Il Caffè dei Fratelli Fiorio
(noto semplicemente come Fiorio) è uno dei caffè storici più
antichi di Torino, situato nella centralissima via Po.
Fu abituale ritrovo dei nobili all'epoca della restaurazione e in seguito dei maggiori intellettuali e politici del Risorgimento.
Ancora oggi è apprezzato ritrovo dei torinesi.
Fu abituale ritrovo dei nobili all'epoca della restaurazione e in seguito dei maggiori intellettuali e politici del Risorgimento.
Ancora oggi è apprezzato ritrovo dei torinesi.
Cenni storici
Inaugurato nel 1780 nella Contrada
di Po, l'elegante Caffè Fiorio fu inizialmente
frequentato da aristocratici e alti ufficiali, in contrapposizione
allo scomparso Caffè Calosso di via Dora Grossa, ricettacolo
di ferventi rivoluzionari e patrioti.
La frequentazione di una clientela di orientamento conservatore gli valse la definizione di "Caffè dei Machiavelli" o "Caffè dei Codini".
Analogamente a quanto accadde per il vicino Caffè Baratti & Milano, anche il Fiorio fu citato dalla letteratura del tempo. La fama del Fiorio crebbe costantemente a tal punto da iniziare ad essere frequentato anche dalla borghesia del tempo ma per l'aristocratica clientela abituale non fu più il Fiorio di un tempo, tant'è che nel 1850 cambiò nome (anche se per poco) in Caffè della Confederazione Italiana.
Si dovette attendere la fine dell'Ottocento per rivedere il Fiorio divenire rinomato luogo di incontro dei maggiori intellettuali e personaggi politici del Risorgimento, tra i quali: Urbano Rattazzi, Massimo D'Azeglio, Camillo Benso Conte di Cavour, Giacinto Provana di Collegno, Cesare Balbo, Giovanni Prati, Santorre di Santarosa ed è risaputo dalle cronache del tempo che re Carlo Alberto nutrisse la consuetudine quotidiana di chiedere cosa si dicesse al Caffè Fiorio prima di aprire le sue udienze.
In questo caffè nacque il cono gelato da passeggio.
La frequentazione di una clientela di orientamento conservatore gli valse la definizione di "Caffè dei Machiavelli" o "Caffè dei Codini".
Analogamente a quanto accadde per il vicino Caffè Baratti & Milano, anche il Fiorio fu citato dalla letteratura del tempo. La fama del Fiorio crebbe costantemente a tal punto da iniziare ad essere frequentato anche dalla borghesia del tempo ma per l'aristocratica clientela abituale non fu più il Fiorio di un tempo, tant'è che nel 1850 cambiò nome (anche se per poco) in Caffè della Confederazione Italiana.
Si dovette attendere la fine dell'Ottocento per rivedere il Fiorio divenire rinomato luogo di incontro dei maggiori intellettuali e personaggi politici del Risorgimento, tra i quali: Urbano Rattazzi, Massimo D'Azeglio, Camillo Benso Conte di Cavour, Giacinto Provana di Collegno, Cesare Balbo, Giovanni Prati, Santorre di Santarosa ed è risaputo dalle cronache del tempo che re Carlo Alberto nutrisse la consuetudine quotidiana di chiedere cosa si dicesse al Caffè Fiorio prima di aprire le sue udienze.
In questo caffè nacque il cono gelato da passeggio.
Caratteristiche
Il locale inizialmente comprendeva le
prime tre sale comunicanti. Nel 1845 vi fu un primo restauro delle
sale e degli arredi, introducendo le ancora presenti sedie in velluto
rosso, le tappezzerie alle pareti e arricchendo i locali con
affreschi e sculture di celebri artisti come Francesco Gonin e
Giuseppe Bogliani.
Nel 1850 il locale venne ampliato aggiungendo la grande sala longitudinale comunicante con il piano superiore, anch'esso costituito da tre salette comunicanti. Questa sala, normalmente adibita a sala ristorante, ha ospitato nel corso degli anni eventi culturali e musicali. Dal 1 Febbraio 2013 al 21 Marzo 2014 ha ospitato serate danzanti, Milonghe, di Tango Argentino.
Nel 1850 il locale venne ampliato aggiungendo la grande sala longitudinale comunicante con il piano superiore, anch'esso costituito da tre salette comunicanti. Questa sala, normalmente adibita a sala ristorante, ha ospitato nel corso degli anni eventi culturali e musicali. Dal 1 Febbraio 2013 al 21 Marzo 2014 ha ospitato serate danzanti, Milonghe, di Tango Argentino.
Nella cultura popolare
All'interno del locale vennero girate
alcune scene del film Tutti giù per terra (1996) di Davide
Ferrario.
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