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Brioscia

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La brioscia (in dialetto), ma chiamata più comunemente Brioche, è un tipico dolce al forno, siciliano, reggino e salentino di forma semisferica leggermente schiacciata, che si distingue dalla brioche classica o dal cornetto sia per la pasta più compatta che per gli ingredienti e la preparazione.
La brioscia cu' tuppu è una variante che si caratterizza per la presenza nella sua sommità di una piccola pallina della stessa pasta.
La brioscia è particolarmente apprezzata, con la farcitura di gelato e, in modo particolare nella zona di Messina, Reggio Calabria e Catania, con tutte le granite, con la panna montata o senza.
Il nome è un'inflessione dialettale locale, del termine originario (Brioche).
Nel catanese sono presenti anche le versioni con lo zafferano, distinguibili per la tipica colorazione giallognola e consumata prevalentemente ad accompagnare gelati e granite. Tale versione difatti si trova quasi esclusivamente nelle gelaterie o pasticcerie. La versione semplice invece, anche ricoperta da zucchero (a velo o in cristalli), la si trova più diffusamente nei panifici o negli alimentari.


Ingredienti

Gli ingredienti della brioscia sono costituiti da:
  • farina di forza, ossia farina con elevato contenuto di glutine, tipo manitoba
  • lievito di birra
  • zucchero semolato
  • uova
  • burro
  • latte intero
  • marsala
  • miele
  • sale




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Cassatella

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Le cassatelle (cassateddi in dialetto siciliano) o ravioli dolci, sono dolci tipici della gastronomia siciliana, originari della cittadina di Calatafimi, in provincia di Trapani, intorno al 1700, in occasione delle festività pasquali e di carnevale. Sono oggi diffusi in gran parte della Sicilia occidentale.
In determinate aree del trapanese sono denominate in altri modi, come ad esempio cappidduzzi a Marsala o raviola a Mazara del Vallo.

Caratteristiche
Sono una sorta di grandi ravioli dolci, al cui interno vi è un impasto di ricotta di pecora, zucchero, un pizzico di cannella e gocce di cioccolato, che vengono fritte per immersione nell'olio bollente. Per la pasta si usa farina di grano duro, zucchero, olio d'oliva, una goccia di vino Marsala e una grattugiata di scorza di limone.
È una produzione tipica siciliana, come tale è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf), su proposta della Regione Siciliana.

Versione salata
Nella cucina trapanese, in particolare nell'agro ericino (Erice, Valderice, Custonaci San Vito Lo Capo e Buseto Palizzolo) viene preparata come primo piatto, cucinata con il brodo di carne o pesce, ma anche condita con un ragù di carne. La pasta viene farcita con ricotta, prezzemolo e un pizzico di sale (senza zucchero) e poi bollita.

Altre varianti
Sono denominate Cassateddi anche prodotti dolciari completamente differenti, di pasta frolla, come le cassateddi di ficu (ripiene con un impasto di fichi, dette cuddureddi nel dialetto castellammarese e alcamese,tranne a casa di Vito Fazzino, buccellati nel dialetto palermitano), o la Cassatella di Agira, con dentro un impasto di cacao e mandorle. Esiste anche una versione chiamata raviola nissena tipico dolce fritto tipo sfogliata di Caltanissetta.
Esiste anche una variante con ripieno di pasta di ceci. I legumi vengono fatti bollire e poi passati ancora caldi in un setaccio o addirittura nel passa pomidoro per creare una pasta, alla quale viene aggiunto lo zucchero ed il vino cotto e per l'appunto usata come ripieno per le cassatelle. Variante tradizionalmente dell'entroterra ennese.



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Cornetto

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Cornetto è un gelato alla crema di latte con variegatura e copertura al cacao magro e con granella di nocciole e meringhe su cialda wafer. Questo cono gelato congelato fu brevettato nel 1959 da Spica, un gelataio di Napoli. Le vendite furono scarse e la Unilever nel 1976 acquistò il brevetto e iniziò la commercializzazione del prodotto in tutto il mondo con il marchio Algida che produce anche altri tipi di gelato (Il significato della parola algida in italiano è fredda - gelida). La diffusione, anche grazie ad una forte campagna pubblicitaria, fu enorme, tanto che esso è prodotto in diverse varianti.
Oggi la parola cornetto, nell'ambito dei gelati, è diventato un nome generico per indicare un qualsiasi tipo di cono gelato congelato, anche di altre marche, in maniera simile a quanto avvenuto con altri marchi.

Tipi

  • Panna (1959 - in produzione)
  • Olimpia cuore di fragola (1979)
  • Cacao (2000 - in produzione)
  • Cornetto Royal (2002)
  • Cornetto Love Potion (2004)
  • Cornetto Passion (2005)
  • Cornetto Royal amarena e cappuccino (2006)
  • Cornetto Choco Disc (2007)
  • Cornetto Frutti Disc e Cornetto Love Disc (2008)
  • Cornetto Love Chocolate (2009)
  • Amarena (2009 - in produzione)
  • Cornetto Enigma (2010)
  • Mini (2011 - in produzione)
  • Sbagliato (2013 - in produzione)
  • Cocco (2014 - in produzione)
  • Caramello (2015 - in produzione)



Impatto sulla società

  • Esiste una Trilogia del Cornetto, composta dai film L'alba dei morti dementi, Hot Fuzz e La fine del mondo, in cui ogni film prende spunto da un tipo di Cornetto differente.

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Cronut

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Il Cronut è un dolce che unisce l'impasto del cornetto con quello del donut. Si tratta di un'invenzione culinaria dello Chef Dominique Ansel per la panetteria omonima Dominique Ansel a New York City.

Storia

Nel maggio del 2013, la panetteria registrò il nome del marchio di questo prodotto. Il sito Internet della panetteria Dominique Ansel afferma che, nonostante il prodotto venga descritto come "metà Croissant, metà Donut", non è fatto semplicemente friggendo l'impasto per il croissant ma viene realizzato con un tipo di impasto a più strati utilizzando una ricetta brevettata che impiegò allo Chef due mesi e 10 tentativi diversi per essere creata. La pagina Facebook della pasticceria afferma anche che il Cronut non è un termine generico per descrivere tutti gli ibridi croissant- donut, ma un preciso dolce associato alla panetteria. Un articolo del Boston Globe descrive l'ibrido croissant-donut della panetteria Dominique Ansel come un "portmanteau" culinario.
Il Cronut di Ansel fu presentato su Late Night con Jimmy Fallon, sui programmi The Today Show, Good Morning America, e Piers Morgan Live sulla CNN, che ha avuto come ospite Anthony Bourdain.
Versioni imitanti la ricetta per il dolce croissant-donut di Ansel sono spuntati fuori a Los Angeles, Jacksonville, e a Minneapolis. È stata persino sviluppata una ricetta fatta-in-casa. Queste versioni similari compaiono con nomi differenti sin dal momento in cui il marchio Cronut è rimasto in sospeso per le richieste di registrazione del marchio presentate alla USPTO e a livello internazionale. Lo Chef Alina Eisenhauer del Sweet Kitchen & Bar a Worcester, nel Massachusetts ha affermato che lei fu la prima a friggere l'impasto del croissant e a servire i suoi "dosants" sin dal2006.
Una panetteria a Vancouver, in Canada, ha introdotto una variante conosciuta come il frissant. Una versione dell'ibrido croissant-donut è stato introdotto nelle Filippine. L'ibrido croissant- donut è la versione seguente ad altre variazioni del croissant come il couture croissant, il Croissan'Wich, il pretzel croissant, il croque croissant e lo Yummmm bun.
Una pasticceria a Montréal, in Canada ha nominato la loro versione del dolce fritto The Cronetto, che include crema pasticcera dolce come ripieno.
Nel luglio 2013, la pasticceria Dominique Ansel Bakery ha lanciato una serie di campagne di beneficenza con il suo prodotto Cronut per contribuire alla Food Bank di New York.
Alla nascita del Cronut è stata dedicata una puntata della serie televisiva 2 Broke Girls, intitolata proprio "And the Cronuts", in cui le protagoniste (proprietarie di un negozio di cupcakes) devono fare i conti con il successo di questo nuovo dolce anche nella sesta stagione della serie televisiva Castle in una puntata denominata "Il Drago Verde" viene menzionato tale tipo di dolce.



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Cuddura

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La cuddura è una ciambella intrecciata diffusa in particolare in Sicilia ma anche in tutto il resto dell'Italia meridionale. Essa può essere sia dolce che salata.
Viene indicata con diverse altre denominazioni ed è riconosciuta con sei diverse denominazioni come prodotto agroalimentare tradizionale (P.A.T) dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) di cui quattro siciliane, una calabrese e una pugliese.

Nomi e denominazioni P.A.T
Il termine cuddura deriva dal greco antico κολλύρα (kollura) che significa corona e in origine ne sottolineava la forma. Oggi il nome cuddura tende ad una vera e propria italianizzazione, ma è un dialettismo originario dell'Italia meridionale, diffuso con tutte le sue varianti in Sicilia, Calabria, parte della Puglia e della Basilicata, così come della Campania. La forma a ciambella serviva anticamente ai pastori o ai viandanti per infilarla nel bastone o nel braccio e portarla comodamente con loro nei loro lunghi spostamenti.
Il termine cuddura è la forma base da cui poi derivano tutte le varie modificazioni ortografiche relative alle singole zone di produzione che identificano però prodotti da forno specifici tra loro simili ma a volte anche diversi nelle forme e negli ingredienti. Alcuni di questi prodotti sono stati riconosciuti come P.A.T. Di seguito l'elenco dei nomi e dei prodotti con cui è conosciuta la cuddura:
  • Sicilia
    • Cuddura cull'ova o pani cu' l'ovu o aceddu cu' l'ova
    • Cuddura di San Paulu (P.A.T)
    • Cuddureddi (P.A.T)
    • Cudduredda o Cuddrureddra
    • Cudduruni
    • Cuddrireddra (P.A.T)
    • Pupi cull'ova (P.A.T)
  • Calabria
    • Cucùlu
    • Cuddura col lardo
    • Cuddhuraci o 'Nguti (P.A.T) o pupa
    • CuddrurieddruCullurialli o Culluraci
    • Cuddracci
    • Sguta (P.A.T)
  • Puglia
    • Cuddhrure o Puddhriche (P.A.T)
    • Cuddhura cu l'oe
    • Puddhica cu l'oe
    • Palomba o Palummeddhra
    • Panareddhra
    • Pupu cu l'ovu

Caratteristiche
La sua base è costituita da farina, acqua, lievito e sale. L'impasto lievitato viene condito in più modi. Un tipo viene condito con cipolla, pomodoro pelato, acciughe sotto sale a pezzi, salsiccia a pezzi, pecorino. Un secondo tipo viene condito con cipolla, broccoli crudi, formaggio, acciughe salate e salsiccia a pezzi. Un altro tipo viene condito con cipolla, patate crude affettate finemente, salsiccia a pezzi e pezzettini di acciughe dissalate, formaggio pecorino. Può essere mangiato caldo o freddo. Le sue qualità alimentari e gastronomiche sono celebri in Italia e nel mondo.
Il termine può definire anche un dolce pasquale a base di farina tipico dell'Italia meridionale (soprattutto della Sicilia), di antica origine, legato all'uso dell'uovo durante i riti pasquali e tramandato dalla tradizione contadina, considerato per molto tempo il dolce pasquale dei poveri, ma poi rivalutato per la sua facile realizzazione e per le possibili varianti realizzabili.
Un altro dolcetto tipico legato alle festività è il cuddureddu natalizio (in particolare a Caltagirone), piccole ciambelle di biscotto farcite di fichi secchi e mandorle, legato al detto nun c'ha prumettiri voti ê Santi e mancu cuddureddi ê picciriddi (non devi promettere voti ai santi e nemmeno ciambelline ai bambini), per intendere l'impossibilità di mantenere le promesse.

Sicilia
Cuddura cull'ova
Molto diffuso in Sicilia è anche una cuddura con le uova sode intere inserite nel centro, chiamato cuddura cull'ova (in italiano cuddura con le uova), che si consuma a Pasquetta. Una ricetta molto simile era preparata dalle ragazze per i fidanzati, a dimostrazione del loro amore, sagomandola a forma di cuore.

Cudduredda
La cudduredda (plurale cuddureddi) o cuddrureddra (plurale cuddrureddri) (esistono numerose varianti del nome tra cui anche cuddrireddra e cuddiredda) è un dolce tipico siciliano, prodotto quasi esclusivamente nel comune di Delia. Le cuddrureddri, tipiche di Delia in provincia di Caltanissetta, sono caratterizzate dalla pasta dura aromatizzata alla cannella. Gli ingredienti principali dell'impasto sono farina, zucchero, uova, strutto e naturalmente la cannella. Il tutto viene fritto in abbondante olio. Il suo nome deriva dalla tipica a forma a coroncina, che le viene conferita attraverso l'operazione della lullatura e che sarebbe un omaggio alle castellane che alla fine del XIII secolo d. c. abitavano il castello sito nei pressi di Delia, paese che ha dato origine al dolce.

Cuddureddi e Cuddrireddra
Le Cuddureddi e le Cuddrireddra sono prodotti tipici siciliani e come tali rientrano nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) stilato dal ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf).
La Regione Siciliana ha inserito nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani anche la cuddura di San Paulu, un pane votivo preparato in occasione della celebrazione del martirio di san Paolo (29 giugno) nel comune di Palazzolo Acreide. Questo pane votivo è decorato con figure di serpenti che rimandano alla leggenda secondo la quale il santo era immune dal veleno della vipera, pertanto il pane, comprato all'incanto, viene distribuito dai fedeli fra i familiari per conferire loro salute e prosperità.

Cudduruni (o cuddiruni)
In Provincia di Siracusa, più precisamente nei comuni di Lentini, Carlentini e Melilli la presenza del cudduruni - una focaccia imbottita di cipolle, pomodoro, patate, filetti di acciughe salate, pecorino grattuggiato e origano - costituisce un'antica tradizione culinaria.
Sempre in provincia di Siracusa, a Ferla, si ha una variante dolce del cudduruni che si fa impastando la pasta del pane. Quando questa è lievitata si spiana in dischi di circa mezzo cm di altezza e circa 20 cm di diametro che vengono fritti in olio e poi conditi con una spolverata di zucchero.
Il cudduruni (salato) è presente anche nel Nisseno e nell'Agrigentino, nonché a Ciminna, a Lercara Friddi e in altri paesi limitrofi della provincia di Palermo.

Calabria
Con il termine cuddhura in Calabria si intende generalmente un prodotto da forno, in alcuni casi simile al pane, in altri casi con un impasto dolce. Si tratta in entrambi i casi di un preparato a forma di piccole ciambelle di varie forme. E' considerato il tipico dolce pasquale, chiamato con vari nomi in molti paesi della Calabria: Cuddhura, o "Sguta", o "Cuzzupa", o Cucùlu, o Vuta. In genere sull'impasto, prima della cottura al forno, vengono posizionate una o più uova sode, tipiche della tradizione pasquale.
In Calabria sono diffuse la cuddhura col lardo e i reggini cuddhuraci o 'nguti mentre a Cosenza troviamo i cuddrurieddri. Le denominazioni cuddhuraci e 'nguti sono inserite nell'elenco dei prodotti agroalimetari tradizionali (PAT) stilato dal ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf).

Cuddhuraci
Il cuddhuraci, o cudduraci, è fatto con ingredienti semplici e genuini: farina e zucchero (anticamente anche con farina di granturco e mosto cotto oppure sciroppo di fichi; simili al dolce greco koulouraki, κουλουράκι). Nell'antichità veniva usato come pane per il viaggio e non era dolce. Secondo la tradizione orale era il pane, farcito di uova, portato dagli Ebrei durante la fuga dall'Egitto, tradizione trasmigrata nelle usanze cristiane ed oggi consumato durante la scampagnata del lunedì dell'Angelo (detto localmente Pascuni) È usanza che le giovani "zite" (fidanzate) preparino un cudduraci al proprio promesso sposo come simbolo d'amore, il dolce viene preparato a forma di cuore e con tante uova sode oppure a forma di "pupa" con l'uovo sodo nella pancia come augurio per la nascita di una felice prole nel prossimo matrimonio. La tradizione tramanda che più grande sia la grandezza del dolce, maggiore sia l'amore provato per la persona a cui lo si regala.

Cuddrurieddru
Il cuddrurieddru è un tipico prodotto culinario natalizio del cosentino, tradizionalmente preparato in casa e parte del menu tipico dei cosentini la sera del 7 dicembre, vigilia dell'Immacolata Concezione.
Consiste in un impasto a base di farina, patate lesse, sale, lievito naturale. All'impasto, dopo la lievitazione, che con il procedimento classico dura intorno alle 2-3 ore, viene solitamente data la forma di ciambella, ma può anche essere farcito con alici salate, con rosa marina (sardella calabrese), con provola, con olive schiacciate e salate o con miele. La cottura non avviene in forno ma mediante frittura in abbondante olio bollente.
La pronuncia "cuddrurieddru" è tipica della città di Cosenza e di alcuni comuni dell'hinterland, in particolare quelli ad ovest della città, nella zona delle serre cosentine. L'esatta pronuncia di questo termine, per la doppia "ddru" presente, pronunciata in modo simile all'inglese "drug", è particolarmente complessa anche per gli altri calabresi. In altri comuni della provincia i cuddrurieddri sono chiamati cullurialli. Il dolce è chiamato in altre province della Calabria con nomi diversi, ma con preparazione pressoché analoga (cambia solo in alcuni casi il rapporto tra la quantità di patate e di farina). Alcuni dei nomi assunti sono: Crispelle, Nacatole, ZippuliFritti, oppure in dialettale chiamate grispeddri. Nel Vibonese vengono chiamate cururicchi, curujicchi o curijicchi.

Puglia
In Puglia, le cuddure vengono indicate con il nome di cuddhrure o puddhriche o puddhricastri  (dal greco cullùra, κουλούρα, ossia "rotondo" o "spirale" e dal latino pulluceo, ossia pane che si offre).
In Puglia, particolarmente nel Salento in provincia di Lecce sono diffuse le puddhriche dette anche cuddhrure, si tratta di un pane pasquale molto simile alle cuddura cu l'ova siciliane. Come per le preparazioni siciliane anche in Puglia sono diffuse le versioni pasquali con l'uovo sodo al centro che localmente vengono chiamate cuddhura cu l'oe (cuddura con l'uovo), puddhica cu l'oe (puddica con l'uovo), pupu cu l'ovu (bambino con l'uovo). Anche in Puglia come in Sicilia queste preparazioni durante il periodo pasquale sono fatte a forma di colomba e localmente dette palombapalummeddhrapanareddhra. Le denominazioni cuddhrura o puddhricha sono state riconosciute ed inserite nell'elenco dei prodotti agroalimetari tradizionali (PAT) stilato dal ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf). Indicate in tale elenco sono anche le varianti cuddhura cu l'oepalombapalummeddhrapanareddhrapuddhica cu l'oe.









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Boero



Il boero, è un cioccolatino composto da una ciliegia sotto spirito avvolta col suo liquore in uno spesso guscio di cioccolato fondente.
Nel 1959 la Ferrero inizia a produrre il Mon Chéri, rivisitazione del classico Boero.


Storia

Le origini dei cioccolatini boeri sono incerte, sembra siano stati inventati durante i primi del Novecento dal pasticcere svizzero Emil Gerbeaud.

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Bombolone

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Il bombolone è un dolce toscano fritto di pasta morbida ricoperta di zucchero, di forma circolare, della larghezza tipica di un compact disc. Ha somiglianza con le frittelle, ma è più gonfio e più morbido. Viene comunemente accostato al krapfen austriaco, alla bomba italiana, pasta diffusa nella regione del Lazio e in molte zone del Meridione, al donuts o doughnuts americano, ma ha gusto e preparazione unici e assai diversi.


La preparazione

Per la preparazione dei bomboloni è necessario realizzare un impasto lievitato, meglio se aromatizzato con un poco di scorza di limone. Una volta preparato l'impasto, si possono ritagliare dei dischetti dal diametro di circa 10 cm, farli lievitare per circa un'ora e poi friggerli in olio di semi bollente. È anche possibile evitare di friggerli e cuocerli al forno (in questo caso i bomboloni saranno più morbidi e meno croccanti). Appena preparati andranno poi sparsi di zucchero semolato.


Il consumo

A differenza di altri tipi di paste dolci, il bombolone non viene tradizionalmente consumato a fine pasto. È invece tipico per la prima colazione e per la merenda. Negli stabilimenti balneari della Toscana è usuale trovarlo appena preparato a metà pomeriggio.


Differenza con il krapfen e con altri dolci di simile forma

Esistono tre differenze tra il bombolone toscano e dolci di forma simile come il krapfen austriaco:
  1. la ricetta del bombolone toscano non prevede le uova
  2. il bombolone toscano è vuoto, non è quindi ripieno né di crema pasticcera, né di marmellata;
  3. il bombolone toscano è fritto in olio non troppo caldo, assumendo una fragranza particolare;
  4. il bombolone toscano è fatto di pasta morbida e poco consistente (anche definita "pasta vuota"), mentre il krapfen o la bomba italiana o altri dolci simili, tipo il donuts americano sono di pasta molto consistente (anche definita "pasta piena").

Differenza con la "bomba" di origine laziale

La differenze principale tra il bombolone toscano e la bomba laziale è data dal ripieno. Mentre il bombolone è sempre rigorosamente vuoto, la bomba laziale è tipicamente piena di crema pasticcera o crema di cioccolato.


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Bossolà bresciano




Il Bossolà bresciano è un dolce tipico tradizionale natalizio della provincia di Brescia (Lombardia).
La zona geografica di produzione storica è nel triangolo dei comuni di Brescia città, Orzinuovi e Montichiari. È un dolce natalizio, ma che viene messo in produzione già dal giorno di Tutti i Santi o alla Commemorazione dei defunti e continuato poi per tutte le festività natalizie.

Origini del nome

Il nome è di incerte origini: alcune ipotesi lo fanno risalire alla sua particolare forma tondeggiante e concava al centro (bossolà o bussolà). In alcune zone della Bassa viene anche chiamato bissolà, per la vaga somiglianza con una biscia (in dialetto bresciano biss) arrotolata, a forma di anello, simile al dolce del mantovano chiamato "Anello di Monaco"


Preparazione e ingredienti

È un dolce di pasta lievitata in forma tondeggiante e circolare, cava al centro. L'ultima delle tre lievitazioni e la cottura avvengono in uno stampo apposito.
Sebbene le interpretazioni di pasticceria contemporanee abbiano un po' alleggerita la consistenza, il bossolà tradizionale è sempre stato, storicamente, piuttosto compatto e robusto. Anche per questo motivo si gustava volentieri inzuppato nel caffelatte.


Ingredienti per 4 persone
  • 3 uova
  • 150 g zucchero semolato
  • 150 g burro di affioramento naturale
  • 200 g farina bianca tipo 00
  • 150 g fecola di patate
  • una scorza di limone grattugiato
  • 30 grammi lievito di birra
  • vaniglia in baccello
  • 150 grammi di latte
Scaldare il latte senza farlo bollire con il baccello di vaniglia. Montare il burro con lo zucchero, aggiungere i tuorli d'uovo, la farina, la fecola, la buccia di limone grattugiata. Quando il baccello avrà lasciato i semi nel latte Unirvi il lievito e fatelo sciogliere nel latte unitelo all'impasto e per ultimi gli albumi delle uova ben sbattuti e montati. Mettere il composto in uno stampo con il buco, imburrato e infarinato, e porlo nel forno a 170 °C per 35 minuti circa.
Una volta raffreddato spolverarlo a volontà con zucchero a velo vanigliato.




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Brasadelo



Il Brasadelo è un dolce tradizionale della provincia di Vicenza, in particolar modo della zona occidentale confinante con la provincia di Verona. Al giorno d'oggi è ospite immancabile in tutte quelle manifestazioni legate ai vini di Gambellara.
Gli ingredienti della ricetta tradizionale sono: uova, farina, burro, zucchero, lievito, mandorle dolci e Recioto di Gambellara. Sulla superficie è sempre presente la granella di zucchero.
Vini consigliati come accompagnamento: Recioto Spumante - Recioto Passito di Gambellara.



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Bussilan

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Il bussilan è un dolce tipico della provincia di Parma e dell'Emilia occidentale.
È una comune ciambella ormai presente costantemente nelle colazioni dei parmigiani. Il termine bussilan sembra essere la storpiatura della parola bosilan, tipica del dialetto lombardo, da cui si pensa derivi il nome di questo dolce. In verità il termine significa biscione presente nello stemma dei Visconti a Milano.
Probabilmente dato che molti parmigiani, durante la dominazione viscontea su Parma, dovevano recarsi a Milano per alcune incombenze spiacevoli, al ritorno, portavano con sé alcune ciambelle aventi la forma di un biscione, poi nel tempo sicuramente modificata per comodità.
Il dolce tipico pasquale di Fontevivo ancora oggi in vendita in forni e pasticcerie del paese è la cosiddetta torta bianca, chiamata in dialetto locale “Al Bussilàn”.
« Fa la nana al me putèn,
al papà l'è andè a Milàn,
par comprar al bosilàn:
méz p'rincò e méz par dmàn. »
(Filastrocca popolare parmigiana)




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Perché nei ristoranti giapponesi non ci sono dolci giapponesi?

A dir la verità in un ristorante asiatico non ci dovrebbero essere dessert. Il concetto di pasto a portate che termina col dessert è europeo.

Questo è un pasto in casa.



E questo uno al ristorante.



Chiunque abbia mangiato in Asia sa che le pietanze arrivano tutte insieme o a poca distanza l’una dall’altra e senza un ordine preciso.

È un modo di mangiare che personalmente preferisco di molto e a volte utilizzo anche con piatti freddi italiani.
Permette di mangiare una varietà maggiore di pietanze (se si è in sei o sette una decina), in quantità molto variabili e circa allo stesso prezzo di un pranzo all’europea. È quindi più divertente e pratico.

Spesso questo modo di servire viene usato anche nei ristoranti italiani. Il piatto di spaghetti viene messo in mezzo e ciascuno si serve. Poi arriva una pizza che subisce lo stesso trattamento. E così via.

I dolci una volta si mangiavano in occasioni differenti, ad esempio feste o durante la passeggiata serale nel giardino di un tempio buddista vicino a casa. Il concetto era quello del gelato da passeggio.

Il dessert è sì diventato comune, ma non avendo un suo posto preciso dettato dalla tradizione è un po’ un corpo estraneo che causa rigetto e non segue regole.

A volte trovi dessert europei in un ristorante di sushi, a volte (raramente) trovi dolci giapponesi in un ristorante europeo. Ma regole non ce ne sono. Tutto dipende dal padrone del posto e dalle sua preferenze.


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