualmente in occasione della settimana santa, e la crocetta di Caltanissetta prodotta in occasione della ricorrenza della festa della Santissima Croce il 14 settembre. Questa consuetudine, propria dei monasteri femminili, di preparare dolci al suo interno non nasce per fini commerciali, quanto per la necessità delle suore di contraccambiare in maniera elegante e significativa favori e servizi ricevuti dall'esterno. Successivamente si trovò il modo per mantenersi grazie allo scambio (baratto) di materie prime in cambio di prodotto finito.
« Principalissima fu sempre in questo tempio la festa dell’Invenzione della Croce. I migliori parati con i preziosi argenti della Contessa Luna si mettevano in mostra la copia di numerosi ceri e di sfarzosi addobbi. Nella solenne processione della Reliquia insigne della Croce nel pomeriggio del giorno interveniva tutto il Clero secolare e regolare in unione delle numerose Confraternite e l’accompagnamento di varie musiche.
L’annuale festività fu stabilita la domenica precedente il 29 settembre. All’Abadessa Mammana seguì nel 1664 suor D. Anna Ippolito che oltre all’arricchire di nuovi arredi, suppellettili e gioiali la chiesa ebbe a cuore che le festività dell’anno fossero celebrate col migliore decoro e splendore, specie quella della Invenzione della Croce in cui s’invitavano a tesser gli elogi i migliori oratori. »
(Mons. Francesco Pulci)

La pasticceria è storicamente una espressione della storia dei luoghi e dei tempi in cui vive l'uomo; inoltre, l'aspetto religioso e devozionale nella pasticceria è un elemento non secondario di accompagnamento alle feste secondo il calendario liturgico e agiografico. Nella pasticceria, infatti, le similitudini e le differenze si manifestano nella ricetta a seconda del periodo in cui il dolce viene preparato. Similitudini e differenze che incidono anche nel suo significato economico e sociale, tant'è che si può parlare di dolci ricchi e dolci poveri, a seconda del tipo, della qualità e quantità di materie prime impiegate insieme all'imprescindibile aspetto creativo. In altri termini il dolce ha un ruolo di testimonianza etnoantropologica della storia delle genti e dei luoghi di produzione.

Ingredienti

Gli ingredienti usati nella crocetta sono tipici del comprensorio nisseno di inizio secolo scorso essi sono: le mandorle, lo zucchero e la purea dolce di limone, arancia o altri frutti del territorio; inoltre lo zucchero a velo e il pistacchio. La farina usata è particolare perché è fatta rigorosamente con grani biologici del comprensorio nisseno quali il grano russello e il timilia o tumminia e il tenero maiorca.
La crocetta è prodotta in due varianti: al limone con lo zucchero a velo che lo ricopre e con il pistacchio frantumato sopra, in quello all'arancia.
Di questo dolce il maestro pasticciere riscopritore della ricetta, insieme ai pasticcieri dell'associazione Duciezio, successivamente elabora un dolce più moderno e leggero, che meglio si adatta ai moderni gusti; il dolce in questione viene chiamato delizia del Convento in onore delle monache benedettine.



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