I cantucci o cantuccini
sono uno dei maggiori vanti dolciari della Toscana. Sono biscotti
secchi alle mandorle, ottenuti tagliando a fette il filoncino di
impasto ancora caldo. Fanno parte dei più tipici dessert della
tradizione culinaria toscana, soprattutto accoppiati al vin santo.
I cantuccini sono chiamati nel Lazio e
in Umbria col nome di "tozzetti" e possono essere
preparati con nocciole o altra frutta secca al posto delle mandorle.
Con questo nome sono noti anche nella provincia di Siena e in altre
parti d'Italia in cui se ne è diffusa la preparazione.
Descrizione
Sono di forma tradizionale allungata,
ottenuta dal taglio in diagonale del filone di impasto dopo la
cottura. Il cantuccino presenta una superficie superiore dorata con
struttura interna caratterizzata da una presenza elevata di mandorle
intere sgusciate (ma non pelate). La lunghezza può variare ma è
normalmente contenuta entro i 10 centimetri. Il nome deriva da
"canto", cioè angolo, o da "cantellus", in
latino pezzo o fetta di pane.
L'impasto è composto di farina,
zucchero, uova, mandorle, burro: si può sostituire lo zucchero con
il miele e il burro con l'olio d'oliva. Le mandorle non vengono né
tostate né spellate. Tradizionalmente i Cantuccini sono venduti
accompagnati con un'altra specialità dolciaria Toscana, i
Bruttiboni.
Sebbene comunemente usato, "Biscotti
di Prato" in realtà indicherebbe altri prodotti: le varianti o
imitazioni, che si discostano dalla ricetta tradizionale in alcuni
punti fondamentali come l'assenza di lieviti, grassi (per renderli
meno secchi) e aromi.
I cantucci in Toscana si degustano
normalmente inzuppandoli in un vino liquoroso locale, chiamato Vin
Santo e prodotto a livello anche artigianale in piccole botti
attraverso l'uva appassita.
Storia
Una consacrazione ufficiale dei
cantuccini si trova nel dizionario dell'Accademia della Crusca che
nel 1691 ne diede la seguente definizione: "biscotto a fette, di
fior di farina, con zucchero e chiara d'uovo". I cantucci più
famosi del tempo erano prodotti a Pisa, mentre le mandorle entrarono
a far parte degli ingredienti soltanto in alcune varianti, quali i
"biscottelli" dell'epoca di Caterina de' Medici, per
assurgere a elemento caratterizzante a partire dalla seconda metà
dell'Ottocento.
La prima ricetta documentata di questo
dolce è un manoscritto, conservato nell'archivio di Stato di Prato,
di Amadio Baldanzi, un erudito pratese del XVIII secolo. In questo
documento i biscotti vengono detti alla genovese.
Nel XIX secolo Antonio Mattei,
pasticciere di Prato, ne mise a punto una ricetta divenuta poi
classica, con la quale ricevette numerosi premi a fiere campionarie
in Italia e all'estero, tra cui una menzione speciale all'esposizione
universale di Parigi del 1867. La bottega di "Mattonella"
(nome popolare del biscottaio) esiste ancora oggi a Prato ed è
considerata la depositaria della tradizione dei cantucci.
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