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Bastoncini di zucchero

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I bastoncini di zucchero sono un tipo di caramella dura e allungata, dalla forma di bastone. Sono tradizionalmente costituiti da due fasce intrecciate di colore bianco e rosso, al sapore di menta o cannella, benché siano in commercio numerosissime varianti sia di gusto che di colore.
Nelle loro prime forme erano semplicemente dei bastoncini bianchi per bambini, privi di qualunque aspetto di bastone, e benché non sia certo il momento in cui essi sono apparsi per la prima volta, è dimostrato che già da metà del diciassettesimo secolo erano molto diffusi in Europa.
Tradizionalmente è associato al periodo natalizio soprattutto nel mondo occidentale. Infatti nell'America del nord, i primi esempi di utilizzo dei bastoncini di zucchero per festeggiare il Natale sono documentati intorno all'anno 1847, quando un emigrato di origini tedesche-svedesi di nome August Imgard appese un bastoncino di zucchero su un albero di Natale. Le cartoline di Natale dei decenni successivi iniziarono a mostrare alberi di Natale addobbati con bastoncini di zucchero.
La prima ditta a produrre i bastoncini di zucchero fu la Bobs Candies di Bob McCormack negli anni venti del XX secolo, benché la produzione di massa iniziò soltanto negli anni cinquanta grazie alle innovazioni tecnologiche.

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Torta Bundt

 


Una torta Bundt è una torta che viene cotta in una teglia Bundt, modellandola in una caratteristica forma a ciambella. La forma è ispirata a una torta tradizionale europea conosciuta come Gugelhupf, ma le torte Bundt non sono generalmente associate a nessuna singola ricetta. Lo stile di stampo in Nord America è stato reso popolare negli anni '50 e '60, dopo che il produttore di pentole Nordic Ware ha registrato il nome "Bundt" e ha iniziato a produrre pentole Bundt in fusione di alluminio . La pubblicità di Pillsbury ha visto le torte guadagnare popolarità.

La torta Bundt deriva in parte da una torta europea simile alla brioche chiamata Gugelhupf . Nel nord della Germania Gugelhupf è tradizionalmente noto come Bundkuchen, un nome formato dall'unione delle due parole Bund e Kuchen (torta).

Le opinioni divergono sul significato del termine Bund. Una possibilità è che significhi "mazzo" o "fascio" e si riferisce al modo in cui l'impasto è avvolto attorno al centro del tubo della teglia. In olandese, la torta si chiama "tulband", che in olandese significa "turbante". La pronuncia della seconda parte di questa parola è molto simile a quella di "bundt". Un'altra fonte suggerisce che descriva l'aspetto fasciato dato alla torta dai lati scanalati della teglia, simile a un covone o fascio di grano legato. Alcuni autori hanno suggerito che Bund invece si riferisca a un gruppo di persone e che Bundkuchen sia così chiamato per la sua idoneità a feste e raduni.

Gli usi della parola bund al di fuori dell'Europa per descrivere le torte possono essere trovati nei libri di cucina ebraico-americani intorno all'inizio del XX secolo. L'ortografia alternativa "bundte" compare anche in una ricetta già nel 1901.

Le ciambelline non sono conformi a nessuna ricetta singola; la loro caratteristica caratterizzante è invece la loro forma. Una padella Bundt ha generalmente i lati scanalati o scanalati, ma il suo elemento di design più definitivo è il tubo centrale o "camino" che lascia un foro cilindrico attraverso il centro della torta. Il design significa che più della miscela tocca la superficie della teglia rispetto a una semplice teglia rotonda, contribuendo a fornire una distribuzione del calore più rapida e più uniforme durante la cottura. La forma è simile a quella del precedente Gugelhupf o Bundkuchen europeo. Un Gugelhupf differisce dalle torte contemporanee in stile Bundt in quanto segue una particolare ricetta a base di lievito, con frutta e noci, ed è spesso più profondo nella forma e più decorativo. Di forma simile è anche il Babka dell'Europa orientale, risalente all'inizio del XVIII secolo in Polonia.

Oggi non esiste un'unica ricetta per la "torta Bundt". Le ricette spaziano da torte piccanti con pinoli e peperoncino a gelati e intrugli di frutta. Nordic Ware e altri fornitori vendono padelle in stile Bundt in una varietà di forme innovative. Poiché una torta toroidale è difficile da glassare, le torte Bundt sono tipicamente spolverate con zucchero a velo, glassate a filo o servite senza decorazioni. Le ricette studiate appositamente per le padelle Bundt hanno spesso un ripieno cotto al forno; Anche le torte di libbra Bundt sono comuni.

Poiché il nome "Bundt" è un marchio , pentole simili sono spesso vendute come "padelle a tubo scanalato" o con altri titoli descrittivi simili. Il titolare del marchio Nordic Ware produce pentole Bundt solo in alluminio, ma pentole scanalate simili sono disponibili in altri materiali.

Le persone accreditate per aver reso popolare la torta Bundt sono l'uomo d'affari americano H. David Dalquist e suo fratello Mark S. Dalquist, che hanno co-fondato l' azienda di pentole Nordic Ware con sede a St. Louis Park, Minnesota . Alla fine degli anni '40, Rose Joshua e Fannie Schanfield, amici e membri della Società Hadassah ebraico-americana di Minneapolis, si avvicinarono a Dalquist chiedendogli se poteva produrre una versione moderna di un tradizionale piatto Gugelhupf in ghisa. Dalquist e l'ingegnere aziendale Don Nygren progettarono una versione in fusione di alluminio che Nordic Ware realizzò poi in un piccolo ciclo di produzione nel 1950. Per marcare con successo le pentole, fu aggiunta una "t" alla parola "Bund". Alcune delle pentole Bundt originali ora risiedono nella collezione Smithsonian.

Inizialmente, la padella Bundt vendeva così male che Nordic Ware prese in considerazione la possibilità di interromperne la produzione. Il prodotto ricevette una spinta quando fu menzionato nel New Good Housekeeping Cookbook nel 1963, ma non ottenne una vera popolarità fino al 1966, quando una torta Bundt chiamata "Tunnel of Fudge", sfornata da Ella Helfrich, si è classificata seconda all'annuale Pillsbury Bake-Off e ha vinto $ 5.000. La pubblicità risultante portò a più di 200.000 richieste a Pillsbury per pentole Bundt e presto portò la padella Bundt a superare lo stampo Jell-O di latta come la padella più venduta negli Stati Uniti. Negli anni '70 Pillsbury ha concesso in licenza il nome Bundt alla Nordic Ware e per un po 'ha venduto una gamma di miscele per torte Bundt.

Ad oggi, Nordic Ware ha venduto più di 60 milioni di padelle Bundt in tutto il Nord America. Il 15 novembre è stato istituito il "National Bundt Day".





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Vla

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Il vla è un prodotto a base di latte tipico dei Paesi Bassi, prodotto con latte fresco e additivi che conferiscono al prodotto una viscosità simile a quella dello yogurt. Il sapore è simile a quello del budino, ma si presenta in forma liquida.
Tradizionalmente il vla viene preparato facendo cuocere il latte con custard (budino), oppure combinando uova, maizena e vaniglia. In entrambe le varianti viene aggiunto dello zucchero. Il vla venduto nei negozi è prodotto in genere con altri addensanti.
Oggi il vla è disponibile in vari gusti, come vaniglia, cioccolato, bianco, caramello e frutta (fragola, banana, pesca). Esiste anche una versione che contiene panna (slagroomvla), disponibile in vari gusti. La versione dubbelvla presenta due gusti nella stessa confezione.
In passato il vla era venduto in bottiglie di vetro e la consistenza del prodotto rendeva l'estrazione dalla bottiglia un'operazione abbastanza difficile. Per questo fu inventato un attrezzo speciale, il flessenschraper (grattabottiglia), o flessenlikker (leccabottiglia). Oggi il vla viene venduto in contenitori di tetrapak, ma questo attrezzo è ancora abbastanza comune nelle cucine delle famiglie olandesi.



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Zuppa inglese

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La zuppa inglese è un dolce al cucchiaio italiano, a base di pan di Spagna imbevuto in liquori (quali l'alchermes e il rosolio) e di crema pasticcera. Conosciuto ovunque in Italia, è maggiormente diffuso nelle seguenti regioni: Emilia-Romagna (con epicentro nel forlivese), Marche, Umbria, Toscana e Lazio; in ciascuna di queste regioni sono tipiche alcune piccole variazioni alla ricetta di base.


Aspetto e varianti

Il dolce si prepara sovrapponendo strati di pan di Spagna inzuppati in diversi liquori (spesso l'Alchermes) e usando la crema pasticcera. A volte si prepara in una teglia trasparente, di modo da far risaltare la colorazione a strati rosati e gialli che assume. Il dolce viene quindi tenuto in frigo, affinché assuma compattezza e per preservare la freschezza degli ingredienti.
È un dolce che presenta alcune varianti; oltre alla crema pasticcera, a volte si usa anche quella al cioccolato, contribuendo così non solo al gusto, ma anche alla presentazione molto colorata di questo dolce casalingo. In alcune ricette compare la marmellata di albicocche, molto amata dai pasticceri ottocenteschi, e in altre le composte di frutta. Altre ricette ancora integrano la preparazione con il caffè, avvicinandola per qualche verso al tiramisù. Alcuni, infine, aggiungono una nota di cannella. A Ferrara, al posto del pan di Spagna, è più comune l'utilizzo della brazadela, il tipico e semplice biscotto fatto in casa.
Nella cucina turca è presente un dolce chiamato supangle (zuppa inglese) che però non è simile alla zuppa inglese.


Storia

La zuppa inglese è senz'altro un dolce italiano, ma l'origine e l'etimologia del nome sono estremamente dubbie e non esiste documentazione in merito. Ciononostante sono sorte diverse leggende relative alla sua nascita, in cui se ne attribuisce l'invenzione a varie regioni d'Italia oppure ad alcune nazioni europee.
Il nome compare già alla fine dell'Ottocento nella "bibbia" della cucina italiana scritta da Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene. La ricetta è la n. 675.
La diffusione è attestata fin dall'Ottocento almeno in tre regioni italiane: Emilia-Romagna, con centro di diffusione soprattutto nel forlivese, Marche e Toscana.
  • Nella cucina emiliana da più di un secolo è preparato nelle zone di Bologna, Parma, Modena, Ferrara e Reggio Emilia.
  • Anche in Toscana la zuppa inglese è diffusa almeno dal XIX secolo, anche se l'Artusi sente l'esigenza di informare i toscani della differenza esistente tra la crema da essi preparata abitualmente e la crema pasticcera necessaria per la preparazione della zuppa inglese.
  • Nelle Marche, e in particolare in Ancona, l'uso di questo dolce è parimenti documentato sin dalla metà dell'Ottocento; i viaggiatori inglesi nelle Marche si stupivano molto del nome, non avendo mai visto in patria questo dolce. Interessante è la spiegazione che ricevevano dagli italiani, ossia che il termine inglese era inteso come sinonimo di amante dell'alcol, come si riteneva fossero gli inglesi, in quanto la ricetta prevede obbligatoriamente l'uso di liquori.
Se questi sono i dati certi sulla diffusione del dolce, le varie ipotesi sulle sue origini sono elencate nei paragrafi successivi.


Le ipotesi dell'origine inglese

Sebbene la sua origine non sia certa, secondo alcuni la sua denominazione tradirebbe la derivazione dalla ricca e creativa cucina inglese del periodo elisabettiano, tra XVI e XVII secolo. In questo caso la zuppa inglese sarebbe il corrispettivo del trifle, originalmente composto di una base di pasta morbida lievitata, intriso di vino dolce (infusi, poi madeira, porto o simile) arricchito di pezzetti di frutta, o frutti di bosco, e coperto da crema pasticcera (custard) e panna o crema di latte (double cream). Il trifle sembra fosse un modo di recuperare gli avanzi dei ricchi pasti dell'epoca. Il termine trifle designa attualmente in inglese una quisquilia, un' inezia. La versione odierna del trifle, tradizionalmente compromessa dal rigore del puritanesimo e gli stenti della rivoluzione industriale, è a volte preparata con una sorta di crema senza uova (bird's Custard) al posto della crema pasticcera, e gelatina di frutta (fruit jelly), con tono alcolico generalmente basso.
Un'altra ipotesi che richiama un'origine inglese è ancora più precisa: sarebbe stato lo scaltro Sir Charles O' Connor ad ideare questa ricetta nel XVI secolo per la sua Regina; egli, invitato poi alla Corte degli Estensi, ripropose tale dolce con grande successo: da qui il suo nome e la successiva diffusione in Emilia, adattando la ricetta al gusto italiano e agli ingredienti reperibili. Quest'ultima teoria si ricollega all'ipotesi descritta nel paragrafo successivo.


Le ipotesi dell'origine emiliana

Le origini del dolce italiano si collocano secondo questa ipotesi al XVI secolo, presso la corte dei duchi d'Este quale rielaborazione di un dolce rinascimentale anglosassone, il trifle, considerato un po' la madre di tutti i dolci, fatto con crema e pan di Spagna, il tutto innaffiato da bevande alcoliche (per esempio lo Sherry di Cadice).
I contatti commerciali e diplomatici con la casa reale britannica erano frequenti, ed l'ipotesi sostiene che sia stato proprio un diplomatico di ritorno da Londra a richiedere ai cuochi di corte di riassaggiare il trifle.
Nei vari tentativi la ricetta sarebbe stata rielaborata dapprima sostituendo la pasta lievitata all'inglese con una ciambella di uso comune nella zona emiliana: la bracciatella. La bracciatella veniva cotta in forma di ciambella e consumata con accompagnamento di vino dolce, così come era in uso frequente anche per altri dolci, come i cantucci.
Seguendo la tesi rinascimentale, si può supporre che la preparazione sia divenuta comune e che, nell'intento di portarla al rango di dolce gentilizio e non popolare come il suo cugino inglese, si sia provveduto a ingentilirlo ulteriormente sostituendo la bracciatella con il Pan di spagna e la panna con la crema pasticcera. Col tempo questo trifle modificato avrebbe preso poi il nome di "zuppa inglese".
La presenza dei due liquori quali l'Alchermes e il Rosolio supporta la tesi rinascimentale, dato che sono entrambi di origine medioevale. Gli infusi di fiori erano già di gran moda nel basso medioevo; l'Alchermes, invece, è probabilmente successivo alla riapertura delle vie commerciali con gli arabi, da cui si importava l'ingrediente che lo rende rosso: la cocciniglia. Il nome, infatti, deriva da al quermez che, appunto, significa cocciniglia. Nel Rinascimento entrambi furono noti e molto usati, ma mantennero la loro importanza sino all'Ottocento.
La zuppa inglese sarebbe poi stata divulgata da Vincenzo Agnoletti, pasticciere romano che lavorava alla corte ducale di Parma all'inizio del 1800, e secondo un'altra ipotesi si chiamerebbe così non perché di origine inglese, ma perché vi si usa il rum, liquore tipico della marina britannica; forse, però, sarebbe stato proprio questo pasticciere ad inventare la zuppa inglese, rielaborando una ricetta tradizionale della zona, quella del "marangone", aggiungendovi il rum. Poi il rum sarebbe stato sostituito o affiancato dall'alchermes, più economico perché di produzione nazionale e più gradevole alla vista, per il colore rosso acceso.


Le ipotesi dell'origine toscana

Secondo questa ipotesi, la zuppa inglese sarebbe stata "inventata" da una donna di servizio di una famiglia inglese residente sulle colline di Fiesole. Quella contadina toscana, avvezza da generazioni a non gettare niente di quanto restava sulla tavola, non riuscì a buttare via ciò che non veniva consumato durante le merende, specie i biscotti. Volendo fare economia anche in casa di chi non ne aveva bisogno, la domestica pensò di utilizzare quella grazia di Dio e di mescolare gli "avanzi" dei biscotti, della crema pasticcera (la crema inglese è fatta senza farina, mentre la crema pasticcera ha indispensabilità di farina) e del budino di cioccolato. Poiché i biscotti del giorno prima erano divenuti secchi, per ammorbidirli li inzuppò con il vino dolce.
L'unico elemento che risulterebbe a favore di questa tesi è la presenza del cacao, che divenne di uso comune durante il Seicento.
Altra ipotesi che richiama un'origine toscana è quella che sostiene che la zuppa inglese sarebbe di origine senese, essendo stata inventata con il nome di Zuppa del Duca nel luglio del 1552 in onore del Duca Ippolito da Correggio, che Cosimo I de' Medici aveva inviato a Siena per intercedere tra senesi e spagnoli che si stavano combattendo. Da Siena, poi, all'inizio del ‘800 la "Zuppa del Duca" arrivò a Firenze, dove diventò una delle specialità del Caffè Doney, molto frequentato dagli inglesi residenti a Firenze, che apprezzarono così tanto il dolce da farlo rinominare "zuppa inglese".
Ulteriori ipotesi dell'origine senese della zuppa inglese è quella legata al duca di Amalfi, ministro a Siena di Carlo V nella prima metà del XVI secolo, che preferiva questo dolce a tutti gli altri.


L'ipotesi dell'origine napoletana

Non manca neanche un'ipotesi sull'origine napoletana della zuppa inglese. A Napoli, durante la Repubblica Partenopea, l'ammiraglio Francesco Caracciolo venne sconfitto da Nelson. Re Ferdinando I°, al quale gli inglesi avevano restituito il trono, volle onorarli dando una festa in onore dell'ammiraglio inglese. Al momento di servire il dessert, che il cuoco che avrebbe preparato con avanzi di dolci secchi, rum e crema pasticcera, il maggiordomo avrebbe detto al cameriere: "Porta questa zuppa all'inglese!". Una variante dice che il dolce sarebbe stato preparato all'ultimo momento per sostituire quello fatto cadere maldestramente in terra da un cameriere.


L'ipotesi dell'origine romana

La nota autrice del Talismano della felicità, Ada Boni, propende per un'origine romana della zuppa inglese. Questa ipotesi è supportata anche dai molti testi di cucina e pasticceria romanesca che inseriscono la zuppa inglese tra i dolci tipici di Roma.



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Calippo




Il Calippo è una linea di gelati ghiaccioli prodotto dalla Unilever sotto il marchio Heartbrand. In Italia viene prodotto dalla Unilever sotto il marchio Algida. Inizialmente in Italia il Calippo fu distribuito dalla Eldorado già dalla prima metà degli anni ottanta. In seguito la Eldorado fu assorbita dalla Algida.

Storia

Il Calippo è un ghiacciolo dalla forma cilindrica, contenuto in un involucro che una volta premuto nella sua parte bassa (al vertice del quasi-cono) fa fuoriuscire il ghiacciolo da un'apertura superiore. I gusti distribuiti in Italia sono limone, cola, fragola e frutta tropicale, mentre in altre nazioni sono distribuite anche altre varianti come arancia (inizialmente venduta anche in Italia). Per alcuni anni fu prodotto anche la variante Calippo Fizz.
All'inizio il Calippo era denominato Al Lime, così infatti appare nelle plance di presentazione dell'epoca. Tuttavia, il fatto che nell'involucro il gelato apparisse con il nome di Calippo (prima di essere chiamato Calippo si chiamava Lippo) fece dimenticare in fretta il primo nome in favore del secondo.


Nella cultura di massa


Il gelato Calippo Fizz viene citato nel brano Deca Dance di J-Ax. Nell'estate 2010 il Calippo ha avuto una nuova ondata di popolarità dopo essere stato citato nel corso di un'intervista da due ragazze sulla spiaggia di Ostia che rispondevano alle domande dell'intervistatore con un forte accento romano che ha reso l'intervista involontariamente comica. Il video postato su YouTube è diventato un vero e proprio tormentone, al punto che le due ragazze, Romina Olivi e Debora Russo, sono diventate le protagoniste della campagna promozionale sul web della Treccani. Nel 2012 il gelato Calippo Fizz viene citato nel brano Estate Albina del rapper Jack the Smoker.  

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Cono gelato

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Il cono gelato è un contenitore per il gelato di forma conica aperto alla base, spesso fatto di una pasta commestibile (wafer) o biscotto o altre cialde, da impugnare con la parte aperta in alto. Viene inventato nel 1903 da un italiano, Italo Marchioni, originario del Cadore, che lo brevettò a Washington D.C.. Si tratta di uno dei prodotti di food design italiani più importanti ed è famoso in tutto il mondo, nei suoi 100 anni di storia ha ricevuto molteplici mutamenti formali testimoniando intere generazioni sociali.


Storia

I primi gelati muniti di ostie di pane vennero confezionati in Italia. Caterina de' Medici attraverso la servitù e i suoi cuochi italiani introdusse le sue ricette in Francia durante il Rinascimento. In Inghilterra invece, sempre ad opera di Italiani, tale tradizione si diffuse solo nel Sedicesimo secolo. Coni in carta o metallo vennero usati in Francia, Germania e Gran Bretagna, durante il XIX secolo, per mangiare il gelato.
La ricetta del "Cornetto con crema" indica che - "i cornetti erano fatti con mandorle e cotti al forno, non premuti tra ferri". Ella inoltre aggiunge - "questi cornetti possono essere riempiti anche con qualsiasi gelato o sorbetto o crema o frutta, e servito a pranzo o a cena". Mrs Marshall fu una influente innovatrice e rese molto popolare il gelato in Gran Bretagna. Pubblicò due libri di ricette specifici sui gelati e brevettò inoltre una macchina per i gelati.
Il 13 dicembre 1903, Italo Marchioni (1868-1954), italiano residente a New York City, ricevette il brevetto statunitense N. 746971 per l'invenzione del cono gelato che aveva venduto in America sin dal 1896. Pare difatti che l'idea nacque da uno stato di necessità dell'italiano, visto che inizialmente il suo gelato veniva servito in bicchieri di vetro. Capitava di frequente che i medesimi non venissero restituiti al gelataio, o che si rompessero accidentalmente scivolando dalle mani dei clienti, comportandogli dunque una piccola perdita di capitale. È attualmente l'inventore più accreditato proprio in virtù di quel brevetto che il medesimo richiese ai primi del Novecento.
Taluni invece pensano che il cono gelato sia invece stato inventato a St. Louis, Missouri il 23 luglio 1904 al Louisiana Purchase Exposition, dove la storia dice che un pasticciere siriano, Enrst Hamwi, che stava vendendo zalabia, una pasta croccante e gocciolante di sciroppo cotta in una pressa bollente per wafer, andò in aiuto al vicino venditore di gelati, forse Arnold Fornachou o Charles Menches, che stava finendo i piatti, arrotolando lo zalabia ancora caldo a forma di cono in modo che potesse contenere il gelato. Tuttavia, molti uomini che vendevano pasticcini alla World's Fair sostennero di essere stati gli inventori del cono gelato e solo dopo Marchioni, citando una varietà di diverse ispirazioni. Dopo la fiera, il cono gelato divenne popolare a St. Louis nel 1904. La storia di Hamwi è esclusivamente basata su una lettera che egli scrisse nel 1928, ben 25 anni dopo il brevetto di Marchioni, allo Ice Cream Trade Journal, dopo aver fondato la Cornucopia Waffle Company, che era diventata la Missouri Cone Company. Per quel periodo, l'industria dei coni gelato produceva già circa 250 milioni di coni l'anno in tutta la nazione.
La produzione su scala industriale dei primi coni, che venivano arrotolati a mano, avvenne intorno al 1912. Frederick Bruckman, un inventore di Portland, Oregon, brevettò una macchina per arrotolare i coni gelato. Vendette la sua compagnia alla Nabisco nel 1928. L'idea di vendere coni gelato congelati era da lungo tempo un sogno dei produttori di gelato, ma non fu che nel 1959 che un altro italiano, un certo Spica, produttore di gelati con sede a Napoli, risolse il problema del gelato che rendeva fradicio il cono. Spica inventò un processo in cui l'interno del wafer veniva isolato dal gelato grazie ad uno strato di olio, zucchero e cioccolato. Spica registrò il nome "Cornetto" nel 1960. Le vendite iniziali furono scarse, ma nel 1976 la Unilever acquistò la Spica e iniziò una massiccia campagna di marketing in tutta Europa, rendendo il "Cornetto" uno dei gelati più popolari del mondo.

Marketing e pubblicità

Commercialmente, il cono gelato può diventare un veicolo pubblicitario ed essere rappresentato in varie grafiche, logo, clip art, insegna, gioielli o forme ad esempio di una gelateria, o un camioncino dei gelati, a altro.  






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Crema bruciata

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La crema bruciata è una preparazione di pasticceria o di cucina e fa parte dei dolci tipici sardi. È composta da pasta sfoglia e crema pasticcera e ricoperta di zucchero che viene fatto fiammeggiare appoggiandovi un ferro rovente. Viene commercializzata nella zona di Alghero della Sardegna nord-occidentale.
Pare sia molto simile al pastel de nata portoghese. Alcuni legami si hanno anche con la crema catalana, dato che Alghero è una città di cultura catalana.




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Gueffus

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I gueffus, o guelfos, sono un tipico dolce per le feste della tradizione sarda.
Sono piccole sfere di pasta di mandorle, molto delicate e gustose, presentate a forma di caramella, avvolte in carta velina colorata.

Origine del nome
Nel libro Accabadora di Michela Murgia (ed. Einaudi pag. 44) la parola gueffus viene posta in relazione ai medioevali Guelfi, per via del taglio a denti piatti dei bordi della carta in cui vengono avvolti i dolci che richiamerebbero appunto le torri dei castelli guelfi.
Ma come ha poi chiarito la stessa autrice: “Poiché la mia interpretazione letteraria dell'etimologia dei gueffus in Accabadora continua ad avere molto successo, mi è doveroso avvisare gli incauti che si tratta di una pura invenzione letteraria”.
Il nome "Gueffus" è in realtà una corruzione del nome spagnolo "huevos", che richiama la forma ovoidale del dolce.





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