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Cronut

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Il Cronut è un dolce che unisce l'impasto del cornetto con quello del donut. Si tratta di un'invenzione culinaria dello Chef Dominique Ansel per la panetteria omonima Dominique Ansel a New York City.

Storia

Nel maggio del 2013, la panetteria registrò il nome del marchio di questo prodotto. Il sito Internet della panetteria Dominique Ansel afferma che, nonostante il prodotto venga descritto come "metà Croissant, metà Donut", non è fatto semplicemente friggendo l'impasto per il croissant ma viene realizzato con un tipo di impasto a più strati utilizzando una ricetta brevettata che impiegò allo Chef due mesi e 10 tentativi diversi per essere creata. La pagina Facebook della pasticceria afferma anche che il Cronut non è un termine generico per descrivere tutti gli ibridi croissant- donut, ma un preciso dolce associato alla panetteria. Un articolo del Boston Globe descrive l'ibrido croissant-donut della panetteria Dominique Ansel come un "portmanteau" culinario.
Il Cronut di Ansel fu presentato su Late Night con Jimmy Fallon, sui programmi The Today Show, Good Morning America, e Piers Morgan Live sulla CNN, che ha avuto come ospite Anthony Bourdain.
Versioni imitanti la ricetta per il dolce croissant-donut di Ansel sono spuntati fuori a Los Angeles, Jacksonville, e a Minneapolis. È stata persino sviluppata una ricetta fatta-in-casa. Queste versioni similari compaiono con nomi differenti sin dal momento in cui il marchio Cronut è rimasto in sospeso per le richieste di registrazione del marchio presentate alla USPTO e a livello internazionale. Lo Chef Alina Eisenhauer del Sweet Kitchen & Bar a Worcester, nel Massachusetts ha affermato che lei fu la prima a friggere l'impasto del croissant e a servire i suoi "dosants" sin dal2006.
Una panetteria a Vancouver, in Canada, ha introdotto una variante conosciuta come il frissant. Una versione dell'ibrido croissant-donut è stato introdotto nelle Filippine. L'ibrido croissant- donut è la versione seguente ad altre variazioni del croissant come il couture croissant, il Croissan'Wich, il pretzel croissant, il croque croissant e lo Yummmm bun.
Una pasticceria a Montréal, in Canada ha nominato la loro versione del dolce fritto The Cronetto, che include crema pasticcera dolce come ripieno.
Nel luglio 2013, la pasticceria Dominique Ansel Bakery ha lanciato una serie di campagne di beneficenza con il suo prodotto Cronut per contribuire alla Food Bank di New York.
Alla nascita del Cronut è stata dedicata una puntata della serie televisiva 2 Broke Girls, intitolata proprio "And the Cronuts", in cui le protagoniste (proprietarie di un negozio di cupcakes) devono fare i conti con il successo di questo nuovo dolce anche nella sesta stagione della serie televisiva Castle in una puntata denominata "Il Drago Verde" viene menzionato tale tipo di dolce.



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Cuddura

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La cuddura è una ciambella intrecciata diffusa in particolare in Sicilia ma anche in tutto il resto dell'Italia meridionale. Essa può essere sia dolce che salata.
Viene indicata con diverse altre denominazioni ed è riconosciuta con sei diverse denominazioni come prodotto agroalimentare tradizionale (P.A.T) dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) di cui quattro siciliane, una calabrese e una pugliese.

Nomi e denominazioni P.A.T
Il termine cuddura deriva dal greco antico κολλύρα (kollura) che significa corona e in origine ne sottolineava la forma. Oggi il nome cuddura tende ad una vera e propria italianizzazione, ma è un dialettismo originario dell'Italia meridionale, diffuso con tutte le sue varianti in Sicilia, Calabria, parte della Puglia e della Basilicata, così come della Campania. La forma a ciambella serviva anticamente ai pastori o ai viandanti per infilarla nel bastone o nel braccio e portarla comodamente con loro nei loro lunghi spostamenti.
Il termine cuddura è la forma base da cui poi derivano tutte le varie modificazioni ortografiche relative alle singole zone di produzione che identificano però prodotti da forno specifici tra loro simili ma a volte anche diversi nelle forme e negli ingredienti. Alcuni di questi prodotti sono stati riconosciuti come P.A.T. Di seguito l'elenco dei nomi e dei prodotti con cui è conosciuta la cuddura:
  • Sicilia
    • Cuddura cull'ova o pani cu' l'ovu o aceddu cu' l'ova
    • Cuddura di San Paulu (P.A.T)
    • Cuddureddi (P.A.T)
    • Cudduredda o Cuddrureddra
    • Cudduruni
    • Cuddrireddra (P.A.T)
    • Pupi cull'ova (P.A.T)
  • Calabria
    • Cucùlu
    • Cuddura col lardo
    • Cuddhuraci o 'Nguti (P.A.T) o pupa
    • CuddrurieddruCullurialli o Culluraci
    • Cuddracci
    • Sguta (P.A.T)
  • Puglia
    • Cuddhrure o Puddhriche (P.A.T)
    • Cuddhura cu l'oe
    • Puddhica cu l'oe
    • Palomba o Palummeddhra
    • Panareddhra
    • Pupu cu l'ovu

Caratteristiche
La sua base è costituita da farina, acqua, lievito e sale. L'impasto lievitato viene condito in più modi. Un tipo viene condito con cipolla, pomodoro pelato, acciughe sotto sale a pezzi, salsiccia a pezzi, pecorino. Un secondo tipo viene condito con cipolla, broccoli crudi, formaggio, acciughe salate e salsiccia a pezzi. Un altro tipo viene condito con cipolla, patate crude affettate finemente, salsiccia a pezzi e pezzettini di acciughe dissalate, formaggio pecorino. Può essere mangiato caldo o freddo. Le sue qualità alimentari e gastronomiche sono celebri in Italia e nel mondo.
Il termine può definire anche un dolce pasquale a base di farina tipico dell'Italia meridionale (soprattutto della Sicilia), di antica origine, legato all'uso dell'uovo durante i riti pasquali e tramandato dalla tradizione contadina, considerato per molto tempo il dolce pasquale dei poveri, ma poi rivalutato per la sua facile realizzazione e per le possibili varianti realizzabili.
Un altro dolcetto tipico legato alle festività è il cuddureddu natalizio (in particolare a Caltagirone), piccole ciambelle di biscotto farcite di fichi secchi e mandorle, legato al detto nun c'ha prumettiri voti ê Santi e mancu cuddureddi ê picciriddi (non devi promettere voti ai santi e nemmeno ciambelline ai bambini), per intendere l'impossibilità di mantenere le promesse.

Sicilia
Cuddura cull'ova
Molto diffuso in Sicilia è anche una cuddura con le uova sode intere inserite nel centro, chiamato cuddura cull'ova (in italiano cuddura con le uova), che si consuma a Pasquetta. Una ricetta molto simile era preparata dalle ragazze per i fidanzati, a dimostrazione del loro amore, sagomandola a forma di cuore.

Cudduredda
La cudduredda (plurale cuddureddi) o cuddrureddra (plurale cuddrureddri) (esistono numerose varianti del nome tra cui anche cuddrireddra e cuddiredda) è un dolce tipico siciliano, prodotto quasi esclusivamente nel comune di Delia. Le cuddrureddri, tipiche di Delia in provincia di Caltanissetta, sono caratterizzate dalla pasta dura aromatizzata alla cannella. Gli ingredienti principali dell'impasto sono farina, zucchero, uova, strutto e naturalmente la cannella. Il tutto viene fritto in abbondante olio. Il suo nome deriva dalla tipica a forma a coroncina, che le viene conferita attraverso l'operazione della lullatura e che sarebbe un omaggio alle castellane che alla fine del XIII secolo d. c. abitavano il castello sito nei pressi di Delia, paese che ha dato origine al dolce.

Cuddureddi e Cuddrireddra
Le Cuddureddi e le Cuddrireddra sono prodotti tipici siciliani e come tali rientrano nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) stilato dal ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf).
La Regione Siciliana ha inserito nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani anche la cuddura di San Paulu, un pane votivo preparato in occasione della celebrazione del martirio di san Paolo (29 giugno) nel comune di Palazzolo Acreide. Questo pane votivo è decorato con figure di serpenti che rimandano alla leggenda secondo la quale il santo era immune dal veleno della vipera, pertanto il pane, comprato all'incanto, viene distribuito dai fedeli fra i familiari per conferire loro salute e prosperità.

Cudduruni (o cuddiruni)
In Provincia di Siracusa, più precisamente nei comuni di Lentini, Carlentini e Melilli la presenza del cudduruni - una focaccia imbottita di cipolle, pomodoro, patate, filetti di acciughe salate, pecorino grattuggiato e origano - costituisce un'antica tradizione culinaria.
Sempre in provincia di Siracusa, a Ferla, si ha una variante dolce del cudduruni che si fa impastando la pasta del pane. Quando questa è lievitata si spiana in dischi di circa mezzo cm di altezza e circa 20 cm di diametro che vengono fritti in olio e poi conditi con una spolverata di zucchero.
Il cudduruni (salato) è presente anche nel Nisseno e nell'Agrigentino, nonché a Ciminna, a Lercara Friddi e in altri paesi limitrofi della provincia di Palermo.

Calabria
Con il termine cuddhura in Calabria si intende generalmente un prodotto da forno, in alcuni casi simile al pane, in altri casi con un impasto dolce. Si tratta in entrambi i casi di un preparato a forma di piccole ciambelle di varie forme. E' considerato il tipico dolce pasquale, chiamato con vari nomi in molti paesi della Calabria: Cuddhura, o "Sguta", o "Cuzzupa", o Cucùlu, o Vuta. In genere sull'impasto, prima della cottura al forno, vengono posizionate una o più uova sode, tipiche della tradizione pasquale.
In Calabria sono diffuse la cuddhura col lardo e i reggini cuddhuraci o 'nguti mentre a Cosenza troviamo i cuddrurieddri. Le denominazioni cuddhuraci e 'nguti sono inserite nell'elenco dei prodotti agroalimetari tradizionali (PAT) stilato dal ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf).

Cuddhuraci
Il cuddhuraci, o cudduraci, è fatto con ingredienti semplici e genuini: farina e zucchero (anticamente anche con farina di granturco e mosto cotto oppure sciroppo di fichi; simili al dolce greco koulouraki, κουλουράκι). Nell'antichità veniva usato come pane per il viaggio e non era dolce. Secondo la tradizione orale era il pane, farcito di uova, portato dagli Ebrei durante la fuga dall'Egitto, tradizione trasmigrata nelle usanze cristiane ed oggi consumato durante la scampagnata del lunedì dell'Angelo (detto localmente Pascuni) È usanza che le giovani "zite" (fidanzate) preparino un cudduraci al proprio promesso sposo come simbolo d'amore, il dolce viene preparato a forma di cuore e con tante uova sode oppure a forma di "pupa" con l'uovo sodo nella pancia come augurio per la nascita di una felice prole nel prossimo matrimonio. La tradizione tramanda che più grande sia la grandezza del dolce, maggiore sia l'amore provato per la persona a cui lo si regala.

Cuddrurieddru
Il cuddrurieddru è un tipico prodotto culinario natalizio del cosentino, tradizionalmente preparato in casa e parte del menu tipico dei cosentini la sera del 7 dicembre, vigilia dell'Immacolata Concezione.
Consiste in un impasto a base di farina, patate lesse, sale, lievito naturale. All'impasto, dopo la lievitazione, che con il procedimento classico dura intorno alle 2-3 ore, viene solitamente data la forma di ciambella, ma può anche essere farcito con alici salate, con rosa marina (sardella calabrese), con provola, con olive schiacciate e salate o con miele. La cottura non avviene in forno ma mediante frittura in abbondante olio bollente.
La pronuncia "cuddrurieddru" è tipica della città di Cosenza e di alcuni comuni dell'hinterland, in particolare quelli ad ovest della città, nella zona delle serre cosentine. L'esatta pronuncia di questo termine, per la doppia "ddru" presente, pronunciata in modo simile all'inglese "drug", è particolarmente complessa anche per gli altri calabresi. In altri comuni della provincia i cuddrurieddri sono chiamati cullurialli. Il dolce è chiamato in altre province della Calabria con nomi diversi, ma con preparazione pressoché analoga (cambia solo in alcuni casi il rapporto tra la quantità di patate e di farina). Alcuni dei nomi assunti sono: Crispelle, Nacatole, ZippuliFritti, oppure in dialettale chiamate grispeddri. Nel Vibonese vengono chiamate cururicchi, curujicchi o curijicchi.

Puglia
In Puglia, le cuddure vengono indicate con il nome di cuddhrure o puddhriche o puddhricastri  (dal greco cullùra, κουλούρα, ossia "rotondo" o "spirale" e dal latino pulluceo, ossia pane che si offre).
In Puglia, particolarmente nel Salento in provincia di Lecce sono diffuse le puddhriche dette anche cuddhrure, si tratta di un pane pasquale molto simile alle cuddura cu l'ova siciliane. Come per le preparazioni siciliane anche in Puglia sono diffuse le versioni pasquali con l'uovo sodo al centro che localmente vengono chiamate cuddhura cu l'oe (cuddura con l'uovo), puddhica cu l'oe (puddica con l'uovo), pupu cu l'ovu (bambino con l'uovo). Anche in Puglia come in Sicilia queste preparazioni durante il periodo pasquale sono fatte a forma di colomba e localmente dette palombapalummeddhrapanareddhra. Le denominazioni cuddhrura o puddhricha sono state riconosciute ed inserite nell'elenco dei prodotti agroalimetari tradizionali (PAT) stilato dal ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf). Indicate in tale elenco sono anche le varianti cuddhura cu l'oepalombapalummeddhrapanareddhrapuddhica cu l'oe.









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Boero



Il boero, è un cioccolatino composto da una ciliegia sotto spirito avvolta col suo liquore in uno spesso guscio di cioccolato fondente.
Nel 1959 la Ferrero inizia a produrre il Mon Chéri, rivisitazione del classico Boero.


Storia

Le origini dei cioccolatini boeri sono incerte, sembra siano stati inventati durante i primi del Novecento dal pasticcere svizzero Emil Gerbeaud.

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Bombolone

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Il bombolone è un dolce toscano fritto di pasta morbida ricoperta di zucchero, di forma circolare, della larghezza tipica di un compact disc. Ha somiglianza con le frittelle, ma è più gonfio e più morbido. Viene comunemente accostato al krapfen austriaco, alla bomba italiana, pasta diffusa nella regione del Lazio e in molte zone del Meridione, al donuts o doughnuts americano, ma ha gusto e preparazione unici e assai diversi.


La preparazione

Per la preparazione dei bomboloni è necessario realizzare un impasto lievitato, meglio se aromatizzato con un poco di scorza di limone. Una volta preparato l'impasto, si possono ritagliare dei dischetti dal diametro di circa 10 cm, farli lievitare per circa un'ora e poi friggerli in olio di semi bollente. È anche possibile evitare di friggerli e cuocerli al forno (in questo caso i bomboloni saranno più morbidi e meno croccanti). Appena preparati andranno poi sparsi di zucchero semolato.


Il consumo

A differenza di altri tipi di paste dolci, il bombolone non viene tradizionalmente consumato a fine pasto. È invece tipico per la prima colazione e per la merenda. Negli stabilimenti balneari della Toscana è usuale trovarlo appena preparato a metà pomeriggio.


Differenza con il krapfen e con altri dolci di simile forma

Esistono tre differenze tra il bombolone toscano e dolci di forma simile come il krapfen austriaco:
  1. la ricetta del bombolone toscano non prevede le uova
  2. il bombolone toscano è vuoto, non è quindi ripieno né di crema pasticcera, né di marmellata;
  3. il bombolone toscano è fritto in olio non troppo caldo, assumendo una fragranza particolare;
  4. il bombolone toscano è fatto di pasta morbida e poco consistente (anche definita "pasta vuota"), mentre il krapfen o la bomba italiana o altri dolci simili, tipo il donuts americano sono di pasta molto consistente (anche definita "pasta piena").

Differenza con la "bomba" di origine laziale

La differenze principale tra il bombolone toscano e la bomba laziale è data dal ripieno. Mentre il bombolone è sempre rigorosamente vuoto, la bomba laziale è tipicamente piena di crema pasticcera o crema di cioccolato.


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Bossolà bresciano




Il Bossolà bresciano è un dolce tipico tradizionale natalizio della provincia di Brescia (Lombardia).
La zona geografica di produzione storica è nel triangolo dei comuni di Brescia città, Orzinuovi e Montichiari. È un dolce natalizio, ma che viene messo in produzione già dal giorno di Tutti i Santi o alla Commemorazione dei defunti e continuato poi per tutte le festività natalizie.

Origini del nome

Il nome è di incerte origini: alcune ipotesi lo fanno risalire alla sua particolare forma tondeggiante e concava al centro (bossolà o bussolà). In alcune zone della Bassa viene anche chiamato bissolà, per la vaga somiglianza con una biscia (in dialetto bresciano biss) arrotolata, a forma di anello, simile al dolce del mantovano chiamato "Anello di Monaco"


Preparazione e ingredienti

È un dolce di pasta lievitata in forma tondeggiante e circolare, cava al centro. L'ultima delle tre lievitazioni e la cottura avvengono in uno stampo apposito.
Sebbene le interpretazioni di pasticceria contemporanee abbiano un po' alleggerita la consistenza, il bossolà tradizionale è sempre stato, storicamente, piuttosto compatto e robusto. Anche per questo motivo si gustava volentieri inzuppato nel caffelatte.


Ingredienti per 4 persone
  • 3 uova
  • 150 g zucchero semolato
  • 150 g burro di affioramento naturale
  • 200 g farina bianca tipo 00
  • 150 g fecola di patate
  • una scorza di limone grattugiato
  • 30 grammi lievito di birra
  • vaniglia in baccello
  • 150 grammi di latte
Scaldare il latte senza farlo bollire con il baccello di vaniglia. Montare il burro con lo zucchero, aggiungere i tuorli d'uovo, la farina, la fecola, la buccia di limone grattugiata. Quando il baccello avrà lasciato i semi nel latte Unirvi il lievito e fatelo sciogliere nel latte unitelo all'impasto e per ultimi gli albumi delle uova ben sbattuti e montati. Mettere il composto in uno stampo con il buco, imburrato e infarinato, e porlo nel forno a 170 °C per 35 minuti circa.
Una volta raffreddato spolverarlo a volontà con zucchero a velo vanigliato.




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Brasadelo



Il Brasadelo è un dolce tradizionale della provincia di Vicenza, in particolar modo della zona occidentale confinante con la provincia di Verona. Al giorno d'oggi è ospite immancabile in tutte quelle manifestazioni legate ai vini di Gambellara.
Gli ingredienti della ricetta tradizionale sono: uova, farina, burro, zucchero, lievito, mandorle dolci e Recioto di Gambellara. Sulla superficie è sempre presente la granella di zucchero.
Vini consigliati come accompagnamento: Recioto Spumante - Recioto Passito di Gambellara.



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Bussilan

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Il bussilan è un dolce tipico della provincia di Parma e dell'Emilia occidentale.
È una comune ciambella ormai presente costantemente nelle colazioni dei parmigiani. Il termine bussilan sembra essere la storpiatura della parola bosilan, tipica del dialetto lombardo, da cui si pensa derivi il nome di questo dolce. In verità il termine significa biscione presente nello stemma dei Visconti a Milano.
Probabilmente dato che molti parmigiani, durante la dominazione viscontea su Parma, dovevano recarsi a Milano per alcune incombenze spiacevoli, al ritorno, portavano con sé alcune ciambelle aventi la forma di un biscione, poi nel tempo sicuramente modificata per comodità.
Il dolce tipico pasquale di Fontevivo ancora oggi in vendita in forni e pasticcerie del paese è la cosiddetta torta bianca, chiamata in dialetto locale “Al Bussilàn”.
« Fa la nana al me putèn,
al papà l'è andè a Milàn,
par comprar al bosilàn:
méz p'rincò e méz par dmàn. »
(Filastrocca popolare parmigiana)




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Perché nei ristoranti giapponesi non ci sono dolci giapponesi?

A dir la verità in un ristorante asiatico non ci dovrebbero essere dessert. Il concetto di pasto a portate che termina col dessert è europeo.

Questo è un pasto in casa.



E questo uno al ristorante.



Chiunque abbia mangiato in Asia sa che le pietanze arrivano tutte insieme o a poca distanza l’una dall’altra e senza un ordine preciso.

È un modo di mangiare che personalmente preferisco di molto e a volte utilizzo anche con piatti freddi italiani.
Permette di mangiare una varietà maggiore di pietanze (se si è in sei o sette una decina), in quantità molto variabili e circa allo stesso prezzo di un pranzo all’europea. È quindi più divertente e pratico.

Spesso questo modo di servire viene usato anche nei ristoranti italiani. Il piatto di spaghetti viene messo in mezzo e ciascuno si serve. Poi arriva una pizza che subisce lo stesso trattamento. E così via.

I dolci una volta si mangiavano in occasioni differenti, ad esempio feste o durante la passeggiata serale nel giardino di un tempio buddista vicino a casa. Il concetto era quello del gelato da passeggio.

Il dessert è sì diventato comune, ma non avendo un suo posto preciso dettato dalla tradizione è un po’ un corpo estraneo che causa rigetto e non segue regole.

A volte trovi dessert europei in un ristorante di sushi, a volte (raramente) trovi dolci giapponesi in un ristorante europeo. Ma regole non ce ne sono. Tutto dipende dal padrone del posto e dalle sua preferenze.


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Caldi dolci

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I caldi dolci sono un tipico dolce della pasticceria mantovana preparato quasi esclusivamente nei primi giorni di novembre in particolare il 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti.

Ingredienti

  • Farina di mais (250  g)
  • Latte (1 l)
  • Vino cotto (1 l)
  • Burro (100  g)
  • Zucchero (100  g)
  • Pinoli (100  g)
  • scorza di limone grattugiata
  • cannella
  • chiodi di garofano (4)
  • Sale (un pizzico)





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I dolci "turkish delights" sono stati inventati in Turchia

I dolci che nel mondo occidentale si chiamano "turkish delights" sono stati inventati a Istambul da un uomo chimato Ali Muhiddin Haci Bekir Efendi. Lui era un pasticciere di Kastamonou (provincia dell'odierna Turchia) che nel 1777 ha aperto un negozio di dolci nella capitale dell'Impero Ottomano.


Quando Bekir Efendi ha fatto questo dolce per la prima volta lo chiamò “rahatu’l hulkum” che è un termine Arabo. Nel tempo però il nome del dolce si tramutò in semplice lokum mentre fuori dalla Turchia si chiama "Turkish Delight"


A Bekir Efendi è stato dato un riconoscimento imperiale per l'invenzione di questo dolce e successivamente è diventato anche il pasticciere del palazzo imperiale. Lo stesso titolo sarebbe poi toccato a suo figlio Mehmet Muhiddin Efendi e anche al suo nipote Ali Muhiddin Efendi


Nel 1873 la fama di questo dolce era cresciuta tale da diventare un marchio internazionale dell'azienda Hadji Bekir.

Le delizie di Hadji Bekir vinsero la medaglia d'argento alla Fiera di Venezia nel 1873 e alla Fiera di Colonia in Germania nel 1888. Vinsero la medaglie d'oro alla Fiera di Bruxelles nel 1897 e alla Fiera di Nizza in Francia nel 1906.

Giustamente i propiertari aggiunsero queste medaglie al logo della loro azienda.



Mehmet Muhiddin Efendi ha anche portato il dolce alla esposizione mondiale di Chicago del 1893.



Ma questa famiglia non faceva dolci solo per il palazzo imperiale Ottomano ma anche per il palazzo dei Khedive in Egitto, all'epoca stato tributario dell'impero Ottomano.


Qui sotto l'inventore dei "Turkish Delights" Bekir Efendi in un dipinto del maltese Amadeo Preziosi.




Nel corso degli anni il negozio della famiglia a Istambul non è mai passato di moda e la gente ha sempre continuato ad andarci.



La famiglia dell'inventore di lokum possiede una delle aziende più vecchie del mondo. E la cosa più incredibile e che loro sono ancora un business di successo a Istambul.




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Calzone di San Leonardo

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Il Calzone di San Leonardo è un tipico dolce natalizio della tradizione pugliese e in particolare del comune di Molfetta in Provincia di Bari.


Nome

Il nome di questi dolci prende origine dall'usanza di prepararli in occasione della ricorrenza della festa di san Leonardo (6 novembre), sebbene nel tempo sia diventato uso comune consumarli durante le festività natalizie.


Descrizione

I calzoncicchi o calzoni di San Leonardo presentano solitamente una sfoglia di pasta esterna friabile modellata a forma di mezzaluna ripiena di un impasto a base di mosto cotto e fichi secchi. Al fine di evitare problemi in cottura, si esegue una foratura sulla "pancia" del calzone utilizzando i quattro rebbi di una forchetta; durante la cottura in forno una piccola porzione del mosto fuoriesce da questi piccoli fori, determinando la formazione di quattro piccole caratteristiche macchie brune


Preparazione

Il ripieno di questi dolcetti è preparato cuocendo in un tegame fichi secchi a pezzetti, zucchero, scorza di limone, cannella e chiodi di garofano nella ricetta di base, a cui a seconda delle usanze di ciascun paese possono essere aggiunte anche mandorle o cioccolata o altre spezie; a questo impasto di base viene aggiunto del mosto cotto o vincotto di fichi fino a far raggiungere all'impasto la consistenza di una melassa. la pasta esterna è ottenuta impastando farina, olio e poco zucchero, stesa in una sfoglia molto sottile e tagliata in dischi di circa 10 cm di diametro. Come per i calzoni salati, il ripieno si posiziona al centro del disco di pasta che viene ripiegata su sé stessa a formare una mezzaluna, sigillando bene i bordi e forandone la sommità con una forchetta al fine di scongiurare le bolle d'aria. La cottura avviene in forno.


Diffusione

Questi dolci natalizi sono tipici della Provincia di Bari e si reperiscono abbastanza facilmente nelle pasticcerie locali o presso laboratori artigianali durante il periodo natalizio.



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Caragnoli

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I caragnoli insieme alle rosacatarre, sono dolci riconosciuti come PAT tipici del basso Molise, preparati per le festività Natalizie e per Carnevale il cui impasto a base di farina, uova e olio viene avvolto a forma di elica e fritto, quindi ricoperto di miele.

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