Nel cuore di Padova, tra i vicoli stretti del centro storico e le botteghe che ancora profumano di burro e anice, sopravvive un biscotto antico, spesso dimenticato dai più ma impossibile da confondere una volta assaggiato. Il Zeiotto – con la “z” sonora, come si pronuncia nel dialetto veneto – è molto più di una preparazione dolciaria: è un frammento di cultura orale, un ricordo d'infanzia per molti, e al tempo stesso un esempio di come la tradizione possa sopravvivere nei dettagli più umili. In un mondo gastronomico sempre più alla ricerca dell'inedito, riscoprire il Zeiotto significa restituire dignità a un sapere semplice, popolare, ma pieno di dignità e coerenza.
Chiamarlo semplicemente “biscotto” è riduttivo. È un prodotto da forno che unisce struttura rustica e profumo avvolgente, con un gusto che parla di campagna e città, di feste patronali e colazioni frugali, di forni artigiani e ricettari tramandati a voce. Oggi è difficile trovarlo, ma non impossibile. Alcuni panifici tradizionali della cintura padovana lo propongono ancora, soprattutto in occasione di festività religiose come la festa di Sant’Antonio o nel periodo pasquale. La sua riscoperta recente, dovuta all’interesse crescente per le ricette dimenticate, lo ha riportato timidamente anche tra le proposte di pasticceri attenti alla territorialità.
Il Zeiotto affonda le radici nella cucina contadina padovana dell’Ottocento, probabilmente anche prima. Il nome – che qualcuno vuole derivato da “zeo”, termine dialettale per “zio”, quindi “biscotto dello zio” – è legato a un lessico affettivo e domestico. Altri fanno risalire il nome al numero “sei”, per via della porzionatura o delle antiche confezioni a sei pezzi. In entrambi i casi, la chiave sta nella familiarità: il Zeiotto non nasce per stupire, ma per accompagnare.
Prodotto tipicamente in occasione delle grandi feste religiose, veniva distribuito durante fiere e mercati, infilato in sacchetti di carta ruvida o appeso ai banchi con spago e cartellini scritti a mano. Era pensato per durare, per affrontare viaggi, o semplicemente per stare a lungo nelle madie senza perdere fragranza. Questo lo rendeva perfetto anche come “biscotto da viaggio” per chi lavorava nei campi o doveva muoversi lungo le strade della provincia padovana.
Il Zeiotto si prepara con pochi ingredienti, ma ognuno di essi richiede attenzione. Non c’è spazio per scorciatoie o per distrazioni. L’equilibrio tra dolcezza, grassi e aroma determina il successo finale.
Ingredienti (per circa 15-20 biscotti):
500 g di farina tipo 00
180 g di zucchero semolato
120 g di burro morbido
2 uova intere
1 cucchiaio di semi di anice
1 bustina di lievito per dolci
Scorza grattugiata di un limone non trattato
Latte q.b. per impastare (circa 2-3 cucchiai)
Un pizzico di sale
Preparazione:
Preparazione della base: in una ciotola capiente, mescolare la farina con lo zucchero, il lievito, i semi di anice e la scorza di limone.
Incorporazione dei grassi: aggiungere il burro ammorbidito a temperatura ambiente e lavorare con le dita fino a ottenere un composto sabbioso.
Impasto: unire le uova, il pizzico di sale e qualche cucchiaio di latte, impastando fino a ottenere una massa omogenea e leggermente morbida, ma non appiccicosa.
Formatura: dividere l’impasto in porzioni da circa 50-60 grammi. Formare delle ciambelle ovali o a forma di “S”, secondo la tradizione locale.
Cottura: disporre i biscotti su una teglia rivestita di carta forno, ben distanziati tra loro. Cuocere in forno statico preriscaldato a 180°C per circa 18-20 minuti, o finché risultano dorati ma non troppo scuri.
Raffreddamento: lasciare raffreddare completamente su una gratella. Il biscotto risulterà friabile e profumato, con un caratteristico aroma di anice che si sprigiona pienamente dopo qualche ora.
Il Zeiotto non è un biscotto appariscente, ma sa accompagnarsi con discrezione a molte bevande e occasioni.
Vini dolci: perfetto con un Recioto di Soave, un Torcolato di Breganze o un Fior d’Arancio Colli Euganei. L’anice richiama note erbacee e floreali, mentre la struttura secca del biscotto contrasta bene con il residuo zuccherino.
Tè e infusi: ottimo con un tè nero corposo, come un Assam o un Darjeeling di prima raccolta, ma anche con infusi di finocchio o camomilla per esaltare la componente aromatica.
Caffè e colazioni: inzuppato nel caffellatte mattutino o accanto a un espresso amaro, il Zeiotto offre un’alternativa rustica ai dolci industriali.
Formaggi freschi: per un abbinamento salato insolito, può essere gustato con robiola o ricotta leggermente zuccherata.
Oggi il Zeiotto è raro, ma non estinto. Alcuni forni artigianali nella zona di Padova, soprattutto nei paesi limitrofi come Abano Terme, Piove di Sacco o Selvazzano, continuano a produrlo, spesso su ordinazione o in determinati periodi dell’anno.
Il suo ritorno è favorito da panificatori attenti alle tradizioni, da eventi gastronomici locali (come “Sapori del Veneto” o “Gusti di Campagna”) e da iniziative di valorizzazione della cucina veneta storica. Anche alcune pasticcerie contemporanee lo stanno reinterpretando: arricchito con miele millefiori, oppure proposto in versione integrale per un pubblico più salutista.
C’è poi un movimento crescente di riscoperta domestica: famiglie che custodiscono gelosamente la ricetta della nonna, food blogger locali che lo propongono come "biscotto della memoria", e scuole alberghiere che iniziano a includerlo nei loro corsi di cucina regionale.
Il Zeiotto non ha bisogno di orpelli. Non è un prodotto da vetrina, ma da dispensa. E proprio per questo merita attenzione. Riscoprirlo significa restituire valore a un sapere fatto di gesti lenti, ingredienti veri, parole in dialetto e tavole imbandite senza ostentazione. In un Veneto che corre verso l’innovazione gastronomica, mantenere vivi i prodotti dell’identità territoriale è un atto di resistenza culturale.
Il Zeiotto è la voce bassa del forno che non ha mai smesso di parlare. Serve solo qualcuno disposto ad ascoltarla.
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