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Croquembouche

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Il croquembouche è un tipico dolce francese ideato dallo chef Marie-Antoine Carême, formato da una "montagna" di bignè, la cui altezza può variare dai 20 cm a 1 m. I bignè sono preparati con pasta choux e possono essere riempiti con panna, crema pasticcera o crema chantilly.
Per tenere insieme la montagna di bignè si utilizza del caramello caldo come "collante" che indurendosi tiene insieme l'intera struttura. La sua caratteristica è che al palato risulta prima croccante e successivamente morbida, da ciò deriva anche il suo nome. Infatti in lingua francese il termine "croque en bouche" può essere tradotto come "croccante in bocca".
Il croquembouche può essere decorato in vari modi, ma quello tradizionale è formato da un sottile velo di caramello filato che avvolge l'intero dolce. Il caramello viene filato utilizzando una forchetta e disegnando dei fili su una carta oleata, che poi verranno presi e adagiati sul dolce o, alternativamente, il caramello viene direttamente schizzato sul croquembouche.
Per la sua complessità, questo dolce è usato solitamente in matrimoni, cene natalizie o in occasioni particolari. La traduzione di croquembouche e più facilmente crocca e sazia in quanto emboucher si usa per descrivere la maniera di ingrassare le anatre per il fois gras letteralmente imboccare e non come la più parte pensa crocca in bocca

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Bebinca

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La bebinca, nota anche come bibik o bebinka, è un tipo di pudding dolce tradizionale indo-portoghese. La bebinca tradizionale presenta sette strati ed è composta da farina integrale, zucchero, ghi (un tipo di burro chiarificato), tuorlo d'uovo e latte di cocco. In alcune versioni, si può conservare a lungo e può pertanto essere trasportato mentre in altre varianti va mangiato fresco.
Bebinca è stato anche il nome di un ciclone dell'Oceano Pacifico nordoccidentale. Sebbene la bebinca sia un dolce tradizionale della città di Goa, viene anche preparato in Portogallo, nel Mozambico e a Macao.


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Tartufo di Pizzo

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Il Tartufo di Pizzo è un prodotto tipico della pasticceria calabrese nato a Pizzo. Si tratta di un gelato alla nocciola che viene modellato, rigorosamente nel palmo della mano, a forma di semisfera con un cuore di cioccolato fondente fuso e ricoperto da un spolverata di cacao amaro in polvere e zucchero. È stato inventato negli anni '50 dello scorso secolo quasi certamente ispirandosi all'omonimo cioccolatino della tradizione torinese commercializzato dalla Talmone, prodotto con gli stessi ingredienti e all'epoca popolarissimo.
A questo dolce tipico sono ispirati vari tartufi industriali che non hanno niente a che fare con quello artigianale. La produzione è tradizionalmente artigianale ed è il primo gelato in Europa ad aver ottenuto il marchio IGP.
Nel 1940, il maestro pasticcere messinese Dante Veronelli rileva dal napitino Jannarelli nel centro di Pizzo il Gran Bar Excelsior, che in seguito cambierà il nome in Gelateria Dante proprio in onore al suo primo proprietario, per proseguire l'attività imprenditoriale si avvale della collaborazione di un giovane pasticcere di belle speranze anche lui di Messina, Giuseppe De Maria, al secolo "Don Pippo". I due grazie alla genialità produttiva del secondo e a quella imprenditoriale del primo riescono in poco tempo ad attirare l'attenzione per la grande qualità e il gusto dei loro prodotti. Il genio dei due artigiani si esprime all'interno del laboratorio di produzione, al termine della seconda guerra mondiale. A seguito della morte del Veronelli, il De Maria rimane l'unico proprietario dell'esercizio. Il tartufo, nella sua forma attuale è nato a Pizzo dentro il laboratorio della Gelateria Dante (nel 1952 circa) per puro caso, artefice di questa innovazione proprio "Don Pippo" il quale in occasione di un matrimonio patrizio, avendo esaurito gli stampi e le forme per confezionare il gelato sfuso per rifornire i numerosi invitati del matrimonio, sovrappose nell'incavo della mano una porzione di gelato alla nocciola ad uno strato di gelato al cioccolato, inserì quindi all'interno del cioccolato fuso ed avvolse il tutto in un foglio di carta alimentare da zucchero dandole la forma tipica del tartufo, il tutto fu messo a raffreddare. Il successo conseguito gli valse l'immediata notorietà. La ricetta originale viene ancora custodita gelosamente dai nipoti del maestro "De Maria". Nel 1950, Giorgio Di Iorgi e Gaetano Di Iorgi, i quali avevano iniziato la loro carriera lavorativa dentro la gelateria con il ruolo di camerieri, cominciano ad apprendere l'arte della produzione del gelato; quindici anni dopo, in seguito al pensionamento del maestro De Maria, Giorgio Di Iorgi ne rileva l'attività della Gelateria Dante, mentre Gaetano Di Iorgi, prosegue la produzione del Tartufo di Pizzo, nell'attività di fronte ("Bar Ercole") che acquisì insieme a suo fratello Antonio, nel 1965.
Da questo momento in poi le attività, Bar Dante e Bar Ercole; vengono gestite a conduzione familiare, tramandandosi da padre in figlio la ricetta segreta per la realizzazione dei prodotti di gelateria.

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Daifuku

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Daifukumochi (大福餅), o Daifuku (大福) in breve, significa letteralmente “grande fortuna” ed è un dolce giapponese composto da un piccolo mochi (dolce di riso glutinoso), farcito di ripieno dolce, di solito "anko", pasta di fagioli rossi dolcificata a base di fagioli rossi azuki.
Il Daifuku esiste in varie forme. La più comune è il mochi (pasta di riso dolce) bianco, verde pallido o rosa pallido, farcito di anko (pasta dolce di fagioli rossi). Si trovano comunemente in due formati, uno del diametro di circa 3 cm, l'altro grande quanto il palmo di una mano. Alcune versioni contengono pezzi di frutta interi, misture di frutta e anko o pasta di melone. Quasi tutti i Daifuku sono coperti da un sottile strato di amido di mais o taro per impedire che si attacchino fra loro o alle dita. Alcuni sono ricoperti di zucchero a velo.
I Daifuku erano chiamati originariamente Harabuto mochi (腹太餅), ossia dolce di riso dalla pancia gonfia, per il caratteristico ripieno. Più tardi il nome fu cambiato in Daifuku mochi (大腹餅), ossia dolce di riso dalla grande pancia. Essendo poi la pronuncia di “pancia” e “fortuna” la stessa in giapponese Fuku (), il nome fu cambiato successivamente in Daifuku mochi (大福餅) con il significato di “dolce di riso della grande fortuna”, assimilandolo quindi a un portafortuna.
Verso la fine del diciottesimo secolo il Daifuku diventò popolare e si iniziò a mangiarlo tostato. Veniva usato anche come regalo in occasione di una cerimonia
  • Sakura mochi (桜餅) è una varietà di mochi colorato di rosa e avvolto con una foglie salata di ciliegio giapponese (sakura).
  • Tsubaki mochi (椿餅) è simile al sakura mochi, ma viene utilizzata una foglia di camelia (tsubaki) anziché di ciliegio.
  • Yomogi daifuku (蓬大福) è una varietà conosciuta anche col nome di Kusa mochi (草餅); è un mochi all'aroma di artemisia (yomogi) il quale gli conferisce il caratteristico colore verde (infatti kusa significa erba).
  • Ichigo daifuku (イチゴ大福) è una varietà inventata negli anni '80, che contiene fragola (Ichigo) e ripieno dolce, di solito anko, in un piccolo mochi rotondo. A volte per il ripieno si usano anche creme dolci. Dato che è a base di fragola, questo mochi solitamente viene mangiato in primavera. Molte pasticcerie affermano di aver inventato questa variante, quindi la sua origine è piuttosto vaga.
  • Yukimi Daifuku (雪見だいふく) è una marca di gelato di mochi prodotta dall'azienda Lotte.

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Organizzare una Vendita di Dolci per Beneficenza

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Organizzare una vendita di dolci per beneficenza è un modo eccellente per raccogliere fondi per un'organizzazione o qualcosa di nuovo nella tua comunità che necessita di denaro. Questo evento è facile da pianificare, economico e divertente.



Trova una causa. La maggior parte delle vendite avviene per raccogliere fondi per un'associazione di beneficenza o una causa. Assicurati di sapere dove andranno a finire i proventi. Potrebbe aiutarti disporre di qualche volantino o di altre presentazioni sui mezzi di comunicazione disponibili per spiegare il tuo fine. Questa è pure una grande opportunità per promuovere la tua causa.
    • Metti in bella vista un barattolo per le donazioni. Se stai raccogliendo soldi per una causa, dai alle persone la possibilità di donare. Alcuni non mangeranno niente, ma vorranno comunque supportare la tua organizzazione.

Lasciati aiutare dai tuoi amici e familiari.
    • Fai in modo che siano chiare la causa e la data della vendita. Programma come si svolgerà l'evento e chi si occuperà di cosa.
    • I bambini sono spesso adorabili ed è difficile dir loro di no. Assicurati solo che vengano supervisionati da un adulto.
    • Domanda dell'aiuto extra per sistemare tutto e pulire.

Cerca di organizzare l'evento in un posto grande. Fai in modo che la vendita si tenga in un punto pubblico di passaggio, in una scuola o in un'università.
    • A volte i negozi di vendita al dettaglio accoglieranno favorevolmente l'installazione del tuo stand vicino al loro ingresso quando si tengono dei festival, delle fiere, dei mercati, dei concerti pubblici all'aperto e altri grandi eventi pubblici. Sono tutte eccellenti scelte.
    • Le recite e i concerti scolastici e le serate per i genitori sono eccellenti opportunità di vendita.
    • Assicurati che sia legale farlo nel posto che scegli e richiedi il permesso alle autorità competenti se è il caso.
    • Accertati di avere un posto riparato dalla pioggia per organizzare la vendita al chiuso o sotto un tendone qualora il tempo dovesse essere brutto.

Prepara il tuo stand per la raccolta fondi. Potresti essere fortunato e avere già un tavolo e delle sedie e persino un cartellone pronto. Se così non fosse, dovrai pianificare tutto in anticipo. Avrai anche bisogno di:
    • Tavolini pieghevoli.
    • Ombrelloni per tavoli o gazebo per proteggere dalla pioggia o dal sole.
    • Tovaglie.
    • Decorazioni e cartelloni per attirare l'attenzione.
    • Un frigorifero portatile o una borsa termica e il ghiaccio per tenere fresche le bevande. Puoi pure creare un contenitore termico con una scatola di cartone.
    • Cestini e buste per la spazzatura per ripulire.
    • Sedie pieghevoli.
    • Pentole a cottura lenta per conservare la cioccolata calda.
    • Scatole e contenitori per raccogliere i fondi o un registratore di cassa. Assicurati di avere banconote e monete per dare il resto!

Pubblicizza l'evento. Attacca dei cartelloni e dei poster colorati che richiamino l'attenzione nelle aree ben frequentate. Decidi la data e il posto e spiega la causa alla base dell'evento.
    • Venderai in una scuola? Se possibile, fai in modo che la vendita venga annunciata dagli altoparlanti o con un altro strumento e che tutti vengano informati.
    • Promuovi la tua organizzazione vestendoti nel modo giusto. Se stai raccogliendo fondi per i boyscout, per esempio, indossa l'uniforme.
    • I partecipanti potrebbero vestirsi in maniera coordinata. Chiedi a tutti di indossare degli indumenti con i colori della scuola o dell'organizzazione.
    • Le vendite di dolci per beneficenza rappresentano una buona opportunità per infornare una varietà di delizie. Questo evento necessita ovviamente di questi prodotti per avere successo.
    • Puoi prepararli da te: in genere è questo il metodo più economico. Assegna il lavoro a vari membri se puoi.
    • Un'altra opzione è comprarli in una pasticceria o in un forno locale. Ciò è particolarmente efficace per le persone che non sanno come occuparsene, come gli studenti più giovani. È anche più semplice per coloro che non sanno cucinare o non hanno tempo.
    • Assicurati che i tuoi prodotti abbiano un prezzo ragionevole, altrimenti potrebbe essere dura venderli.
    • Accertati che i prodotti preparati abbiano delle etichette con gli ingredienti. Una piccola, ma significativa, parte della popolazione ha delle allergie o delle intolleranze. Sapere che la torta alle carote contiene delle noci può salvare una vita.

Vendi anche delle bibite. Molte persone avranno sete dopo aver mangiato le delizie disponibili, ed è una buona chance per te o per il tuo gruppo di guadagnare dei soldi in più.
    • Il caffè, il tè caldo o freddo, la limonata, l'acqua e le bevande gassate sono tutte ottime possibilità. Tuttavia, usa il buon senso: il caffè bollente probabilmente non sarà un successone in una torrida giornata estiva.
Prepara i prodotti che hai preparato per spostarli da casa tua allo stand. Come li prenderanno e mangeranno i visitatori? Portati dietro una buona scorta di piattini, tovaglioli e fazzoletti di carta e forchette e bicchieri di plastica se servirai delle bevande e della carta stagnola, della pellicola trasparente e delle buste. È meglio non esagerare con le scorte, che taglieranno i profitti e creeranno sprechi.
    • Se molte persone dell'organizzazione si occupano della cucina, chiedi loro di preparare delle quantità unitarie e dei prodotti da portare via, come due o tre biscotti, una cupcake o una fetta di torta inseriti in una bustina.

Prepara tutto nel dettaglio per l'evento. Acquista o prepara i cibi, metti su lo stand o i tavoli e comincia a vendere. Se hai pianificato tutto abbastanza bene, l'evento stesso sarà il passaggio più semplice di tutti.

Lascia l'area pulita. Sii cortese e lascia lo spazio pulito, se non di più, di quanto lo fosse al tuo arrivo.

Non determinare dei prezzi troppo alti. Ricorda, è una vendita di beneficenza e non devi essere troppo venale: i soldi serviranno per una buona causa.
    • Un buon indicatore di prezzo è circa 50 centesimi o un euro per una cupcake assolutamente perfetta. Magari 25 centesimi per una non proprio perfetta. Non vendere cupcake bruciate o veramente rovinate.



Consigli

  • Assicurati di offrire dei prodotti privi di glutine e non preparati con la farina di grano, come i muffin o le cupcake. Cerca di evitare il burro di arachidi per una vendita di beneficenza.
  • Se lo spazio è limitato ma i dolci sono tanti, prova un'organizzazione dei tavoli a forma di U. I clienti possono avvicinarsi da tutti i lati e la vendita sarà più facile da gestire. Inoltre, tende a catturare di più la vista.
  • Vendi dei beni che tutti possano permettersi.
  • Prepara dei dolci veramente squisiti, così alla gente piaceranno e otterrai tutti i fondi necessari per la tua associazione.
  • Se non si presentano molte persone all'evento, riduci i prezzi dei tuoi prodotti (esempio: compra un cookie e il secondo sarà scontato del 50%) o prepara dei coupon (esempio: acquista un brownie e ottienine uno in regalo) da distribuire alla gente nell'area.
  • Scegli un tema! Potrebbe essere quello francese, dunque dovrai preparare crêpe, baguette e croissant.
  • Prepara dei contenitori per raccogliere i fondi o un registratore di cassa e tieni a disposizione una quantità ragionevole di soldi per dare il resto. Annotane il totale per sapere quanto guadagni. Tienili al sicuro nel corso di tutto l'evento.
  • Se hai l'opportunità di organizzare varie vendite, magari in occasione di eventi pianificati con una certa cadenza, come le partite, annota quello che guadagni volta per volta in modo da pianificare le quantità giuste da vendere.
  • Non tutto deve essere dolce. Puoi anche preparare delle pizzette, dei pretzel e dei muffin salati freschi da vendere.
  • Stanzia una persona per raccogliere i fondi e una per dare il cibo ai clienti, giacché alla gente non piace aspettare perché è lo stesso individuo a occuparsi di entrambi i compiti.
  • Se hai accesso ai fornelli durante la vendita di beneficenza, opta per i cibi che non richiedono troppo tempo per essere preparati. In questo modo, puoi vendere quello che ti ordinano e preverrai le scarsità e gli avanzi.
  • Tieni i soldi lontani dalla vista, specialmente per i bimbi più piccoli. Questo eviterà che la gente rubi il tuo denaro duramente guadagnato o le mance.



Avvertenze

  • Attento alla sicurezza dei cibi. Sebbene la maggior parte dei prodotti possa stare tranquillamente a temperatura ambiente, alcuni alimenti possono essere pericolosi se non si conservano nel frigorifero.









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Chinsuko

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Il chinsuko (ちんすこう Chinsukō) è un dolce tradizionale, spesso venduto come souvenir (miyagegashi) nelle isole Okinawa, in Giappone.
Si tratta di un piccolo biscotto fatto in gran parte di strutto e farina, con un sapore delicato e dolce molto simile allo shortbread scozzese.
Il chinsuko venne introdotto a Okinawa più di 400 anni fa dalla Cina.

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Farina di soia

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La farina di soia, chiamata in Giappone kinako (黄粉 o きなこ), è un tipo di farina che si estrae dal seme della soia.
La differenza sostanziale tra la farina di soia e quella di grano è che la prima non contiene glutine. Inoltre se cotta la farina di soia tende a scurirsi più facilmente rispetto a quella di grano. Questa farina può essere utilizzata in tutti i settori in cui si utilizza la normale farina di grano, dalla cucina all'allevamento.

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Chimaki



Il Chimaki ( o ちまき) è la versione giapponese del zongzi cinese. È un fagottino composto da riso glutinoso cotto al vapore, schiacciato con l'aggiunta di zucchero, avvolto in foglie di bambù e infine messo a cuocere al vapore di nuovo.
Il consumo dei chimaki è una vecchia tradizione nazionale, in passato era un cibo tipico del Capodanno. Si consuma in occasione della giornata del bambino (こどもの日 Kodomo no hi), festa nazionale giapponese che si tiene il 5 maggio.
Chimaki deve il suo nome alla foglia di imperata cylindrica (チガヤ chigaya) che nel passato era l'unica foglia con cui veniva avvolto. Avvolgere in giapponese si dice maki, il termine chimaki è quindi l'unione di chigaya e maki, avvolto nella chigaya.
Il chimaki fu portato in Giappone dalla Cina durante il periodo Nara (710~794) o durante il periodo Heian (794~1185). Era in origine cucinato con riso glutinoso e avvolto in foglie di chigaya. L'usanza di avvolgerlo in foglia di bambù fu iniziata dal maestro di dolci di riso Kawabata Doki, al quale l'imperatore chiese di fare un dolce con il kudzu che gli avevano regalato gli abitanti di Yoshino. Data l'estrema mollezza del kudzu cucinato, non fu possibile avvolgerlo con la troppo fine foglia di chigaya e fu usata quindi la più consistente foglia di bambù. In seguito, il chimaki è diventato uno dei caratteristici dolci di Kyoto (京菓子 kyōgashi).
Il chimaki viene confezionato a forma di cono con sezione circolare ed avvolto in foglie di bambù, imperata cylindrica o zizania, che conferiscono distinti sapori. Viene fatto sia con il riso glutinoso (もち米 mochigome) che con il riso non-glutinoso (うるちまい uruchimai). Dopo la cottura a vapore, il riso del chimaki si presenta come una pasta unica in cui non si distinguono i chicchi. Non viene messo alcun ripieno e si può mangiare con farina di soia o sciroppo di zucchero e salsa di soia ecc. Lo zongzi ha invece forma triangolare, viene rivestito solo con foglie di bambù e i suoi chicchi di riso, esclusivamente quello glutinoso, rimangono visibili dopo la cottura; può essere inoltre riempito con ingredienti salati come carne, castagna, salsiccia e funghi.

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Anzac

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Gli Anzac sono dei biscotti diffusi in Australia e Nuova Zelanda, realizzati utilizzando fiocchi d'avena, farina, cocco essiccato, zucchero, burro, sciroppo dorato, bicarbonato di sodio e acqua bollente.
I biscotti anzac sono così chiamati perché venivano mandati dalle mogli ai soldati delle forze armata australiane e neozelandesi (ANZAC) dato che gli ingredienti utilizzati permettevano ai biscotti di mantenersi anche nei lunghi periodi di tempo del trasporto via nave.
In seguito la produzione dei biscotti anzac è stata adottata anche a livello industriale per la vendita al dettaglio.
I biscotti forniti ai soldati da parte dell'esercito, a cui si faceva riferimento con i nomi "tavolette Anzac" o "wafer Anzac", differivano da quelli tradizionali. Le tavolette e i wafer anzac erano infatti delle gallette, sostitutivi del pane, che avevano una lunga durata e una consistenza molto dura.

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Omino di pan di zenzero



L'omino di pan di zenzero è un biscotto aromatizzato allo zenzero. Viene cotto in diverse forme poiché è un tipico dolce delle festività (Halloween, Pasqua, Natale) e il tema del biscotto deve essere inerente al tema della festa. Per esempio a Natale questo biscotto prende forme di renne, ghirlande colorate, fiocchi di neve, ma soprattutto assume sembianze umane dal quale deriva il nome Gingerbread man (omino di pan di zenzero).

Storia generale

L’omino di pan di zenzero nasce dall’immaginazione della regina Elisabetta I d’Inghilterra nel XVI secolo. La Regina faceva preparare questi biscotti dalle sembianze umane aromatizzati allo zenzero per i suoi ospiti importanti che venivano invitati presso la sua corte.

Storia 1875

L’omino di pan di zenzero ricompare nel 1875 con la pubblicazione della storia di San Nicola. Nella storia viene narrato che una coppia di anziani desiderosi di avere un bambino cucinarono un biscotto di pan di zenzero dalle sembianze umane. Il biscotto ormai cotto fugge dal forno della coppia e incomincia a girare per le fattorie del paese ripetendo ad animali e umani questa frase:
“Sono scappato da una vecchia donna e da un vecchio uomo, posso scappare da tutti, posso scappare da te.
Io posso.
Corri corri tanto non mi prenderai io sono l'omino di pan di zenzero"
La storia si conclude con una volpe che riesce a catturare l’omino di pan di zenzero e se lo mangia mentre il biscotto grida:
“Non ho più un quarto di me…
Non ho più metà di me......
Non ho più tre quarti di me….
Non ci sono più!”
Nel XXI secolo la storia dell’omino di zenzero diventa una storia popolare che viene tramandata ai bambini di ogni paese perciò assume diverse variazioni da paese a paese. In alcune versioni l’omino di zenzero non viene mangiato dalla volpe e non scappa dall’anziana coppia, in altre il finale della storia cambia, ma non totalmente perché l’omino viene mangiato dalla volpe, ma quest’ultima prima di mangiarlo lo aiuta a scappare dagli animali, dalla anziana donna e dal marito, portandolo sulla testa per attraversare un fiume.

Storie popolari

Nelle Isole Slave, un personaggio tradizionale conosciuto come Kolobok, creato dall’impasto del pane, come l’omino cerca di non essere mangiato da vari animali. "The Pancake” ("Pannekaken") è stato tramandato da Peter Asbjornsen e Jorgen Moe e pubblicato nel Norske Folkeeventyr (1842-1844), dieci anni dopo, i fratelli tedeschi Carl Theodor e Colshorn pubblicarono, in Märchen und Sagen, un racconto popolare della regione di Salzdahlum. Nel 1894, Karl Gander scrisse "The Runaway pancake" ("Der fortgelaufene Eierkuchen") storia che gli era stata raccontata da un contadino e in seguito pubblicata in Niederlausitzer Volkssagen, vornehmlich aus dem Stadt- und Landkreise Guben. La Roule Galette è una storia simile, ma ha origine in Francia. Una variante interessante dell’ è un racconto ungherese intitolato "The Little Dumpling" (“A kis Gomboc"), e in contrasto con il titolo il personaggio principale non è una polpetta, ma la versione ungherese della ricetta “Testa in cassetta”. In questo racconto il protagonista mangia delle persone; in primo luogo consuma la famiglia che l’ha creato, e poi, mentre cammina per la strada, si mangia tutti quelli che incontra su essa, tra cui un intero esercito, e infine un guardiano di maiali il quale con il suo coltello taglia il “Gomboc” dal quale escono tutte le persone che aveva mangiato, le quali velocemente corrono verso casa. Un simile racconto russo si chiama "The Clay Guy". In esso, una vecchia coppia senza figli decide di modellare un bambino di argilla, che inizialmente mangia tutto il loro cibo, poi delle persone, fino a quando incontra una capra che si offre di aiutarlo, dandogli una mano ad attraversare un fiume nel quale l’omino si sarebbe sciolto a causa dell’acqua. Mentre stanno attraversando il fiume la capra fa finta di scivolare facendo cadere dal suo dorso l’omino di argilla il quale piano piano si sciolse nell’acqua.

Derivazioni lavori moderni

  • Il musical The Gingerbread Man (musica di Alfred Baldwin Sloane, copione e testo di Frederic G. Ranken) venne inaugurato a Broadway, il giorno di Natale dell’anno 1905, e venne messo in scena per 5 mesi in diverse località come Chicago e NewYork. Il protagonista di questo spettacolo è John Dough, ("John Dough" è un altro termine utilizzato per indicare l’omino di pan di zenzero).
  • L'omino di pan di zenzero appare nelle opere di Frank Baum John Dough and the Cherub (1906) e La strada per Oz (1909).
  • The Residents produssero un album nel 1994 intitolato Gingerbread Man, dove per ogni brano viene introdotta una caratteristica dell’omino di pan di zenzero.
  • L'omino di pan di zenzero appare insieme ai personaggi delle fiabe nella saga cinematografica di Shrek prodotta dalla DreamWorks Animation.

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Cottura dello zucchero

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La cottura dello zucchero è una tecnica molto usata in pasticceria e confetteria che serve ad ottenere una quantità di preparazioni di largo impiego tra cui sciroppi, fondant, caramelle, toffee e caramello cristallino o in salsa.
Impiegata largamente, compare in ricette antiche, come quella del panforte senese. È una tecnica che si suppone di derivazione araba, le cui prime origini sono molto probabilmente medioevali.

Preparazione

Per cuocere lo zucchero si procede così:
  • si prende del comune zucchero bianco da cucina, si mette in una casseruola con poca acqua. Facoltativamente gli si può aggiungere del cremortartaro, del glucosio e dell'acido acetico (aceto bianco): i primi due aumentano la scorrevolezza e l'elasticità del composto, mentre l'ultimo (insieme ad una bassa temperatura di cottura) contribuisce a mantenere il composto chiaro. Entrambe le caratteristiche sono indispensabili soprattutto per alcuni usi, come il fondant o gli sciroppi da liquore, che andranno poi a loro volta colorati.
  • Si pone la casseruola su un fuoco delicato e, girando di continuo, si porta ai gradi richiesti dall'utilizzo che si desidera farne.
  • Si bada che il composto non causi schizzi che potrebbero carbonizzarsi sulle pareti, dando un cattivo sapore al preparato.
  • Si procede ad eliminare la schiuma che si forma con la cottura.
  • Infine si estrae il composto e si manipola come previsto dalla ricetta.
La concentrazione di zucchero rispetto all'acqua può variare a secondo dell'uso che si desidera farne, ma solitamente è in proporzione di 3 parti di zucchero e 2 di acqua.
L'operazione si esegue con una tecnica ben precisa i cui passi vanno rispettati e che non consente approssimazioni. È, inoltre, indispensabile una certa rapidità, perché lo zucchero passa velocemente da uno stadio all'altro.

Misurazione dei gradi: le due diverse scale

Ricettari diversi riportano due scale differenti di misurazione. Una misura la concentrazione a freddo dello zucchero in acqua (espressa in gradi Baumé), l'altra i gradi celsius durante la cottura, ed è quindi una misurazione a caldo.
Per la riuscita corretta è indispensabile controllare a quanti gradi sia giunto il composto.

Metodi di controllo del grado di cottura

Il controllo del grado di cottura avviene in due modi possibili. Nella misurazione tradizionale o manuale si controlla per le sue caratteristiche di colore e viscosità, testandole sul cucchiaio o sulle dita a seconda di quanto necessario.
Per far ciò si prepara un composto di acqua e ghiaccio vicino al fornello.
Quando sia il momento di testare i gradi dello zucchero, si immergono bene le punte delle dita nel composto ghiacciato e quindi si poggia, tra pollice ed indice, una piccola parte dello zucchero in cottura. Si tuffano subito nell'acqua fredda e si sfregano delicatamente tra loro.
Il modo in cui lo zucchero cotto reagirà allo sfregamento tra le dita (o sulla superficie del cucchiaio), indica a che grado di cottura è giunto.
Oggi, per praticità, precisione e soprattutto per evitare dolorose scottature accidentali, si usa uno strumento apposito, detto pesasciroppi.

I gradi dello zucchero

Lo zucchero passa attraverso 7 stadi, ognuno dei quali si impiega per utilizzi precisi.
I primi sono sciroppi, gli ultimi due caramelli. Oltre l'ultimo stadio, cioè oltre i 180°, lo zucchero carbonizza ed è immangiabile e amarissimo. I gradi di cottura sono:

Sciroppi leggeri

Si usano per una grandissima quantità di utilizzi, più o meno concentrati a seconda dei gusti e delle necessità.
Tra le applicazioni più note ricordiamo la diluizione di infusi alcolici casalinghi, come il nocino o il limoncello, per sciroppi da granita o da bibita, come l'orzata: in tal caso sono variamente aromatizzati e colorati. Sono, inoltre, usatissimi in farmacia ed erboristeria per sciroppi medicamentosi, grazie al loro gusto e alle spiccate caratteristiche batteriostatiche e conservanti.

Distesa o à la nappe

Corrisponde ai 20° di concentrazione a freddo. Immergendo la schiumarola nello zucchero in cottura, questo si distende velandola completamente.

Poco allisciato o petit lissé

Corrisponde ai 25° di concentrazione a freddo. La prova manuale si esegue ancora senza acqua ghiacciata: si forma un filetto che si spezza subito.

Ben allisciato o bien lissé

Corrisponde ai 30° di concentrazione a freddo. Alla prova manuale si forma un filetto più consistente che si allunga di più.

Perlato o perlé

Corrisponde ai 33° di concentrazione a freddo. Alla prova manuale si forma un filetto ancor più consistente che si allunga bene e ricade sul dito formando una goccia a forma di perla.

Al filetto o au filet

Corrisponde ai 35° di concentrazione a freddo. Alla prova manuale si forma un filetto estremamente elastico, che si allunga parecchio prima di spezzarsi.

Gran soffiato o grand soufflé

Corrisponde ai 38° di concentrazione a freddo. Da questo punto in poi la prova manuale si esegue con il ghiaccio, per non scottarsi: si formano grosse gocce che stentano a ricadere dal dito, trattenendosi un po'.

Sciroppi da glassa

Sono più viscosi e, opportunamente manipolati formano glasse di una certa consistenza o paste morbide usate per fare dolcetti o decorazioni. Ai primi stadi vengono usati anche per le marmellate e confetture e per candire piccoli frutti, come i marron glacé o i mandarini, o scorzette di agrumi.

Piccola bolla o petit boulé

Corrisponde ai 39° di concentrazione a freddo e 105-110° di temperatura. Si forma una pallina che immersa in acqua si scioglie immediatamente. Si usa per le glasse fondenti con cui si guarniscono alcuni biscotti e alcune torte, come la sacher.

Media bolla

Corrisponde ai 40° di concentrazione a freddo, e ai 115-120° di temperatura. Alla prova manuale si forma una pallina che immersa in acqua si ammorbidisce e appiattisce, ma non si scioglie. Con lo zucchero alla media bolla si preparano anche le caramelle mou e dolci quali il torrone morbido, il panforte senese e simili. Si usa anche per la meringa all'italiana, molto usata in Francia.

Grande bolla

Corrisponde ai 120-125°. Alla prova manuale si forma una pallina che immersa in acqua resiste alla pressione, ma è ancora collosa: se posta sui rebbi di una forchetta e soffiata si gonfia in una bollicina. Si usa per i torroni duri tradizionali.

Caramelli

Da freddi tendono ad essere estremamente viscosi, quasi duri o a cristallizzare. Cominciano a presentare un gusto più deciso, che può tendere al gradevolmente amarognolo. Il colore, inoltre, comincia a virare verso i gialli: dal pallido all'ambra.

Piccolo cassè

Corrisponde ai 132-140°. Alla prova manuale si forma un filamento che immerso in acqua si tira come un piccolo elastico e che resta tale. Si usa per caramellare i bignè e per fare le caramelle semimorbide.

Gran cassè

Corrisponde ai 145-150°. Alla prova manuale si forma un filamento che immerso in acqua si tira come una piccola stalattite che si spezza immediatamente. Si usa per fare le caramelle dure, i lecca-lecca e simili.

Caramello chiaro o biondo

Corrisponde ai 160-165°. A questo stadio la prova manuale non si può più eseguire e si controlla dal colore posando una goccia di composto su un piatto bianco. Il caramello chiaro è color miele. Si usa per coprire, decorare ed aromatizzare dolci e pasticcini.

Caramello scuro o gran caramello

Corrisponde ai 165-180°. Il caramello scuro è di un deciso color ambra, ed è all'ultimo stadio utile. Si usa per i croccanti e le praline di noci, nocciole, mandorle e simili. Si usa anche per preparare lo sciroppo di caramello scuro e una variante più saporita e scura di toffee.

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