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Salam de biscuiți

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Il salam de biscuiți (letteralmente salame di biscotti) è un dolce romeno al cioccolato, con l'aggiuta di pezzettini di lokum e aromatizzato al rhum. Deve il suo nome alla forma cilidrica che ricorda appunto un salame e all'alternanza tra la parti scure e parti più chiare (lokum e biscotti), che ricordano i pezzetti di grasso di maiale presenti nel salame.
Il salam de biscuiți è stato creato dalle casalinghe negli anni di privazioni durante il comunismo, quando nei negozi non c'era molta scelta, in particolare nel campo dei dolci. I suoi ingredienti principali sono biscotti secchi tipo Oro Saiwa, lokum, cacao in polvere, zucchero, burro e latte Viene anche aromattizzato con rhum o essenza di rhum, e può essere aggiunta all'impasto frutta secca di vario tipo. Oggi, nonostante una maggior scelta in campo gastronomico, il consumo del salam de biscuiți rimane piuttosto diffuso.
Si rompono i biscotti in pezzettini e li si imbeve di latte per farli diventare più molli. Si mescolano poi i biscotti con la polvere di cacao, il burro, lo zucchero, pezzettini di lokum e il rhum. Si dà poi al praparato la forma di un salame e lo si avvolge con una pellicola alimentare sistemando poi il tutto in frigorifero lasciandocelo per alcune ore o per tutta la notte in modo da farlo indurure.
Prima di servire il salam de biscuiți bisogna togliere il cellophane, un po' come si toglierebbe la pelle del salame, e poi affettare. Se si mangia a fine pasto può essere accompagnato dal caffè e/o da un bicchierino di liquore.

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Kompot

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Con il termine kompot (in russo: компот, da pronunciare come campòt) si indica sia una bevanda dolce non alcolica a base di frutta o bacche, sia un dessert a base di frutta bollita immersa nello sciroppo di zucchero.
Il kompot, sia come bevanda sia come dolce, è tradizionale dei paesi dell'Europa dell'Est. L'origine del kompot si deve ricercare nelle regioni nordiche della Russia, dove veniva usato come metodo per conservare la frutta, in modo da poterla consumare anche nei periodi invernali ; solo nel XVIII secolo si diffonde prima nell'attuale Russia, e poi nel resto dell'europa orientale, nonostante tale bevanda fosse già nota anche prima.
Il kompot è altamente degradabile, quindi per la sua conservazione occorre l'utilizzo di recipienti sterilizzati e chiusi ermeticamente. La maggior parte dei kompot si preparano con l'utilizzo dello zucchero, ma questo non deve essere necessariamente impiegato. Il kompot può essere ottenuto dalla bollitura di qualunque frutto e/o bacca commestibili.
Le modalità per la preparazione del kompot sono molte: come da tradizione, bisogna far bollire in acqua e zucchero della frutta secca (ma può essere usata anche quella fresca) come mela, albicocca e prugna; le stesse modalità possono essere usate per ottenere il kompot di bacche (le bacche più usate sono: mora, lampone, ribes rosso e uva spina). La bevanda va consumata fredda.

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Kulič

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Il kulìč (in russo кулич, dal greco κουλλίκι(ον), derivante da κόλλιξ ossia "pagnotta") è un dolce tradizionale russo che viene preparato per la Pasqua ortodossa] Oltre che in Russia, è ampiamente diffuso anche in altri paesi a prevalente religione ortodossa (Bielorussia, Bulgaria, Georgia, Romania e Serbia.
Il kulìč è composto da un impasto lievitato di burro, farina, latte, uova e zucchero, in cui sono incorporate uvetta, frutta candita e mandorle sbucciate (o altra frutta secca), cotto in uno stampo cilindrico (o, più raramente, troncoconico) e poi ricoperto (nella parte superiore) con una glassa di zucchero e albume d'uovo cosparsa di zucchero o miglio colorato. In genere è aromatizzato con liquori (vodka, rum o cognac) e spezie (zafferano, cardamomo, noce moscata). Come la paska, è tradizionalmente decorato dalle lettere cirilliche X e B, iniziali dell'augurio pasquale Христос воскрес o Хрис҄тосъ воскресе ("Cristo è risorto", rispettivamente in russo e in slavo ecclesiastico).
Si tratta quindi di un dolce pasquale ortodosso simile al panettone natalizio italiano, da cui si differenzia per l'impasto più denso e la forma più alta e stretta; inoltre, in genere per il kulìč viene utilizzato lievito di birra anziché pasta madre e vengono impiegati aromi più diffusi nelle cucine "orientali" come il cardamomo.
Secondo la tradizione, il kulìč e altri alimenti pasquali tradizionali (le uova dipinte e la paska), posti in un paniere e decorati con fiori colorati (solitamente rose rosse), vengono benedetti dal pope dopo la messa della notte tra il sabato santo e la Pasqua o del giorno di Pasqua. Il kulìč benedetto viene quindi consumato ogni giorno, prima della prima colazione, tra il giorno di Pasqua e quello della Pentecoste, mentre i suoi avanzi sono consumati come dessert insieme alla paska.



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Medovik

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Il medovik (in russo: медовик) è un dolce diffuso in Russia e nei paesi dell'ex Unione Sovietica, i cui ingredienti principali sono il miele e il latte condensato.
Si tratta di un dessert che richiede una lunga preparazione. È formato da strati di biscotto con ripieno cremoso, e ricoperto di noci. Di consistenza morbide, ha un gusto di zucchero caramellato.
Prima di essere consumato, il medovik deve inoltre riposare in frigo per una notte intera.

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Prjanik

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Il prjanik (in russo: Пряник) è un panforte tipico della città di Tula in Russia. È di forma rettangolare ed è a base di farina, miele, noci, bacche, uva, spezie (limone, menta, vaniglia, zenzero, anice, cumino, noce moscata, chiodi di garofano) e guarnito con del cioccolato anche come decorazione. Servito su un grande piatto di portata, è per antonomasia il dolce delle feste.
In Russia le prime notizie riguardanti il panforte risalgono al IX secolo: all'epoca era noto come "pane al miele" e veniva preparato con farina di segale, miele, frutti di bosco e succo di mele. In seguito, a partire dal XII - XIII aumentarono i contatti commerciali con l'Oriente, dal quale si importavano le spezie, che verranno impiegate nella preparazione del prjanik e di altre pietanze tipiche.
Dal XVIII secolo la produzione di prjanik si è estesa alle città di Perm', Arcangelo, Tver', Novgorod.

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Biko

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Il biko è un dolce filippino.
Il biko è una torta preparata utilizzando riso glutinoso, cocco e zucchero di canna. Di solito è sormontato da latik: un termine può indicare analogamente del cocco grattugiato o un particolare sciroppo caramellato utilizzato per insaporire vari dolci filippini. Il biko viene preparato alla maniera del kalamay, con la sola differenza che i chicchi di riso non vengono macinati. A volte il biko viene servito avvolto in foglie di banana come i suman.
Il biko può anche essere preparato con altri ingredienti tipici della gastronomia filippina fra cui l'igname viola, un tubero da cui si ricava l'ube biko, che presenta una colorazione viola, mentre dalle foglie di pandan si ottiene il pandan biko, di colore verde brillante.
Nelle regioni di lingua cebuana delle Filippine viene anche prodotto il puto maya, un tortino ricavato dal riso glutinoso viola (tapol). Dopo essere stato imbevuto in acqua, il riso viene scolato e quindi posto in una vaporiera per 30 minuti. Questa miscela viene quindi mescolata con latte di cocco, sale, zucchero e succo di zenzero e rimessa nella vaporiera per altri 25-30 minuti. Spesso questo dolce viene servito con la cioccolata calda (sikwate) o il mango. A differenza del biko, il puto maya è cotto al dente.


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Prekmurska gibanica

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La prekmurska gibanica (ghibanizza dell'Oltremura) è un dolce tradizionale sloveno, d'origine della regione dell'Oltremura.
Nel marzo 2010, a livello europeo, la denominazione Prekmurska gibanica è stata riconosciuta specialità tradizionale garantita (STG).
Variante regionale della ghibanizza, è un dolce che viene preparato a partire da una base di pasta frolla con ripieno a strati di semi di papavero, ricotta, noci e mele, disposti secondo un ordine preciso e separati da pasta fillo. Alla fine si copre la pasta con una guarnizione di panna e di burro.
La gibanica può essere di forma rotonda o rettangolare. Si consuma tiepida o fresca come dessert, già dopo qualche ora dalla cottura.

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Putizza

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La putizza o potizza (in lingua slovena: potica) è un dolce tipico della zona del Carso, tra Gorizia e Trieste. La potica è altresì molto diffusa in Slovenia, dove viene considerata una vera "regina dei piatti delle festività".
La putizza costituisce una delle innumerevoli varianti dei dolci arrotolati di origine austro-ungarica, unitamente alla gubana e al presnitz e altri tipi, dai quali si differenzia per la maggior ricchezza del ripieno, per la forma, la lavorazione a tre impasti e la lievitazione che conferisce maggiore sofficità.
Altri dolci arrotolati simili sono il bejgli ungherese, il rugelach yiddish, il nokul turco, il makowiec polacco, la orahnjača o orechovník serbo-croati.
La parola potiza o putiza è uno slavismo del dialetto triestino preso in prestito dalla parola slava potica (pronuncia: potiza), la quale deriva dal verbo poviti che significa avvolgere, arrotolare, che è appunto la principale caratteristica del prodotto.
In maniera analoga, anche lo strudel di mele deriva dal verbo tedesco (strudeln) che significa creare un vortice, girare vorticosamente, azione che costituisce il tipico movimento rotatorio impiegato nella preparazione della ricetta.
Il dolce ha origini carsiche risalenti al medioevo e venne descritto nel 1575 dal pastore luterano sloveno Primož Trubar e in seguito nei ricettari viennesi nel XVIII secolo.
La tradizione triestina racconta tuttavia che la prima putizza venne presentata nel 1864 agli arciduchi austroungarici Massimiliano I del Messico e Carlotta del Belgio durante una festa organizzata al castello di Miramare di Trieste.
La ricetta della putizza è riportata nel manuale di cucina della Germania meridionale (Die süddeutsche Küche) pubblicato nel 1890 a Graz da Katharina Prato.
Durante la mostra d'arte popolare italiana organizzata a Trieste nel 1922 organizzata dal locale Circolo Artistico venne presentato a Gabriele D'Annunzio un quaderno di 92 ricette scritte da Luisa Moratto di Cherso, tra cui quelle di pinza, potizza e presniz. Nel 1927 Maria Stelvio inserì la "potiza di Gorizia" nel suo noto ricettario Cucina triestina: metodo e ricettario pratico economico.
Il dolce è costituito da una sfoglia arrotolata che racchiude un ripieno di frutta secca.
La pasta è quella della pinza triestina o del gugelhupf e viene preparata impastando farina, zucchero, burro, uova, olio, miele, lievito, sale, aromi e latte con il metodo dei tre impasti: preparazione del lievito, seguita dalla lavorazione di metà dose degli ingredienti e infine impasto con gli ingredienti.
La pasta viene stesa in una sfoglia sottile, su cui viene versato il ripieno a base di frutta secca (uva passa, noci, nocciole tostate, mandorle, pinoli, olio, albume d'uovo, marmellata di albicocche, cioccolato in polvere, rum e aromi), e poi arrotolata a forma di cilindro. Dopo essere lievitata, la putizza viene cotta nel forno.
La putizza è riconosciuta in Italia come prodotto agroalimentare tradizionale (PAT) della regione Friuli-Venezia Giulia. Nel 2016 la camera di commercio di Trieste ha redatto il disciplinare di produzione della "putizza di Trieste".
Il governo sloveno, in occasione del primo festival nazionale dedicato alla specialità organizzato nel castello di Otočec, ha altresì annunciato di aver avviato presso la Commissione europea la procedura di riconoscimento della potica quale specialità tradizionale garantita (SGT) della Slovenia.
Nel maggio 2017 la putizza ha avuto un'improvvisa popolarità mondiale a causa di una battuta scherzosa di papa Francesco, che durante la visita in Vaticano del presidente degli Stati Uniti d'America chiese alla first lady Melania Trump (di origini slovene) indicandone il marito: «Cosa gli dai da mangiare, la putizza?». A seguito di ciò, le associazioni di categoria degli agricoltori della Slovenia hanno rinnovato la richiesta di ottenere il riconoscimento europeo della potica slovena per tutelare la ricetta tradizionale di tale nazione.

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