Pepeçura è una specie
di budino (muhallebi) della cucina turca, in
particolare nella regione del Mar Nero orientale (province
di Rize e Trebisonda), a base di mosto d'uva mescolato con
farina e / o amido di mais fatto bollire fino a quando non
si addensa. Può anche includere mandorle, noci e altra frutta
secca. Il mosto d'uva è il succo d'uva pressato prima della
fermentazione, ed è spesso usato come dolcificante nelle ricette
tradizionali del pane, così come nella preparazione di dolci e
dessert. Questo budino mosto d'uva è uno dei preferiti,
particolarmente popolare nella stagione della vendemmia quando il
mosto è fresco.
Torta al rabarbaro
17:48 |
La torta al rabarbaro (in inglese rhubarb
pie) è un dolce britannico.
Oltre al rabarbaro a cubetti, la torta
contiene quasi sempre una grande quantità di zucchero per bilanciare
l'intensa acidità della pianta. Spesso la torta al rabarbaro
contiene le fragole e, a volte, viene aromatizzata con
la tapioca. Lo strato inferiore della torta è sempre a
base di crosta dolce mentre le crostate al rabarbaro presentano una
parte superiore a base di crosta dolce. Negli Stati Uniti, dove
è anche popolare (soprattutto nella Nuova Inghilterra e
nella regione delle Grandi Pianure), viene normalmente
utilizzata una crosta superiore a forma di reticolo per la sua
preparazione. Le torte e i dolci al rabarbaro sono molto
richiesti anche in Canada, poiché tale pianta può sopravvivere
nei climi freddi.
Ayva tatlısı
23:08 |
L'Ayva tatlısı (tr.
dal turco: "dolce di mela cotogna") è un dolce
tradizionale della cucina turca a base di mele
cotogne e zucchero. Esso si prepara cuocendo in acqua le cotogne
sbucciate e tagliate in due. Per un chilo di mele cotogne viene
utilizzato un bicchiere di zucchero comune . Per un buon risultato le
mele dovrebbero anche essere cotte al forno. Per dare al piatto il
suo caratteristico colore rosso si usa un pigmento naturale oppure
vino rosso, mentre il chiodi di garofano dà al piatto il
suo aroma. Una volta cotto, l'ayva tatlısı viene servito guarnito
con kaymak e noci. L'Ayva tatlısı è stata prodotta in
Turchia sin dai tempi classici dell'Impero ottomano. Essa non va
confusa con la cotognata turca.
Quanti mon cherì bisogna mangiare prima di ubriacarsi
09:39 |
Ci si può
ubriacare mangiando cioccolatini al
liquore, ma ne servono davvero molti e forse sopraggiungerebbero
prima i sintomi di un’indigestione
piuttosto che quelli di una
sbornia.
Dipende poi dalla gradazione alcolica
del liquore, da quanto ne contiene ogni cioccolatino (in media** 16
millilitri), dal peso e dal sesso della persona che li mangia:
l’organismo delle donne contiene meno acqua e più grasso di quello
degli uomini e, poiché l’alcol si distribuisce solo nell’acqua,
a parità di quantità di alcol ingerita la concentrazione nel sangue
sarà maggiore per le donne.
Il Mon Chéri contiene 8** ml di alcol
in 100 g di prodotto
Per raggiungere il limite consentito
alla guida, 0,5 g/l di sangue, un
uomo di 80 kg
dovrà mangiare
35 Mon Chéri, mentre ne
basteranno
23
a una
donna di 60 kg.
Strucchi
14:40 |
Gli strucchi sono dei dolci
friulani dalla forma di fagottini realizzati con lo stesso ripieno
della gubana e originari della zona delle Valli del Natisone. Sono
considerati, insieme alla gubana, un dolce tipico delle Valli del
Natisone. Il nome e la grafia sono variabili a seconda delle zone
friulane e giuliane, possono essere chiamati strucchi, struchi,
struki, strucoli o strucoleti. L'etimologia del nome è incerta,
anche se lo strudel di mele (Apfelstrudel) è chiamato nella cucina
triestina "strucolo de pomi" e quindi la parola potrebbe
indicare in generale un dolce col ripieno. In Slovenia sono diffusi
con il nome di struklji o struki.
Gli strucchi possono essere fritti oppure lessi (cotti).Nel caso siano fritti, la pasta esterna con la quale vengono realizzati è una pasta frolla. Si realizza una sorta di raviolo con la pasta frolla al centro del quale viene apposto il ripieno.
Nel caso in cui siano cotti, la pasta
esterna con la quale sono realizzati è fatta con le patate e il
condimento è con burro fuso, zucchero e cannella. Il ripieno sia per
gli strucchi cotti che per quelli fritti è variabile ma comprende
generalmente noci, nocciole, pinoli, uvetta, scorza di limone,
zucchero, grappa.
Haupia
12:43 |
L'haupia è
un dolce tradizionale hawaiano a base di latte
di cocco.
Lungo gli anni quaranta,
l'haupia divenne un popolare condimento per le torte al
latte consumate soprattutto durante i matrimoni. Oggi l'alimento
viene consumato durante i luau e in altre festività
tradizionali hawaiane.
L'haupia è un pudding dalla
consistenza gelatinosa simile al biancomangiare europeo
e viene solitamente venduto in blocchi di varie dimensioni. Per la
sua preparazione il latte di cocco viene riscaldato e miscelato con
della pia (una radice diffusa nel sud-est
asiatico macinata) fino a quando la miscela non si addensa. Nel
caso non fosse disponibile, la pia può essere sostituita
con l'amido di mais. Il dolce viene spesso tagliato in piccoli
blocchi e servito in foglie di ti. Una variante popolare
del pudding al cocco è la cosiddetta haupia
pie o haupia cake, una torta a strati ripiena di
cremosa haupia che può essere accompagnata da patate viola
dolci e cioccolato.
Struffoli
12:20 |
Gli struffoli sono dei tipici
dolci natalizi della cucina napoletana.
Descrizione
Il dolce è composto da numerosissime
palline di pasta (realizzata con farina, uova, strutto, zucchero, un
pizzico di sale e liquore all'anice) di non più di 1 cm di
diametro, fritte nell'olio o nello strutto e (dopo averle lasciate a
raffreddare) avvolte in miele caldo e disposte in un piatto da
portata dando loro, in genere, una forma a ciambella; si decora,
infine, la composizione con pezzetti di cedro e altra frutta candita,
pezzetti di zucchero e confettini colorati (chiamati diavolilli,
diavoletti oppure "minulicchi"). Una variante può
identificarsi negli struffoli al forno, e cioè con le palline di
pasta cotte al forno anziché fritte, più leggere e altrettanto
gustose.
Origini
Nonostante la loro tipicità, sembra
che gli struffoli non siano stati inventati a Napoli ma che siano
stati portati dai greci già ai tempi della Magna Grecia. Peraltro,
nella cucina greca esiste ancora una preparazione simile, i
loukoumades (ghiottonerie).
Un'ipotesi più probabile sull'origine
degli struffoli è di derivazione spagnola. Esiste infatti, nella
cucina andalusa, un dolce estremamente simile agli struffoli, il
piñonate, che differisce dal dolce napoletano solo per la forma
delle palline di pasta, che sono più allungate. La parentela tra
struffoli e piñonate potrebbe risalire al lunghissimo periodo di
vicereame spagnolo a Napoli.
Anche l'uso come dolce tipico natalizio
sembra essere relativamente recente, in quanto il ricettario del
Crisci (1634) ne fa cenno ma non specificamente in relazione al
pranzo di Natale.
Etimologia
Il nome dello "struffolo",
ossia della singola pallina che compone il dolce, deriverebbe dal
greco, precisamente dalla parola στρόγγυλος (stróngylos,
pron. "strongoulos" o "stroggulos")
che significa "di forma tondeggiante".
Sinonimi
Nelle Marche, Abruzzo, Molise e in
alcune zone del Lazio esiste un dolce simile chiamato "cicerchiata";
in Basilicata e Calabria si trova invece la "cicerata".
Nell'area dell'Alto Sangro e della
Ciociaria, particolarmente presso la cittadina di Ceccano, con il
nome struffoli si intende un dolce tipico carnascialesco
diffuso in più parti d'Italia con il nome di castagnole (palline
fritte della dimensione di una castagna).
A Taranto e nella provincia vengono
chiamati "sannacchiudere", mentre a Lecce "purceḍḍuzzi"
(porcellini dolci) detti anche pizzi cunfitti.
A Carloforte, nella provincia di
Carbonia-Iglesias (Sardegna), vengono chiamati "giggeri".
Cocada
13:08 |
Le cocada sono dolcetti popolari
nel Sud America. Vengono preparati mescolando cocco grattugiato,
zucchero, uova e latte condensato e
successivamente cotti al forno. Presentano una consistenza
gommosa e vengono consumate a temperatura ambiente. Sebbene la loro
colorazione naturale sia gialla e marroncina, le cocada possono
essere trattate con il colorante alimentare. A volte
vengono insaporite con mandorle o altra frutta secca.
Zeppola
12:06 |
Da notare che in Campania, in
particolare nel Cilento, sono chiamate confidenzialmente zeppole un
dolce natalizio che non ha nulla a che vedere con questi, infatti il
nome più appropriato sarebbe Scauratielli.
Zeppole di San Giuseppe
In Campania
Le zeppole di San Giuseppe sono molto
popolari nella zona vesuviana e un tempo erano preparate direttamente
nelle strade. Malgrado il nome, non traggono le proprie origini nel
comune di San Giuseppe Vesuviano: ci sono varie ipotesi
sull'invenzione di questo dolce, riferita sia alle suore di San
Gregorio Armeno sia a quelle della Croce di Lucca, sia a quelle dello
Splendore, sempre comunque a Napoli. La prima ricetta scritta risale
al 1837, nel trattato di cucina napoletana di Ippolito Cavalcanti.
Vengono preparate generalmente nel
periodo di San Giuseppe (19 marzo) tanto da essere un dolce tipico
della festa del papà. Gli ingredienti principali sono la farina, lo
zucchero, le uova, il burro e l'olio d'oliva, la crema pasticcera,
una spolverata di zucchero a velo e le amarene sciroppate per la
decorazione. Nella tradizione napoletana esistono due varianti di
zeppole di San Giuseppe: fritte e al forno. In entrambi i casi le
zeppole hanno forma circolare con un foro centrale dal diametro di 2
cm circa e sono guarnite ricoprendole di crema pasticciera con sopra
delle amarene sciroppate. Alcune pasticcerie provvedono anche alla
farcitura interna della zeppola con tale crema, discostandosi dalla
tradizione. Ultimamente si trovano zeppole ripiene di crema gianduia
e panna. Infine questo dolce viene sottoposto a una spolverata di
zucchero a velo.
Zeppole in friggitoria
A Napoli viene usato il nome zeppola
anche per indicare le pastacresciute, specialità delle
friggitorie tipiche, molto diverse e salate. In questa versione,
talvolta vengono aggiunti ingredienti come alghe di mare, acciughe
salate o cicenielli.
Zeppole itrane
A Itri (LT), con il nome di Zeppola
di San Giuseppe si indica una piccola frittella di farina, acqua
e lievito di birra, lievitata e poi fritta in olio di oliva e
successivamente cosparsa di zucchero o miele. Ne esiste anche una
variante più elaborata con l'aggiunta nell'impasto di uova e latte.
È uno dei piatti tipici del paese preparati in occasione dei Fuochi
di San Giuseppe
Zeppole Pugliesi
Le zeppole vengono preparate per la
festa di San Giuseppe e in alcuni paesi dove si preparano le
tradizionali "Tavole di San Giuseppe" vengono utilizzate
come ultima pietanza, per dolce.
Sebbene negli ultimi anni si sia
affermato l'uso di friggere la pasta della zeppola anche usando olio
di oliva, la vera zeppola pugliese viene fritta nello strutto.
Nella penisola vengono preparate con
acqua, strutto, sale, farina, limone grattugiato e uova, fritte o al
forno e decorate con crema pasticcera e crema al cioccolato, oppure
due o tre amarene sciroppate. La zeppola fa parte della pasticceria
pugliese ed è presente tutto l'anno, con una maggiore produzione nel
periodo della festa di San Giuseppe.
Tra le varianti preparate in casa vi
sono zeppole intrecciate a forma di "elle" minuscola,
fritte e passate ancora calde nello zucchero. Queste zeppole non
hanno tipicamente la crema.
Zeppole siciliane
Le Zeppole di San Giuseppe siciliane
sono preparate con farina, riso, miele d'arancio e zucchero a velo.
Le zeppole, listelli di forma cilindrica lunghi circa 6-8 centimetri,
vengono fritte nell'olio bollente e alla fine ricoperte di miele
d'arancio e zucchero a velo con cannella.
Zeppole reggine
A Reggio Calabria le zeppole di San
Giuseppe (zippuli ca' ricotta) sono dei piccoli bignè preparati con
farina, zucchero, uova, vanillina e strutto farciti con ricotta,
zucchero, cannella, limone grattugiato e zucchero a velo. Esiste
inoltre una variante salata, preparata con patate, farina, lievito di
birra e acqua. Possono avere forma di ciambella irregolare o
contenere al loro interno acciughe dissalate, baccalà, 'nduja e
olive a piacimento. Infine vengono fritte in olio bollente.
Zeppole cosentine
Nella città di Cosenza vengono
preparate con margarina o strutto, farina, uova, cotte al forno e
successivamente fritte. Vengono poi farcite con crema e si inserisce
in un ricciolo di crema una ciliegina carammellata.
Zeppole molisane
Come nella tradizione napoletana, nel Molise vengono cotte sia al forno sia fritte. All'interno si usa esclusivamente crema pasticciera con l'aggiunta di un cucchiaino di marmellata di amarena o amarene intere come finitura. Una volta venivano vendute a pezzo, piuttosto soddisfacente per dimensione; oggi vengono offerte anche nella versione mignon e vendute a peso.Zeppole teramane
A Teramo città e nelle vallate
attigue, dal Gran Sasso fino al mare, nel giorno di San Giuseppe, è
tradizione che il pranzo termini gustando una zeppola di San
Giuseppe. La zeppola teramana è una sorta di bignè più grande
nella forma, con all'interno della crema pasticciera rigorosamente
bianca con l'aggiunta di un'amarena.
Zeppole di carnevale
In Sardegna, Marche, Umbria, Campania e altre regioni le zeppole sono un dolce carnevalesco.Zeppole Sarde o Tzìpulas o Frisgiolas
Is tzìpulas (pronuncia: I'
tsippulasa, ma in alcune varianti del sardo, la l cade: i'
tsippuasa tranne che in Logudoro dove si chiamano frisgiòlas,
nome italianizzato in "zeppole" / "frittelle",
costituiscono un dolce tradizionale del carnevale tipico della
Sardegna. La ricetta varia da un comune all'altro comune, ma in linea
generale ha come ingredienti fondamentali la farina, il lievito e
l'acqua, e come elementi eventuali, in alcune varianti, il latte, le
uova, il limone, l'arancio, la mozzarella, le patate e nel sassarese
l'acquavite o il liquore di anice. Il prodotto si consuma zuccherato
o glassato. Un comune dove l'antica tradizione nella preparazione
delle zeppole e ben nota è quello di Narbolia, in provincia di
Oristano, nella subregione del Montiferru, dove si tiene ogni anno,
nel periodo del carnevale, una sagra dedicata a tale dolce, in cui la
degustazione è accompagnata dalla presentazione di altri prodotti
locali e da festeggiamenti folkloristici.
Zeppole marchigiane
Le zeppole marchigiane hanno sempre
forma di ciambella e non sono mai accompagnate da crema o da amarene.
Insieme con arancini, frappe, cicerchiata e castagnole compongono il
quintetto dei dolci carnevaleschi marchigiani. All'impasto spesso si
aggiunge come aroma rum o anice (spesso presente nei dolci
marchigiani) e la buccia di limone grattugiata.
Zeppole nocelletesi
Sono un tipico dolce di Carnevale
conservato e tramandato per tradizione nei paesi del territorio di
Carinola (in provincia di Caserta) e in particolar modo nella
frazione di Nocelleto, da cui il nome. Le origini di questo dolce non
sono certe, potrebbero essere di epoca romana per composizione della
pastella di base - anche se alcuni dei principali ingredienti sono
stati nel tempo sostituiti, ad esempio il miele con lo zucchero - o
potrebbero essere correlate all'episodio attribuito a Papa Gelasio
nel V secolo che, per sfamare i pellegrini francesi giunti a Roma per
la festa della Candelora, sancì in un certo senso l'origine
ufficiale di una "cugina" della zeppola nocelletese, ovvero
la crespella o crêpe, e la sua diffusione. Sta di fatto che ancora
oggi la zeppola carinolese viene cucinata in tegame in cotto; questo
tegame per la sua forma è comunemente chiamato “ruoto” - ruoto
pà 'zeppula - ed ha dimensioni che variano dai 20 ai 30 ai 40 cm di
diametro con una serie di forellini concentrici da 1 – 2 mm nella
parte centrale ed è rigorosamente costruito a Cascano (l'antica
Gallicanum), rinomata per i laboratori e per le fornaci ove lavorare
e cuocere la terracotta (famose le anfore per il trasporto del vino
Falerno nell'antica Roma). Il dolce originariamente era considerato
il “dolce dei poveri” in quanto costituito da ingredienti
semplici come farina, acqua, buccia di limone grattugiato, uova, sale
e farcito da zucchero; a questi ingredienti nella versione attuale
sono stati aggiunti olio extra vergine di oliva, cannella, vaniglia
ed anice. Riuscire a preparare, cuocere ed ottenere una zeppola è
improbabile se almeno una volta non si è assistito al suo
procedimento dal vivo. In particolare la cottura della zeppola
avviene in maniera indiretta, per induzione nel “ruoto” di
terracotta portato a una specifica temperatura e quindi non per
cottura sul fuoco. Il risultato che si ottiene è una sorta di
crespella omogeneamente bucherellata come un nido di ape. Una volta
solidificato, l'impasto è rimosso dal "ruoto" per
guarnirne la superficie con dello zucchero granulare (nelle versioni
più moderne anche con marmellata o con crema alla nocciola).
Generalmente la zeppola viene mangiata calda e non è tagliata a
fette in quanto viene da tradizione piacevolmente “strappata” con
le mani.
Schiaccia campigliese
12:43 |
La schiaccia Campigliese è il
dolce tipico di Campiglia Marittima in Toscana. Si tratta di una
torta croccante che va servita accompagnata con vino bianco o, in
alternativa, con vino bianco o vin santo.
La prima testimonianza risale al 1868
ed è stata trovata nel quaderno del vitto giornaliero di casa
Maruzzi.
Prima si procede ad un impasto con
ingredienti quali farina, uova, strutto, zucchero e pinoli. Quando il
tutto è pronto si inserisce nel forno a media temperatura (180°)
per circa 30 minuti.
La sua particolarità consiste
soprattutto nel sapore e nella consistenza conferitale dallo strutto,
è possibile degustarla in molti ristoranti e trovarla nelle
panetterie e pasticcerie della zona.
La sua diffusione non si limita a
Campiglia Marittima arrivando in tutta la provincia di Livorno.
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