Il Bustrèng, talvolta italianizzato in bustrengo, rappresenta uno dei dolci più radicati nella cultura gastronomica di alcune aree collinari e montane della Romagna, delle Marche e di San Marino. Antico e versatile, questo dolce nasce come espressione della cucina contadina: ogni ingrediente racconta la storia di famiglie che, in inverno, dovevano fare affidamento su ciò che la dispensa offriva, trasformando residui e scorte in un pasto dolce e sostanzioso, capace di unire gusto e nutrimento.
Le origini del Bustrèng si perdono tra le pieghe del tempo. Non esiste una data precisa in cui questo dolce sia comparso sulle tavole locali, ma le fonti storiche e le tradizioni orali lo collocano già nei secoli passati come preparazione tipica invernale. La sua diffusione principale interessa le province di Forlì-Cesena e Rimini, estendendosi poi al Montefeltro e a San Marino. Questo territorio collinare e montano, caratterizzato da una agricoltura di sussistenza, ha contribuito a plasmare la ricetta, rendendola tanto variabile quanto funzionale: ogni famiglia aveva la propria versione, con combinazioni di frutta secca, mele e pere, farine diverse e aromi naturali a seconda della disponibilità stagionale.
Il Bustrèng non è un dolce unico nella sua forma e nei suoi ingredienti. In alcune zone, come Borghi, l’impasto comprende uova, vino bianco, noce moscata e bicarbonato, creando una consistenza più ricca e aromatica. Nella Valle del Savio e a Sogliano, invece, si trova una variante più semplice e salata, che mescola farine miste, parmigiano, latte, uova e scorza di limone, una testimonianza della versatilità del dolce e del suo legame con la tradizione contadina. Nel Montefeltro, non di rado, il Bustrèng integra il riso cotto nel latte, mentre nell’alta Valconca si prepara con pochissimi ingredienti: pangrattato o farina di grano, zucchero, uova e scorza di limone.
Questa varietà di preparazioni mostra come il Bustrèng non fosse soltanto un dolce, ma uno strumento di sopravvivenza culinaria: ogni ingrediente rappresentava un elemento disponibile in casa, capace di fornire energia e calore durante le lunghe giornate invernali. A differenza del frustingo, con il quale condivide alcuni aspetti strutturali, il Bustrèng non prevede cacao, caffè o liquore, concentrandosi su sapori naturali e genuini. Non va nemmeno confuso con il borlengo modenese, dolce completamente differente nella tecnica di preparazione e nella consistenza.
Dal punto di vista culturale, il Bustrèng ha acquisito anche un significato sociale. A Borghi, a partire dal 1972, si tiene la Sagra del Bustrèng, che ogni seconda domenica di maggio celebra il dolce come simbolo di identità locale. Questa festa raccoglie produttori, appassionati e visitatori, permettendo di preservare una tradizione che altrimenti rischierebbe di scomparire di fronte alla standardizzazione industriale della pasticceria. Il Bustrèng diventa quindi un ponte tra passato e presente, un dolce che racconta storie di famiglia, di terra e di resilienza.
Preparare il Bustrèng richiede attenzione agli ingredienti e una buona capacità di amalgamare sapori diversi senza sopraffarli. La ricetta tradizionale si basa su un impasto denso, ricco di frutta secca e fresca, aromi naturali e farine miste. La scelta dei componenti può variare leggermente a seconda delle disponibilità, ma l’essenza del dolce rimane la stessa: un prodotto rustico, saporito e capace di conservare la fragranza per diversi giorni.
Gli ingredienti principali per una teglia media (circa 24 cm di diametro) sono:
150 g di farina di grano tenero
100 g di farina di mais
50 g di pangrattato
2 mele e 2 pere tagliate a dadini
50 g di fichi secchi tritati
50 g di uva passa
50 g di noci tritate grossolanamente
50 g di mandorle tritate
100 g di zucchero
50 g di miele
2 uova
100 ml di olio extravergine d’oliva
Scorza grattugiata di un limone e di un’arancia
Un pizzico di sale
Un cucchiaino di lievito per dolci (opzionale)
Procedimento
Preriscaldare il forno a 180°C e ungere una teglia bassa o rivestirla con carta forno.
In una ciotola ampia, mescolare le farine e il pangrattato. Aggiungere zucchero, frutta secca, uva passa e scorze di agrumi, amalgamando bene il tutto.
In un’altra ciotola, sbattere le uova con il miele e l’olio d’oliva fino a ottenere un composto omogeneo.
Unire gradualmente gli ingredienti secchi al composto liquido, mescolando con cura per evitare grumi. L’impasto deve risultare denso ma lavorabile.
Trasferire l’impasto nella teglia e livellarlo con una spatola.
Cuocere in forno per circa 40-50 minuti, controllando la doratura e la compattezza con uno stecchino.
Una volta cotto, lasciare raffreddare il Bustrèng nella teglia per 10-15 minuti prima di trasferirlo su una gratella per completare il raffreddamento.
Il risultato è un dolce compatto, aromatico e leggermente umido all’interno, con una crosta esterna dorata che racchiude i sapori della frutta e della frutta secca, armonizzati dall’olio e dal miele.
Per chi desidera sperimentare la versione salata, tipica di alcune zone della Valle del Savio e Sogliano, si possono utilizzare:
150 g di farina di grano tenero
50 g di farina di mais
50 g di pangrattato
50 g di parmigiano grattugiato
2 uova
100 ml di latte
Scorza di un limone
Un pizzico di sale
In questo caso, l’impasto viene mescolato fino a ottenere una consistenza omogenea, versato in una teglia e cotto a 180°C per circa 35-40 minuti. Il risultato è un Bustrèng più delicato, con aromi freschi e note lattiche, ideale da gustare a colazione o come accompagnamento a zuppe e formaggi.
Il Bustrèng, grazie alla sua versatilità, può essere accompagnato in diversi modi. Nella versione dolce, si sposa perfettamente con tè nero o infusi alle erbe, caffè filtrato o cappuccino, mentre un bicchiere di vino dolce leggermente aromatico, come un passito locale, può esaltare le note fruttate. Per la versione salata, formaggi freschi, ricotta o pecorino stagionato risultano ideali, così come un bicchiere di vino bianco fermo e secco. La combinazione tra consistenza rustica e aromi naturali rende il Bustrèng un dolce da condividere in famiglia, a colazione o come spuntino energetico nel corso della giornata.
Il Bustrèng è molto più di un semplice dolce: è un simbolo della tradizione contadina romagnola e sammarinese, una testimonianza culinaria della capacità di trasformare ingredienti semplici in un prodotto che nutre corpo e spirito. Ogni variante, ogni aggiunta di frutta o spezia, racconta una storia di famiglia, di terra e di adattamento. Partecipare a una delle sagre locali o prepararlo in casa significa entrare in contatto diretto con una cultura gastronomica autentica, fatta di cura, pazienza e rispetto per gli ingredienti. Che sia dolce o salato, il Bustrèng continua a rappresentare un ponte tra passato e presente, portando sulle tavole moderne sapori e tradizioni che meritano di essere preservati e tramandati.
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