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Dulce de leche




Il dulce de leche ('dulθe de 'letʃe) in spagnolo o doce de leite in portoghese, è un dessert a base di latte. È un dolce originario dell'Argentina e successivamente importato in cile nel XVII secolo. Viene usato molto anche in Brasile, in Paraguay e in Uruguay ed è molto popolare in gran parte del Sud America. Viene preparato facendo cuocere a lungo il latte e lo zucchero fino a ottenere una crema, e il suo sapore è molto simile a quello delle caramelle al mou.
Il nome tradotto alla lettera significa “dolce di latte”, o meglio, "confettura di latte", in quanto si prepara in modo simile a una marmellata di frutta, ma con il latte al posto della frutta (dulce significa dolce [generico] anche chiamato postre, che sta per dessert, erroneamente alcuni lo traducono come marmellata, che invece in spagnolo si dice mermelada).
Il dolce francese confiture de lait è molto simile alla variante spalmabile del dulce de leche. Ne esistono versioni più o meno simili in Messico (la cajeta), in Perù (il manjarblanco), in Cile ed Ecuador (il manjar), e in Guatemala, Colombia e Venezuela (lo arequipe), Cuba ("fanguito", fatto con il latte concentrato cotto in pentola a pressione per 45 minuti).
Nonostante sia di facile preparazione casalinga, in molti paesi sudamericani il dulce de leche si trova anche in commercio già pronto da mangiare. Per la commercializzazione del dulce de leche, il Código Alimentario Argentino, ovvero l'insieme di leggi che regolano l'industria alimentare in Argentina, prevede che ci si attenga a caratteristiche di qualità e preparazione stabilite da rigide norme.
Ci sono diverse versioni storiche sulla nascita del dulce de leche. La più famosa riguarda il caudillo argentino Juan Manuel de Rosas del XIX secolo. La storia narra che in un pomeriggio d'inverno, a casa di de Rosas, la domestica stava preparando della lechada (una bevanda a base di latte e zucchero fatta bollire fino a caramellarsi) quando sentì bussare alla porta. Lasciò la lechada sul fornello e andò ad aprire; quando tornò in cucina, la lechada si era cotta fino a trasformarsi in una crema marrone: il dulce de leche.
Potrebbe anche essere nato in Europa, forse come la confiture de lait francese: una leggenda popolare molto simile e risalente al XIV secolo viene tramandata nella regione della Normandia, e narra del cuoco di una guarnigione militare che ebbe lo stesso incidente mentre preparava del latte zuccherato per colazione.
Nel 2003 il giornalista argentino Víctor Ego Ducrot ha dimostrato che il dulce de leche si originò in Cile, arrivando a Cuyo e successivamente a Tucumán, dove si utilizzò come ripieno per gli alfajores.
Nel 2008, durante il Primo Seminario del Patrimonio Agroindustriale di Mendoza, l'architetto argentino Patricio Boyle ha dimostrato che nel 1620 il Colegio di Mendoza riportó nel registro delle spese la importazione di «dulce de leche chileno».
Anche se esistono registri del consumo di dulce de leche fin dall'epoca coloniale, il Cile non ha mai reclamato la paternità del prodotto.
La ricetta base prevede una lunga bollitura di latte e zucchero, ma ingredienti aggiuntivi sono previsti per varianti regionali. La cottura può andare da un minimo di mezz'ora a un massimo di due ore, e necessita di continua mescolatura. Il dulce de leche può essere preparato anche bollendo a lungo del latte condensato dolcificato. Anche se il processo di trasformazione durante la cottura viene definito come caramellizzazione, in verità corrisponde a una reazione di Maillard, una reazione chimica che è responsabile di gran parte dei sapori dei cibi cotti. Normalmente il volume del dulce de leche pronto equivale a un sesto del volume degli ingredienti originari.
Il dulce de leche è usato per guarnire molti dolciumi, come torte, biscotti o gelati. Viene consumato anche al cucchiaio o spalmato su pane fresco o tostato. La confiture de lait francese viene generalmente servita con fromage blanc.
Il modo più veloce per prepararlo è quello della pentola a pressione; occorre un barattolo di latte condensato, inserirlo chiuso nella pentola, riempire con acqua fino ad almeno 4 dita sopra il barattolo. Dal fischio calcolare 25 minuti, far fuoriuscire il vapore, lasciare raffreddare l'acqua, aprire il barattolo a freddo e travasare il contenuto in un nuovo barattolo di vetro sterilizzato.
Durante il mondiale Brasile 2014, sono stati confiscati alla dogana 39 kg di questo dolce alla nazionale Uruguaiana perché non aveva la necessaria documentazione.



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Granita



La granita è un dolce freddo al cucchiaio, tipico della Sicilia. Si tratta di un composto liquido semi-congelato preparato con acqua, zucchero e un succo di frutta o altro ingrediente (oltre alla frutta sono più diffusi mandorla, pistacchio, caffè o cacao).
Viene spesso confusa con il sorbetto, insieme al quale può essere considerata uno dei progenitori del gelato e dal quale si differenzia per la consistenza più granulosa (da cui il nome) e cremosa allo stesso tempo — anche se questa consistenza varia di zona in zona (vedi sotto) ed è quasi indistinguibile da quella del sorbetto classico nella Sicilia orientale.
Il contenuto in zuccheri è del 25-35%, mentre quello in acidi è dello 0,5-1%. A differenza del gelato e del sorbetto, l'aria nel prodotto finale sarà completamente assente. Nella preparazione è importante che la gelatura avvenga per gradi e mantenendo in movimento il composto, in modo che l'acqua non si separi sotto forma di cristalli di ghiaccio insipidi dall'aroma zuccherato.
Si serve solitamente in bicchieri di vetro trasparenti. Tradizionalmente va accompagnata da pane fresco e croccante, che è stato sostituito nel tempo dalla tipica brioscia siciliana preparata con pasta lievitata all'uovo e dalla forma a base semisferica sormontata da una pallina (chiamata tuppu o coppola o anche naso). A granita câ brioscia era ed è la colazione tipica dei siciliani, specialmente in estate e nelle zone costiere.
In alternativa, la granita viene anche consumata “da passeggio”, servita in bicchieri di plastica, cartone plastificato o polistirolo, per rinfrescarsi durante le passeggiate nelle lunghe serate estive. Inoltre è abitudine diffusa nei bar siciliani quella di aggiungere piccole quantità di granita di limone per creare variazioni del tè freddo, dell'acqua minerale o perfino della birra. La granita di caffè viene invece aggiunta al caffè freddo per ottenere il cosiddetto "mezzofreddo" siciliano, sostituto del caffè espresso nelle afose giornate estive.
Le origini della granita vengono solitamente fatte risalire alla dominazione araba in Sicilia. Gli arabi portarono con sé la ricetta dello sherbet, bevanda ghiacciata aromatizzata con succhi di frutta o acqua di rose. A Catania e nel resto della Sicilia, usavano la neve che d'inverno veniva raccolta sull'Etna, sui monti Peloritani, Iblei o Nebrodi e stivata durante l'anno nelle nivieri, apposite costruzioni in pietra erette sopra grotte naturali o artificiali. In estate veniva prelevato il ghiaccio formatosi per essere poi grattato e ricoperto di sciroppi di frutta o di fiori. Questa preparazione, che sopravvive anche nella grattachecca romana, era diffusa ancora fino al primo Novecento con il nome di rattata (grattata).
Durante il XVI secolo si apportò un notevole miglioramento alla ricetta dello sherbet, scoprendo di poter usare la neve, mista a sale marino, come eutettico per poter congelare le preparazioni - la neve raccolta passò così da ingrediente a refrigerante. Nacque il pozzetto, un tino di legno con all'interno un secchiello di zinco, che poteva essere girato con una manovella. L'intercapedine veniva riempita con la miscela eutettica e il tutto poi posto in un letto isolante di paglia. La miscela congelava il contenuto del pozzetto per sottrazione di calore, mentre il movimento rotatorio impediva la formazione di cristalli di ghiaccio troppo grossi.
La granita così preparata ha soppiantato nei secoli la rattata. Nel corso del XX secolo, il pozzetto manuale raffreddato da ghiaccio (o neve) e sale è stato dappertutto sostituito dalla gelatiera.
Ad Acireale, dal 2012, si svolge il festival Nivarata (anivarata.it) dedicato a "il rito della Granita Siciliana" artigianale. Il festival prende il nome dai Nivaroli, preziose figure del passato che quando ancora non esistevano i frigoriferi, attraverso la raccolta e la custodia della neve depositata sulle sommità delle montagne, rendeva possibile la realizzazione del dolce freddo al cucchiaio, tipicamente siciliano, la granita.
Il festival, nelle successive edizioni ha ospitato gelatieri provenienti dalle diverse parti della Sicilia ma non solo: ha aperto le porte a gelatieri italiani ed esteri, che fanno gustare al pubblico delle granite speciali, create appositamente per l'evento.
Le granite in concorso durante i giorni del festival, che si svolge annualmente tra maggio e giugno, vengono infatti gustate e giudicate dal pubblico e da una giuria tecnica di qualità costituita da nomi illustri del settore.



Granita alla mandorla con brioche

Non si può facilmente determinare una “formulazione originale” della granita. Secondo fonti autorevoli, le granite più tradizionali erano quelle ai gusti di limone, alla mandorla al cioccolato e al caffè, e nella Sicilia orientale cannella, gelsomino e “scursunera” (barba di becco). Mentre la barba di becco oggi non viene più utilizzata, il termine dialettale scursunera viene ormai impiegato, specie nel palermitano, per designare la granita di gelsomino con cannella.
Le mandorle usate per la preparazione della granita contengono talvolta una minima percentuale di mandorla amara, decisiva per l'intenso aroma.
La granita nella descritta consistenza semi-liquida è diffusa soprattutto nella parte orientale dell'isola. Nella parte occidentale il termine "granita" viene regolarmente applicato alla gramolata (in Sicilia chiamata cremolata), a consistenza più fine ed omogenea, e le due ricette si sovrappongono e confondono spesso.
Curiosità: il termine "mezza con panna" che se non si specifica il gusto si riferisce esclusivamente alla granita di caffè, è dato dal fatto che fino agli anni 50 - 60, quando la granita veniva accompagnata con del pane croccante di forma lunga e sottile, il bicchiere della granita era di capacità maggiore dell'attuale (peraltro la forma del bicchiere stesso, sviluppato molto in altezza, era ideale per il pane sopra descritto); allora le persone che preferivano una quantità minore di granita, ne chiedevano appunto "mezza". Così la granita iniziò ad essere servita nel comune bicchiere dell'acqua. Oggi la granita "standard" è diventata appunto quest'ultima. Chiedere oggi infatti "una granita di caffè con panna" oppure "una mezza con panna" è praticamente la medesima cosa.
Molto diffusi nel Catanese sono il gusto al pistacchio (originario di Bronte), alla mandorla (la minnulata catanese, cioè mandorlata, su cui si versa un goccio di caffè caldo) ed i gusti alle frutta: gelsi neri, pesca, fragola, mandarino, ananas.
A Messina e nelle Isole Eolie la scelta di gusti è analoga a quella catanese (prevalentemente Limone, Fragola, Caffè e Pesca), ma la composizione è diversa: leggermente più dolciastra la granita messinese, viceversa più tendente all'aspro quella catanese-siracusana. Una peculiarità messinese è la cosiddetta “granita di cioccolato”, che in realtà è preparata con il cacao magro.
A Siracusa le granite universalmente diffuse in tutti i bar sono state per tradizione: limone, caffè e mandorla (quest'ultima a volte nella versione con mandorla grezza ovvero tritata senza rimuovere la pelle marrone dopo la sgusciatura). È ormai comune, specie nei bar più alla moda, trovare innumerevoli gusti.
In provincia di Ragusa, in particolare nel modicano, è particolare la granita di mandorla abbrustolita. Tipiche della cucina trapanese la granita di gelsomino e quella di gelsi neri.
Nel piccolo borgo costiero di Favazzina, nel reggino, è invece una consuetudine estiva la granita di fico e di fico d'india.
La Regione Siciliana ha inserito nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani le seguenti varianti:
  • granita di gelsi neri
  • granita di mandorla


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Amor polenta

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L'amor polenta (talvolta dolce di Varese) è una torta tipica della tradizione culinaria lombarda, in particolare della città di Varese.

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Mousse




La mousse /mus/ è un dolce che incorpora microscopiche bolle d'aria per dare una consistenza schiumosa, molto leggera e ariosa più che cremosa. Può assumere diversi sapori in base agli ingredienti utilizzati (si possono avere, ad esempio, mousse al cioccolato o ai vari tipi di frutta). La parola, di origine francese, assume il significato di "schiuma" o "spuma".
In cucina si usano anche mousse salate.
Questo genere di dolce viene realizzato in una varietà di preparazioni utilizzando, di solito, panna montata e uova come ingredienti base, a cui si aggiungono cioccolato oppure puree di frutta, a seconda del tipo di sapore che si intende conferire.
Esistono anche mousse salate, a base di pesce, carne, verdure, o formaggi, realizzate anche con l'utilizzo di ingredienti quali la besciamella o lo yogurt.
La gelatina viene usata di solito come guarnizione.
La mousse moderna si ottiene da una miscela di meringa italiana, panna montata, colla di pesce e aromi, nel caso della frutta. In caso si sostituisca la frutta con frutta secca e cioccolati, al posto della meringa si usa la pâte à bombe. Si serve alla temperatura di 4 °C.
La mousse è apparsa per la prima volta nel 1755 all'interno del ricettario Les soupers de la cour del cuoco francese Menon. Il cuoco descrisse quattro differenti mousse: alla crema, al caffè, al cioccolato e allo zafferano. Prima di servirle raccomandava di tenerle due ore in ghiaccio.



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Panera

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La pànera è un semifreddo al caffè, tipico della città di Genova.
Ideata nella metà del XIX secolo, la denominazione pànera è la contrazione in lingua genovese di panna nera, in riferimento al mutamento di colore del principale ingrediente, dovuto all'aggiunta della polvere di caffè.
La preparazione tradizionale prevede un amalgama di panna fresca, polvere di caffè arabica, zucchero e tuorli d'uova sbattuti, da portare ad ebollizione in bagnomaria. Dopo aver lasciato depositare sul fondo il caffè, il composto viene filtrato con una tela e passato nella gelatiera.
Esistono molte varianti alla panera classica che prevedono differenze nei rapporti quantitativi tra gli ingredienti o la minimale aggiunta di varie spezie. Negli ultimi anni ha preso piede la consuetudine, dettata da ragioni dietetiche, di eliminare i tuorli d'uova dalla ricetta.
Data la difficoltà di preparazione e l'estrema deperibilità del composto, che ne limita il tempo di conservazione a pochissimi giorni, la panera è oggi un dessert non sempre reperibile nelle pasticcerie genovesi, spesso sostituita dal gelato al caffè.
Per gusto e ingredienti, la panera è simile alla coviglia napoletana.
Panera è anche la denominazione nel dialetto lombardo della crema di latte raccolta per affioramento. Da panera deriva la tradizionale festa milanese detta "Panerata", oltre all'appellativo di "Paneropoli", coniato dal Foscolo per definire la città meneghina.  

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Polenta d'Ivrea

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La polenta d'Ivrea (anche polenta dolce biellese) è una torta rotonda, tradizionale piemontese, a base di farina di mais, miele e succo d'arancia.
I principali ingredienti dell'impasto sono frumento di mais, burro, tuorlo d'uovo, fecola, zucchero, scorza di limone grattugiata, mentre la copertura è composta da miele, succo d'arancia e granella di pandispagna.
La torta venne creata dai fratelli Strobbia di Ivrea nel 1922, che ne depositarono il primo marchio. Nel 1931 la Guida Gastronomica d'Italia del Touring Club Italiano inserisce la polenta d'Ivrea tra i dolci caratteristici della zona.  

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Il sanguinaccio dolce

 



Il Sanguinaccio dolce è un budino italiano a base di sangue di maiale reso cremoso e addolcito con ingredienti come cioccolato, latte, pinoli, uvetta e zucchero. A Napoli, è tradizionalmente preparato per Carnevale, la festa prima della Quaresima. Si trova anche in altre regioni d'Italia dove ci sono variazioni locali nel grado in cui viene servito caldo e liquido per essere inzuppato o lasciato rapprendere e formare un budino o una torta.

Il dolce appare nella serie TV Hannibal come uno dei preferiti di Hannibal Lecter.







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Torta Dobos

 



Dobos o Dobosh è una torta ungherese di pan di spagna a strati con il cioccolato al burro e condita con caramello. La pasta a strati prende il nome dal suo inventore, lo chef ungherese József C. Dobos, proprietario di una gastronomia a Budapest. Alla fine del 1800, decise di creare una torta che durasse più a lungo di altri dolci in un'epoca in cui le tecniche di raffreddamento erano limitate. I lati rotondi della torta sono ricoperti di nocciole tritate, castagne, noci o mandorle, e la parte superiore in caramello indurito aiuta a prevenire l'essiccamento, per una maggiore durata.

La torta Dobos fu presentata per la prima volta all'Esposizione generale nazionale di Budapest nel 1885; L'imperatore Francesco Giuseppe I e l'imperatrice Elisabetta furono tra i primi ad assaggiarla. La torta divenne presto popolare in tutta Europa, sia per la sua durata durante la spedizione che per il suo aspetto unico. Con la sua parte superiore piatta, lucida e glassata al caramello, era semplice ma elegante, al contrario delle torte più intricate dell'epoca. Il suo uso di finissima crema al burro al cioccolato era molto poco conosciuto all'epoca perché i ripieni e le glasse dei dolci erano solitamente realizzati con crema pasticcera cotta o panna montata. Dobos aveva scoperto la crema al burro durante un viaggio in Francia, così ha inventato la pastella della torta.

La crema incorporava burro di cacao per una maggiore morbidezza. Durante la sua vita, la torta fu spesso imitata, ma mai riprodotta. Dobos si è recato in altri paesi in Europa per presentare la sua torta e presto ha iniziato a esportare il prodotto in scatole di legno appositamente progettate. Verso la fine della sua carriera, nel 1906, Dobos donò la sua ricetta alla Corporazione dei Pasticceri e del Miele.

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Torta pandan Buko

 


La torta pandan buko, conosciuta anche come torta pandan macapuno o torta pandan al cocco, è un chiffon filippino o pan di spagna (mamón) aromatizzato con estratti di foglie di pandan bollite e glassato con crema con strisce di cocco giovane e/o macapuno come condimenti o ripieni. È una versione dolce del tradizionale abbinamento filippino del buko pandan. È simile alle torte pandan di altre parti del sud-est asiatico, ma differisce per il fatto che non viene servito semplice. È sempre glassato con panna e cocco.



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Cosa ne pensate del mochi? L'avete provato? Qual è il vostro tipo preferito?

Adoro i mochi!



Per chi non lo sapesse, il mochi è una torta di riso giapponese, fondamentalmente, un impasto a base di riso cotto a vapore.

Esistono numerosi tipi di mochi, ma a me piacciono solo alcuni.


Daifuku mochi


Daifuku mochi è molto grande, soffice e rotondo. Di solito contiene pasta di fagioli rossi all'interno, ma puoi anche trovare altri ripieni all'interno come le fragole (Ichigo).

Adoro questo tipo di mochi perché è morbido e divertente da tenere in mano. Onestamente non mi piace molto la pasta di fagioli rossi, ma ha un sapore incredibile nei mochi.


Sakura mochi



Questo mochi di solito contiene pasta di fagioli rossi ed è avvolto in una foglia di fiori di sakura salata.


Yaki mochi



Questo tipo di mochi viene tostato sul fuoco, come i marshmallow. Ha un sapore molto simile al S'mores!


Gelato Mochi



Questo mochi, a differenza di altri mochi, contiene effettivamente del gelato!


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Semifreddo



Il semifreddo è un dolce al cucchiaio servito ben freddo a −18 °C, tipicamente composto miscelando della meringa italiana, della panna semimontata, e un gusto a piacere.
Il parfait si differenzia in quanto manca la meringa italiana, che viene sostituita con della pâte à bombe.
Il biscotto ghiacciato invece contiene meringa italiana, della panna semimontata e purea di frutta.
Il semifreddo, con l'aggiunta di crema pasticcera, prende il nome di semifreddo all'italiana.


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Shrikhand

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Lo Shrikhand è un dolce della cucina indiana preparato con crema di yogurt, zucchero, polvere di cardamomo e zafferano; è popolare nell'India occidentale.


Preparazione

Si prepara ponendo la crema di yogurt in un telo di cotone e poi mettendo a scolare il tutto sopra un colino per tutta la notte. Il mattino dopo mescoliamo lo yogurt aggiungendo lo zucchero e un cucchiaino di zafferano in una terrina e mescolando a fondo. Poi si aggiunge il cardamomo pestato e lo zafferano diluito in un poco di latte. Si mette in frigo a raffreddare e poi si serve aggiungendo alla sua sommità mandorle affettate in maniera sottile più dei pistacchi sbriciolati grossolanamente e dei semi di melograno.



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Tocino de cielo

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Il Tocino de cielo è un dessert elaborato a base di tuorlo d'uovo caramellizzato e zucchero, compatto e di colore giallo brillante. La tradizione colloca la sua origine nel comune di Jerez de la Frontera oltre 500 anni fa.
Attualmente è tipico in Andalucia, mantiene le radici nel suo luogo di origine Jerez de la Frontera, a Cadice, Villoldo, e nelle Asturie, noti come Tocinillos de Cielo de Grado.

Storia

Le prime notizie del dessert risalgono all'anno 1324 ed è stato creato dalle suore del convento di Santo Spirito di Jerez de la Frontera. La sua origine è legata alla elaborazione del vino della zona e all'uso massiccio di albumi d'uovo utilizzati per la chiarificazione del vino. Il resto, ovvero il tuorlo d'uovo , è stato dato al monastero, che, al fine di riutilizzare i tuorli, ha progettato il "Tocino de cielo". Il nome (letteralmente "lardo di cielo") è dato per il suo aspetto, la consistenza e la sua origine "religiosa".
Durante gli anni di carestia del ventesimo secolo era comune anche per la popolazione umile usare i tuorli d'uovo per fare le caramelle per i più piccoli, e i tuorli rimanenti erano usati per fare il tocino de cielo.


Ricetta

Per preparare questo dolce spagnolo servono tuorli d'uovo, zucchero e acqua. Il procedimento consiste nel fare uno sciroppo con acqua e zucchero. Quando è freddo si aggiungerà ai tuorli battendoli. La miscela deve essere posta in un contenitore caramellato e riscaldata. Servire freddo.  

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