Macafame
Maccheroni con le noci
Mandorla riccia di Francavilla Fontana
Caratteristiche
Preparazione
Mandorlato
Storia
Ingredienti e ricetta
La festa del mandorlato
Il gelato è nato da un errore?
No, il gelato è la stratificazione di esperienze diverse maturate nel corso di alcuni secoli da individui diversi. Ognuna di esse rappresenta un tassello, ma nessuno di questi passaggi deve essere considerato frutto del caso. Inoltre la vera differenza (almeno in origine) era data dalla artificialità del prodotto, diversamente dobbiamo considerare che anche i Neanderthal mangiassero ghiaccio aromatizzato (sorbetto), un antenato del gelato.
Come è nato il dolce "bûche de Noël" e cosa significa?
Il dolce è il classico tronco, o tronchetto, da pasticceria, in francese Bûche de Nöel o gâteau roulé, la base è il biscuit roulé che viene sagomato e ricoperto in modo da simulare un tronco d’albero. Il tronco si prepara partendo da un biscuit, o pasta biscotto, che viene stesa su una teglia larga e cotta in forno. La pasta biscuit fa parte delle masse montate, cioè quegli impasti in cui si ingloba aria montandoli con le fruste elettriche o,ancora meglio, con la planetaria,per ottenere una pasta soffice ed alveolata. È la proporzione di zucchero, uova e farina determina le categorie di masse sbattute: pesanti, medie e leggere. La struttura varia in base alla percentuale di liquidi presenti (uova) o di polveri (farina, polvere di frutta secca, come farina di mandorle o pistacchi...). Per esempio una massa montata pesante avrà una quantità inferiore di liquidi e, di conseguenza, più farina. Il biscuit appartiene alle masse leggere, per fare un confronto è più leggero del pan di spagna. Gli ingredienti sono quindi uova, farina e zucchero, nel biscuit su 1 kg di uova si aggiunge la metà di questo peso in zucchero, e circa ¼ del peso delle uova in farina, si montano in planetaria per 6-8 min e si stende con una spatola su una teglia antiaderente o su cui si è messa della carta da forno. e si cuoce in forno a circa 180 gradi per 12 minuti circa. Poi a seconda delle esigenze si possono aggiungere dei tuorli, o montare sepatamente tuorli ed albumi, ma la base è quella.
Il dolce si prepara stendendo la farcitura sul biscuit che può essere una classica crema pasticcera al cioccolato o una ganache. Si arrotola su se stesso il biscuit in modo da dargli la forma di un tronco, la ricopertura può avvenire con glassa al cioccolato o anche più semplicemente con una ganache al cioccolato.
Qual è l'origine dei marshmallow?
Morbidi al tatto, di forma cilindrica, evoluzione di un dessert amato persino dagli antichi Egizi.
Il nome marshmallow nasce dalla combinazione delle parole inglesi marsh, acquitrino, e mallow, malva. Questa pianta nasce proprio in terreni che costeggiano acque stagnanti. La sua radice era usata nell’antico Egitto per creare dei dolci da offrire alle divinità, ai nobili e ai faraoni.
Furono gli Egizi a creare il primo marshmallow, mettendo insieme una mistura di linfa di malva, miele e cereali, cotti in forno. Successivamente i Greci e i Romani introdussero la malva nelle loro tradizioni culinarie, il primo marshmallow della storia è stato creato dagli egizi con malva, miele e cereali aggiungendo anche una credenza: il mix creato con la malva poteva curare dolori e mal di gola. Tra i sostenitori di questa teoria c’era anche Ippocrate. In Francia, durante l’Ottocento, l’uso della pianta di malva cambiò. Da medicinale divenne l’ingrediente per creare gustosi dolcetti per adulti. Si scoprì che cuocendo e montando la linfa di malva con degli albumi e sciroppo di mais, si riusciva ad ottenere una pasta modellabile. Fu così che l’umanità salutò in Europa – e non in America – la nascita dei marshmallow, chiamati allora Pâte de Guimauve. Col tempo, per creare una preparazione più stabile, i produttori di caramelle francesi rimpiazzarono la linfa di malva con della gelatina, che li aiutava a creare marshmallow più stabili.
Nel 1948 Alex Doumak standardizzò il processo di lavorazione dei marshmallow, rendendolo più veloce. Seguendo la tradizione francese, la malva veniva ancora lavorata a mano e ci voleva da uno a due giorni per creare le morbide spume. Quel processo inventato dal signor Doumak negli Stati Uniti è quello usato ancora oggi: gli ingredienti del marshmallow vengono estrusi, mixati creando un grande tubo di impasto, poi tagliati e impacchettati. Ed è nel Nuovo Mondo che trovano il successo, conquistando anche una città simbolo: la capitale dei marshmallow è Ligonier, Indiana.
I moderni marshmallow sono fatti con zucchero, acqua, aria e un agente montante, solitamente una proteina in forma di gelatina. Alcuni brand, per replicare l’effetto nostalgia, usano la radice di malva in polvere. Per i vegani, la gelatina è sostituita con l’agar. I marshmallow possono essere kosher solo se la componente gelatinosa deriva da un animale ucciso secondo i precetti religiosi ebraici. Ogni brand ha la sua formula specifica per produrre il marshmallow perfetto.
Ci sono diversi modi di mangiare i marshmallow e, per chi non è nato e cresciuto in America, ci sono stati insegnati e tramandati dalla TV. Ad esempio in The Big Bang Theory, Sheldon mangia piccoli marshmallow nella cioccolata calda. La Boyer, azienda dolciaria americana, è stata la prima negli anni Trenta ad accostare i dolcetti morbidi al cioccolato, vendendoli avvolti in pirottini di carta (per i nostalgici, sono ancora in vendita).
Nelle strisce dei Peanuts i marshmallow sono la componente fondamentale dei pasti intorno al fuoco di Snoopy e della sua compagnia scout composta da Bill, Conrad, Harriet e Oliver, gli amici del piccolo uccello giallo Woodstock. Il traduttore Franco Cavallone inventò il termine toffolette per tradurre l’intraducibile termine americano e introdurre anche nella nostra cultura l’uso più tradizionale dei marshmallow: cotti sul fuoco per essere mangiati da soli. Nel testo della celebre canzone dei Beatles, Lucy in the Sky with Diamonds, si parla di una marshmallow pie. Si tratta di una ricetta facilissima da realizzare, a cui si possono aggiungere anche dei cookies al cioccolato.
I marshmallow sono uno degli ingredienti dello s’more, sandwich dolce in cui il cilindretto di zucchero scaldato viene pressato tra due biscotti di cioccolato sottili.
Mandorlini del ponte
Maritozzo
Cosa mangiavano greci e romani in epoca romana?
I romani consumavano tre pasti durante il giorno, a cui partecipavano anche le donne.
La mattina tra le otto e le nove, i romani facevano colazione, quindi, a metà giornata tra le undici e le mezzogiorno, mangiavano il prandium (seconda colazione, cena) e infine il pasto più importante era la cena, tra la terza e la quarta ora.
I primi due pasti erano leggeri e veloci. A quel tempo venivano mangiati pane, frutta, verdura, formaggio e resti della cena precedente.
Spesso questi pasti venivano consumati in piedi. Il più importante pasto della giornata, la cena (cena) veniva consumato prima nel nell'atrio delle famiglie, dove si tenevano le feste, poi ci spostammo stanza speciale chiamata cenacolo, che nel tempo è diventato il triclinium, quando i romani e gli italici delle classi sociali superiori adottarono l'abitudine di mangiare il proprio pasto sdraiata sui divani (klinai) dei Greci.
Da allora, mangiare in piedi è diventato un simbolo di semplicità. Nel mezzo del triclinum c'era un tavolo quadrato o rotondo (mensa), attorno al quale c'erano i divani, su cui giacevano gli invitati, appoggiati sul lato sinistro in modo da avere la mano destra libera e poter così mangiare.
Il tavolo era in marmo o avorio. Nel I secolo a.C. appare una tovaglia (mantele). Sul tavolo c'erano piatti, vino e salumi.
I piatti liquidi venivano consumati con un cucchiaio (cocleare), mentre altri cibi venivano consumati con la mano.
Le stoviglie, a seconda della situazione, erano fatte di argilla o bronzo per i più poveri, mentre erano in argento con decorazioni per i patrizi.
Esistevano due tipi di stoviglie: patina (piatti e castinus) o profondi. I bicchieri da vino, ovvero pocula, erano fatti di cristallo o oro, decorati con pietre preziose.
Il vino era bevuto diluito con acqua.
Qual è la differenza tra marmellata e confettura?
In inghilterra, invece, si usa il termine jam, per indicare tutte le confetture di frutta; invece, il termine marmelade, si usa esclusivamente per tutte le marmellate di agrumi: limoni, arance amare, pompelmi, mandarini e chi più ne ha, più ne metta. Poi ci sono anche varianti come lemon curd, che è però una crema al limone, composta da marmellata di limone, tuorli, zuccheri e scorze di agrumi. C’è la jelly, che è la gelatina; e per ultima, c'è la fruit preserve, che è sempre marmellata/confettura, però lasciata con i pezzettoni.
Marmellata di castagne
Riconoscimenti
In che anno è nato il Pandoro?
Il pandoro insieme al panettone è uno dei dolci natalizi più tipici in Italia.
Le origini della ricetta sono da ricercare ai tempi dell'antica Roma e se ne fa menzione in uno scritto minore che risale al primo secolo d.C., ai tempi di Plinio il Vecchio, che cita un cuoco di nome Vergilius Stephanus Senex che preparò un "panis" con fiori di farina, burro e olio.
La nascita della ricetta moderna, almeno come la intendiamo oggi, risale all'Ottocento, come evoluzione del nadalin, un dolce tipico della cucina veronese.
Il 14 ottobre 1894 Domenico Melegatti, depositò all'ufficio brevetti la ricetta di un dolce morbido e dal caratteristico corpo a forma di stella a otto punte.
Marron glacé
Storia
Preparazione
Basìn de Sundri
Mastazzoli
Cenni storici
Preparazione
Varianti
Miacetto
Preparazione
La ricetta è la seguente:- Tre etti di miele,
- Due etti di zucchero,
- Due etti di mandorle,
- Due etti di uva passa e due di noci,
- Tre etti di crusca,
- Due etti di farina e un po' di sale,
- Due bucce di arancia e di limone tagliate fini,
- Un bicchiere di olio