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Baci di Cherasco

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I baci di Cherasco sono cioccolatini riconosciuti come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) italiano. Vengono prodotti in Piemonte ed in particolare a Cherasco, in provincia di Cuneo.

Descrizione
I baci di Cherasco sono cioccolatini dalla forma irregolare fatti di cioccolato fondente (60% circa) e di nocciole tostate appartenenti alla varietà Tonda Gentile del Piemonte. Queste ultime vengono frammentate e mescolate con il cioccolato e con burro di cacao. Il tutto viene poi suddiviso in piccole porzioni che, una volta raffreddate, si trasformano in cioccolatini croccanti e dalla forma irregolare. La produzione avviene in laboratori artigiani; la conservazione, evidentemente più problematica nella stagione estiva, non richiede particolari trattamenti o additivi.

Cenni storici
L'origine di questi cioccolatini viene fatta risalire al 1881 quando un giovane pasticcere cheraschese, di ritorno da un periodo di apprendistato a Torino, fondò la pasticceria Barbero. Nella nuova confetteria vennero prodotti per la prima volta i baci di Cherasco, che con il tempo divennero caratteristici della cittadina piemontese.

Preparazione
Per la preparazione casalinga dei cioccolatini viene consigliato l'utilizzo di cioccolato fondente al 70% di cacao, che va sciolto a bagnomaria e poi mescolato con un po' di zucchero a velo e con le nocciole tostate e grossolanamente frantumate con un mattarello o un batticarne. Il composto può essere fatto raffreddare su un foglio di carta da forno.




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Niggilan

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Niggilan sono un tipico dolce pusterese in Alto Adige.
Differentemente dai tipici della Valle Aurina e della Val di Tures, ovvero i Kniekiachlan, che sono riempiti con marmellata di mirtilli, i Niggilan non hanno alcun riempimento interno.


Ricetta

Ingredienti

Per ottenere circa 20 Niggilan sono necessari:
  • 250 g di farina di frumento
  • 0,1 l di latte
  • 15 g di lievito
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 2 uova
  • 20 ml di olio
  • sale q.b.

Preparazione

Una volta ottenuto un impasto consistente, si iniziano a formare delle bolle; è quindi il tempo di far riposare l'impasto per circa 30 minuti. Riprendere l'impasto e lavorarlo nuovamente. Da qui si formano palline di circa 40 g da passare in farina da far poi riposare per circa 15 minuti. In seguito, è necessario stendere le singole palline come una ciambella, ovvero più spessa all'esterno che all'interno, in media di 0,5 centimetri e con un diametro pari a 5 centimetri. Dopodiché l'impasto è pronto per essere fritto su entrambi i lati. In ultimo, quando i Niggilan sono dorati e quindi estratti dall'olio bollente, risulta buona norma versare sopra a questi un cucchiaio l'olio caldo.




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Nozza

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La nozza è un dolciume tipico di Calcinaia, comune in provincia di Pisa. È una cialda dalla forma conica, color giallo- arancio, molto friabile, preparata con zucchero, uova, anice, rosolio, farina e zucchero di vaniglia. Il suo sapore è molto simile a quello del brigidino di Lamporecchio. La si può gustare da sola oppure riempiendola di gelato, crema pasticcera o panna. Per farle assumere la tipica forma conica, l'impasto ancora caldo viene avvolto attorno al collo di una bottiglia di vetro.


Sagra della Nozza

La sagra della nozza si tiene a Calcinaia solitamente la terza domenica di maggio. Per l’evento, questo dolciume viene prodotto dalle donne del paese.

Storia

La prima sagra della nozza si tenne nel maggio 1975 e fu inventata da un gruppo di calcinaioli (di cui presidente era Luigi Poggetti) che facevano riferimento alla Deputazione di Santa Ubaldesca Taccini, la santa protettrice del paese. In origine la nozza veniva usata solamente in occasione dei matrimoni: veniva riempita di confetti ed usata come bomboniera. A questo infatti si deve il nome del dolciume. Adesso la si può trovare nelle botteghe dolciarie di Calcinaia durante tutto l’anno.



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'Nzuddha

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La 'Nzuddha o Nzudda o Mastazzolu o Mostacciolo calabrese, è un tipico dolce calabro originario di Soriano Calabro.
È un biscotto non lievitato di origine araba, fatto con farina, miele caramellato, liquore all'anice e altri aromi.
Tipiche delle sagre e delle feste popolari, le 'Nzuddhe vengono abitualmente ornate di decorazioni colorate e vendute alle bancarelle durante la Festa della Madonna della Consolazione, contribuendo a creare il clima di festa che pervade l'intera città durante i festeggiamenti.
Data la mancanza di lievitazione, questi dolci appena cotti sono estremamente duri e quindi difficilmente masticabili; per renderli morbidi e commestibili è dunque necessario conservarli alcuni giorni in apposite cassapanche dette mustazzolari.
Da tradizione, la 'Nzuddha è modellata con estremo realismo in varie forme che richiamano sia la tradizione cristiana (forme di pesce o di uccello), che quella pagana (forme di donna, serpente, o lettera).

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La caprese

 



Una torta tanto buona quanto semplice, a base di cacao, burro, zucchero, uova e le mandorle.

Piccola curiosità, la sua storia è avvolta nel mistero, e si narra che sia nata per caso, dalla distrazione di un pasticcere caprese che si dimenticò della farina, forse un errore dovuto alla pressione visto il destinatario del dolce, e cioè… Al Capone.


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Olivette di sant'Agata

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Le olivette di sant'Agata (in siciliano alivetti o aliveddi ri Sant'Àjita) sono dei dolci tipici di Catania, preparati solitamente in gennaio e febbraio, prima e durante la festa della santa patrona, sant'Agata appunto. Si tratta di dolci a forma di oliva fatti di pasta di mandorla ricoperti di zucchero e colorati di verde.
Queste olive si ricollegano ad un episodio narrato nella agiografia della santa. Mentre era ricercata dai soldati di Quinziano, nel chinarsi per allacciare un calzare, vide sorgere davanti a sé una pianta di olivo selvatico che la nascose alla vista delle guardie e le diede i frutti per sfamarsi.
Esiste anche una variante dove le tradizionali olivette sono ricoperte di cioccolato.

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Ostia ripiena

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Le ostie ripiene sono dolci tipici della tradizione gastronomica di Monte Sant'Angelo.

Caratteristiche
Le ostie ripiene sono composte da due cialde ovali di ostie, di colore bianco panna. Il ripieno è costituito da mandorle tostate, caramellate con zucchero e miele.
Un pizzico di cannella conferisce loro il caratteristico aroma speziato.

Cenni storici
Il dolce è di origini molto antiche ed è legato alla tradizione culinaria di Monte Sant'Angelo, città posta sul promontorio garganico e famosa per il Santuario di San Michele Arcangelo (patrimonio UNESCO).
Il dolce è stato creato per la prima volta dalle monache clarisse nelle cucine del monastero della Chiesa della Santissima Trinità di Monte Sant'Angelo, che nel cercare di raccogliere con delle ostie delle mandorle caramellate con miele e zucchero, cadute su di un ripiano, si ritrovarono a non poter più staccare l'ostia dal caramello.
I naturali di quella città fanno un certo biscotto dolce, composto di mandorle e mele, disposto tra due ostie, per cui ostie piene lo chiamano, e con tal nome lo mandano in dono, ed in vendita

Curiosità
Le ostie ripiene nel dialetto montanaro sono chiamate ostia ckiene.






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Assabesi

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Assabesi sono chiamati diversi tipi di dolci:
  • biscotti al cacao a forma di ciambella
  • pasticcini di pan di Spagna ricoperti di crema e cioccolato
  • caramelle di liquirizia e gomma arabica a forma di faccia o di animale
L'elemento comune è la presenza di cacao o di liquirizia tra gli ingredienti.
Inoltre gli assabesi possono anche essere un formato di pasta.


Origine

Secondo lo storico Guido Abbattista, l'origine del termine assabesi va fatto risalire al 1884, quando, in occasione dell'Esposizione Generale Italiana di Torino furono presentati come attrazione (siamo in pieno periodo coloniale) alcuni abitanti nella baia di Assab, nel Corno d'Africa. L'esistenza di biscotti chiamati assabesi è attestata, secondo Abbattista, dalla pubblicità sui giornali nei primi mesi del 1885, prima che la ricetta comparisse sul manuale di pasticceria del Ciocca

Altre ricette con nome simile


Assabese fu chiamata una torta al cioccolato prodotta dalla pasticceria di Gustavo Pfatisch di Torino nei primi anni del '900, e assabesi (divenuto poi colloquialmente asabesi) furono chiamate le caramelle alla liquirizia in forma di volti africani prodotte dalla più antica ditta italiana di liquirizia italiana, la Amarelli di Rossano.  

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Tortionata

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La tortionata o tortjonata è un dolce friabile a base di mandorle tipico della città di Lodi, riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali come prodotto agroalimentare tradizionale italiano.
Affine alla più nota sbrisolona, se ne distingue soprattutto per l'assenza della farina gialla dalla lista degli ingredienti.
La torta sarebbe nata nella prima metà dell'Ottocento dalle mani del pasticciere Carlo Tacchinardi che tramandò la ricetta ai figli Giovanni e Gaetano. Quest'ultimo la passò al proprio figlio Alessandro a cui, secondo la tradizione popolare, si deve il nome del dolce. Alessandro l'avrebbe chiamata così da un gioco di parole: la "torta di quando io sono nato", ovvero la "torta io nata" (da lì il nome definitivo). Nel 1885 Alessandro Tacchinardi depositò legalmente il nome della torta lodigiana unitamente al marchio d'impresa, che è di proprietà della Tacchinardi srl.
L'origine del nome deriva probabilmente dal termine tortijon, un filo di ferro attorcigliato che veniva anticamente utilizzato per tagliare la torta.





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Sbrisolona

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La sbrisolòna (anche detta sbrisulòna, sbrisolìna, sbrisulùsa o sbrisulàda) è un dolce del Nord Italia, originario della città di Mantova, ed è comunemente prodotto e consumato in Lombardia, Emilia-Romagna e nel Veronese.
Il nome deriva dal sostantivo brìsa, che in mantovano vuol dire briciola e pare che la ricetta risalga a prima del '600 quando arrivò anche alla corte dei Gonzaga.
Si tratta di una torta di povere origini, all'inizio infatti gli ingredienti erano quelli tipici della tradizione contadina (farina di mais, strutto e nocciole) e negli anni si sono raffinati.
La ricetta oggi prevede che le farine (bianca e gialla) e lo zucchero siano in parti uguali, ragione per cui in passato questo dolce era detto "torta delle tre tazze", inoltre gli ingredienti non devono essere sminuzzati, anzi, il tratto caratteristico del dolce sta nella sua consistenza irregolare, dovuta alla lavorazione veloce e al taglio grossolano delle mandorle.
Si distingue da altre preparazioni, proprio per il metodo di lavorazione e per come viene servito, infatti questo dolce non dev'essere tagliato in fette regolari, ma spezzato con le mani. È tradizione consumare la torta bagnandola con la grappa. Si consiglia di accompagnarlo con un vino liquoroso come il Malvasia, il Vin Santo o il Passito di Pantelleria.
Caratteristica inconfondibile della torta è la sua friabilità che la porta a sbriciolarsi con estrema facilità (da cui il nome che nelle lingue gallo-italiche significa "sbriciolona" o "sbriciolata"). In Veneto viene comunemente chiamata "rosegotta" e "fregolotta", termine quest'ultimo che indica anche un altro dolce assai simile.
Si può trovare anche già preparata nei supermercati e ha una conservazione molto lunga.


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