C’è un dolce che non conosce posate, formalismi o porzioni: si prende con le mani, si condivide senza regole, si consuma tra chiacchiere e risate. Il Monkey Bread, nato negli Stati Uniti ma con un’anima mitteleuropea, è molto più di un dessert da colazione o da brunch. È un’esperienza collettiva, un gesto conviviale che affonda le radici nei forni casalinghi dell’America rurale, evolvendosi in una delle preparazioni più amate, soprattutto nei giorni di festa. La sua struttura lo rende irresistibile: piccole palline di impasto lievitato, tuffate nel burro fuso e ricoperte di zucchero e cannella, impilate in uno stampo ad anello e cotte fino a diventare una massa fragrante, dorata e profumata.
Nonostante il nome curioso, il Monkey Bread non ha nulla a che fare con le scimmie. L’origine della sua denominazione è oggetto di varie interpretazioni, la più diffusa delle quali è legata alla modalità di consumo. Così come le scimmie si nutrono strappando e dividendo il cibo, anche il Monkey Bread si mangia “a strappo”, afferrando le singole palline con le mani. Non è raro trovarlo al centro della tavola durante il Ringraziamento o il brunch di Natale, quando la sua capacità di attrarre grandi e piccoli allo stesso modo diventa parte integrante del rituale domestico.
Ma il Monkey Bread ha una storia ben più complessa di quanto la sua forma giocosa lasci intendere. Le sue origini risalgono ai pani dolci tirati a mano della tradizione ungherese, come l’“arany galuska”, una specialità a base di pasta lievitata, burro, noci e zucchero. Gli immigrati dell’Europa centrale portarono con sé queste ricette negli Stati Uniti tra il XIX e il XX secolo, adattandole poi agli ingredienti locali. Nel tempo, questa versione americana ha subito trasformazioni, semplificazioni e innovazioni, diventando una preparazione versatile e familiare. Il suo boom arriva negli anni ‘50, quando la ricetta viene pubblicata in vari libri di cucina e raccolte promozionali delle industrie alimentari. Negli anni ‘80, diventa una costante nei brunch della Casa Bianca, complice la passione dell’allora First Lady Nancy Reagan, che ne faceva servire versioni arricchite durante le feste ufficiali.
La preparazione del Monkey Bread richiede un po’ di tempo e pazienza, ma il risultato è garantito. Si può partire da zero, con un impasto lievitato morbido, oppure – per chi va di fretta – utilizzare impasti pronti come quelli dei biscuit americani in scatola. Qui, però, vogliamo riscoprire la versione autentica, artigianale, realizzata interamente a mano. Gli ingredienti sono semplici ma devono essere di qualità: farina forte, lievito attivo, burro, zucchero di canna, cannella, latte e uova.
Ingredienti per uno stampo a ciambella (10-12 porzioni):
Per l’impasto:
500 g di farina manitoba
200 ml di latte intero
80 g di zucchero semolato
2 uova
100 g di burro morbido
1 bustina di lievito di birra secco (circa 7 g)
1 pizzico di sale
Per la copertura:
150 g di burro fuso
200 g di zucchero di canna
2 cucchiaini di cannella in polvere
(opzionale) 100 g di noci pecan tritate o gherigli di noce
(opzionale) 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Per la glassa (facoltativa):
100 g di zucchero a velo
2-3 cucchiai di latte o succo d’arancia
Preparazione:
Inizia scaldando leggermente il latte, rendendolo tiepido ma non bollente. Sciogli al suo interno il lievito e lascia riposare per una decina di minuti finché non si forma una leggera schiuma in superficie. In una ciotola capiente, versa la farina e lo zucchero, quindi aggiungi il composto di latte e lievito, le uova e il pizzico di sale. Impasta prima con una forchetta, poi a mano o con una planetaria dotata di gancio, fino a ottenere un impasto elastico. Aggiungi il burro morbido a piccoli pezzi, continuando a lavorare finché non è completamente assorbito. L’impasto sarà morbido e leggermente appiccicoso. Coprilo con pellicola e lascialo lievitare in un luogo tiepido fino al raddoppio del volume (circa 1 ora e mezza).
Nel frattempo, prepara il composto per la copertura mescolando lo zucchero di canna con la cannella in una ciotola. Sciogli il burro a parte e tienilo pronto. Una volta lievitato, sgonfia l’impasto e dividilo in palline da circa 20 grammi ciascuna. Passa ogni pallina prima nel burro fuso e poi nello zucchero e cannella. Se gradisci, puoi inserire un pezzettino di noce o pecan al centro di alcune palline per aggiungere un tocco croccante. Disponile una ad una in uno stampo a ciambella imburrato, creando strati leggermente disordinati: è proprio questa disposizione casuale a creare la bellezza del Monkey Bread.
Una volta completato lo stampo, copri e lascia lievitare per altri 30-40 minuti. Cuoci in forno preriscaldato a 180°C per circa 35-40 minuti. La superficie deve essere ben dorata, ma attenzione a non cuocerlo eccessivamente per non asciugare l’interno. Sforna e lascia intiepidire per 10 minuti, poi sforma il dolce su un piatto da portata. Puoi servirlo così com’è oppure decorarlo con una glassa veloce mescolando zucchero a velo e latte fino a ottenere una consistenza fluida da colare sulla superficie.
Il Monkey Bread va servito tiepido, quando il burro e lo zucchero creano una crosticina croccante e l’interno è ancora soffice e fragrante. Basta un morso per sentirsi a casa, per rivivere una domenica americana, per ritrovare il gusto dell’infanzia anche in chi non è mai stato bambino lì.
L’abbinamento consigliato varia a seconda del momento della giornata. A colazione, è perfetto con un caffè americano lungo o con un cappuccino ben montato. Nei brunch, si sposa magnificamente con spremute d’arancia fresche, tè neri robusti o anche bevande speziate come il chai latte. Se invece viene servito come dessert, allora si può osare un bicchiere di latte intero freddo, una tazza di caffè moka, o per chi preferisce il contrasto, un passito bianco come il Moscato di Scanzo o un Madeira dolce. Chi ama le contaminazioni può persino abbinarlo a una birra stout, che con le sue note di cioccolato e liquirizia dialoga con il burro e la cannella in modo sorprendente.
Il Monkey Bread non è soltanto una ricetta. È una piccola architettura di affetti, un dolce da mangiare in piedi, insieme, attorno al tavolo, senza troppe regole. Non chiede attenzioni formali: si dona a chi ha voglia di condividere, di ricordare o semplicemente di assaporare. In questo senso, il Monkey Bread è anche un gesto: quello di chi spezza, di chi offre, di chi attende con le dita unte e il sorriso pronto. Un gesto che ha il sapore della famiglia.
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