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Perché gli indonesiani mangiano il formaggio come un dolce?

Credo che sia lo stesso motivo che porta gli occidentali a mangiare le cheesecake, che personalmente trovo essere golosissime. Alcune persone semplicemente trovano molto gradevole la combinazione di dolce e salato. Sebbene il formaggio dolce sia anche abbastanza costoso, gli indonesiani lo imitano in una versione diversa fondendo il cheddar con il latte condensato dolce o la crema di burro e questo diventa una salsa da versare sopra i dolci in Indonesia. Altre volte combinano le gocce di cioccolato con il formaggio.





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In quale regione italiana si mangia il gelato più costoso?

A Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, nella storica gelateria Mokambo, dove un cono può costare 70 euro.



Tra gli ingredienti di questo prezioso gelato che si chiama “Scettro del Re” troviamo lo zafferano iraniano tra i pistilli più pregiati al mondo, la crema preparata con latte di Altamura e un cucchiaino di pasta di pistacchio di Bronte macinato a pietra. Il tutto è ricoperto da un velo di panna fresca.

Il cono viene poi decorato con due foglie d’oro alimentare e scaglie di zucchero caramellato.

Una vaschetta da mezzo chilo costa tra i 450 e i 500 euro.


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Nel mondo,è più rinomata la pasticceria italiana oppure quella francese?

Saint Honorè sono roba del passato, ormai si parla di pasticceria moderna che ha le sue regole:


Cedric Grolet, Francia


Roberto Cantolacqua, Italia


ormai si parla di pasticceri non di paesi di origine

Cedric Grolet ormai è molto quotato: ha aperto un negozio a Londra


Grolet è attualmente nell’Olimpo della pasticceria mondiale


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Perché i pasticceri professionisti sono così contrari alla sostituzione del burro con l'olio per fare i dolci?

A parte il sapore diverso il problema è la consistenza.

Mentre il burro a temperatura ambiente è solido, l'olio è liquido.

Il pasticcino impastato con il burro rimane tenero anche se solido. Affinché quello impastato con l'olio abbia la stessa consistenza è necessario mettere più farina e questo lo rende meno friabile.

L'alternativa al burro è stata trovata nell'olio di palma che ha la stessa consistenza del burro ma costa molto meno.

Ma l'enorme richiesta mondiale di olio di palma, che non è usato solo nei particcini ma anche in molti altri prodotti alimentari che devono rimanere morbidi ma non liquidi (ad esempio le creme come la stessa Nutella), ha causato, nei paesi che lo producono, il disboscamento di interi territori e l'abbandono di altre coltivazioni per fare posto a immense monocolture di palma da olio.



Da qui nasce il problema della sostenibilità ecologica dell'olio di palma.


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Perché i dolci filippini sono ricchi di tuorli d'uovo?

Durante il periodo coloniale spagnolo i filippini costruivano un sacco di chiese che dovevano durare nel tempo.

Per renderle maggiormente durature venivano costruite con all'interno dei bianchi d'uovo nel cemento, per aumentare la resistenza.

Per questo motivo nei dolci che derivano soprattutto da quel periodo vengono utilizzati quasi esclusivamente tuorli d'uovo.




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Ma perché, anche a pancia piena, c’è sempre posto per il dolce?

Mangiare è una questione cerebrale. La prova del ruolo centrale del cervello a tavola è la nostra predilezione per il sapore dolce.



L’assunzione degli alimenti dipende dagli ormoni che segnalano uno squilibrio energetico al cervello dovuto a carenza di glucosio, trasmettendo ai neuroni lo stimolo della fame.

Il segnale attiva un altro gruppo di neuroni chiamati “oressigeni” (dal greco òrexis, appetito) presenti nell’ipotalamo, che stimolano l’assunzione di cibo per ristabilire l’equilibrio.

Dopo un po’ che mangiamo non siamo più motivati a farlo e ci fermiamo, ma quando ci viene proposto alla fine di un pasto il dolce, le sue caratteristiche sensoriali diverse dai cibi mangiati in precedenza mettono di nuovo in moto tutto il meccanismo.

Inoltre compare anche il meccanismo basato sulla ricompensa, che innesca l’atto di nutrirsi pur in assenza di reali necessità fisiologiche. Quando mangiamo si attivano nel cervello l’insula, che risponde al gusto dei cibi, e la corteccia orbitofrontale, che però smette di rispondere quando ci sentiamo sazi.



Se alla fine ci viene offerto un dolce, la corteccia orbitofrontale si riattiva e risponde con piacere al nuovo cibo. Del resto, la gratificazione per il gusto dolce è presente in noi fin dalla nascita e i recettori del dolce sono particolarmente sensibili sulla lingua.

L’evoluzione ha infatti favorito gli individui con una dieta composta da alimenti ricchi di energia. Quando abbiamo a che fare con cibi dolci, il piacere legato all’alimento e il suo desiderio coinvolgono una regione del cervello chiamata nucleo accumbens.

Il piacere è stimolato da diverse sostanze, tra cui la serotonina, mentre il desiderio di una ricompensa è in influenzato dalla produzione di dopamina. Terminato l’ultimo boccone, si azzera il rilascio di dopamina.


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Akpan (dolce)


Akpan, noto anche come Akassa, è uno yogurt di mais fermentato. Prodotto della cucina togolese e beninese, è considerato un dolce.

L'Akpan è prodotto dalla fermentazione di chicchi di mais o polvere. Il mais fermentato viene poi insaccato insieme al latte condensato e ghiacciato per creare un dolce da dessert. Alcune fonti descrivono il piatto come yogurt vegetale.

Il dessert è popolare in Benin e Togo. In Benin, il piatto viene chiamato Akassa. Ha una piccola base di consumatori in Francia.






 






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Aish come Saraya

 


Aish as-Saraya letteralmente: "pane del palazzo", è la parola egiziana per pane è un dolce egiziano e levantino, costituito da pangrattato imbevuto di sciroppo condito con panna rappresa e pistacchi. Non contiene né uova né burro. È popolare in Libano e nel mondo arabo.



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Afikoman

 


Afikoman, che significa "ciò che viene dopo" o "dolce", una parola che originariamente aveva la connotazione di "rinfreschi mangiati dopo il pasto", è ora quasi strettamente associato al mezzo pezzo di matzo che viene spezzato in due durante le prime fasi del Seder pasquale e messo da parte per essere consumato come dessert dopo il pasto.

Basato sulla Mishnah di Pesahim 119b, l' afikoman è un sostituto del sacrificio pasquale, che era l'ultima cosa mangiata durante il pasto pasquale durante l'era del Primo e del Secondo Tempio e durante il periodo del Tabernacolo. Il Talmud afferma che è vietato consumare qualsiasi altro alimento dopo l'afikoman, in modo che il sapore del matzo che è stato mangiato dopo il pasto rimanga nella bocca dei partecipanti. Dopo la distruzione del Tempio e l'interruzione del Korban Pesach, gli ebrei mangiano un pezzo di matzoora noto come afikomen per finire il pasto del Seder pasquale.

Le usanze intorno all'afikoman variano, sebbene spesso condividano lo scopo comune di tenere i bambini svegli e vigili durante il Seder fino a quando l' afikoman non viene mangiato. Seguendo le usanze ashkenazite, il capofamiglia può nascondere l'afikoman affinché i bambini lo trovino, o in alternativa, i bambini possono rubare l'afikoman e riscattarlo. La tradizione Chabad scoraggia il furto dell'afikoman per timore che porti a cattive abitudini. Seguendo le usanze Mizrahi, l'afikoman può essere legato con una fionda alla schiena di un bambino per tutta la durata del Seder.

La parola greca su cui si basa afikoman ha due significati, secondo il Talmud babilonese e il Talmud di Gerusalemme. Entrambi i Talmud concordano sull'halakha (dichiarato nell'Haggadah pasquale sotto la risposta data al Figlio Saggio) che nessun altro cibo dovrebbe essere mangiato per il resto della notte dopo che l'afikoman è stato consumato. Il Talmud babilonese spiega che la parola "afikoman" deriva dalla parola greca "dessert", l'ultima cosa mangiata durante un pasto. Il Talmud di Gerusalemme, tuttavia, deriva la parola afikoman da epikomion, che significa "baldoria dopo cena" o "intrattenimento". Era usanza di romani e greci spostarsi da una festa o banchetto all'altro. L'halakha che proibisce di mangiare qualsiasi altra cosa dopo l'afikoman impone quindi agli ebrei di distinguere il loro Seder pasquale dai rituali pagani di altre nazioni.




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Quali caramelle giapponesi potrebbero non essere così buone?

A seconda dell'età del bambino, la maggior parte dei 和菓子 wagashi (dolci giapponesi) contiene mochi (torte di riso) e può rappresentare un rischio di soffocamento per i bambini piccoli.

Raccomanderei la 羊羹 youkan (pasta dolce di fagioli rossi). Gli occidentali non hanno una concezione dei fagioli dolci (come dolci, non in stile camp) e potrebbe non sembrare molto attraente, ma credetemi, sono molto buoni. Sapore e consistenza molto simili alla pasta di noci dei dessert del Monte Bianco.



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Nelle ricette di dolci esistono ingredienti che possono sostituire le uova? Se si quali sono?

 Eccoli:

Le uova sono un emulsionante naturale che amalgama e omogeneizza miscele dissimili - l'esempio più lampante è la maionese, che è una emulsione.

Un uovo si può sostituire con:

  • una banana (anche se è bella matura!);

  • mezzo vasetto di yogurt;

  • latte (ca. 50 ml);

  • amido di mais (un paio di cucchiaini);

  • polpa di mela (ca. 50 g hanno la quantità di pectina che ci serve);

  • fecola di patate (da usare con un po' di liquido, acqua per esempio);

  • avocado (un cucchiaio di polpa).

Il trucco è sempre lo stesso: tutti questi ingredienti hanno composti che possono fungere da tensioattivi e così fare il lavoro dell'uovo.


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La ricetta di biscotti più protetta al mondo

La Oreo ha costruito un bunker a prova di asteroide e disastro nucleare in Norvegia, per conservare tutte le proprie ricette in caso di apocalisse.




Viene da chiedersi: chi preparerà i famosi biscotti dopo l'estinzione della razza umana?


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Vartanush

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La vartanush è una marmellata ricavata dai petali di rosa. Si tratta di una ricetta tipica dell'Armenia.
A Venezia è prodotta dai monaci dell'Ordine Mechitarista armeno nell'Isola di San Lazzaro, che coltivano molti rosai, alcuni di specie rarissime, nel giardino del convento.
In particolare, la rosa migliore da cui ottenere la marmellata è la rosa canina, che fiorisce nella tarda primavera; la tradizione vuole inoltre che le rose vadano raccolte al sorgere del sole.

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Anko

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L'anko è una marmellata giapponese preparata con i semi di azuki (Vigna angularis), una leguminosa estensivamente coltivata nell'Asia orientale.
Gli azuki presentano un sapore dolciastro che si presta alla preparazione di marmellate e altri dolci.
L'anko è ampiamente utilizzata nella cucina giapponese come ripieno di alcuni dolci, come ad esempio i daifuku, i taiyaki o i dorayaki, talvolta anche come condimento per il gelato. Esiste nelle varianti Tsubuan, in cui i fagioli nella confettura vengono lasciati interi e Koshiban, dove i fagioli vengono frullati e resi a crema.

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Nobis Printen Baeckerei Aachen

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Nobis Printen Baeckerei Aachen

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Sguta

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La Sguta o 'nguta (dal greco augotòs = ovale ) è un caratteristico dolce calabrese, viene chiamata con nomi diversi e preparata con varie componenti di farine e forme anche in maniera diversa. Nella tradizione cristiana questo dolce ha la valenza simbolica, per sottolineare la festa della resurrezione di Cristo. Componente decorativo del dolce è l’uovo, simbolo della natura, della fertilità e segno del ritorno alla vita. Viene prodotto un po' ovunque su tutto il territorio della Calabria, in particolare nella Locride e nella provincia di Reggio Calabria. La "Sguta" come vuole la tradizione si prepara la settimana prima che precede la domenica di Pasqua e in particolar modo viene consumata tutta la Settimana Santa fino al giorno di Pasquetta.
La "Sguta", dolce tipico calabrese è inserito nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Elenco PAT Calabria al N°207), dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF).
La "Sguta" tradizionale ha forma di una piccola ciambella, con l'uovo al centro. Gli ingredienti per la realizzazione dell'impasto sono: farina, olio, uova, latte, zucchero, acqua e lievito. Una volta che l'impasto è compatto lo si mette a lievitare in un luogo asciutto per un periodo di tempo che va dalle 4 alle 8 ore. Dopo che l'impasto è lievitato si fanno le ciambelle di diverse forme e grandezze, leggermente decorate, al centro si mette uno uovo e vengono messe a cuocere nel forno. Una volta acquistato il colore dorato la "Sguta" è pronta al consumo.
Anticamente e ancora oggi la "Sguta" viene prodotta in particolare nelle famiglie, si trovano anche nei panifici e nelle pasticcerie.

Ingredienti

Farina di grano tenero, olio d’oliva extra vergine, uova, latte, zucchero, acqua, lievito madre e/o di birra

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Cuccìa

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La cuccìa è un dolce tipico siciliano, a base di grano bollito e ricotta di pecora o crema di latte bianca o al cioccolato. Viene guarnito con zuccata, cannella pezzetti di cioccolato e scorza di arancia grattugiata, ed è tradizionalmente preparato e consumato in occasione della festa di Santa Lucia (13 dicembre). È una tradizione in particolare del palermitano e del siracusano assente in tutta l'area della città metropolitana di Catania, diffusa nel resto della Sicilia.
Secondo la tradizione, infatti, il 13 dicembre del 1646 approdò nel porto di Palermo una nave carica di grano, che pose fine ad una grave carestia. Per poterlo consumare immediatamente il grano non venne macinato, ma bollito e mangiato. Per ricordare quel giorno, i siciliani tradizionalmente non consumano cibo a base di farina, ma cuccìa ed arancine.
Una storia simile datata 1763 e ambientata nel porto di Siracusa, attribuisce a questa città la paternità della ricetta.
La variante del trapanese consiste nel consumare il frumento bollito semplicemente con il cosiddetto "vino cotto", che altro non è che il mosto di vino cotto fino alla riduzione a circa 1/6 del volume originario e alla caramellizzazione.
A Caltanissetta la cuccía viene consumata non dolce, ma come pietanza salata. Viene preparata come una minestra di grano cotto e condita con sale e pepe e servita calda.
Un dolce molto simile viene preparato e consumato sempre in occasione della festa di S.Lucia nella città calabrese di Paola, un tempo feudo di Fuscaldo di cui la santa siciliana è patrona.
L'uso di questi dolci di grano cotto arricchito con noci e arance è probabilmente un residuo della antica tradizione cristiana di rito greco di commemorare le festività maggiori con questo piatto beneaugurale che rappresenta l'abbondanza: oggigiorno troviamo preparazioni molto simili in Paesi ortodossi come la Romania (in cui il dolce viene servito per onorare i defunti e il santo patrono) e in Russia che ha nella Kut'ja uno dei dolci tipici del Natale ortodosso.

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Sise delle monache

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Le Sise delle monache (o Tre monti) sono un tipico dolce abruzzese prodotto nel comune di Guardiagrele, in provincia di Chieti.
L'origine del nome non è sicura: tra le varie leggende, una vuole che tale espressione derivi dal comportamento di alcune suore, le quali inserivano al centro del petto una protuberanza in modo da rendere meno evidenti i seni.
Più verosimilmente la tipica forma di questo dolce farebbe invece riferimento a Gran Sasso d'Italia (2912 m s.l.m.), Majella (2793 m s.l.m.) e Sirente-Velino (2487 m s.l.m.) che costituiscono i tre massicci montuosi abruzzesi, i più alti dell'intera catena appenninica. Questo giustifica anche il nome di Tre monti, con cui pure il dolce è conosciuto.
Due strati di pan di spagna, farciti da crema pasticcera, con la forma di tre protuberanze.

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