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Macafame: la dolce tradizione veneta che “ammacca la fame”

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Tra i dolci che raccontano la vita quotidiana delle campagne venete, il macafame occupa un posto speciale. Nato nelle cucine contadine della provincia di Vicenza, questo dessert rustico valorizza ciò che avanzava, trasformandolo in una fonte di energia, gusto e convivialità. Il nome stesso, “macafame”, suggerisce la sua funzione primaria: ammaccare la fame, riempire lo stomaco prima di riprendere la giornata nei campi o in bottega.

Oggi, mentre si riscopre la cucina semplice, sostenibile e radicata nella memoria delle famiglie, il macafame torna a essere protagonista. Non si tratta solo di una ricetta, ma di una storia di resilienza, ingegno e cultura locale, trasmessa con orgoglio di generazione in generazione.

Il Veneto rurale dei secoli passati non era terra di sprechi. Il pane raffermo, alimento fondamentale e irrinunciabile, non veniva mai buttato: si reimpiegava in zuppe, ripieni e, nelle occasioni migliori, in dolci come questo. Il macafame nasce dunque dallo stesso spirito che ha dato origine a molte ricette “povere” italiane: nutrire spendendo il meno possibile.

La tradizione vuole che venisse cotto nella stufa a legna, approfittando del calore residuo dopo la preparazione del pranzo. Una volta pronto, poteva essere venduto nelle osterie di paese o offerto ai bambini al mattino come colazione energetica.

Con il passare del tempo, la ricetta si è arricchita di variazioni: uvetta, frutta secca, zucchero al posto del miele, scorze di agrumi o cacao nelle versioni più moderne. Ciò che non è cambiato è lo spirito conviviale che accompagna ogni fetta.

Il macafame si presenta come una torta densa, compatta, leggermente umida, con una dolcezza discreta che lascia emergere gli aromi di pane, latte e miele. Non ricerca eleganza o leggerezza: è un dolce schietto, pensato per nutrire e restituire energia. Ogni boccone racconta un pezzo di vita contadina, senza artifici.

Ricetta Tradizionale del Macafame (versione vicentina)

Ingredienti (per 6-8 persone)

  • 400 g di pane raffermo (meglio se misto: ciabatta, pane casereccio, grissini)

  • 1 litro di latte intero

  • 2 uova

  • 100 g di miele o zucchero

  • 80 g di uvetta ammollata

  • 50 g di mandorle o nocciole tritate grossolanamente

  • Scorza di limone non trattato

  • 1 pizzico di cannella (facoltativo)

  • 1 noce di burro per ungere la teglia

Varianti attuali includono gocce di cioccolato, pinoli, mele a pezzetti o cacao amaro.

Preparazione passo-passo

1. Ammollo del pane
Spezzettare il pane raffermo in una grande ciotola e coprirlo completamente con il latte tiepido. Lasciare riposare almeno 30-40 minuti, fino a quando sarà morbido al punto da poterlo schiacciare con una forchetta.

2. Unione degli ingredienti
Schiacciare bene il pane con una spatola o con le mani pulite, fino a ottenere un composto uniforme. Aggiungere uova, miele (o zucchero), uvetta scolata, frutta secca e aromi. Mescolare con cura per distribuire gli ingredienti in modo omogeneo.

3. Preparazione della teglia
Imburrare una teglia rotonda o rettangolare (diametro 24-26 cm). Versare il composto livellandolo con il dorso del cucchiaio.

4. Cottura
Infornare a 180 °C in forno statico per 45-55 minuti. La superficie deve risultare dorata e leggermente croccante, l’interno morbido ma compatto.

5. Riposo e servizio
Lasciar raffreddare completamente prima di tagliare, per permettere al dolce di rassodarsi al meglio. Il giorno dopo è ancora più buono, come spesso avviene con i dolci a base di pane.

Il macafame si presta a essere consumato in qualunque momento della giornata:

  • colazione con una tazza di latte o caffelatte

  • merenda con una spolverata di zucchero a velo

  • come dessert rustico, tiepido, con un cucchiaio di confettura

Si può conservare sotto campana o avvolto in pellicola per diversi giorni, mantenendo la sua consistenza caratteristica.

L’abbinamento perfetto rispecchia il territorio d’origine: un calice di Recioto di Gambellara o Torcolato di Breganze, vini dolci veneti dalle note avvolgenti che valorizzano la componente mielata e la morbidezza del dolce.

Per chi preferisce qualcosa di più leggero, una tisana alle erbe o un tè nero agrumato completano l’esperienza senza sovrastare gli aromi.

Il macafame non è solo una ricetta del passato: è un esempio concreto di cucina antispreco, equilibrata e familiare. Incorporarlo nella nostra quotidianità significa recuperare un legame con la storia, con il territorio e con una filosofia di vita che dà valore a ciò che si ha già.

In un mondo che tende a complicare il cibo con eccessi e sovrastrutture, questo dolce ci ricorda che la semplicità, se curata, appaga più di qualsiasi artificio. Prepararlo è un gesto di continuità verso chi ci ha preceduto e di rispetto verso ciò che portiamo in tavola.

Il macafame è una ricetta che parla chiaro: nutrire, unire, ricordare.
Ogni fetta è un tuffo nella storia del Veneto, un invito a riscoprire l’essenza delle cose fatte con cura e gesti semplici.

Provarlo oggi significa riportare nelle nostre case una tradizione autentica, che continua ad avere molto da raccontare.



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