Il torrone è un dolce,
principalmente natalizio. È composto da albume d'uovo, miele e
zucchero, farcito con mandorle, noci, arachidi o nocciole tostate;
spesso ricoperto da due strati d'ostia. Il suo nome deriva dal verbo
latino torreo che significa abbrustolire con
riferimento alla tostatura delle nocciole che lo compongono.
Storia
Il torrone è un dolce molto antico e
viene considerato tipico di molte regioni, non solo italiane.
Il torrone in Sardegna
Quando e chi portò il torrone in
Sardegna resta tuttora un mistero. L'archivio di Stato di Cagliari
conserva un contratto per la fornitura di torrone da parte di due
torronai sassaresi a un bottegaio Cagliaritano, che certifica che la
produzione del torrone risale almeno al 1614. Sembra inoltre che sul
condaghes di Santa Maria di Bonarcado, secondo la Carta Raspi, il
miele dell'attività apistica veniva utilizzato in prevalenza per
fare torrone. Comunque siano andate le cose, testimonianze storiche
ci dicono che ad Aritzo il torrone si produceva già a metà ‘800
anche se il tutto lascia pensare ad una data antecedente. Un registro
dei primi del ‘900 annota ben 89 licenze di venditori ambulanti, su
gran parte di esse compare la voce torrone. I torronai facevano parte
della categoria dei “Biajantes” meglio definiti col nome di
“Carrattoneris” perché per il trasporto delle mercanzie si
servivano di carri trainati da buoi o cavalli. Essi vendevano ma per
lo più barattavano ogni genere di prodotto che la montagna offriva;
difficilmente la vendita di un solo prodotto infatti, avrebbe
garantito il sostentamento. La produzione del torrone in Barbagia, è
dovuta all'esigenza di valorizzare e sfruttare i prodotti originali
della natura: il miele saporito e gustoso della montagna, le noci e
le nocciole delle nostre profonde e verdi vallate. centri produzione
più rinomati erano Aritzo e Tonara, ma vi erano anche altri paesi
minori. Gli Aritzesi portavano i loro prodotti nel Campidano, mentre
i Tonaresi, che da sempre si contendono con gli Aritzesi il primato
della produzione del torrone in Sardegna, si occupavano del commercio
nel Sassarese. Questo scambio commerciale permise uno scambio
culturale umano che consentì ad Aritzo un'apertura tale
all'innovazione per quei tempi che era proprio impensabile per altri
paesi della Barbagia. Ne derivò il trasferimento di numerose
famiglie Aritzesi a Cagliari, Quartu, Pirri, Villasor, Monastir,
Tuili etc. con i loro laboratori per produrre il torrone direttamente
nel mercato di sbocco, il Campidano. Nei documenti dei primi del ‘900
Tonara è sede di un laboratorio artigianale, che soddisfa le
richieste degli ambulanti. La famiglia Carta aveva adibito a
laboratorio un locale all'interno della propria abitazione. Vi erano
due caldaie a mano e il fuoco era alimentato a lenta combustione.
L'attività produttiva iniziava a metà marzo per terminare a
settembre. Ma la nascita della produzione industriale del torrone è
legata alla famiglia Pruneddu che nel 1963 acquista le prime caldaie
elettriche, e diventerà alla fine degli anni '70 l'azienda leader
per la produzione del torrone per gli ambulanti, promuovendo il
marchio “torrone di Tonara”. Sempre a Tonara, un'altra azienda
che merita di essere menzionata è l'azienda Pili, questa ha
introdotto il torrone nella grande distribuzione e da tre generazioni
produce torrone. Ad Aritzo nei primi del ‘900 esistevano parecchi
laboratori di produzione del torrone. Ricordiamo la famiglia Meloni,
Calledda, Muggironi, ed in particolare la famiglia Atzori che con le
sue caldaie riusciva a produrre un quantitativo notevole di torrone
per venderlo nelle sagre paesane, successivamente le famiglie Maxia,
Pranteddu, Manca, Fois. Nella casa del torronaio, il profumo delle
mandorle e delle nocciole abbrustolite aleggiava mescolandosi con
quello del miele che cuoceva in un grosso pentolone in rame. Il
torrone veniva lavorato con una grossa pala in legno che fungeva da
miscelatore, questo comportava un lavoro faticosissimo che durava
anche 5-6 ore poiché non bisognava mai smettere di mescolare o si
sarebbe compromesso tutto il lavoro fatto. Quando il miele era ben
caldo, si aggiungeva l'albume d'uovo montato a neve che fungeva da
lievitante; si proseguiva poi con la lavorazione sino a che il
torrone non raggiungeva la giusta consistenza e il tipico colore
candido. Infine si versavano le mandorle, nocciole o noci e lo si
travasava nelle apposite cassette il legno. In Sardegna il torrone è
genuino, senza aggiunta di zucchero, sciroppo di glucosio, amido di
mais zucchero invertito o altro: si scioglie in bocca senza
attaccarsi ai denti e non è gommoso. È fatto di solo miele! Ad
Aritzo la “produzione industriale” inizia nel 1962 quando
Sebastiano rientrato dall'America fondò assieme a Francesco
Pranteddu la società Fratelli Pranteddu acquistando la prima
macchina elettrica dalla società Carle&Montanari di Milano.
Iniziarono a produrre il torrone con un moderno packaging così come
viene inteso oggi. L'onerosità di questa lavorazione era tuttavia un
ostacolo alla produzione, in quanto il torrone veniva laminato,
tagliato, e confezionato manualmente.
Origini
A Benevento, la tradizione del torrone
risale all'epoca sannita: apprezzato e consumato dalle classi agiate,
come da quelle più povere, il torrone era conosciuto già al tempo
dei Romani come dimostrano alcuni scritti di Tito Livio. A Siena il
torrone locale è venduto in dischi, denominati "copate"
tutt'oggi. Tale specialità restò sempre in uso nel corso dei secoli
sia a livelli domestici che artigianali finché subì radicali
modifiche ed evoluzioni alla metà dell'Ottocento poiché nel 1871 si
avviò la produzione dei torroni in carta e in astucci e grande
impulso al settore diedero le numerose ditte molte delle quali, nel
1908, consorziate nelle Fabbriche Riunite del Torrone di Benevento.
Nacquero nel XIX secolo celebri
tipologie di torroni come Il perfetto amore, il Torrone del Papa, il
Regina, l'Alicante, l'Ingranito. Sempre nel Novecento anche la ditta
Alberti avviò la produzione di torrone, mentre dal 1891 a San Marco
dei Cavoti il cavalier Innocenzo Borrillo con la produzione dei
Torroni Bacii fondò una propria azienda alla quale, nel corso del
secolo, se ne affiancarono altre otto contribuendo a trasformare i
piccolo centro della provincia nel "Paese del Torrone" dove
ogni anno, dal 2000, si svolge la Festa del Torrone. Al noto
imprenditore nato nel 1871 e scomparso nel 1970, nonché alla storia
del torrone nel Sannio è dedicato il volume Innocenzo Borrillo e i
Maestri del Torrone di Andrea Jelardi e Marco Borrillo, edito nel
2013.
Evoluzione
Nell'XI secolo gli Arabi contribuirono
alla diffusione di questo dolce lungo le coste del Mar Mediterraneo,
nel Nordafrica e con maggior successo nell'antica Corona d'Aragona.
La prima testimonianza scritta del torrone in Catalogna è del 1221;
lo si trova anche in ricettari e documenti del XIV secolo. Era
prodotto in Catalogna e nel Regno di Valencia: la città è oggi il
maggiore produttore della Spagna (in particolare a Jijona dove se ne
fa risalire la presenza a partire dal XV secolo). In seguito, il
torrone si è diffuso nella Corona di Castiglia: la prima
documentazione scritta in spagnolo della sua presenza si trova ne "La
generosa paliza" di Lope de Rueda, dell'anno 1570.
Nella versione della tradizione
cremonese, il primo torrone sarebbe stato servito il 25 ottobre 1441
al banchetto per le nozze, celebrate a Cremona, fra Francesco Sforza
e Bianca Maria Visconti. Il dolce, sempre secondo la tradizione,
venne modellato riproducendo la forma del Torrazzo, la torre
campanaria della città, da cui avrebbe preso il nome. Questo
episodio viene rievocato ogni anno con una Festa del Torrone.
Tuttavia la prima notizia certa riguardo al torrone a Cremona risale
al 1543, anno in cui il comune di Cremona acquistò del torrone per
farne dono ad alcune autorità, soprattutto milanesi.
Etimologia
Il termine "torrone" è
d'etimologia discussa. Per alcuni, deriverebbe dalla voce verbale
latina torrere, presente attivo infinitivo di "torreo"
(presente attivo torreō, presente infinitivo torrēre, perfetto
attivo torruī, supino tostum), col significato di "tostare",
"abbrustolire", con riferimento alla tostatura delle
nocciole e delle mandorle. Il termine è sicuramente derivato dalla
radice proto-indo-europeo, a riprova del fatto che essa è
riscontrabile nel moderno inglese thirst, nel greco τέρσομαι
(térsomai), nel sanscrito तृष्यति
(tṛṣyati).
Joan Corominas crede che il termino
deriva dal latino "terra" per essere simile a un grumo di
terra. Finalmente, alcune correnti di studiosi attribuiscono al
torrone, invece, origini arabe; a supporto di questa tesi vi sarebbe,
fra l'altro, il De medicinis et cibis semplicibus, trattato dell'XI
secolo scritto da un medico arabo, in cui è citato il turun.
Varietà di torrone
Le principali varietà di torrone sono
quello duro e quello morbido: la differenza fra le due è dovuta a
diversi fattori. Innanzitutto il diverso grado di cottura
dell'impasto: difatti nel torrone duro (anche chiamato "friabile")
la cottura è solitamente prolungata nel tempo fino a raggiungere (in
alcuni prodotti tipici) le 12 ore. Altrettanto importante è la
composizione della ricetta ed il rapporto tra il miele e gli zuccheri
(tra cui saccarosio, sciroppo di glucosio, sciroppo di zucchero
invertito).
Il torrone tenero, invece, ha una
cottura che solitamente non supera le 2 ore; ciò permette di avere
un'umidità dell'impasto più alta; questo fattore in combinazione
alla ricetta diversa produce un impasto più tenero. Come già detto
i torroni si distinguono poi fra mandorlati e nocciolati. La variante
aquilana, prodotta industrialmente già nel XIX secolo, prevede un
impasto contenente cacao.
Varianti più moderne comprendono il
torrone classico ricoperto di cioccolato. Una ulteriore tipologia,
con pasta reale (pasta di mandorle ricoperta di cioccolato pregiato o
di glassa di zucchero fondente) non è da considerarsi propriamente
un "torrone".
Produzione
contemporanea
Oggi il torrone è uno dei dolci
natalizi più diffusi in Italia e sempre più spesso è possibile
trovarlo anche all'estero. I principali centri di produzione sono
Cremona, dove operano le due principali industrie del settore
(Sperlari e Vergani), Benevento dove opera, tra le altre, l'azienda
Alberti, con il marchio Strega, e San Marco dei Cavoti, pure in
provincia di Benevento, ove la tradizione è radicata dal 1891 e dove
si svolge annualmente la Festa del Torrone.
Varie altre zone d'Italia, hanno
altresì consolidato un'ottima tradizione nella produzione di questo
dolce nelle diverse varianti: fra queste citiamo Bagnara Calabra,
Taurianova (località dove questo dolce è prodotto artigianalmente),
Gallo d'Alba (CN), Cologna Veneta (meglio noto come "mandorlato
di Cologna"), Ospedaletto d'Alpinolo, Alvito, Dentecane e
Grottaminarda (dove riprende il nome latino-sannita di "cupeta"),
Camerino, L'Aquila, vari comuni del beneventano e delle terre del
Sannio.
Piuttosto caratteristico per la sua
rusticità è il torrone della Sardegna (su turrone sardu), con
rinomati centri di produzione ad Aritzo, Tonara e a Pattada, il cui
aroma più intenso è dovuto al fatto che la sua componente dolce
deriva esclusivamente, senza zuccheri aggiunti, dal miele di macchia
mediterranea. La caratteristica del torrone sardo è la sua
morbidezza e, soprattutto, il suo color avorio. Difatti, esso non è
bianco come gli altri torroni, poiché la ricetta sarda non impiega
lo zucchero o ne usa minime quantità, preferendo a questo l'utilizzo
di miele. Esistono molteplici rivisitazioni della ricetta classica
che vedono l'uso di scorze di arancia o di limone, ostie, pinoli,
vaniglia, ecc. Le ricette artigianali possono variare a seconda della
tradizione locale.
Nel cuore della Sicilia, a
Caltanissetta, i maestri pasticceri continuano la tradizione nissena
con la produzione della Cubaita, il classico torrone siciliano.
Unendo il verde del pistacchio, il giallo del miele e il bianco delle
mandorle, offerti naturalmente dalle campagne nissene, i cosiddetti
turrunari del luogo, creano un dolce artigianale talmente buono che
racchiude in sé i profumi e i sapori tipici di questa terra,
mescolati ai colori caldi e vivaci che caratterizzano la sua
personalità. Una tradizione che si è rinnovata negli ultimi anni
grazie ad importanti innovazioni di prodotto e di processo che hanno
permesso la creazione di nuovi torroni (al cioccolato e ad altri
aromi tipici isolani).
Riconoscimenti
Il torrone è riconosciuto come uno dei
Prodotti agroalimentari tradizionali italiani su proposta delle
seguenti regioni:
Regione Abruzzo
- Torrone di Guardiagrele
- Torrone tenero al cioccolato aquilano
- Torrone tenero al cioccolato di Sulmona
Regione Calabria
- torroncino
- torrone a poglia con mandorle, turruni
- torrone di arachidi con zucchero
- torrone gelato, turruni gelatu
- torrone Cupeta di Montepaone
Regione Campania
- torroncino di Roccagloriosa
- torrone croccantino di San Marco dei Cavoti
- torrone di Benevento
- torrone di castagna
- torrone di Grottaminarda: "Spantorrone di Grotta" rinominato anche "Irpino" da "Dolciterre - Sapori Italiani".
- torrone di Ospedaletto d'Alpinolo
- torrone di Dentecane ( Pietradefusi): "Pantorrone" di Pantorrone Garofalo.
- torrone di Dentecane: "Pannardone","Pannardini","Le Gioie" di Industria Dolciaria Nardone.
Regione Lazio
- torroncino di Alvito
Regione Lombardia
- Torrone Classico o di Cremona
Regione Marche
- torrone di Camerino
- crostata di torrone
- torrone di fichi - panetto di fichi di Monsampolo del Tronto
Regione Molise
- torrone del papa
Regione Piemonte
- torrone di nocciole
Regione Sardegna
- torrone di Pattada
- torrone di Tonara
- torrone di Sinnai
- torrone di Tuili
- torrone di Giba
Regione Siciliana
- torrone di Caltanissetta
Regione Veneto
- mandorlato di Cologna Veneta
- torrone di San Giovanni Lupatoto
Marchi di tutela
attribuiti dall'Unione europea
- Turrón de Jijona (IGP)
- Turrón de Agramunt / Torró d'Agramunt (IGP)
- Turrón de Alicante (IGP)
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