Esile, elegante, leggermente croccante all’esterno ma così soffice da dissolversi tra lingua e palato: il biscotto savoiardo è il punto d’incontro tra pasticceria monastica e nobiltà sabauda, tra artigianalità e tecnica. Non è solo un ingrediente essenziale per il tiramisù o la charlotte: è un prodotto finito che sa raccontare la storia di una cucina colta e precisa, che non ha bisogno di orpelli per farsi ricordare.
Sottovalutato da molti e spesso relegato a semplice "base da dolce al cucchiaio", il savoiardo merita di essere conosciuto per ciò che è realmente: un piccolo miracolo di pasticceria secca, ottenuto da un impasto a base di uova, zucchero e farina, senza grassi aggiunti, la cui leggerezza è frutto di un bilanciamento accurato tra tecnica, temperatura e tempi.
La sua origine risale al XIV secolo e trova casa alla corte dei Savoia. Il nome stesso “savoiardo” deriva da “Savoia” e fu inventato in onore della visita del re di Francia presso Amedeo VI. Il dolce colpì talmente tanto il sovrano francese che fu adottato anche in diverse regioni d’oltralpe con il nome di "boudoir", destinato a diventare in seguito un elemento fisso dei dessert classici.
Quello che sorprende è la sua natura duplice: il savoiardo è al tempo stesso nobile e popolare, raffinato e semplice. Entra nei dolci più complessi della pasticceria francese ma è anche il biscotto che le nonne inzuppano nel latte o nel marsala. In ogni sua forma, mantiene la dignità di chi non ha bisogno di trasformarsi per adattarsi.
Ricetta classica del Biscotto Savoiardo
Ingredienti (per circa 25 biscotti):
100 g di farina 00
100 g di zucchero semolato
4 uova (grandi, freschissime)
Zucchero a velo q.b. per spolverare
1 pizzico di sale
Scorza di limone grattugiata (facoltativa)
Preparazione
1. Preparare gli ingredienti:
Dividete i
tuorli dagli albumi in due ciotole separate. Setacciate accuratamente
la farina e tenetela da parte. Accendete il forno a 190°C statico e
rivestite due teglie con carta da forno.
2. Montare gli albumi:
Iniziate montando gli
albumi con un pizzico di sale. Quando iniziano a schiumare,
aggiungete metà dello zucchero (50 g) poco alla volta fino ad
ottenere una meringa soda e lucida.
3. Montare i tuorli:
Sbattete i tuorli con il
resto dello zucchero fino a renderli chiari e spumosi. Il composto
deve raddoppiare di volume e diventare quasi bianco. Se volete,
potete aggiungere della scorza di limone per un tocco aromatico.
4. Incorporare:
Unite i tuorli montati alla
meringa mescolando delicatamente con una spatola, con movimenti dal
basso verso l’alto per non smontare il composto. Poi incorporate la
farina setacciata in più riprese, sempre mescolando con delicatezza.
5. Modellare i biscotti:
Trasferite l’impasto
in una sac à poche con bocchetta liscia da 1 cm. Formate dei
bastoncini lunghi circa 8 cm e larghi 2, distanziandoli bene sulla
teglia perché cresceranno in cottura. Spolverate abbondantemente con
zucchero a velo.
6. Cottura:
Infornate per 10-12 minuti finché
i savoiardi non saranno dorati in superficie e ben gonfi. Dovranno
essere leggeri e asciutti al tatto. Lasciateli raffreddare
completamente su una griglia prima di conservarli.
I savoiardi si conservano perfettamente in una scatola di latta, al riparo dall’umidità, per circa una settimana. Non contenendo burro né latte, si mantengono asciutti e friabili, perfetti da utilizzare nei giorni successivi per comporre dolci più articolati.
Abbinamenti consigliati
Colazione tradizionale:
Nel Sud Italia è
comune inzupparli nel caffellatte, magari con una spolverata di
cacao. È una colazione che riporta a un tempo più lento, dove il
gesto del "pucciare" ha quasi qualcosa di rituale.
Tiramisù classico:
Il savoiardo è l’elemento
chiave del tiramisù, in quanto ha la capacità di assorbire il caffè
mantenendo la struttura. Nessun altro biscotto regge come lui senza
disfarsi completamente.
Charlotte e zuccotti:
Utilizzando i savoiardi
come pareti esterne, si possono costruire dolci a cupola o a torre.
Il biscotto mantiene la forma e si adatta perfettamente a composti
cremosi.
Liquori da meditazione:
Serviti secchi con un
bicchiere di marsala, passito o vin santo, diventano una pausa
elegante, perfetta per la sera o per accompagnare un dopocena.
Versione salata (sperimentale):
Alcuni chef
stanno iniziando a reinterpretare il savoiardo in chiave salata,
riducendo lo zucchero e inserendo spezie o parmigiano. Il risultato?
Un biscotto soffice e originale da servire con mousse o paté.
Il biscotto savoiardo è uno dei pilastri dimenticati della pasticceria italiana. Talmente presente nella nostra memoria da essere spesso dato per scontato, eppure così complesso da preparare bene. Richiede delicatezza, attenzione alle temperature e una perfetta padronanza della tecnica della montata. Non ammette scorciatoie: un savoiardo mal fatto si affloscia, diventa gommoso o si sbriciola malamente.
Eppure, quando riesce, sa regalare un senso di leggerezza autentica, che non è solo fisica ma anche emotiva. È il biscotto delle feste di famiglia, delle scatole di latta, dei dolci della domenica. È quello che la nonna preparava in casa quando si voleva fare qualcosa di “fine”.
Realizzarlo in casa, con materie prime scelte, è un gesto che recupera il tempo della pasticceria fatta con calma e dedizione. Non è solo una base, ma una lezione in forma di biscotto: serve aria per reggersi, dolcezza per piacere, ma soprattutto leggerezza per restare nella memoria.
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