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Karlovarské oplatky

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Le karlovarské oplatky (al singolare; karlovarská oplatka) sono delle cialde prodotte tradizionalmente nella città termale di Karlovy Vary, in Repubblica Ceca.
Dal luglio 2011, a livello europeo, la denominazione Karlovarské oplatky è stata riconosciuta indicazione geografica protetta (IGP).


Storia

Descrizione

La karlovarská oplatka si presenta costituita da due dischi sottili di circa 19 cm di diametro, «incollati» l'uno all'altro, sui quali è impresso un rilievo caratteristico: il bordo esterno è decorato con un ramo dal quale dipartono piccole foglie, di una larghezza di 30 mm; al di sotto di questo bordo si legge, disposta in cerchio, l'iscrizione «Karlovarské oplatky» di larghezza minima di 20 mm. Al centro della cialda è rappresentato uno dei simboli (la fonte termale o il camoscio) della città di Karlovy Vary.


Composizione

La pastella è preparata mescolando gli ingredienti (zucchero e nocciole - o secondo la varietà, generalmente mandorle, cacao, vaniglia o cannella) con acqua termale fresca di Karlovy Vary.




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Caffè Le Giubbe Rosse

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Il caffè Le Giubbe Rosse è un esercizio storico di Firenze, situato in piazza della Repubblica 13-14/r.
II locale fu fondato nel 1897 dai fratelli Reininghaus, fabbricanti di birra tedeschi. Secondo la moda viennese del tempo, i camerieri indossavano giubbe rosse tanto che i fiorentini, trovando difficoltà nel pronunciare il nome straniero del caffè, preferivano dire: "andiamo da quelli delle giubbe rosse".
Dal 1913 divenne sede fìssa dei futuristi fiorentini, trasformandosi in luogo di incontro per letterati e artisti italiani e stranieri. Tuttora ha le pareti interamente coperte da foto, disegni e memorie dei suoi celebri frequentatori. Fu sede per esempio della rissa tra i futuristi milanesi di Marinetti e gli artisti fiorentini raccolti intorno alla rivista La Voce, sulla quale Ardengo Soffici pubblicò un articolo che attaccava i rivali.
Dopo la seconda guerra mondiale il locale subì vari cambiamenti di gestione. Dal 1991 Novecento Poesia di Franco Manescalchi ha realizzato nei locali un ciclo di incontri intitolati "Pianeta Poesia".

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Buchteln

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I Buchteln sono focaccine dolci di pasta lievitata, riempite di marmellata e cotte in una pirofila in modo che si attacchino l'una all'altra.
Sono originarie della Boemia, ma hanno un posto di primo piano nella cucina austriaca, nella cucina ungherese (in lingua ungherese bukta) e anche nella cucina ladina come anche a Trieste. I Buchteln tradizionali sono riempiti con powidl (confettura di frutta preparata senza aggiungere zucchero) di prugne o coperti di salsa alla vaniglia.
I più famosi Buchteln austriaci vengono serviti nel Café Hawelka a Vienna, dove sono la specialità della casa e vengono preparati secondo una ricetta di famiglia antichissima e segreta.
In Baviera i Buchteln vengono chiamati Rohrnudeln.

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Caffè Fiorio

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Il Caffè dei Fratelli Fiorio (noto semplicemente come Fiorio) è uno dei caffè storici più antichi di Torino, situato nella centralissima via Po.
Fu abituale ritrovo dei nobili all'epoca della restaurazione e in seguito dei maggiori intellettuali e politici del Risorgimento.
Ancora oggi è apprezzato ritrovo dei torinesi.


Cenni storici

Inaugurato nel 1780 nella Contrada di Po, l'elegante Caffè Fiorio fu inizialmente frequentato da aristocratici e alti ufficiali, in contrapposizione allo scomparso Caffè Calosso di via Dora Grossa, ricettacolo di ferventi rivoluzionari e patrioti.
La frequentazione di una clientela di orientamento conservatore gli valse la definizione di "Caffè dei Machiavelli" o "Caffè dei Codini".
Analogamente a quanto accadde per il vicino Caffè Baratti & Milano, anche il Fiorio fu citato dalla letteratura del tempo. La fama del Fiorio crebbe costantemente a tal punto da iniziare ad essere frequentato anche dalla borghesia del tempo ma per l'aristocratica clientela abituale non fu più il Fiorio di un tempo, tant'è che nel 1850 cambiò nome (anche se per poco) in Caffè della Confederazione Italiana.
Si dovette attendere la fine dell'Ottocento per rivedere il Fiorio divenire rinomato luogo di incontro dei maggiori intellettuali e personaggi politici del Risorgimento, tra i quali: Urbano Rattazzi, Massimo D'Azeglio, Camillo Benso Conte di Cavour, Giacinto Provana di Collegno, Cesare Balbo, Giovanni Prati, Santorre di Santarosa ed è risaputo dalle cronache del tempo che re Carlo Alberto nutrisse la consuetudine quotidiana di chiedere cosa si dicesse al Caffè Fiorio prima di aprire le sue udienze.
In questo caffè nacque il cono gelato da passeggio.


Caratteristiche

Il locale inizialmente comprendeva le prime tre sale comunicanti. Nel 1845 vi fu un primo restauro delle sale e degli arredi, introducendo le ancora presenti sedie in velluto rosso, le tappezzerie alle pareti e arricchendo i locali con affreschi e sculture di celebri artisti come Francesco Gonin e Giuseppe Bogliani.
Nel 1850 il locale venne ampliato aggiungendo la grande sala longitudinale comunicante con il piano superiore, anch'esso costituito da tre salette comunicanti. Questa sala, normalmente adibita a sala ristorante, ha ospitato nel corso degli anni eventi culturali e musicali. Dal 1 Febbraio 2013 al 21 Marzo 2014 ha ospitato serate danzanti, Milonghe, di Tango Argentino.



Nella cultura popolare

All'interno del locale vennero girate alcune scene del film Tutti giù per terra (1996) di Davide Ferrario.

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S'more

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Lo s'more (o smore), dolce tradizionale di Stati Uniti d'America e Canada, consiste in un marshmallow riscaldato posto fra due biscotti di farina integrale di grano insieme ad uno o due strati di cioccolato.


Etimologia ed origini

Il termine s'more deriva dalla contrazione dell'inglese "Some more" (un po' di più), contrazione dovuta probabilmente alla pronuncia della frase con la bocca piena (di s'mores). L'origine del dolce non è chiara, ma la prima testimonianza scritta dell'esistenza di questo dolce è contenuta nel libro scout del 1927 Tramping and Trailing with the Girl Scouts. La ricetta viene attribuita a Loretta Scott Crew, che afferma averne creato uno per la prima volta davanti al fuoco del campeggio per i suoi compagni scout. Non è chiaro quale sia il luogo dove uno s'more fu preparato per la prima volta, ma quel che è certo è che non vi sono prove che questo snack sia stato preparato prima di quella data. Sebbene si ignori quando il nome fu abbreviato da some more a s'more, ricette di Some more sono individuabile in varie pubblicazioni scout fino al 1971.


Preparazione

Nonostante si possa facilmente preparare con il microonde, lo s'more è tradizionalmente associato al campeggio. Parte del fascino del dolce sta nella sua semplice preparazione. Il marshmallow, infilzato in un bastoncino, viene tenuto sul fuoco ad arrostire in modo tale che il suo interno diventi soffice e liquido. Il marshmallow viene poi tolto dallo stecchino con due biscotti (i così detti graham crackers, simili ai Digestive), su uno dei quali è posto un pezzo di cioccolata, che col calore del marshmallow si ammorbidisce. In alternativa alcuni preferiscono arrostire l'intero s'more, per assicurarsi che tutti i componenti si scaldino ed ammorbidiscano a sufficienza, o semplicemente riscaldano i biscotti. A volte viene aggiunto del burro d'arachidi.


Variazioni

Il successo degli s'more ha ispirato la creazione di dolci confezionati dal sapore simile ma che non per forza devono essere riscaldati, come gli Hershey's S'mores, o un tipo di Pop-Tart.


Curiosità

Gli s'more sono così popolari che i supermercati americani, durante i mesi estivi, spesso vendono biscotti, marshmallows e grosse barre di cioccolata tutti nella stessa sezione.
  • (Calorie: 81; Calorie da Grasso: 12)



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Biscotto di Ceglie

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Il Biscotto di Ceglie o Biscotto cegliese (in dialetto "Piscquettələ") è un biscotto tipico di Ceglie Messapica. È un biscotto a base di pasta di mandorle e confettura di ciliegie o uva, con fragranza di limone, una variante prevede la copertura con il "cileppo" ovvero di una glassa a base di zucchero e anche cacao. Altri ingredienti utilizzati per la preparazione sono il miele e le uova. Il biscotto ultimato ha una forma quasi cubica, il colore può variare e dipende dalla presenza o meno della glassa a base di cacao. La glassa da al biscotto un colore bruno e facilita la conservazione nel tempo soprattutto della morbidezza interna.


Cenni Storici

La zona di produzione del biscotto cegliese (il territorio brindisino) è da secoli una terra vocata alla produzione delle mandorle ed è forse proprio per l'utilizzo delle mandorle che a Ceglie Messapica, terra di gastronomia, è nata la tradizione ormai secolare della produzione di questo dolce. Il biscotto cegliese veniva prodotto dalle famiglie contadine in occasione delle feste importanti e dei banchetti nuziali dove era utilizzato come bomboniera, con il passare del tempo il biscotto è divenuto una sorta di simbolo cittadino. Per la sua tutela e valorizzazione è nato negli ultimi anni un consorzio di produttori e cittadini che nel 2010 ha ottenuto proprio per l'unicità del prodotto il riconoscimento per il biscotto di Presidio Slow Food.


Zona di Produzione


Il biscotto è prodotto nel solo territorio comunale di Ceglie Messapica (circa 13.000 ettari). Tutte le materie prime sono prodotte nel territorio comunale secondo quanto previsto dal disciplinare del Presidio Slow Food. In particolare per le mandorle vengono individuati anche le varietà (Sepp d'amic, Spappacarnale, Sciacallo, Zia Pasqua, Gianfreda, Mingunna e Rivezzo) tutte locali e tipiche dell'altosalento alla base della preparazione del biscotto.

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Melomakarono

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I melomakarono

I melomakarono (μελομακάρονο) sono dei tipici dolci greci a forma d'uovo realizzati principalmente con farina, olio d'oliva e miele. Insieme ai kourabiedes, sono i tradizionali dolci preparati in Grecia durante il periodo di Natale.
Ingredienti tipici dei melomakarono sono la farina o il semolino, zucchero, scorze d'arancia, e/o succo d'arancia fresco, cognac (o bevande simili), cannella ed olio d'oliva. Durante la preparazione vengono spesso farciti con noci tritate. Dopo la cottura vengono immersi per un breve periodo in uno sciroppo caldo, realizzato con miele e zucchero sciolto in acqua. Alla fine vengono decorati con granella o crema di cioccolato, nelle varianti più recenti della ricetta.



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Caffè Michelangiolo



Il Caffè Michelangiolo a Firenze si trova in via Cavour al civico 21.
Dalla seconda metà dell'Ottocento fino al 1920 circa fu un luogo di animatissime discussioni sia d'ordine artistico che politico, un sodalizio d'artisti, quasi tutti toscani, che dopo il 1860, anima vivacemente il panorama artistico italiano e che ha contribuito in modo decisivo al rinnovamento dell'estetica pittorica tradizionale. In particolare qui si ritrovavano i giovani artisti in rivolta con l'arte accademica della vicina San Marco. Per la loro maniera di dipingere con larghe macchie di colori puri vennero definiti Macchiaioli.
Si davano qui convegno Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, Adriano Cecioni, Diego Martelli, Angiolo Tricca, Ferdinando Buonamici, ecc. Il Cecioni dipinse anche un quadro che ritraeva l'interno del caffè.
Successivamente alla chiusura, i letterati del Caffè Le Giubbe Rosse (Papini su tutti) apposero sul muro del vecchio Caffè una lapide, visibile ancora oggi, per omaggiare quello che è stato il primo Caffè letterario di Firenze.
Oggi il Caffè ospita il Museo Leonardo da Vinci Firenze ma rimane ancora attivo artisticamente promuovendo mostre ed eventi culturali legati alla memoria storica e al pensiero contemporaneo che qui i Macchiaioli e gli altri frequentatori produssero dal 1848 al 1861.
Parallelamente agli eventi esce la rivista NOI al Caffè Michelangiolo che tratta i temi storici, politici ed artistici che caratterizzarono il Caffè a metà Ottocento.

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Zuccherino di Vernio



Gli zuccherini di Vernio sono un dolce tipico dell'Alta Valle del Bisenzio. Sono diffusi pure oltre il crinale appenninico.

Preparazione

Gli zuccherini si preparano impastando mezzo chilo di farina bianca, quattro uova, cinquanta grammi di burro, un etto di zucchero, una bustina di lievito, venti grammi di semi di anice e mezzo bicchiere di liquore di anice. Con l'impasto così ottenuto si formano delle piccole ciambelle che verranno cotte in forno caldo. Nel frattempo si prepara la glassa fondendo due etti di zucchero con un po' d'acqua e altro liquore di anice, dove verranno immerse le ciambelline cotte, da servire fredde.

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Che bello, a Carnevale ogni dolce vale



Non solo frappe e castagnole. Carnevale colora le tavole dei golosi con dolci e tradizioni differenti. Qualità, ingredienti selezionati e una cura minuziosa, tanto nella preparazione dei diversi prodotti che nel servizio, sono le caratteristiche del Biscottificio Innocenti, che ha festeggiato i cento anni di attività, (via della Luce 21, 06-5803926), dove, a farla da padrone è il fritto.
«Tradizione vuole che le frappe siano fritte nell'olio bollente - dice la titolare Stefania Innocenti -. Cuocerle al forno significherebbe trasformarle in biscotti e, quindi, preparare un dolce diverso». Un intero tavolo all'interno del locale viene continuamente rifornito di frappe appena cotte, sulle quali lo zucchero a velo viene spolverato solo pochi istanti prima dell'acquisto, per garantirne la fragranza. Fritte anche le castagnole: semplici, zuccherate e bagnate nel liquore Strega o ripiene di crema. Specialità del forno, noto per la grande varietà di biscotti, la pastiera romana, simile a quella napoletana ma priva di canditi e essenze aromatiche, e gli «straccetti», biscotti con mandorle siciliane, pinoli o nocciole di Caprarola. Da Marinari (Corso Trieste 95, 06-8551045), le castagnole sono bagnate nel rum o ripiene di crema o ricotta. La «pizzicata», montagnola di palline di pasta fritta unite con il miele, che ricorda la cicerchiata laziale, è il dolce proposto dalla Pasticceria Siciliana Svizzera (piazza Pio XI 10, 06-6374974) dove, ovviamente, non mancano frappe e castagnole, queste ultime semplici o ripiene. Ricco il Carnevale di Romoli (viale Eritrea 142, 06-86325077), che accanto alle classiche frappe e castagnole, propone «gonfietti», pasta fritta ripiena di crema o ricotta, ravioli di ricotta aromatizzati con cannella, zeppole, sia fritte che al forno, con crema e marmellata di amarena. «Abbiamo, inoltre, inventato un dolce proprio per questi giorni di festa - spiega la titolare Roberta Romoli -. Sono le Stelle Filanti, una pastafrolla particolarmente croccante, insaporita con scorza d'arancio e limone, arricciata in modo da avere la forma del classico festone». Numerose le golosità dell'Antica Pasticceria Bella Napoli (Corso Vittorio Emanuele II 246, 06-6877048). Si comincia con il Migliaccio, il cui nome deriva dalla farina di miglio con cui veniva, originariamente, preparato, oggi sostituita da quella di granturco: una torta rotonda, realizzata con semolino, ricotta, zucchero e canditi, spolverata di zucchero a velo. C'è, poi, il sanguinaccio che, privato del sangue di suino previsto dalla tradizione, viene realizzato con latte, zucchero e cioccolata fondente. «La preparazione più complessa - commenta il pasticciere Alfredo Naddeo - è, sicuramente, quella delle Santa Rosa, che, non a caso, oggi sono ritenute quasi una rarità». Si tratta di sfogliatelle molto più grandi - quasi il doppio - di quelle abituali, realizzate con una pasta particolarmente sottile in più strati e farcite con crema e marmellata di amarene. Qui, ovviamente, si trovano anche le castagnole con crema, ricotta o nutella e le frappe, semplici o al cacao. Il cioccolato è una glassa che copre parte della frappa da Forno Argentina (via di Torre Argentina 3, 06-68806045), dove si trovano castagnole, mostaccioli al miele, ravioli con canditi al forno e bomboloni, semplici o alla crema. E sì, perché la bomba, o meglio, il krapfen, è un dolce tradizionale del Carnevale, oltre a essere il vero simbolo della festa in Austria. Lo sanno bene da La Dolceroma (via del Portico d'Ottavia 20, 06-6892196), specializzato in pasticceria austriaca e americana, dove, accanto ai krapfen «originali» con marmellata d'albicocca o crema, si possono trovare muffin e cookies di tutti i tipi, oltre a torte da decorare, su ordinazione, con marzapane a tema. Punta sulla varietà dei ripieni Napoleoni (via Appia Nuova 592, 06-7804727) che farcisce le zeppole con crema, marmellata, cioccolata o doppio gusto, le castagnole con nutella, crema semplice, d'arancio o di limone. Le frappe sono coperte con miele, mentre i ravioli sono punteggiati di gocce di cioccolato. Ricotta, cacao e crema per le castagnole de Il Fornaio (via dei Baullari 5, 06-68803947) che prepara pure gli struffoli e ravioli con crema di castagne. Ampia selezione di pasticceria da Antonini (via Sabotino 21, 06-3725052) con castagnole di crema, ricotta e alchermes, Grand Marnier e arancio, zeppole, frappe, fagottini al forno con ricotta e uvetta, baby-ravioli fritti ripieni di cioccolato.



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Apple pie

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Si tratta di una tipica ricetta anglosassone. Per alcuni versi presenta delle analogie con la torta di mele e con lo strudel di mele. Quella che segue è una ricetta di base. Si trovano in giro parecchie varianti e alcuni ritengono indispensabile seguire degli accorgimenti particolari in alcuni passi. Tuttavia la seguente ricetta funziona con buoni risultati, senza il bisogno di eseguire operazioni complicate.

Ingredienti

Per la pasta esterna

(detta anche crosta)
  • 225 g (8 oz) di farina
  • 110 g (4 oz) di margarina o burro
  • 55 g (2 oz) di strutto
  • un pizzico di sale
  • 2 cucchiai (circa 30 ml) d'acqua fredda
In alternativa è possibile utilizzare:
  • 1 confezione già pronta di pasta per la crosta delle torte tipo pie.

Ripieno

  • 500 g (1 lb) di mele da cucinare, a fette
  • 2 cucchiai (circa 30 ml) di succo di limone
  • 28 g (1 oz) di burro salato
  • 500 g (2 1/2 tazze) di zucchero e dello zucchero aggiuntivo per spolverizzare
  • 30 g (1/4 di tazza) di farina
  • 20 g (2 1/2 cucchiai) di amido di mais
  • Cannella
  • Noce moscata

Per la guarnizione superiore

  • 28 g (1 oz) di latte
  • Cannella
  • Zucchero

Preparazione

Pasta esterna

  1. Mescolate con le mani tutta la farina, la margarina (o il burro), lo strutto ed il sale tutti insieme fino ad ottenere una buona pasta
  2. Aggiungete due cucchiai di acqua fredda per fare una pagnotta soffice ma ferma
  3. Stendete la pasta su una superficie infarinata fino alla dimensione desiderata per la vostra torta, fate due croste di tali dimensioni
  4. Mettete una delle due croste nella tortiera



Il resto della preparazione

  • Non fate precuocere le mele, perché questo priverebbe la torta di parecchio del suo gusto e farebbe diventare le mele una pappa!
  1. Pelate e tagliate a fette le mele (a fette di spessore di circa 3 - 6 mm)
  2. Aggiungete il succo di limone alle fette di mele
  3. Mischiate con le mani le mele con 100 g di zucchero e con qualche pezzo di cannella.
  4. Trasferite le mele, senza il succo che si è formato, nella tortiera (questo aiuta ad evitare che la torta bolla nel forno)
  5. mescolate in un'altra bacinella, la parte restante dello zucchero, la parte restante della cannella, la noce moscata, la farina e l'amido di mais.
  6. Versate questo miscuglio sopra le mele nella tortiera
  7. Imburrate leggermente
  8. Coprite con l'altra crosta
  9. Unite le due croste tra loro usando una forchetta o le dita
  10. Fate degli intagli a forma di V o di losanga nella crosta superiore
  11. Spennellate la crosta superiore con del latte e spargete sopra dello zucchero aggiuntivo e spargete della cannella
  12. Cuocete al forno a 177 °C (350 °F) fino a quando non diventa di color marrone dorato (circa 60 minuti)
  13. Servire caldo ed accompagnate ad esempio con gelato o con crema (pasticcera o budino)



Note, suggerimenti e varianti

  • Utilizzate assieme diversi tipi di mele per ottenere un vasto insieme di sapori e di fragranza
  • Utilizzate 2 o 3 mele Granny Smith, assieme ad altri tipi di mele
  • Sostituite lo strutto con qualcosa di addensante per ottenere un dolce vegano


Attenzione

  • Il ripieno sarà molto caldo subito dopo aver tirato la torta fuori dal forno. Prestate attenzione a non scottarvi quando tirate fuori la torta dal forno. Evitate di mangiare la torta quando è ancora bollente.




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Bensone




Ingredienti

  • 150g di burro o margarina
  • 150g zucchero
  • 300g farina
  • 1 dose di lievito
  • 2 tuorli d'uovo
  • (facoltativo) scorza di limone
  • 1/2 bicchiere di latte

Preparazione

  1. Mettere tutti gli ingredienti nel mixer alla velocità massima, poi ridurre la velocità e aggiungere il latte. L'impasto non deve risultare troppo liquido.
  2. Comporre una forma ovale sulla teglia ricoperta di carta d'argento, spolverare di zucchero o granella di zucchero.
  3. Cuocere a forno preriscaldato a 180° (170° a forno freddo ventilato) per circa 40 minuti.

Varianti

  • Il bensone può essere farcito con 100-150g di marmellata di amarena, oppure con il savòr.

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Franz Sacher

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Franz Sacher (Vienna, 19 dicembre 1816 – Baden, 11 marzo 1907) è stato un pasticciere austriaco, noto soprattutto per aver ideato la celebre torta Sacher.
Erede di una ricca famiglia di albergatori di origine ebraica e giovane panettiere di corte, nel 1832 Klemens von Metternich gli chiese di preparare un dolce per un ospite speciale, dato che il pasticciere di corte era in quel momento malato. L'appena sedicenne apprendista cuoco aguzzò l'ingegno e realizzò uno dei dolci più famosi della storia, e pare che Metternich dopo aver assaggiato la "Sacher" abbia esultato.
La torta è composta da biscotto leggero al cioccolato con un taglio centrale di confettura di albicocche, ricoperto con glassa al cacao e cioccolato. Tradizionalmente viene accompagnata da panna acida semimontata o da un cappuccino perché molti viennesi considerano la Sacher-Torte troppo asciutta.
Daniel Peter, l'inventore di una particolare macchina impastatrice per dolci e il primo creatore del cioccolato al latte, rivendicò come sua la Sacher-Torte e iniziò contro Franz Sacher e i suoi nipoti una lunga disputa giudiziaria, che si concluse solo nel 1875 con la vittoria della famiglia Sacher. L'anno seguente Franz Sacher, divenuto ormai ricco, abbandonò le cucine per aprire a Vienna l'Hotel Sacher, che gestì fino alla morte insieme al figlio Eduard.


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Imagawayaki

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L'Imagawayaki (今川焼き) è un dessert giapponese. Si trova spesso in vendita nei banchi dei matsuri ed è consumato abitualmente anche a Taiwan (dove prende il nome di chēlún bǐng 車輪餅 o hóngdòu bǐng 紅豆餅). Viene preparato mettendo della pastella in una particolare padella — simile alla piastra per la preparazione dei waffle — e farcito con anko secondo la ricetta tradizionale. Con il tempo si sono diffuse molte varianti che prevedono un'ampia varietà di ripieni: crema alla vaniglia, creme e confetture di frutta, curry, carne, verdura, patate e maionese.
Gli imagawayaki sono simili ai dorayaki, ma questi ultimi sono composti da due pancake tra i quali viene inserito il ripieno dopo la cottura e spesso vengono serviti freddi.
Questi dolci furono venduti per la prima volta nei pressi del ponte Imagawabashi a Kanda nell'era An'ei (anni 1772 - 1781) del periodo Edo; il nome imagawayaki per indicare i dolci nasce in questa occasione.

I vari nomi degli imagawayaki

Gli imagawayaki assumono vari nomi che variano a seconda delle zone di produzione, delle ditte che li vendono o del periodo storico:

Per area geografica

  • Ōban-yaki (大判焼き) — utilizzato prevalentemente nel Kansai
  • Kaiten-yaki (回転焼き) o Kaiten manjū (回転饅頭) — utilizzato prevalentemente nel Kansai e nel Kyūshū
  • Nijū-yaki (二重焼き)
  • Koban-yaki (小判焼き)
  • Gishi-yaki (義士焼き)
  • Tomoe-yaki (巴焼き)
  • Taiko-yaki (太鼓焼き) o Taiko manjū (太鼓饅頭)
  • Bunka-yaki (文化焼き)
  • Taishō-yaki (大正焼き)
  • Jiyū-yaki (自由焼き)
  • Fūfu manjū (夫婦饅頭) o Fū man (フーマン)
  • Oyaki (おやき) — usato in alcune località della Prefettura di Aomori e in Hokkaidō; differisce dallo "oyaki" che si trova nella Prefettura di Nagano perché quest'ultimo è uno gnocco di grano saraceno fermentato
  • Kintsuba (きんつば) — usato in alcune località della Prefettura di Niigata e della Prefettura di Fukushima



Per produttore

  • Gozasōrō (御座候) — è il nome assegnato al dolce dalla Gozasōrō, società fondata nel 1950 a Himeji. Il nome deriva da un'espressione arcaica che significa "grazie per l'acquisto".
  • Higiri-yaki (ひぎりやき) — è il nome assegnato al dolce dalla Sawai Honpo, società della Prefettura di Ehime. Il nome prende origine dall'Higiri jizō che si trova nei pressi della stazione Matsuyama a Ehime.

Storici e non più usati

  • Fukkō-yaki (復興焼き lett. "gli yaki della ricostruzione") — in una canzone scritta per celebrare la ricostruzione seguente il Grande terremoto del Kantō del 1923 si afferma che gli imagawayaki presero il nome di fukkōyaki..

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Sata andagi

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I sata andagi (サーターアンダーギー Sātā andāgī) sono dei dolci di pastella fritti, simili ai doughnut (o ai Portoghesi malasada), tipici della prefettura giapponese di Okinawa. Sono anche abbastanza diffusi alle Hawaii, a volte conosciuti semplicemente come andagi. Gli andagi tradizionali di Okinawa sono fatti mischiando farina, zucchero e uova. Gli ingredienti sono amalgamati in forma di piccole palle, che vengono quindi fritte.
Saataa vuol dire "zucchero", mentre andaagii deriva da "fritto nell'olio" ("olio" (anda) + "fritto" (agii)) nella lingua di Okinawa (satō ed abura-age in giapponese). Sono anche conosciuti come saataa andagii e saataa anragii.
Come la maggior parte dalla pasticceria delle Isole Ryukyu, le tecniche per realizzarli derivano da una combinazione delle tecniche giapponesi e quelle cinesi, sebbene altre fonti dicano che si tratta semplicemente della derivazione di un piatto cinese.

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Torta degli ebrei

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La torta degli ebrei (in dialetto finalese: tibùia), chiamata anche sfogliata (sfuiàda) è una torta salata millefoglie tipica di Finale Emilia, in provincia di Modena.
Nonostante le origini e il nome, la pietanza non rientra nella cucina kashèr per la presenza di strutto di maiale negli ingredienti (la religione ebraica vieta il consumo di prodotti suini).

Storia

I primi ebrei giunsero a Finale Emilia nel 1541, espulsi dalla Spagna a seguito del decreto dell'Alhambra emanato dai re cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando II di Aragona. Secondo ricerche storiche, presso l'archivio di stato di Modena è presente una denuncia del 1626 in cui un tale Giacomo Bertancini, durante il soggiorno in prigione, aveva rubato ad un ebreo una "torta grassa" e aveva osato mangiarla in tempo di Quaresima. Peraltro, risale al 1627 la realizzazione del cimitero ebraico di Finale Emilia.
La ricetta della torta salata rimase custodita dalla comunità israelitica di Finale Emilia fino all'unità d'Italia: infatti nel 1861 un ebreo chiamato Mandolino Rimini, figlio di Aronne, decise di convertirsi al cristianesimo, scegliendo il nome Giuseppe Maria Alfonso Alinovi. Egli venne ripudiato dalla comunità ebraica e, per vendicarsi di ciò, decise di rendere nota questa pietanza alla comunità finalese, vendendola con successo lungo i portici di Santa Caterina (attuale corso Giuseppe Mazzini). Sostiuendo poi il grasso d'oca con lo strutto di maiale, si assicurò anche che i propri ex correligionari non potessero mangiare il suo prodotto.

Preparazione

La preparazione della torta degli ebrei prevede l'impasto di farina, acqua e sale, fatto riposare per un'ora. L'ammasso viene poi tagliato in sei pezzi uguali, ognuno dei quali viene tirato a sfoglia fine. La pasta viene unta con strutto di maiale (in alternativa: grasso d'oca o margarina vegetale) e poi ripiegata otto volte e lasciata riposare. Questa procedura viene ripetuta quattro volte per ogni panetto: alla fine se ne ricavano sei strati sottili che sono adagiati uno ad uno, con molto formaggio Parmigiano-Reggiano grattugiato fra loro, in una teglia imburrata. Lo sfoglia superiore viene incisa a griglia e cosparsa di fiocchi di burro. La torta salata viene infine cotta e dorata in forno a 200° gradi per 30 minuti.
La torta degli ebrei può essere gustata calda, accompagnata da un cicchetto di anicione (andsòn), tipico liquore di Finale Emilia.

Riconoscimento

La sfogliata o torta degli ebrei è inserita nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della regione Emilia-Romagna.
Nel 2004 la Camera di Commercio di Modena ha inserito la sfogliata di Finale Emilia nell'elenco dei prodotti tutelati dal marchio "Tradizione e sapori di Modena"
Dal 1994 l'amministrazione comunale di Finale Emilia organizza la tradizionale "Festa della Sfogliata" che si tiene durante la festività dell'8 dicembre. Durante la manifestazione è possibile assaggiare la sfogliata anche nella originale con grasso d'oca.

Ricette simili

La torta degli ebrei di Finale Emilia è simile ad altre pietanze di origine israelitica della zona, come le buricche di Ferrara (che derivano, anche per il nome, dal noto börek turco) e le chizze di Reggio Emilia: in entrambi i casi, però, la pasta millefoglie viene piegata a tortello e farcita con vari ingredienti.


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Wafer

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Il wafer (o fru fru) è un biscotto, formato da due o più cialde sovrapposte e inframezzate da uno strato di cioccolato, crema o altri ingredienti. Le cialde vengono preparate con farina, uova, burro e lievito cucinati in appositi stampi che conferiscono sottigliezza e imprimono il disegno alla superficie del biscotto.

Storia

Il nome potrebbe derivare dall'antico inglese waba, che indicava il nido delle api: di fatto, la superficie del biscotto è stampata con una sorta di reticolo che ricorda appunto l'alveare. Conosciuto già nel XV secolo in tutta Europa dove era stato portato dai cialdonai inglesi.
Vennero prodotti per la prima volta su scala industriale con il nome di Neapolitaner wafer ("wafer di Napoli") dall'azienda austriaca Manner nel 1898.
Il termine Neapolitaner wafer deriva dall'utilizzo di nocciole napoletane (più precisamente di Avella) per la preparazione della farcitura.


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Zuppa inglese

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Ingredienti

Per 10 persone:
  • 4 tuorli d'uovo
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 1/2 l di latte
  • 4 lame (di coltello) di farina
  • una scorza di limone
  • un pacco di savoiardi
  • caffè o alchermes a piacere

Procedimento

Sbattere in una pentola i tuorli con lo zucchero; aggiungere poco per volta la farina, il latte e il limone.
Mettere sul fuoco a fiamma bassa mescolando continuamente fin quando non si addensa.
Versare la crema in un piatto foderato di savoiardi imbevuti di caffè o alchermes a piacere.

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Yogurt gelato

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Lo yogurt gelato (anche frozen yogurt, froyo, frogurt o congurt) è un dolce congelato a base di o contenente yogurt o altri prodotti caseari. È simile al gelato, ma con più basso contenuto di grassi (dovuto all'uso di latte, invece di panna) e un po' più aspro.

Storia

Anche se lo yogurt gelato è stato prodotto fin da almeno gli anni Settanta, esso non è divenuto particolarmente popolare fino agli anni Ottanta. Quando fu introdotto come sana alternativa al gelato tradizionale, era molto diverso dagli yogurt gelati di oggi. I consumatori si lamentavano del sapore acre e della consistenza, simili allo yogurt magro. I produttori cominciarono quindi a lavorare ad una ricetta che i consumatori potessero apprezzare. Ben presto lo yogurt gelato ebbe un ritorno negli anni Ottanta (grazie anche alla storica azienda italiana PreGel che nel 1985 riuscì ad elaborare la ricetta del primo gelato al sapore di yogurt) e raggiunse vendite di 25 milioni di dollari nel 1986. Agli inizi degli anni Novanta, lo yogurt gelato costituiva il 10% del mercato dessert.

Produzione

Lo yogurt gelato di solito consiste in solidi del latte, materia grassa del latte, coltura di yogurt, edulcorante, gelatina, sciroppo di mais, coloranti e aromatizzanti. La materia grassa del latte rappresenta circa il 0,5-6% dello yogurt. Aggiunta in quantità inversamente proporzionali alla quantità di solidi del latte, la materia grassa del latte conferisce ricchezza allo yogurt. I solidi del latte costituiscono l'8-14% del volume del yogurt, fornendo lattosio per la dolcezza e proteine per la morbidezza e una maggiore resistenza allo scioglimento.
Zucchero di canna o di barbabietola rappresenta circa il 15-17% degli ingredienti dello yogurt. Oltre ad aggiungere dolcezza, lo zucchero aumenta il volume degli ingredienti solidi nello yogurt, migliorando massa e consistenza. Gelatine animali e vegetali stabilizzano lo yogurt. Stabilizzatori riducono la cristallizzazione e ostacolare lo scioglimento in modo che lo yogurt gelato mantenga una buona consistenza indipendentemente dal trattamento o da variazioni di temperatura.
Lo yogurt gelato può essere fatto in una macchina da gelato, ma di solito le grandi imprese hanno linee di produzione specificamente dedicate alla produzione di yogurt gelati. I prodotti caseari e la gelatina sono combinati e omogeneizzati e poi raffreddati a 90 gradi Fahrenheit (32 gradi Celsius). A questa temperatura, la coltura di yogurt viene aggiunta e la miscela viene raffreddata a 40 gradi Fahrenheit (4 gradi Celsius). Una volta che ha raggiunto la temperatura e la viscosità desiderate, lo yogurt viene lasciato a riposare in vasche di maturazione per un periodo massimo di quattro ore.
Edulcoranti, coloranti, aromi sono quindi aggiunti e la miscela di yogurt viene raffreddata tra 20 e 28 gradi Fahrenheit (tra -6 e -2 gradi Celsius). Al fine di creare maggior volume e consistenza, dell'aria viene incorporata nello yogurt mentre la miscela viene agitata. Quando una quantità sufficiente di aria è stata incorporata nel prodotto, lo yogurt viene rapidamente congelato per prevenire la formazione di grandi cristalli di ghiaccio e conservato in un luogo freddo per la spedizione.

Usi

Lo yogurt gelato è divenuto di uso simile al gelato ed è servito in una grande varietà di gusti e stili. Molte aziende permettono ai clienti la possibilità di aggiungere vari condimenti o di ordinare i loro yogurt gelati in coppette o coni. Alcuni venditori offrono anche varietà senza zucchero. Yogurt gelato prodotti da Red Mango, Pinkberry e Yogorino sono di solito più aspri e vicini alla ricetta originale. Nel mercato attuale lo yogurt gelato viene venduto in negozi chiamati "yogurteria", un settore commerciale in graduale espansione.
Questi negozi non usano tutti lo stesso metodo di produzione ma si distinguono in almeno due categorie (di non facile comprensione per il consumatore): una usa lo yogurt fresco come base per produrre il gelato, quindi non pastorizzando l'elaborato garantisce i fermenti lattici vivi in esso contenuti e l'assenza di lattosio se non vi è stato aggiunto il latte; l'altra utilizza latte a lunga conservazione o in polvere aromatizzandolo con acido citrico, che funge anche da conservante, e a volte aggiungendo dei fermenti liofilizzati che conferiscono quel sapore acido dello yogurt pur rimanendo l'elaborato un surrogato dello yogurt, perché in contrasto con le direttive nazionali e comunitarie in materia di yogurt, che peraltro non garantisce l'assenza di lattosio.

Curiosità

La versione 2.2 del sistema operativo Android, Froyo, prende il nome dallo yogurt gelato.

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Delizia al limone

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La delizia al limone è un dolce originario della penisola sorrentina, diffuso in gran parte del napoletano.



Pan di Spagna

Ingredienti

  • 6 uova
  • 150 grammi di farina
  • 200 grammi di zucchero
  • la buccia di un limone grattugiato
  • mezza bustina di lievito in polvere

Preparazione

Unire in una grande ciotola le uova intere, la buccia grattugiata di limone e lo zucchero, e mescolare con una frusta elettrica fino ad ottenere un impasto spumoso. A questo punto, aggiungere gradualmente la farina, continuando a mescolare, e infine il lievito sciolto in pochissima acqua.
Il composto va versato in 12 stampini imburrati. Cuocere a 180° per circa 20-25 minuti.
Tagliare a metà ogni delizia e rimuovere un po' della parte interna del pan di Spagna.

Crema al limone

Ingredienti

  • un litro di latte
  • 200 grammi di zucchero
  • 110 grammi di farina
  • 6 tuorli d'uovo
  • la buccia di due limoni grattugiata
  • una bustina di vaniglia
  • 100 grammi di panna
  • un bicchierino di limoncello.

Preparazione

In un tegame unire lo zucchero, la farina ed i tuorli d'uovo. Dopo aver mescolato bene, va aggiunta la vaniglia, quindi il latte molto lentamente, continuando a mescolare per evitare il formarsi di grumi. Cuocere, dopo aver aggiunto le bucce di limone, fino a che la crema non diventa densa. A questo punto, le bucce vanno eliminate, e la crema cosparsa di zucchero semolato. Quando la crema sarà raffreddata, vanno aggiunti 100 grammi di panna montata ed un bicchierino di limoncello.



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Apple pie

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Si tratta di una tipica ricetta anglosassone. Per alcuni versi presenta delle analogie con la torta di mele e con lo strudel di mele. Quella che segue è una ricetta di base. Si trovano in giro parecchie varianti e alcuni ritengono indispensabile seguire degli accorgimenti particolari in alcuni passi. Tuttavia la seguente ricetta funziona con buoni risultati, senza il bisogno di eseguire operazioni complicate.

Ingredienti

Per la pasta esterna

(detta anche crosta)
  • 225 g (8 oz) di farina
  • 110 g (4 oz) di margarina o burro
  • 55 g (2 oz) di strutto
  • un pizzico di sale
  • 2 cucchiai (circa 30 ml) d'acqua fredda
In alternativa è possibile utilizzare:
  • 1 confezione già pronta di pasta per la crosta delle torte tipo pie.

Ripieno

  • 500 g (1 lb) di mele da cucinare, a fette
  • 2 cucchiai (circa 30 ml) di succo di limone
  • 28 g (1 oz) di burro salato
  • 500 g (2 1/2 tazze) di zucchero e dello zucchero aggiuntivo per spolverizzare
  • 30 g (1/4 di tazza) di farina
  • 20 g (2 1/2 cucchiai) di amido di mais
  • Cannella
  • Noce moscata

Per la guarnizione superiore

  • 28 g (1 oz) di latte
  • Cannella
  • Zucchero

Preparazione

Pasta esterna

  1. Mescolate con le mani tutta la farina, la margarina (o il burro), lo strutto ed il sale tutti insieme fino ad ottenere una buona pasta
  2. Aggiungete due cucchiai di acqua fredda per fare una pagnotta soffice ma ferma
  3. Stendete la pasta su una superficie infarinata fino alla dimensione desiderata per la vostra torta, fate due croste di tali dimensioni
  4. Mettete una delle due croste nella tortiera

Il resto della preparazione

  • Non fate precuocere le mele, perché questo priverebbe la torta di parecchio del suo gusto e farebbe diventare le mele una pappa!
  1. Pelate e tagliate a fette le mele (a fette di spessore di circa 3 - 6 mm)
  2. Aggiungete il succo di limone alle fette di mele
  3. Mischiate con le mani le mele con 100 g di zucchero e con qualche pezzo di cannella.
  4. Trasferite le mele, senza il succo che si è formato, nella tortiera (questo aiuta ad evitare che la torta bolla nel forno)
  5. mescolate in un'altra bacinella, la parte restante dello zucchero, la parte restante della cannella, la noce moscata, la farina e l'amido di mais.
  6. Versate questo miscuglio sopra le mele nella tortiera
  7. Imburrate leggermente
  8. Coprite con l'altra crosta
  9. Unite le due croste tra loro usando una forchetta o le dita
  10. Fate degli intagli a forma di V o di losanga nella crosta superiore
  11. Spennellate la crosta superiore con del latte e spargete sopra dello zucchero aggiuntivo e spargete della cannella
  12. Cuocete al forno a 177 °C (350 °F) fino a quando non diventa di color marrone dorato (circa 60 minuti)
  13. Servire caldo ed accompagnate ad esempio con gelato o con crema (pasticcera o budino)

Note, suggerimenti e varianti

  • Utilizzate assieme diversi tipi di mele per ottenere un vasto insieme di sapori e di fragranza
  • Utilizzate 2 o 3 mele Granny Smith, assieme ad altri tipi di mele
  • Sostituite lo strutto con qualcosa di addensante per ottenere un dolce vegano

Attenzione

  • Il ripieno sarà molto caldo subito dopo aver tirato la torta fuori dal forno. Prestate attenzione a non scottarvi quando tirate fuori la torta dal forno. Evitate di mangiare la torta quando è ancora bollente.

Note

  • Può anche essere sostituito con più burro.

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