In un angolo remoto dell’Atlantico settentrionale, dove i venti portano echi di leggende vichinghe e il tempo pare scorrere più lentamente, si conserva un dolce che racconta molto più di una semplice tradizione culinaria. La Vínarterta, torta islandese a strati originaria del XIX secolo, rappresenta una sintesi raffinata di memoria culturale, migrazione e adattamento. Ben oltre la sua apparenza semplice, questo dolce è il cuore pulsante di una ritualità che lega le generazioni, unendo sapientemente le spezie dell’Europa continentale alle esigenze conservatrici della vita nordica.
La Vínarterta non è solo un dessert; è una narrazione commestibile. Ogni fetta, servita con cura durante il Natale, i matrimoni o le occasioni solenni, racchiude un racconto che risale all’emigrazione islandese in Nord America, portando con sé non solo persone, ma identità, usi e ingredienti in valigia. In quel contesto diasporico, tra la rigidità climatica canadese e il desiderio di preservare il legame con la madrepatria, la torta è divenuta un segno tangibile di appartenenza, un conforto impastato di spezie e prugne.
La Vínarterta ha origini austro-danesi, ma il suo destino si lega indissolubilmente all’Islanda. Introdotta nel paese nordico nel corso del XIX secolo attraverso influenze europee, la ricetta si è poi cristallizzata nella sua forma attuale grazie alla migrazione islandese verso il Canada a partire dal 1870. I coloni islandesi, stabilitisi soprattutto nel Manitoba, portarono con sé questa preparazione come elemento identitario.
Curiosamente, mentre in Islanda la ricetta originale è andata in parte perduta o evoluta, nelle comunità islandesi del Canada si è mantenuta pressoché immutata. La versione canadese è diventata la Vínarterta per antonomasia: sette strati di biscotto sottile e burroso, intervallati da una farcia di prugne cotte, zucchero, cannella, cardamomo e vaniglia, lasciata maturare per giorni prima della consumazione.
Molti islandesi tornati in patria o in visita in tempi recenti hanno sperimentato una sorta di "scontro culturale" scoprendo che in Islanda il dolce non gode più della stessa popolarità, e la versione tramandata dai connazionali emigrati è ormai considerata una reliquia storica all’estero più che una presenza diffusa nelle pasticcerie dell’isola.
La Vínarterta non si improvvisa. È una torta che sfida la frenesia contemporanea, esigendo pazienza, attenzione e rispetto per la tradizione. Gli ingredienti sono semplici, ma la preparazione necessita di dedizione. È frequente che le famiglie islandesi-canadesi conservino la propria versione della ricetta come un cimelio, trasmessa rigorosamente da madre a figlia, spesso accompagnata da un quaderno ingiallito e punteggiato di appunti scritti a mano.
Ingredienti per l'impasto (per 7 dischi da 23 cm):
300 g di burro a temperatura ambiente
200 g di zucchero
2 uova grandi
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 cucchiaino di cardamomo macinato
1 cucchiaino di ammoniaca per dolci o lievito
500 g di farina 00 (circa)
Ingredienti per il ripieno:
500 g di prugne secche snocciolate
250 ml d’acqua
150 g di zucchero
1 cucchiaino di cannella
½ cucchiaino di chiodi di garofano macinati
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Preparazione:
Ripieno: inizia preparando la farcia. Cuoci le prugne in acqua fino a renderle morbide (20–25 minuti). Scolale leggermente e frullale fino a ottenere una purea liscia. Rimetti la purea sul fuoco basso, aggiungi zucchero e spezie, e cuoci per altri 10 minuti. Lascia raffreddare completamente.
Impasto: monta il burro con lo zucchero fino a ottenere un composto cremoso. Aggiungi le uova una alla volta, quindi la vaniglia e il cardamomo. Incorpora la farina mescolata con l’ammoniaca, fino a ottenere un impasto compatto ma malleabile.
Cottura: dividi l’impasto in 7 parti uguali. Stendi ciascuna in un disco sottile (circa 23 cm di diametro). Cuoci in forno preriscaldato a 180°C per 10–12 minuti, finché i bordi saranno appena dorati.
Assemblaggio: quando tutti i dischi sono freddi, alterna uno strato di impasto a uno di farcia. Premi leggermente per uniformare. Avvolgi la torta in pellicola e lascia riposare almeno 48 ore, idealmente una settimana, in un luogo fresco.
Servizio: taglia a fette sottili con un coltello seghettato. Alcuni decorano la parte superiore con una glassa leggera o semplicemente con zucchero a velo.
La Vínarterta si presta a essere servita con bevande calde durante i mesi freddi, e la sua complessità speziata trova ottimi compagni sia nel caffè filtrato nordico, amaro e intenso, che in un tè nero robusto. Tuttavia, per chi desidera osare, può essere abbinata a un distillato di ginepro islandese come il Brennivín, che con le sue note erbacee e leggermente affumicate contrasta l’opulenza dolce e speziata del dessert.
In alternativa, una selezione di porto LBV o un Madeira semi-secco può offrire un’esperienza sensoriale più rotonda, bilanciando il gusto deciso del ripieno di prugne con una persistenza elegante.
Nel mondo globale di oggi, dove le tradizioni culinarie si fondono e si trasformano rapidamente, la Vínarterta si impone come simbolo di resilienza culturale. È il prodotto di una doppia migrazione: di ingredienti, certo, ma anche di significati. Ha viaggiato da una Danimarca ottocentesca alle pianure canadesi e, ironicamente, si è cristallizzata in quest’ultima terra molto più che nella sua patria adottiva.
È una torta che si fa custode del tempo. Non solo per la sua preparazione lenta, ma per ciò che rappresenta: una memoria condivisa, un'eredità intergenerazionale fatta di gesti e sapori. Ogni famiglia ha una propria versione, ogni fetta racconta una genealogia di mani che hanno impastato, cotto e assemblato con cura, spesso in silenzio, attorno a tavole semplici e calorose.
Chi prepara oggi una Vínarterta non sta solo seguendo una ricetta: sta riaffermando un’identità, celebrando una comunità e rendendo omaggio a una forma di cultura domestica che resiste al tempo e alla distanza. In un’epoca di ricette veloci e dessert elaborati, questa torta stratificata è un invito a rallentare, ascoltare, ricordare.
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