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Caldi dolci

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I caldi dolci sono un tipico dolce della pasticceria mantovana preparato quasi esclusivamente nei primi giorni di novembre in particolare il 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti.

Ingredienti

  • Farina di mais (250  g)
  • Latte (1 l)
  • Vino cotto (1 l)
  • Burro (100  g)
  • Zucchero (100  g)
  • Pinoli (100  g)
  • scorza di limone grattugiata
  • cannella
  • chiodi di garofano (4)
  • Sale (un pizzico)





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I dolci "turkish delights" sono stati inventati in Turchia

I dolci che nel mondo occidentale si chiamano "turkish delights" sono stati inventati a Istambul da un uomo chimato Ali Muhiddin Haci Bekir Efendi. Lui era un pasticciere di Kastamonou (provincia dell'odierna Turchia) che nel 1777 ha aperto un negozio di dolci nella capitale dell'Impero Ottomano.


Quando Bekir Efendi ha fatto questo dolce per la prima volta lo chiamò “rahatu’l hulkum” che è un termine Arabo. Nel tempo però il nome del dolce si tramutò in semplice lokum mentre fuori dalla Turchia si chiama "Turkish Delight"


A Bekir Efendi è stato dato un riconoscimento imperiale per l'invenzione di questo dolce e successivamente è diventato anche il pasticciere del palazzo imperiale. Lo stesso titolo sarebbe poi toccato a suo figlio Mehmet Muhiddin Efendi e anche al suo nipote Ali Muhiddin Efendi


Nel 1873 la fama di questo dolce era cresciuta tale da diventare un marchio internazionale dell'azienda Hadji Bekir.

Le delizie di Hadji Bekir vinsero la medaglia d'argento alla Fiera di Venezia nel 1873 e alla Fiera di Colonia in Germania nel 1888. Vinsero la medaglie d'oro alla Fiera di Bruxelles nel 1897 e alla Fiera di Nizza in Francia nel 1906.

Giustamente i propiertari aggiunsero queste medaglie al logo della loro azienda.



Mehmet Muhiddin Efendi ha anche portato il dolce alla esposizione mondiale di Chicago del 1893.



Ma questa famiglia non faceva dolci solo per il palazzo imperiale Ottomano ma anche per il palazzo dei Khedive in Egitto, all'epoca stato tributario dell'impero Ottomano.


Qui sotto l'inventore dei "Turkish Delights" Bekir Efendi in un dipinto del maltese Amadeo Preziosi.




Nel corso degli anni il negozio della famiglia a Istambul non è mai passato di moda e la gente ha sempre continuato ad andarci.



La famiglia dell'inventore di lokum possiede una delle aziende più vecchie del mondo. E la cosa più incredibile e che loro sono ancora un business di successo a Istambul.




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Calzone di San Leonardo

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Il Calzone di San Leonardo è un tipico dolce natalizio della tradizione pugliese e in particolare del comune di Molfetta in Provincia di Bari.


Nome

Il nome di questi dolci prende origine dall'usanza di prepararli in occasione della ricorrenza della festa di san Leonardo (6 novembre), sebbene nel tempo sia diventato uso comune consumarli durante le festività natalizie.


Descrizione

I calzoncicchi o calzoni di San Leonardo presentano solitamente una sfoglia di pasta esterna friabile modellata a forma di mezzaluna ripiena di un impasto a base di mosto cotto e fichi secchi. Al fine di evitare problemi in cottura, si esegue una foratura sulla "pancia" del calzone utilizzando i quattro rebbi di una forchetta; durante la cottura in forno una piccola porzione del mosto fuoriesce da questi piccoli fori, determinando la formazione di quattro piccole caratteristiche macchie brune


Preparazione

Il ripieno di questi dolcetti è preparato cuocendo in un tegame fichi secchi a pezzetti, zucchero, scorza di limone, cannella e chiodi di garofano nella ricetta di base, a cui a seconda delle usanze di ciascun paese possono essere aggiunte anche mandorle o cioccolata o altre spezie; a questo impasto di base viene aggiunto del mosto cotto o vincotto di fichi fino a far raggiungere all'impasto la consistenza di una melassa. la pasta esterna è ottenuta impastando farina, olio e poco zucchero, stesa in una sfoglia molto sottile e tagliata in dischi di circa 10 cm di diametro. Come per i calzoni salati, il ripieno si posiziona al centro del disco di pasta che viene ripiegata su sé stessa a formare una mezzaluna, sigillando bene i bordi e forandone la sommità con una forchetta al fine di scongiurare le bolle d'aria. La cottura avviene in forno.


Diffusione

Questi dolci natalizi sono tipici della Provincia di Bari e si reperiscono abbastanza facilmente nelle pasticcerie locali o presso laboratori artigianali durante il periodo natalizio.



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Caragnoli

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I caragnoli insieme alle rosacatarre, sono dolci riconosciuti come PAT tipici del basso Molise, preparati per le festività Natalizie e per Carnevale il cui impasto a base di farina, uova e olio viene avvolto a forma di elica e fritto, quindi ricoperto di miele.

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Castagnaccio

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Il castagnaccio (localmente conosciuto anche come castignà, migliaccio, baldino, ghirighio o patona) è una torta di farina di castagne tipica delle zone appenniniche di Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Emilia e Romagna, Calabria silana e crotonese (prende il nome di "pani i castagna", cioè pane di castagna). Inoltre, viene preparato nell`isola di Corsica.

Descrizione
Si tratta di un piatto tipicamente autunnale che si ottiene facendo cuocere nel forno un impasto di farina di castagne, acqua, olio extravergine d'oliva, pinoli e uvetta. Varianti locali prevedono l'aggiunta di altri ingredienti, come ramerino, scorze d'arancia, semi di finocchio o frutta secca. Accompagnamento ideale del castagnaccio sono la ricotta o il miele di castagno, il vino novello, o i vini dolci come il vin santo.
Vi sono più nomi e ricette per i dolci fatti con farina di castagne. Ne esistono infatti almeno tre diversi tipi: una torta molto sottile (diffusa soprattutto in Lunigiana, dove viene chiamata patona o castignà a Fosdinovo), una torta più spessa (diffusa in Toscana e in particolare a Lucca, dove viene chiamata torta di neccio, a Livorno il castagnaccio, se fatto alto tre centimetri e denso, è chiamato toppone ed è considerato di qualità inferiore) e una sorta di polenta dolce (diffusa anch'essa in Toscana e chiamata pattona). Il castagnaccio più noto popolarmente, una torta sottile, viene chiamato a Firenze "migliaccio".
Il castagnaccio è un piatto "povero" nel vero senso della parola, diffusissimo un tempo nelle zone appenniniche dove le castagne erano alla base dell'alimentazione delle popolazioni contadine. Dopo un periodo di oblio, iniziato nel secondo dopoguerra e dovuto al crescente benessere, è stato riscoperto e oggi è protagonista nel periodo autunnale di numerose sagre e feste.
Secondo quanto si legge nel "Commentario delle più notabili et mostruose cose d'Italia e di altri luoghi", di Ortensio Landi (Venetia, 1553) pare che l'inventore del castagnaccio sia stato un lucchese tale "Pilade da Lucca", che fu "il primo che facesse castagnazzi e di questo ne riportò loda".
Una variante del castagnaccio è costituita dai cosiddetti necci, piccole frittelle sottili di acqua e farina di castagne cotte sulla brace negli appositi testi di ferro e gustate da sole o riempite di ricotta fresca.


Riconoscimenti
Il castagnaccio è stato riconosciuto tra i prodotti agroalimentari tradizionali su proposta delle seguenti regioni:
  • Regione Emilia-Romagna
  • Regione Lazio
  • Regione Liguria
  • Regione Piemonte
  • Regione Toscana



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Castagne del prete

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Le castagne del prete sono castagne cotte a forno, il cui consumo tipico avviene nel periodo natalizio.
Sono riconosciute come prodotto agroalimentare tradizionale nella regione Campania, in particolar modo a Montella (provincia di Avellino).
La produzione delle castagne del prete appartiene alla tradizione alimentare locale e vede l'impiego di un procedimento di essiccazione a fuoco lento su graticci di legno in locali detti gratali per un periodo di circa 15 giorni. Trascorso questo periodo, le castagne vengono tostate in forno ventilato a circa 180 °C per trenta minuti. Prima di essere commercializzate, le castagne vengono idratate immergendole in acqua oppure in una miscela di acqua e vino.




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Quali sono curiosità interessanti sugli studenti giapponesi?

 

Gli studenti giapponesi portano sempre con sé delle barrette di cioccolato KitKat durante il periodo degli esami scolastici.

Questo curioso fatto è dovuto alla pronuncia della parola KitKat in giapponese, che è molto simile a Kitto Katsu: questa si può tradurre come "vincere sicuramente", rendendo il cioccolato una sorta di porta fortuna.

Ironicamente, KitKat in giapponese può essere pronunciato anche come "Kitto Katto", che si significa fallire.


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Celli ripieni

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I celli ripieni (o "cillarchien" in dialetto teramano, o "cillarichijene" in provincia di Chieti) sono un tipico dolce dell'Abruzzo. Gli ingredienti principali sono: marmellata d'uva nera (la cosiddetta scurchjiata), noci e mandorle, cioccolato fondente e scorza d'arancia grattugiata.

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Sticky toffee pudding

 


È un dolce inglese composto da un pan di spagna molto umido, fatto con datteri tritati finemente, ricoperto da una salsa toffee e servito con il gelato alla vaniglia.


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Chiacchiere

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Le chiacchiere, o bugie, sono dei tipici dolci italiani preparati solitamente durante il periodo di carnevale, chiamati anche con molti altri nomi regionali.

Descrizione
Hanno la forma di una striscia, talvolta manipolata a formare un nodo (in alcune zone prendono infatti il nome di fiocchetti).
La base è un impasto di farina, successivamente ci sono due possibilità:
  1. l'impasto viene fritto;
  2. l'impasto viene cotto al forno.
Infine si spolvera con zucchero a velo.
Possono anche essere coperte da miele, cioccolato e/o zucchero a velo, innaffiate con alchermes o servite con il cioccolato fondente o con mascarpone montato e zuccherato.
La tradizione delle frappe probabilmente risale a quella delle frictilia, dei dolci fritti nel grasso che nell'antica Roma venivano preparati proprio durante il periodo dell'odierno Carnevale.

Nome
Le chiacchiere sono conosciute con nomi differenti nelle diverse regioni italiane:
  • bugie (Torino, Cuneo, Asti, Genova, Imperia, Savona);
  • cenci o crogetti (Pistoia, Prato, Firenze);
  • strufoli o melatelli (se con miele) zona Grosseto, Massa Marittima (Toscana);
  • chiacchiere (Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria, Campania, Lazio, Abruzzo meridionale e adriatico, Molise, Umbria meridionale, a Milano, La Spezia, Massa, Carrara, Sassari e Parma);
  • cioffe (Sulmona, centro Abruzzo);
  • cróstoli, gróstoli o gròstoi o grustal (Ferrara, Imperia, Rovigo, Vicenza, Treviso, Belluno, Trentino, Venezia Giulia);
  • cróstui o cróstoli (Friuli);
  • cunchiell' o qunchiell (in alcune aree del Molise);
  • fiocchetti (Montefeltro e Rimini);
  • frappe (Roma, Viterbo, Urbania, Perugia, Terni, L'Aquila, Modena e Ancona);
  • galàni (Venezia, Padova)
  • gale o gali (Vercelli, Bassa Vercellese, Novarese e Barenghese);
  • gasse (Basso Alessandrino);
  • guanti (Alife, Caserta);
  • gròstoi o grostoi (Trento);
  • intrigoni (Reggio Emilia);
  • lattughe o latǖghe (Mantova, Brescia);
  • maraviglias (Sardegna);
  • merveilles[2] (Valle d'Aosta);
  • rosoni o sfrappole (Modena, Bologna, Romagna);
  • galarane (Bergamo)
  • saltasù, lattughe (Bergamo, Brescia);
  • sfrappe (Marche);
  • sfrappole (Bologna);
  • sprelle (Piacenza);
  • risòle (Cuneo e sud del Piemonte);
  • sossole (Verona);
  • pizze fritte (Ravenna);
  • e ancora stracci, lasagne, pampuglie, manzole, garrulitas.

Esistono molte versioni europee, ad esempio in Francia sono diffuse in Languedoc, Provenza e Rouergue con il nome di oreillettes (orecchiette), nell'area dell'antico Ducato di Savoia come bugnes e merveilles (meraviglie).
I nomi regionali di altre zone dell'Europa sono:



Paese o regione
Nome
Bielorussia
хрушчы ou фаворкі
Croazia
krostole
Danimarca
klejner
Francia
oreillettes, bugnes, merveilles
Germania
Raderkuchen
Lituania
žagarėliai
Polonia
chruściki, chrusty ou faworki
Romania
minciunele, cirighele ou scovergi
Russia
хворост
Slovacchia
fánka
Svezia
klenäter
Ungheria
csöröge
Ukraina
вергуни





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