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Mousse di maracuia

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La mousse di maracuia è un tipico dolce del Brasile. La sua preparazione, piuttosto semplice, consiste nel mescolare in egual misura latte condensato, panna e polpa di maracuia, con l'aggiunta di gelatina per solidificare la crema ottenuta una volta raffreddata. Talvolta si preparano mousse simili con altri frutti, tra cui l'uva, la guaiava e la fragola.  

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Miele di datteri

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Il miele di datteri o sciroppo di datteri è uno sciroppo a base di datteri.

Caratteristiche
Il miele di datteri è ricco di monosacchiridi come il glucosio e il fruttosio, pertanto la maggior parte del suo contenuto di zucchero viene assorbita nel flusso sanguigno in bocca, il che significa che aumenta i livelli di glucosio nel sangue in modo più efficiente e immediato rispetto ad altri sciroppi. Lo sciroppo di datteri ha un maggiore contenuto di magnesio e potassio rispetto ad alcuni dolcificanti naturali come lo sciroppo d'acero e il miele ed è stato reputato una valida alternativa allo zucchero.

Diffusione
Il miele di datteri è popolare in diverse aree del globo. In Israele, ove prende il nome di silan, viene usato per insaporire il pane, i dolci e altri alimenti fra cui il muhallebi e un rotolo di pollo con sesamo o noci dal sapore dolce facente parte dei meze e che viene cucinato nelle aree meridionali e orientali del Paese. In Iran, lo sciroppo di dattero (e a volte d'uva) viene utilizzato per addolcire la tahina e consumato a colazione. Il miele di datteri è anche usato nella cucina nordafricana, in quella mediorientale e in quella libica, dove serve a condire l'asida.


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Macedonia di frutta

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La macedonia è una preparazione di frutti misti crudi, variamente conditi. La ricetta più comune prevede l'uso di succo di limone e zucchero.

Etimologia
Trae il suo nome probabilmente dalla Macedonia, regione storica dei Balcani, caratterizzata dalla coabitazione di popolazioni diverse (Greci, Bulgari, Albanesi, Serbi, Turchi).


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Kaiserschmarrn

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Il Kaiserschmarrn (dal tedesco Kaiser, cioè "imperatore", e Schmarr(e)n, "frittata dolce", letteralmente "frittata dell'imperatore") è uno dei più famosi dessert austriaci, diffuso in tutta l'area dell'ex Impero austro-ungarico come anche nella Baviera.
È sostanzialmente una spessa crêpe spaccata che, in modo analogo all'altro dolce tipico atesino, gli Strauben, viene cosparsa di zucchero a velo e servita con confettura di ribes, di mirtilli o salsa di mele.

La ricetta
Il Kaiserschmarren può essere preparato in vari modi. Di solito si separa l'albume dal tuorlo e lo si monta a neve; si monta il tuorlo con lo zucchero e quando è simile a crema si aggiunge pian piano la farina, un po' di latte, un pizzico di sale, uva passa e pinoli (opzionali). Infine si unisce l'albume montato a neve e si versa in una padella dove si è fatto sciogliere un bel pezzo di burro. Nella padella l'impasto deve dorare bene ed è meglio che non sia alto più di un dito perché bisogna girarlo e tagliarlo con la forchetta mentre cuoce.

Ingredienti per 4 persone
  • 5 uova
  • 50 grammi di zucchero
  • 250 grammi di farina "00" passata nel setaccio
  • ¼ litro di latte
  • 1 pizzico di sale
  • 1 manciata di uva passa
  • 80 grammi di burro
  • zucchero a velo
  • confettura di mirtilli rossi (in latino vaccinium vitis-idaea o in tedesco Preiselbeeren).


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Cassata oplontina

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La cassata oplontina di Torre Annunziata, spesso chiamata anche cassata oplontina o cassata Oplontis è un dolce della tradizione di Torre Annunziata, risalente al I secolo, così definito per analogia con il moderno dolce siciliano, di cui costituisce l'ideale antenato.
Il dolce moderno è realizzato sulla base di un affresco presente all'interno degli Scavi archeologici di Oplonti, annoverando tra gli ingredienti principali ricotta di pecora, miele, farina di mandorle e frutta fresca e secca.

La storia
Il dolce è raffigurato all'interno della villa d'otium, attribuita a Poppea Sabina, nel cuore della città di Torre Annunziata, dove sono stati rinvenuti dei resti papiracei con la ricetta originale.[senza fonte] Il cuoco è, come d'uso presso le domus patrizie e vista l'approssimativa capacità nella scrittura in latino, probabilmente uno schiavo.
(LA)
«Metti tres unce praecoquis, tres unce pruni, et tres unce uve vietum. Fructi siccus sminuti cum media luna cultellus aut solitus cultellus, si optas pro plus magnum fragmentis. Coxi in melis tres unce nuxis et duus unce pineolusi, quoad duru factu est. Bada nun scottaribus digitam, quod meli tantus caldus est. Dulcis duru rectum refrigera inde frangi illu in exiguis fragmentum. Miscea multus tres libras caseo ovini quod mollis facta est. Indi addici media libra meli et pianus pianus miscea cum casu. Dulcis duru fragmentatus addici et rectum miscea omnis. Farina amygdalis miscea cum meli et coccinigliam pulvis. Coperire bordus pentolae cum cunfectus amygdale et in centrum poni compositus casu et poni in locus frigidus ad rectus tempus. Potui impendere armarium cum gelus, si dominus tuus habet illu. Super patellam cassatae poni, indi velu casus rectum misceatum super dulcis poni. Decoras cum noxis, dactylis, ficus vietum.»
(IT)
«Prendi tre once di albicocche di prugne e di uva passa. Sminuzza i frutti secchi o con un coltello a mezza luna o con un coltello normale a seconda se vuoi pezzi più o meno sbriciolati. Cuoci nel miele tre once di noci e due once di pinoli, finché diventa duro, stai attento a non scottarti le dita perché il miele è tanto caldo. Raffredda il dolce duro ottenuto e poi sminuzzalo in pezzetti piccoli. Mescola a lungo tre libbre di formaggio di ovino finché diventa morbido. Quindi amalgama lentamente mezza libbra di miele. Aggiungi il dolce duro sminuzzato e mescola il tutto. Mescola farina di mandorle con miele e polvere di cocciniglia. Copri il bordo di una pentola con questo confetto di mandorle e metti nel centro il composto con il formaggio e fai riposare in un luogo fresco per un tempo adeguato. Puoi usare anche una dispensa con ghiaccio, se il tuo padrone ne possiede una. Poggia la cassata su un piatto da portata e coprila con un velo di formaggio ben mescolato. Decora con noci, datteri e fichi secchi.»

La versione moderna
Nel 2012 la giunta del comune delibera a favore della tutela di una ricetta ricostruita sull'affresco, da parte degli istituti alberghieri della città.
La cassata del peso di 2 kg è realizzata con un compromesso tra i gusti moderni e gli antichi, ma contando solo sugli ingrendienti presenti anticamente e esaltando le eccellenze gastronomiche locali. Ed è così composta: 60 gr. di albicocche; 60 gr. di datteri; 60 gr. di fichi secchi africani; 300 gr. di focaccia; 40 gr. di gherigli di noci; 400 gr. di miele; 220 gr. di pasta reale; 40 gr. di pinoli; polpa di melograno (quanto basta); 60 gr. di prugne; 700 gr. di ricotta di tipo romana setacciata; 50 gr. di uvetta sultanina e 200 ml di vino passito del Vesuvio.


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Black bun

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Il black bun è un dolce scozzese.
Si tratta di una torta a base di frutta e spezie (uvetta, ribes, mandorle, scorze di agrumi, pimento, zenzero, cannella e pepe nero) e ricoperta di pasta frolla.
Il black bun venne introdotto in seguito al ritorno della regina di Scozia Maria Stuarda dalla Francia, ma l'abitudine di consumarlo durante la dodicesima notte si concluse con l'avvento della Riforma scozzese. Il black bun viene consumato durante i festeggiamenti dell'Hogmanay.

Storia
Il black bun è nato come variante della torta dei Re in occasione della dodicesima notte del 5 gennaio che corrisponde alla vigilia dell'Epifania e alla fine dei Dodici Giorni di Natale. Il dolce venne introdotto dopo il ritorno di Maria di Scozia dalla Francia, e la tradizione vuole che venne nascosto un fagiolo nella torta. Chiunque lo avesse trovato sarebbe divenuto il re della serata. È stato registrato che la stessa sovrana avesse partecipato a questo gioco e che, nel 1563, avesse fatto indossare vesti regali e gioielli alla sua compagna d'infanzia Mary Fleming che era divenuta, appunto, la "regina" della serata. Questo scioccò l'ambasciatore inglese, che scrisse:
«La Regina del Fagiolo era quel giorno in un abito di stoffa d'argento, la sua testa, il suo collo, le sue spalle, il resto di tutto il suo corpo, così pieno di pietre, più che nel nostro.»
In seguito alla Riforma scozzese del 1560, venne bandita in Scozia la celebrazione del natale e con essa la pratica di preparare torte del re.
Dopo essere diventato conosciuto come scotch bun e scotch Christmas bun venne rinominato black bun nel 1898. Pare che sia stato Robert Louis Stevenson a diffondere il termine odierno del dolce, in quanto lo definì "una sostanza nera ostile alla vita".
Oggi il dolce è diventato un pasto tipico delle celebrazioni dell'Hogmanay. Una tradizione del passato conosciuta come first-foot ("primo piede") consisteva nel visitare i vicini di casa per celebrare l'avvento del nuovo anno. Se gli ospitanti ricevevano un black bun dai loro ospiti si veniva a indicare che coloro a cui veniva donato non avrebbero avuto fame durante l'anno che sarebbe giunto. Durante l'Hogmanay, il dolce veniva a volte offerto agli ospiti e mangiato con il whisky.
All'infuori della Scozia, il black bun viene anche mangiato nell'area culturale Appalachia, negli Stati Uniti.

Descrizione
Il black bun è una torta alla frutta avvolta nella pasta frolla. La torta in sé è simile a una tradizionale Christmas cake o a una miscela di Christmas pudding, e comprende frutti e spezie come uva passa, ribes, cannella, pepe nero e pimento. È stata definita una versione molto più grande del biscotto Garibaldi e si è ipotizzato che quest'ultimo alimento potrebbe derivare dal black bun in quanto John Carr, l'inventore del biscotto, era scozzese.


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Sugolo

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Il sugolo (detto sugo d'uva in Emilia-Romagna) è una sorta di budino di origini antichissime della vita contadina che si prepara nel periodo della vendemmia usando il mosto pigiato legato con la farina.
Anticamente veniva preparata esclusivamente durante il periodo della vendemmia con solo mosto e farina, le ricette recenti prevedono spesso anche l'aggiunta di ulteriore zucchero oltre a quello dell’uva stessa.
Si gusta da solo, oppure come accompagnamento della torta sbrisolona.




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Pere alla bella Elena

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Le pere alla bella Elena (dal francese poire belle Hélène) è un dolce a base di pere immerse nello sciroppo, accompagnate da gelato alla vaniglia e ricoperte di cioccolata calda.
Questo piatto, che prende il nome dall'opéra bouffe La bella Elena di Jacques Offenbach, fu creato da Auguste Escoffier intorno al 1864. Tuttavia, nessuna fonte storica può attestarlo. Inoltre, nel 1864, Escoffier era ancora un cuoco alle prime armi e risiedeva a Nizza. È più probabile che in seguito egli abbia rielaborato la ricetta.



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Birnbrot

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Il birnbrot (letteralmente pane alle pere) è un dolce natalizio svizzero. Tale piatto è composto da un ricco impasto che racchiude un ripieno di pere e acquavite di ciliegie. Secondo quanto riporta l'Atlas der schweizerischen Volkskunde del 1950, esistono due principali tipi di birnbrot: in uno di essi, miscela di frutta viene spalmata sull'impasto e arrotolata con esso, mentre un secondo metodo di preparazione consiste nel mescolare la frutta alla pasta e al contempo avvolgerla all'esterno con un impasto.


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Sannacchiudere

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I sannacchiudere (o "sannacchiudele") sono tipici dolci natalizi appartenenti alla tradizione culinaria della provincia di Taranto.
Il termine ricorda l'espressione "s'hanno a chiudere", cioè "si devono chiudere", da cui alcuni presumono possa derivare, sebbene non vi siano certezze storiche. In particolare, circola da alcuni anni la storia popolare di una donna che, data la povertà del tempo, non aveva ingredienti sufficienti a fare un dolce vero e proprio e così, con alcuni scarti di farina ,alcune uova e ulteriori ingredienti diede vita alla pietanza che non sembrandogli poi tanto buona al primo impatto immerse in miele bollente. Secondo la tradizione appunto i figlioletti della donna li provarono e li trovarono tanto buoni da rischiare di finirli troppo in fretta, e così la madre, riponendoli in un mobiletto della cucina, disse "S'hann' a chiudere".
Un'altra etimologia la ricaviamo dal dialetto locale : "san a u'chiudd'" letteralmente "sana al pescatore" appunto perché tipico dolce preparato secondo la tradizione sotto il natale dalle mogli ai pescatori e tanto buono da curargli tutti i dolori.
Dolce povero fatto di piccole porzioni di pasta fatta con uova, farina, zucchero, essenza di fiori di arancio, scorza di limone grattugiata, vaniglia in polvere, fritte nell'olio e poi affogate nel miele e ricoperti di zuccheri colorati. Molto spesso sono serviti con Cartellate e come questi ultimi vi è una ricetta con il Vincotto ma è poco usata.



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