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Tronchetto di Natale



Il tronchetto di Natale (in francese: bûche de Noël) è un dolce natalizio a forma di tronco ricoperto solitamente di cioccolato o crema di caffè e glassa e riempito solitamente di marmellata, diffuso principalmente in Francia e negli altri Paesi francofoni (ma conosciuto anche altrove) e che ricorda la tradizione del ceppo di Natale. La ricetta sarebbe stata inventata da un pasticciere intorno al 1945.

Ingredienti principali

  • Cioccolato al latte
  • Uova
  • Zucchero
  • Cacao amaro in polvere
  • Panna
  • Crema
  • Zucchero a velo

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Torrone tenero al cioccolato aquilano

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Il torrone tenero al cioccolato aquilano è un torrone nocciolato morbido prodotto nella città dell'Aquila fin dall'inizio del XIX secolo, caratterizzato dalla presenza di cacao nell'impasto. Questa varietà di torrone è prodotto in forma di stecca ed e costituita da un impasto morbido, spugnoso, di colore marrone con nocciole tostate.
Ciò che lo differenzia dal torrone classico di Cremona è la presenza nell'impasto, oltre ad albume d'uovo, miele e zucchero, anche del cacao e la consistenza molto morbida della pasta.
Il torrone tenero al cioccolato aquilano è stato inserito, su proposta della Regione Abruzzo, nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali (P.A.T.) riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Le materie prime utilizzate sono: nocciole, miele, zucchero, cacao, albume, ostia, vanillina.
Il processo produttivo prevede che l'impasto sia realizzato inizialmente con il miele ed il bianco d'uovo che vengono fatti cuocere insieme. Si aggiungono di seguito il cacao, lo zucchero e le nocciole tostate. L'impasto, ancora caldo viene posto in teglie di acciaio foderate di ostia e raffreddato per una notte. II giorno seguente viene tagliato in vari formati e quindi confezionato.
La lavorazione avviene in una torroniera con vasca in rame. Sono utilizzati anche: bollitori per zucchero, tostatrici per nocciole, battiuovo, teglie in acciaio, spatole per stendere l'impasto nelle teglie, taglierina.



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Torrone di Jijona

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Il torrone di Jijona è un torrone tipico della provincia di Alicante, in particolare della città di Jijona, composto da mandorle tritate e miele.
Esiste un organismo, chiamato Consejo Regulador de Jijona y Turrón de Alicante, che è incaricato di verificare che vengano soddisfatti tutti i requisiti perché il torrone possa essere considerato prodotto IGP (indicazione geografica protetta).
Si consuma in tutti i periodi dell'anno, ma è particolarmente diffuso durante l'epoca natalizia in tutta la nazione spagnola.
Le mandorle sono il suo ingrediente principale (anche se in proporzioni minori rispetto al torrone di Alicante).
Si ottiene a partire da una miscela di mandorle tostate mescolate con albume d'uovo e miele. Questa miscela viene tritata in mulini speciali fino a diventare una massa fluida uniforme; questa massa viene cucinata nuovamente in pentole chiamate "boixets". Mediante il movimento del "boix" si ottiene una miscela omogenea e si finisce versandola in alcuni stampi. Si lascia raffreddare fino ad ottenere il torrone ultimato (sono necessarie almeno 24 ore perché le mandorle liberino il loro olio).

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Torrone di Guardiagrele

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Il Torrone di Guardiagrele è un dolce tipico del comune di Guardiagrele, in provincia di Chieti, in Abruzzo. Il dolce è molto simile al croccante ed è composto da mandorle intere tostate mescolate a zucchero, frutta candita e cannella.
  • Mandorle intere tostate
  • Zucchero
  • Cannella
  • Frutta candita
Bisogna mettere in un recipiente antiaderente lo zucchero e le mandorle e lasciarli cuocere (lo zucchero deve sciogliersi completamente), una volta pronti basta aggiungere la cannella e la frutta candita e mescolare bene il tutto. Versare l'impasto ancora caldo in una teglia rettangolare lasciandolo fermare per almeno 24 ore così da farlo indurire. Poi tagliare in piccoli rettangoli (3 cm x 8 cm). I torroni possono essere consumati.
Questo torrone è stato ideato da Giuseppe Palmerio dopo essere stato a Napoli, infatti si è sempre pensato che si fosse ispirato ai torroni campani.
  • Un gran consumatore di questo torrone era Ignazio Silone che oltre ad esserne ghiotto ne acquistava grandi quantità da regalare ai suoi amici.
  • Ancora oggi questo torrone viene confezionato in una carta tricolore.

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Szaloncukor

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I szaloncukrok (sing.: szaloncukor, pron.: /'sɒloŋtsukor/, letteralmente: "confetto/caramella/zuccherini da salotto") sono dei dolcetti solitamente ricoperti di cioccolato e con ripieno a base di marzapane o ciliegie al cognac o cocco o mandorle o frutta o altro, tipici del periodo natalizio in Ungheria, dove - grazie ai loro involucri colorati - sono usati anche come decorazioni per l'albero di Natale. Oltre che in Ungheria, sono diffusi anche in Slovacchia, dove sono noti come salónky (sing.: salónka).
Il termine szaloncukor deriva del tedesco Salonzucker.
Le origini del szaloncukor sono incerte: si pensa che la ricetta abbia avuto origine in Francia nel XIV secolo.
I szaloncukrok iniziarono a diventare popolari in Ungheria nel XIX secolo, grazie a pasticceri quali Gerbeaud e Stühmer. Si calcola che all'epoca esistessero ben 17 diverse ricette per la preparazione di questi dolcetti, secondo quanto riportava un libro di cucina del 1891.
Sempre nel XIX secolo, si diffuse la tradizione di decorare gli alberi di Natale con i szaloncukrok. Inizialmente, questa tradizione si diffuse presso le famiglie più agiate e a tale circostanza si deve anche il nome del dolcetto, che - come detto - significa "confetto da salotto".
Risale invece soltanto agli anni sessanta del XX secolo la copertura al cioccolato fondente.

Ingredienti

Gli ingredienti principali per preparare i szaloncukrok sono:
  • 50 dg zucchero
  • un cucchiaio di acqua
  • cioccolato o cacao
Il ripieno degli szaloncucrok può contenere il seguente ingrediente:
  • Gelatina (variante chiamata: zslelés szaloncukor)
  • Marzapane
  • Ciliegia al cognac
  • Cocco
  • Mandorle
  • Castagne
  • Fragole
  • yoghurt
  • cannella
  • tiramisù
Si calcola che ogni anno vengano vendute in Ungheria 6.500 tonnellate di szaloncukrok.

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Susamielli

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I susamielli sono dei dolci a forma di "S" della cucina napoletana tipici del periodo di Natale.
Si preparano con farina, zucchero, mandorle e miele, e sono aromatizzati con cannella, pepe, noce moscata.
Una variante, di forma ellittica, sono le sapienze che venivano preparate dalle suore clarisse nel convento di Santa Maria della Sapienza a Sorrento.
Originariamente venivano chiamati sesamelli perché ricoperti da semi di sesamo.
I susamielli sono spesso venduti insieme a raffiuoli, mustaccioli e i più popolari roccocò, che insieme agli struffoli sono i dolci tipici del Natale napoletano.

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Spuma di mandorla



La spuma di mandorla ( in dialetto barese: Spume d'èminele ) è un dolce tradizionale natalizio tipico di Molfetta (provincia di Bari, Puglia). Si presenta come dolce a mo' di biscotto fatto con mandorle in granella molto aromatico e croccante.
Si prepara schiacciando delle mandorle (non necessariamente tostate ) col mattarello, A questo punto fare la "fontana" aggiungendo 4 uova intere, meno di 2 cucchiai di zucchero, mezzo cucchiaio di cannella in polvere, scorza di limone, chiodi di garofano e ammoniaca. Quindi amalgamare bene bene gli ingredienti e dall'impasto creare delle praline. Infornare infine per 180° per 15- 20 minuti




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Sfogliatella

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La Sfogliatella è un dolce tipico della pasticceria campana e si presenta in due varianti principali: può essere riccia, se preparata con pasta sfoglia, oppure frolla, se preparata con la pasta frolla.
La sfogliatella (nel dialetto di Napoli: 'a sfujatèlla) è un dolce diffuso anche nel territorio campano, in cui è preparata nel periodo di Natale.
La sfogliatella nasce nel XVIII secolo nel conservatorio di Santa Rosa da Lima, in provincia di Salerno. Questa nasce quasi per caso: era avanzata nella cucina del convento un po' di pasta di semola, invece di buttarla, aggiunse frutta secca, zucchero e limoncello, ottenendo un ripieno. Utilizzò allora un cappuccio di pasta sfoglia per ricoprire il ripieno e mise tutto nel forno ben caldo. Il dolce riscosse molto successo tra gli abitanti delle zone vicine al convento, prese il nome di Santarosa in onore della santa a cui era dedicato il convento. Nel 1818, il pasticcere napoletano Pasquale Pintauro, entrò in possesso della ricetta segreta della Santarosa, portando il dolce a Napoli, modificando (leggermente) la ricetta, introducendo la variante riccia-sfoglia inventando la sfogliatella classica.
Esistono, oltre alla sfogliatella riccia e frolla, due varianti del dolce campano: la santarosa, da cui è nata l'odierna sfogliatella, e la coda d'aragosta (a Salerno conosciuta come Apollino), una variante della sfogliatella riccia, molto più grande ed allungata e ripiena di panna montata, crema cioccolato, crema chantilly o marmellata.
In Abruzzo, in particolare a Teramo e provincia, almeno dal XIX secolo, è d'uso preparare le sfogliatelle per il periodo di Natale, insieme ad altri dolci natalizi come caggionetti, paste di mandorle, bocconotti, pepatelli ecc. Vi sono due differenze vistose rispetto al dolce napoletano: innanzitutto la sfogliatella abruzzese appare più morbida con gli strati di sfoglia più sottili, inoltre il ripieno è differente; non contenendo creme, la sfogliatella abruzzese si conserva più a lungo, mantenendo la sua fragranza anche per 7-10 giorni.
La lavorazione è molto complessa per la preparazione della pasta sfoglia, per la quale si fanno almeno cinque strati separati da strutto sciolto, però tuttora viene realizzata manualmente, oltre che in pasticceria, nelle case, dove la ricetta viene tramandata di generazione in generazione. Il ripieno è tipico dei dolci abruzzesi: marmellata d'uva rigorosamente casereccia, cacao in polvere, mandorle tritate, zucchero e cannella. Le sfogliatelle aprutine vengono infine spolverate da un mix di zucchero e cannella. Nel comune chietino di Lama dei Peligni da molti anni viene effettuata la Sagra della sfogliatella.

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Schiaccia briaca

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La schiaccia briaca (contrazione di ubriaca, dall'uso di vino nell'impasto) è un dolce natalizio poco lievitato con noci e uvetta, tipico dell'isola d'Elba e in particolare del circondario di Rio nell'elba.
In origine era una semplice focaccia dolce, poi nell'ottocento la schiaccia fu "imbriacata" con il vino Aleatico e l'alchermes.

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