Il bensone, dolce dalla forma ovale tipico della provincia di Modena, rappresenta uno dei più antichi e radicati prodotti della tradizione dolciaria emiliana. La sua semplicità e genuinità lo rendono un simbolo di una cultura gastronomica che affonda le radici nel medioevo e che ha attraversato i secoli senza perdere la sua identità. Questo dolce, riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.), è la testimonianza di come un impasto semplice e ingredienti essenziali possano dar vita a una preparazione che accompagna da generazioni momenti di convivialità e feste popolari.
La storia del bensone è strettamente legata alla comunità di Modena, che fin dal XIII secolo utilizzava questo dolce per celebrare occasioni speciali, come la festa patronale dedicata alle corporazioni degli artigiani, in particolare fabbri e orafi. La scelta del bensone per queste occasioni sottolinea il suo valore simbolico come dolce “di comunità”, capace di unire nella condivisione il lavoro e la celebrazione. L’etimologia del nome bensone è oggetto di discussione: una delle ipotesi più accreditate suggerisce una derivazione dal francese pain de son, cioè “pane di crusca”. Questo si rifà all’utilizzo originario di farine meno raffinate, non setacciate, che conferivano al dolce una consistenza più rustica e un gusto pieno, legato alle materie prime di qualità disponibile nei piccoli centri agricoli.
L’antica ricetta del bensone prevedeva un impasto a base di farina, latte, uova, burro e miele. Con il passare del tempo, il miele è stato sostituito dallo zucchero, riflettendo l’evoluzione delle abitudini alimentari e la maggiore disponibilità di questo dolcificante. Nonostante questi piccoli aggiustamenti, la ricetta è rimasta sostanzialmente fedele al modello tradizionale, preservando un equilibrio gustativo che valorizza l’essenzialità degli ingredienti e la loro qualità. Il burro, in particolare, conferisce all’impasto una morbidezza e una fragranza peculiari che distinguono il bensone da altri dolci simili diffusi nelle regioni limitrofe, come la ciambella romagnola, che invece utilizza lo strutto.
La versatilità del bensone si manifesta anche nella possibilità di farcirlo con marmellata o con il savòr, una confettura tipica della zona ottenuta da una miscela di frutta cotta, spesso arricchita con spezie, che aggiunge un tocco aromatico e complesso. Il dolce può essere gustato sia nella sua forma semplice, tagliato a fette e accompagnato da un bicchiere di vino lambrusco, sia arricchito dalla dolcezza delle marmellate locali. Questa pratica gastronomica sottolinea l’abitudine emiliana di valorizzare i prodotti del territorio con abbinamenti che esaltano sapori tradizionali e artigianali.
La preparazione del bensone richiede un’attenzione particolare agli ingredienti e alla lavorazione dell’impasto. La farina, di media forza, deve essere setacciata con cura per garantire una consistenza uniforme e un risultato finale soffice ma compatto. Le uova, il burro e il latte, tutti a temperatura ambiente, vengono amalgamati insieme con lo zucchero fino a ottenere un composto omogeneo e morbido. Il lievito, che può essere quello di birra o un lievito chimico delicato, conferisce al bensone una lieve sofficezza, senza comprometterne la caratteristica densità. L’impasto viene quindi modellato in una forma ovale, classica e tradizionale, e lasciato riposare prima della cottura, che avviene in forno a temperatura moderata per consentire una doratura uniforme e una perfetta cottura interna.
Ricetta del Bensone tradizionale modenese
Ingredienti:
500 g di farina 00
150 g di zucchero semolato
150 g di burro morbido
2 uova intere
120 ml di latte intero
10 g di lievito di birra fresco (o 8 g di lievito chimico)
1 pizzico di sale
Granella di zucchero per decorare (facoltativa)
Marmellata o savòr per farcitura (opzionale)
Preparazione:
In una ciotola capiente setacciare la farina insieme al lievito e al pizzico di sale.
In un’altra ciotola, sbattere le uova con lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso.
Aggiungere il burro ammorbidito e continuare a mescolare, incorporando poi il latte a filo.
Unire gradualmente gli ingredienti liquidi a quelli secchi, impastando energicamente fino a ottenere un composto liscio, elastico e omogeneo.
Coprire l’impasto con un canovaccio e lasciare lievitare in un luogo tiepido per circa un’ora, o fino al raddoppio del volume.
Riprendere l’impasto, lavorarlo brevemente per sgonfiarlo, quindi modellarlo in una forma ovale.
Disporre il bensone su una teglia rivestita di carta forno, spennellare la superficie con un po’ di latte e, se desiderato, cospargere con granella di zucchero.
Cuocere in forno preriscaldato a 180 °C per 35-40 minuti, fino a doratura uniforme.
Sfornare e lasciare raffreddare completamente su una griglia prima di tagliare a fette.
Il bensone può essere gustato così com’è oppure tagliato e farcito con marmellata di prugne, albicocche o con il tradizionale savòr. Questo dolce, semplice e rustico, trova nella sua storia e nella sua lavorazione un perfetto equilibrio tra sapori antichi e la praticità della cucina casalinga.
Tradizionalmente, il bensone viene servito accompagnato da un calice di vino Lambrusco, tipico della zona modenese. Questo vino rosso frizzante, con il suo equilibrio tra acidità e dolcezza, esalta il sapore delicato del dolce e ne contrasta la ricchezza burrosa. La freschezza effervescente del Lambrusco aiuta a pulire il palato, rendendo ogni morso di bensone piacevolmente persistente e mai stucchevole.
Alternativamente, per chi preferisce un abbinamento analcolico, una tazza di tè nero leggermente aromatico o un infuso alle erbe come la camomilla possono accompagnare con delicatezza la degustazione, senza sovrastare la semplicità degli ingredienti.
Il bensone rappresenta un vero e proprio patrimonio culturale e gastronomico dell’Emilia, un dolce che si è tramandato nel tempo mantenendo intatte la sua essenza e la sua capacità di raccontare la storia di un territorio. La sua preparazione, semplice ma attenta, e il suo gusto equilibrato lo rendono un prodotto apprezzato sia nelle occasioni di festa che nella quotidianità, capace di unire tradizione e convivialità in ogni fetta.