Il ministeriale è un
cioccolatino fondente a forma di medaglione con ripieno di crema al
liquore. Nacque nel 1905 come omaggio del pasticcere Francesco
Scaturchio ad Anna Fougez. Il successo del cioccolatino spinse il suo
creatore a chiedere il titolo di fornitore della casa reale, per
ottenere la quale si sottopose a una estenuante trafila burocratica
presso diversi ministeri; da qui il nome del cioccolatino.
Minna di virgini
14:03 |
La minna di virgini (in italiano
"seno di vergine") è un dolce tradizionale di Sambuca di
Sicilia, città siciliana in provincia di Agrigento. È stata
inserita dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e
forestali tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali.
Storia
La minna di virgini fu ideata nel 1725
da suor Virginia Casale di Rocca Menna, del Collegio di Maria di
Sambuca. La suora la creò in occasione del matrimonio del Marchese
don Pietro Beccadelli con donna Marianna Gravina.
Ella la descrive in questo modo: -
Guardavo questa mattina dalla finestra della mia stanzetta le colline
che si susseguono dalla Valle dell' Anguillara sino alla collina del
Castellaccio e alla costa della Minnulazza. La forma delle colline mi
ha suggerito che noi dovremmo presentare ai marchesi un dolce che
abbia la forma e, in quanto al contenuto porti la dolcezza di questa
terra. Insomma un dolce paesano, ma prelibato, fine che susciti nel
momento del degusto l'istinto del sentimento, ed elevi al tempo
stesso lo spirito -.
Il nome discenderebbe, come narra
Alfonso Di Giovanna nel suo libro Per modo di dire, dalla
stessa suora che ideò il dolce, Virginia della Menna. Probabilmente
invece deriva da un'antichissima tradizione legata a culti femminili
preesistenti, sviluppatisi in tutta la Sicilia.
Descrizione
La minna di virgini è un dolce di
forno. Ha la forma mammellare con all'apice una protuberanza più
scura. È composta da pasta frolla e contiene al suo interno crema di
latte, zuccata, scaglie di cioccolato e cannella.
Sagra della minna di
virgini
Nel mese di maggio, in concomitanza con
i festeggiamenti per Maria SS. dell'Udienza, santa patrona di Sambuca
di Sicilia, che avvengono ogni anno la terza domenica del mese, si
svolge la sagra della minna di virgini. Fanno da contorno a tale
sagra numerosi eventi, spettacoli e iniziative varie.
Citazioni
La minna di virgini è citata da vari
autori siciliani. Ecco alcuni esempi:
Alfonso Di Giovanna dedica un intero
capitolo nel suo libro Per modo di dire.
Ecco un passo del racconto: - Farina,
uova, latte, lievito. Si compone una pinna di pasta tonda come una
luna piena; al centro si accumula un po' di tutto: cose, comunque,
che debbo studiare con attenzione: non dovrebbero mancare la zuccata,
la crema, l'essenza di garofano e di cannella, qualche pezzo di
cioccolato e… quant'altro mi ispirerà il Signore… Vedrà che ci
riusciremo a fare un dolce sensitivo -.
l'Abate Giuseppe Meli, medico e docente
di chimica all'Università di Palermo, nel Settecento ci racconta
che: Delle Vergini poi sono i bei seni. Quanto eccellenti sono, tutti
lo sanno. Salute a chi spende i suoi spiccioli A chi non ne mangia ci
venga un malanno Io per una sola salirei sulla cuccagna O starei
dentro incarcerato per un anno! Benedetta la madre che le vende
Benedette le mani che le fanno.
Giuseppe Tomasi Di Lampedusa ne Il
gattopardo cita, tra i tanti dolci presenti sulla tavola del principe
Fabrizio Salina, le impudiche paste di Vergine.
Mostaccino
12:35 |
Il mostaccino è un biscotto
speziato tipico della città di Crema. Utilizzato principalmente
nella preparazione del ripieno dei Tortelli cremaschi, annovera fra
gli ingredienti la noce moscata, la cannella, il chiodo di garofano,
il macis, il coriandolo, l'anice stellato, il pepe nero e il cacao.
Muccunetti
13:03 |
I muccunetti (termine dialettale
che vuol dire "bocconcini"), sono antichi dolci tipici
della Sicilia occidentale, precisamente di Mazara del Vallo,
realizzati con zuccata, mandorle, zucchero e uova. I muccunetti
vengono realizzati tutti a mano seguendo l'antica ricetta, e
confezionati ad uno ad uno nella carta velina, a forma di grosse
caramelle.
Oggi si trovano in commercio nelle
pasticcerie siciliane, oltre che nel convento di San Michele secondo
il vecchio metodo di vendita: si passano i soldi in una ruota di
ferro che gira e inghiotte le monete, lasciando al loro posto un
pacchetto di dolci.
Cenni storici
I muccunetti nascono grazie alla
maestria delle Suore benedettine del Convento di clausura di San
Michele di Mazara del Vallo, secondo l'antica tradizione pasticcera
siciliana dei conventi di clausura, che ha contribuito ad arricchire
l'arte dolciaria siciliana.
L'arte pasticcera sin dall'antichità
svolgeva un ruolo fondamentale nella vita monacale, infatti dolci
realizzati venivano dati in dono come moneta, e in questo modo il
chiostro acquistava l'attenzione del mondo esterno.
Sul finire del XVIII secolo l'arte
dolciaria nei conventi si diffuse a dismisura fino a diventare fonte
di reddito.
Mustaccioli
13:23 |
I
mustacciuoli
o, in maniera italianizzata,
mustaccioli o
mostaccioli, sono dolci tipici della tradizione gastronomica
partenopea.
Caratteristiche
I mustaccioli hanno una forma
romboidale, sono grandi circa 10-12 cm, anche se ultimamente si è
diffusa anche una variante mignon delle dimensioni di circa 6 cm.
Sono ricoperti di una glassa di cioccolato, mentre all'interno sono
caratterizzati da una pasta morbida dal sapore di miele e frutta
candita.
Cenni storici
Il nome mustaccioli è legato all'uso
nelle antiche ricette contadine del mosto (mostacea era il nome
latino), col quale venivano preparati per essere più dolci. I
mostaccioli napoletani sono riportati da Bartolomeo Scappi, cuoco
personale di Pio V, nel il suo pranzo alli XVIII di ottobre
Napoletani
I mustaccioli napoletani, nonostante
l'omonimia con molti dolci regionali italiani a base di mosto, non
somigliano a nessuno di questi. Un lontano parente del mustacciolo è
il Printen tedesco.
Negli ultimi anni sono nate molte
varianti di mostaccioli, nelle quali la glassa al cioccolato è
sostituita da una glassa di cioccolato bianco o da una glassa di
zucchero e canditi. Questi dolci sono amati in particolar modo dai
bambini napoletani per la loro ricetta che unisce miele e cioccolato.
I mustaccioli sono spesso venduti
insieme a roccocò, ma anche a raffiuoli e susamielli, ed insieme
agli struffoli sono i dolci caratteristici del Natale napoletano.
Nacatole
12:41 |
Le
nacatole
sono dolci tradizionali della
Calabria. L'area di produzione e in particolare è il territorio del
comprensorio della Locride, in Provincia di Reggio Calabria e in
pochi altri comuni della Calabria.
Storia, tradizione e
usi
Le nacatole sono dei dolci tradizionali
di origine antica, di forme diverse, che vengono preparati nelle
famiglie e nelle pasticcerie locali, durante il periodo natalizio. Si
preparano una settimana prima di Natale come segno beneaugurale e non
possono mancare nel cenone di fine anno. Vengono pure
commercializzate nei negozi di pasticcerie. Questo tipico dolce viene
consumato e si sposa magnificamente con i classici vini locali da
dessert (assimilabili per molti versi ai cantucci col vinsanto). La
mattina, invece, a colazione, si associa molto bene con il latte
fresco. L'area di produzione è il territorio del comprensorio della
Locride e della Piana di Gioia Tauro.
Descrizione sintetica
del prodotto
Le nacatole sono dolci di colore
marrone chiaro, di profumo delicato, di sapore dolciastro. Gli
ingredienti sono: farina di grano tenero macinato al mulino ad acqua,
uova caserecce, olio d’oliva extravergine locale, latte, anice e
lievito. Per la produzione del dolce sono necessari ingredienti
naturali.
- forma: di forma diversa (a ciambella, a bastoncino ecc.).
- dimensioni medie: varie
- peso medio: da 10 a 30 gr.
- Sapore: dolciastro.
- odore: di dolce fritto
- colore: marrone chiaro.
Tecniche di lavorazione
In un recipiente mescolare le uova con
lo zucchero, aggiungere l'olio extravergine di oliva, il latte,
l'anice, la farina e il lievito. Impastare il tutto e dare la forma
che si desidera. Friggere in abbondante olio d'oliva e dopo la
cottura, lasciare asciugare e cospargere di zucchero.
Periodo di produzione
Tutto l'anno in particolare nel periodo
di Natale. I locali utilizzati sono: laboratori di pasticcerie e
cucine di casa.
Prodotto agroalimentare
tradizionale
Le nacatole sono state incluse dal
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nell'Elenco
Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Suppl. Ord.
Gazzetta Ufficiale N°167 del 18-7-02 pag. 13 N°156).
Nadalin
14:59 |
Il Nadalin è un dolce tipico
natalizio di Verona.
Questo dolce fu inventato nel duecento
per festeggiare il primo natale di Verona sotto la signoria della
famiglia della Scala. È poi l'antenato del più celebre pandoro, che
invece fu inventato nell'Ottocento. Rispetto a quest'ultimo il
Nadalin, pur avendo ingredienti simili, è meno burroso e fragrante,
ma più compatto e dolce. Anche la forma è differente: se infatti il
pandoro ha una forma regolare standard a stella ed è molto alto, il
Nadalin invece è molto più basso e non ha una forma ben precisa,
spesso però o è a stella come il pandoro, ma delineata in modo meno
preciso, o a cupola come un panettone molto basso.
Molti veronesi lo preferiscono al
pandoro perché più legato alla tradizione della città, dal momento
che il pandoro è divenuto un dolce nazionale, è così il Nadalin
esprime meglio le origini e le tradizioni di Verona.
Nel 2012 il Nadalin ha ottenuto la
certificazione De.C.O..
Necci
15:01 |
I necci o nicci, o cian,
sono un piatto tipico di Pescia e
della Montagna Pistoiese, della Lucchesia, alta Versilia, Garfagnana,
Corsica e dell'alta valle del Reno, nell'appennino bolognese. Altri
nomi utilizzati sono ciacci (in Versilia e alta Garfagnana), caccìn
(in provincia della Spezia), panèlle (Sestri Levante e dintorni),
castagnacci oppure patolle
(con cui si identifica un impasto
più consistente), nicci
(in Corsica). Oggi si tende a
considerare il neccio come un dolce, ma le popolazioni rurali lo
consumavano accompagnato con vivande salate.
L'impasto è costituito da farina di
castagne, acqua e poco sale. La difficoltà maggiore è data però
dalla loro cottura, per la quale sono necessarie sia una notevole
perizia che appositi strumenti, detti "testi", da mettere
sul fuoco del camino, oppure i "ferri", che sono dei cerchi
di ferro con dei lunghi manici, che vanno messi sul piano della stufa
a legna. Oggi i testi sono più usati sul versante bolognese
dell'Appennino che sulla Montagna Pistoiese, dove invece sono i ferri
gli strumenti più adoperati.
La cottura con i testi è
particolarmente elaborata: appena sono stati scaldati, su di un testo
vengono posate tre foglie di castagno, raccolte in estate e fatte
rinvenire in acqua tiepida, poi un mestolo di impasto, altre tre
foglie e altro testo caldo, fino a formare una pila. In questo modo
il neccio non si attacca al testo e assume aroma e sapore dalle
foglie.
Necci ripieni
Una volta cotti, i necci vengono
generalmente riempiti con ricotta (nella versione di lusso con
scaglie di cioccolato fondente e/o canditi) ed arrotolati come se
fossero cannoli. I necci possono essere anche consumati:
- a biuscio, termine dialettale che sta per "senza condimento"
- guercio, con l'aggiunta di una sottile fetta di pancetta prima della cottura o come riempimento. Nel secondo caso si preferisce qualche fetta rotonda di rigatino
- incicciato, con l'aggiunta di pasta di salsiccia, direttamente nell'impasto o come riempimento. Questa versione è tipica di Pescia e più in generale in tutta la Montagna Pistoiese
- con la nutella, farcito con abbondante crema di cioccolato. Ovviamente questa versione non appartiene alla tradizione, ma conta numerosi appassionati, specialmente tra i giovani
- con la ricotta, con l'aggiunta di ricotta ovina o bovina. Questa variante è spesso usata nelle zone dell'Appennino bolognese e pistoiese .
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