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Crema al cioccolato

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La crema al cioccolato è una crema spalmabile al gusto di cioccolato. Può essere spalmata sul pane, toast, muffin o pita, serve per gli spuntini e le merende o come ripieno per dolci.
La crema normalmente non solidifica, contiene cioccolato, olio, latte ed addensanti che favoriscono il gusto e profumo. A volte contiene nocciole o miele e viene venduta normalmente in vasetti di vetro o tubetti di plastica.
Esiste la crema al cioccolato nero e quella al cioccolato bianco.
È diversa dalla crema gianduia perché quest'ultima è fatta con copertura e pasta di nocciole, invece la crema al cioccolato ha una pasta a base solo di cioccolato con poche nocciole.

Esempi di crema di cioccolato
  • Bio-Nuss-Nougat-Creme (Lidl)
  • Bio Cocoba (GEPA)
  • Choco Duo (Lidl)
  • Choco Nussa (Lidl)
  • Eurocrem (Takovo, Serbia)
  • Çokokrem (Turchia)
  • Cremino (Penny Market)
  • Chocoreale
  • Frelitta (Migros)
  • Hasella (Coop)
  • Haselnusscreme (Clever)
  • Käptn Nuß (Kraft)
  • Linolada (Croazia)
  • Nocilla (Spagna)
  • Nusskati (ALDI)
  • Nusstella (Coop)
  • Nutoka (ALDI)
  • Pralinutta (Patleys)




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Seada

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La seàda (anche sebàda, seatta e sevada in lingua sarda) è un piatto tipico della tradizione sarda a base di semola, formaggio, miele o zucchero come condimento.

Produzione
Piatto di origine spagnola (cebar, in spagnolo, tra gli altri significati ha quello di "cibare, alimentare"; cebada è il participio passato), le seadas vengono prodotte ormai in tutta l'isola, ma quelle artigianali si continuano a fare prevalentemente nelle zone con economia pastorale. Esistono varie interpretazioni della ricetta base, ma i tipi sono sostanzialmente due: con formaggio cotto e con formaggio crudo, quest'ultima è detta a sa mandrona, ossia "in modo pigro". Da qualche anno si stanno diffondendo anche versioni "commerciali" reperibili nelle grandi catene di distribuzione.
Ogni anno viene indetto da Laòre, agenzia per l'attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale appartenente alla Regione Sardegna, un ambìto premio per la migliore seada artigianale.
Secondo alcune testimonianze il termine seada potrebbe anche derivare dal grasso animale che in origine veniva utilizzato per la realizzazione del piatto, vale a dire su ozu seu, ricavato dal grasso degli ovini e non dei suini, come lo strutto (ozu porchinu).

Origine
Essendo le seàda un prodotto a base di formaggio, la loro origine è da ricercare nelle zone dell'isola tradizionalmente legate alla pastorizia, quindi l'area definita ai quattro angoli da Barbagia, Ogliastra, Logudoro e Gallura. La seada è attualmente considerata un dolce anche se in origine rientrava tra le pietanze principali tanto da poter sostituire un secondo.

Ingredienti e preparazione
Gli ingredienti principali sono: semola, strutto animale, formaggio fresco acido (in logudorese "Casu furriàu", in gallurese, "Pischedda"), miele (o zucchero) ed eventualmente scorza di limone grattugiata.
Il formaggio può essere vaccino, ma la ricetta originale nasce con il formaggio pecorino che risulta ideale nella preparazione di questo piatto. Nel caso si utilizzi il formaggio vaccino, questo va fatto inacidire senza farlo passare per la salamoia, lasciandolo a temperatura ambiente. È acido al punto giusto quando, riscaldato, fila. Per la variante con formaggio cotto, il formaggio va tagliato a scaglie e disciolto in un tegamino con una piccola quantità di latte perché non si attacchi e quindi una volta sciolto va addizionato di scorza di limone grattugiata. Col formaggio si fanno dei dischi di circa 12-15 cm di diametro e 8 mm di altezza. Per la variante con formaggio crudo, quest'ultimo viene grattugiato grossolanamente o più semplicemente tagliato a schegge e addizionato della scorza di limone grattugiata. Si lavora la sfoglia (semola sarda, acqua e strutto) ben fine. Sulla sfoglia si pongono i dischi di formaggio, li si ricopre con un'altra sfoglia e si fanno dei "ravioloni" tondi, con un margine di 4-5 millimetri eccedente il diametro del disco di formaggio, eliminando bene l'aria dall'interno della seada.

Consumo
La seada va consumata fresca, prima che la sfoglia si secchi, quindi entro uno-due giorni. Si frigge in abbondante olio, eventualmente capovolgendola a metà cottura, ma è preferibile cuocere la parte superiore versando l'olio sopra con un cucchiaio, facendo molta attenzione a non bucare la sfoglia per evitare che entri l'olio o ne fuoriesca il formaggio fuso. Infine la sfoglia va immersa in miele scaldato in un pentolino sino a diventare liquido e servita su piatto immediatamente, prima che il ripieno si raffreddi e solidifichi.
Si accompagna egregiamente a vini dolci bianchi ed aromatici quali la Malvasia di Bosa, la Vernaccia di Oristano, i vini previsti nel disciplinare Vermentino di Gallura DOCG, il Vermentino di Sardegna, il Moscato di Sardegna e l'Anghelu Ruju. Variante: per cospargere il miele sulle seadas (ammerrare sas seadas) riscaldare il miele con un po' d'acqua in un pentolino capace e quando il miele è in ebollizione immergere ad una ad una le seadas, subito ritirarle e sistemarle a colonna su un piatto da portata, quindi versarvi il resto del miele.









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Saba



La saba, o sapa, è un condimento tipico di Emilia, Romagna, Marche e Sardegna, dove è considerata tra i sapori tipici dell'alimentazione contadina.
È uno sciroppo d'uva che si ottiene dal mosto appena pronto, di uva bianca o rossa. La saba è detta infatti anche "mosto cotto", "vino cotto" o "miele d'uva" (allo stato attuale della normativa sull'etichettatura, è sconsigliabile mettere in commercio la Saba con il nome "miele d'uva"). Il mosto viene versato in un paiolo di rame insieme a mezza dozzina di noci con il guscio che, rivoltandosi nel lento bollire, aiutano il mosto a non attaccarsi al fondo del recipiente. La saba è pronta quando si sarà ridotta ad un terzo della sua quantità iniziale.
Risulta molto dolce e si conserva benissimo proprio grazie al tenore zuccherino.


Il nome

I termini "saba" e "sapa" derivano dalla parola sàpa, che ha diretta affinità con il termine latino sàpor. Era, assieme al miele e agli altri possibili succhi di frutta ridotti tramite cottura, il tipico dolcificante dei nostri antenati, perché lo zucchero di canna o di barbabietola era allora sconosciuto.


Uso in cucina

I contadini erano soliti utilizzare molto la saba, sia per i dolci casalinghi che per dare più sapore a piatti poveri come la polenta o per intingervi altre pietanze come lo gnocco fritto. Sembra anche che il mosto cotto potesse servire per "governare vini deboli", ovvero dare sapore, zucchero, colore a vini privi di queste caratteristiche. E l'utilizzo finale determinava anche l'uva da utilizzare, bianca, più dolce, come condimento e insaporitore dei piatti, rossa più scura di colore (in particolare l'ancellotta) per dare colore al vino.
Squisita insieme ai formaggi stagionati e saporiti, la saba si accompagna molto bene anche come condimento per l'insalata e come salsa per i gelati di crema e di panna. In estate, aggiunta all'acqua, diventa un'ottima bevanda dissetante. Aggiunta ad un bel bicchiere di neve fresca costituiva un'inaspettata granatina per i più piccini.
La saba si usa anche per inzuppare i dolci detti sabadoni, gustose raviole di mele e pere cotogne.

Nelle Marche
A Staffolo, Apiro e Cingoli, nel maceratese, viene usata per creare uno dei dolci caratteristici del periodo invernale: i cavallucci, cornetti ripieni di sapa e frutta secca che si conservano per molto tempo. A Rosora, in provincia di Ancona, nella seconda metà di ottobre viene svolta una festa tutta dedicata alla sapa.

In Sardegna
La saba, ricavata dal mosto, oppure dai frutti del fico d'India (Saba de figu morisca), o più raramente di corbezzolo, viene frequentemente utilizzata nella preparazione dei dolci tipici. In Barbagia, Logudoro e Anglona la saba (o sapa) è ricavata dal mosto, a Oristano invece maggiormente utilizzata la saba di fico d'India.


In Puglia
La saba, chiamata notoriamente "vincotto", può essere ricavata anche dai fichi che, raccolti appassiti direttamente dall'albero e mescolati a quelli maturi, sono fatti sbollentare fino a quando il liquido risulta ambrato e fluido. Il tutto viene messo in ampi canovacci a trama media e pressati per ricavare il prezioso liquido che viene ulteriormente addensato a fuoco lento fino a quando diventa denso. La saba trova ampio utilizzo anche nella pasticceria tradizionale pugliese, sia per intingervi cartellate e calzoncelli, sia come ingrediente per amalgamare sasanelli e mostacciuoli.




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Pasta sfoglia

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La pasta sfoglia è una preparazione di cucina e di pasticceria a base di farina, acqua e burro.
Di gusto neutro viene usata comunemente per preparazioni salate e dolci. Tra le preparazioni salate più note ricordiamo i vol-au-vent, i canapè, i salatini, svariate quiches salate e numerose preparazioni in crosta. Tra i dolci, ci sono i diplomatici, i ventagli, le diverse millefoglie, e numerose preparazioni di pasticceria minuta come i cannoli ripieni di crema pasticcera.

Cenni storici
La pasta sfoglia affonda le sue radici in epoche antiche, come testimoniano ricette come quella della baklava. Tuttavia la pasta sfoglia classica nella cucina europea, nasce ad opera di Marie-Antoine Carême nella seconda metà del Settecento. Fu Carême, detto il cuoco dei re e il re dei cuochi, che stabilì il metodo a 5 giri che è tutt'oggi in uso.

Caratteristiche
La preparazione della pasta sfoglia prevede una serie precisa di passaggi, detti giri di pasta o di sfoglia. Si impasta 3/4 della farina con l'acqua per ottenere un panetto elastico e senza grumi, detto "pasta matta" o "pastello". La restante farina si amalgama con il burro o margarina (prendendo il nome di panetto) e lo si fa riposare per 30 minuti in frigorifero. Si prende un matterello e si spiana la pasta matta in una sfoglia di qualche centimetro di altezza. Si prende il panetto e lo si pone in centro alla pasta matta.
Si chiude la pasta matta portando il lembo sinistro sopra il panetto, poi il lembo destro quindi il lato superiore verso il centro poi il lato inferiore. È consigliato capovolgere il tutto. Si procede quindi alla spianatura con il matterello per ottenere una striscia rettangolare che abbia larghezza maggiore rispetto all'altezza. Si ripiega in tre o in quattro (es. 4 pieghe: lato sinistro verso il centro, lato destro verso il centro, i due strati del lato sinistro sopra il lato destro), fatte le pieghe si ruota di 90 gradi in senso antiorario (giro).
Questa operazione viene ripetuta per sei volte: nella pasta sfoglia ordinaria si ritiene sufficiente ripetere l'operazione 3 volte, nella pasta sfoglia classica o fine si arriva ai canonici 6 giri tramandati della ricetta di Carême. Tra un giro e l'altro si ripone il panetto in frigo (30 minuti), per mantenere la preparazione compatta e garantire una buona sfogliatura.
Una volta terminata la preparazione si procede a stendere la sfoglia per la preparazione scelta, che verrà cotta in forno a una temperatura dai 180 °C per torte salate con ripieno ai 200 °C per sfogliatine o cottura in bianco. La sfogliatura è determinata dall'azione combinata di calore, vapore e impermeabilizzazione determinata dalla materia grassa usata.
Per azione del calore, infatti, l'acqua contenuta nell'impasto evapora e provvede a far staccare l'una dall'altra gli strati che si sono formati per ciascun giro. Questi strati non fanno uscire il vapore perché l'alta concentrazione di materia grassa li rende impermeabili al vapore stesso. Il calore provvede poi a cuocere le sottili lamelle, che anche da fredde resteranno ben staccate e sollevate tra loro.
Ad oggi la preparazione della pasta sfoglia è di quasi esclusiva pertinenza dei pasticceri e gastronomi e viene eseguita con l'aiuto di un macchinario apposito, detto sfogliatrice.
Per praticità viene comprata pronta in panetti o sfoglie già stese, prodotta dalle industrie alimentari e distribuita nella Grande Distribuzione. Spesso, soprattutto in ambito industriale, il burro viene sostituito con la margarina, più economica.




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Melomakarono

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I melomakarono (μελομακάρονο) sono dei tipici dolci greci a forma d'uovo realizzati principalmente con farina, olio d'oliva e miele. Insieme ai kourabiedes, sono i tradizionali dolci preparati in Grecia durante il periodo di Natale.
Ingredienti tipici dei melomakarono sono la farina o il semolino, zucchero, scorze d'arancia, e/o succo d'arancia fresco, cognac (o bevande simili), cannella ed olio d'oliva. Durante la preparazione vengono spesso farciti con noci tritate. Dopo la cottura vengono immersi per un breve periodo in uno sciroppo caldo, realizzato con miele e zucchero sciolto in acqua. Alla fine vengono decorati con granella o crema di cioccolato, nelle varianti più recenti della ricetta.



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Risolatte


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Il risolatte o crema di riso (o abbreviato cremariso) è un dolce a base di riso diffuso in tutto il mondo, declinato in mille varietà di colore e sapore. Viene anche prodotto in confezioni pronte all'uso per la vendita nella grande distribuzione alimentare.

Risolatte nel mondo
Ingredienti tipici del risolatte sono:
  • riso; riso bianco (solitamente a chicco tondo, a volte fino o integrale)
  • latte; (latte intero, latte di cocco, panna o latte in polvere)
  • spezie; (noce moscata, cannella, zenzero ecc.)
  • aromi; (vaniglia, arancio, limone, pistacchio, acqua di rosa etc.)
  • dolcificante; (zucchero, zucchero di canna, miele, latte condensato, frutta o sciroppo)
  • uova

Ecco una lista (incompleta) di posti e nomi del risolatte in varie località:
Europa

  • Arroz doce (Portogallo) con riso, zucchero, latte, uova, cannella e scorza di limone
  • Budino di Riso (Italia) con latte, uova, uvetta e scorza d'arancia
  • Arroz con leche (Spagna) con latte, zucchero; a volte con cannella e limone
  • Сутлијаш (Macedonian) - Лапа - tipico con semi di papavero
  • Milchreis (Germania) con riso, latte, zucchero, cannella, salsa di mele, roter Grütze o ciliegie
  • Tejberizs (Ungheria) con uvetta, cannella e/o cacao
  • Mlečni riž (Slovenia)
  • Mliečna ryža (Slovakia)
  • Riz au lait (Francia)
  • Rice Pudding (Gran Bretagna), con latte, addolcito con zucchero o marmellata
  • Mляко с ориз (Bulgaria) con latte e cannella
  • Orez cu lapte (Romanian) con latte e cannella
  • Rijstebrij (Paesi Bassi) o Rijstpap (Fiammingo)
  • Riskrem (Norvegia) tipico di Natale
  • Ρυζόγαλο (ryzogalo, Grecia) con latte e cannella.
  • Sütlaç (Turchia < sütlaş < sütlü aş 'cibo cotto con latte'), servito freddo o caldo; a volte zuccherato, a volte no (pekmez).
  • Сутлијаш/Sutlijaš (Serbia)
  • Sutlija (Bosnia)
  • Riža na mlijeku (Croazia)
  • Сутляш o Мляко с ориз (Bulgaria)
  • Sylt(i)jash o Qumësht me Oriz (Latte con riso) (Albania)
  • Oriz na vareniku (Montenegro)
  • Tameloriz (Albania in Kosovo)
  • Teurgoule (Normandia)
  • Рисовая каша (Russia)
  • Молочна рисова каша (Ukraina), anche chiamato "кутя" (Kutia) a Natale (con frutta secca)
  • Risgrynsgröt (Svezia), tipico invernale e di Natale
  • Risengrød (Danimarca), con burro, zucchero e cannella, o succo di frutta scuro a Natale e durante l'inverno
  • Grjónagrautur (Islanda), tutto l'anno, con cannella, zucchero e uvetta.



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Torta greca

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La torta greca è un dolce tipico della cucina mantovana. Originaria della Grecia, era un dolce della comunità ebraica di Mantova.
La preparazione avviene in due tempi: prima la preparazione della sfoglia e quindi l'impasto di mandorle, zucchero e amaretti che verrà inserito sulla sfoglia stessa.

Ingredienti

  • burro
  • zucchero
  • uova
  • amaretti
  • mandorle (pelate e tostate)
  • marsala o liquore amaretto
  • farina
  • lievito vanigliato per dolci
  • sale
  • cioccolato per decorare




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Zucchero a velo

 



Lo zucchero a velo, chiamato anche zucchero a velo, zucchero 10X o zucchero a velo, è uno zucchero finemente macinato prodotto macinando lo zucchero semolato in uno stato in polvere. Di solito contiene tra il 2% e il 5% di un agente antiagglomerante - come amido di mais , fecola di patate o fosfato tricalcico - per assorbire l'umidità, prevenire la formazione di grumi e migliorare il flusso. Sebbene il più delle volte sia prodotto in una fabbrica, un proxy per lo zucchero a velo può essere ottenuto trasformando lo zucchero semolato ordinario in un macinacaffè o schiacciandolo a mano in unmortaio e pestello .

Lo zucchero a velo viene utilizzato nella produzione alimentare industriale quando è richiesto uno zucchero a rapida dissoluzione. I cuochi casalinghi lo usano principalmente per fare glassa o glassa e altre decorazioni per torte . Viene spesso spolverato sui prodotti da forno per aggiungere una dolcezza sottile e una decorazione delicata.

Lo zucchero a velo è disponibile in vari gradi di finezza, più comunemente XXX, XXXX e 10X: maggiore è il numero di X, più fini sono le particelle. Le particelle più fini assorbono più umidità, il che si traduce in agglomerati. A causa degli antiagglomeranti, non può essere sempre utilizzato come sostituto dello zucchero semolato. Le normative canadesi limitano lo zucchero a velo al 5% di amido o un agente antiagglomerante.

Lo zucchero semolato (noto anche come zucchero superfine, barrette o zucchero del forno ) ha una dimensione delle particelle maggiore dello zucchero a velo, circa la metà di quella dello zucchero semolato, e non ha amido aggiunto. È comunemente usato in pasticceria e bevande miste fredde perché si dissolve più velocemente dello zucchero bianco semolato. Lo zucchero semolato può essere facilmente preparato a casa macinando lo zucchero bianco in un robot da cucina per renderlo più fine. Lo zucchero semolato alimentare più comune è utilizzato è la meringa.

La neve in polvere (o zucchero di neve ) è una forma non fondente di zucchero a velo utilizzato per un aspetto visivo su torte o pasticcini che richiedono la refrigerazione. Di solito contiene glucosio, amido e agenti anti-leganti (come il biossido di titanio, che gli conferisce un colore bianco vibrante) e mantiene la sua struttura e il suo aspetto anche se spolverato su prodotti da forno leggermente bagnati come barrette di frutta e crostate. Non si scioglierà anche se viene spruzzato su panna montata o gelato. Viene utilizzato principalmente per scopi decorativi.

Lo zucchero della neve è meno dolce del normale zucchero a velo perché il glucosio è circa il 20% meno dolce dello zucchero da tavola , che contiene anche fruttosio. Il fruttosio ha un sapore più del doppio del dolce del glucosio.




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Marillenknödel

 



Marillenknödel (ceco: meruňkové knedlíky, lett. Gnocchi di albicocche) è un dolce comune nella cucina austriaca (soprattutto viennese) e ceca. Marillen è il termine austro-bavarese per albicocche (la maggior parte del mondo di lingua tedesca usa Aprikose) e questa pasticceria si trova prevalentemente nelle aree in cui i frutteti di albicocche sono comuni, come le regioni di Wachau e Val Venosta.

I piccoli gnocchi (Knödel) si formano dall'impasto, in cui vengono adagiate le albicocche senza torsolo o le prugne mirabelle. Gli gnocchi sono poi bolliti in acqua leggermente salata e coperti in crispily fritti briciole di pane e zucchero a velo. L'impasto è di solito a base di patate (Erdapfel), ma vengono utilizzati anche quark (Topfen) e pasta choux.

Oggi i Marillenknödel vengono offerti anche come piatti pronti surgelati. Alla gelateria Kurt Tichy di Vienna si trova anche l'Eismarillenknödel, in cui la "pasta" è fatta di gelato e le briciole sono fatte di una miscela di noci e zucchero.

Ferdinando I d'Austria ordinò notoriamente il Marillenknödel quando le albicocche erano fuori stagione, a cui rispose: "Sono l'Imperatore e voglio gli gnocchi!"


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Knieküchle



Knieküchle è una pasta fritta tradizionale austriaca / tedesca molto popolare nell'antica Baviera , Franconia , Austria occidentale , Alto Adige e Turingia . A seconda della regione ha molti altri nomi, tra cui Auszogne , Krapfen , Küchl , Nudel o Rottnudel . In Austria il suo nome è Bauernkrapfen o Kiachl.

Come regola generale sono fatti di pasta lievitata ma alcune ricette variano leggermente. Molto comune ad esempio è l'aggiunta di uvetta . L'impasto viene quindi modellato in modo tale da risultare molto sottile al centro e più spesso sui bordi. Vengono poi fritti nello strutto bollente e spolverati di zucchero a velo . In Austria e in Alto Adige si mangia con albicocche marmellata , lingonberry marmellata o crauti .

In passato la pasticceria veniva consumata soprattutto durante la vendemmia e nei giorni festivi , soprattutto per Kermesse o Dult.

In Franconia , le persone distinguono anche tra Knieküchle "cattolico" e "protestante" a seconda che sia spolverato o meno di zucchero a velo.

Secondo la leggenda, il nome deriverebbe dall'abitudine delle pasticcere della Franconia che stendevano molto sottilmente la pasta sopra le ginocchia in modo da poter leggere attraverso di essa le lettere d'amore .


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Kifli

 


Il kifli o kipfel è un tradizionale rotolo di pane lievitato che viene arrotolato e formato a mezzaluna prima della cottura.

È un tipo comune di pane in gran parte dell'Europa centrale e dei paesi vicini, dove viene chiamato con nomi diversi. Si pensa che sia l'ispirazione per il croissant francese, che ha una forma molto simile ma è fatto con un diverso tipo di impasto.

Il pane o pasticceria si chiama:

  • kifli in ungherese

  • kipfl nell'Italia austriaca

  • Kipferl in tedesco austriaco

  • küpfel o un rotolo di Meidlinger a Vienna

  • Hörnchen (piccolo corno) in tedesco

  • kifla o кифла (pl. kifle o kiflice ) in croato, bosniaco e serbo

  • кифла o kifla in bulgaro

  • кифла in macedone

  • kifle in albanese

  • giffel in danese e svedese

  • Rogal o Rogalik (piccolo corno) in polacco

  • rohlík in ceco

  • rožok in slovacco

  • рогалик / rogalik in russo

  • рогалик / rohalyk in ucraino

  • rogljiček in sloveno

  • cornuleț in rumeno

  • gipfel in Svizzera


In polacco antico, rogal significava "corna / corna", e in alto tedesco antico, Kipfa significava "montante di carrozza" e si riferiva ai montanti o "corna" di un carro. Nel XIII secolo, tale uso si riferiva a una forma di pane di origine pagana.

I kifli sono un pane lievitato tradizionale ungherese arrotolato a forma di mezzaluna.

Il kipfel austriaco è un piccolo rotolo di grano con estremità appuntite.

Il monaco austriaco del XVII secolo Abraham a Sancta Clara descrisse il rotolo come a forma di mezzaluna, scrivendo "la luna nel primo quarto brilla come un kipfl", e notò che c'erano kipfel in varie forme: "vil lange, kurze, krumpe und gerade kipfel" ("molti kipfel lunghi, corti, storti e dritti").

Si ritiene che pane o pasticcini a forma di falce di luna siano stati serviti in tempi antichi come offerte alla dea della luna, Selene. La forma ricorda anche le corna; entrambi sono associati a simbolismi antichi e considerati la più antica forma di pasticceria sopravvissuta. Una pasta sfoglia a forma di luna si crea naturalmente arrotolando a mano una palla di pasta in una forma cilindrica.

Un elenco di cibi consumati in un convento del X secolo include il panis lunatis , descritto come un piccolo rotolo a forma di mezzaluna spesso mangiato durante i digiuni.

I kipfel sono stati documentati in Austria almeno fino al 1227 quando furono registrati nella Vienna governata da Babenberg come chipfen:

dô brâchten im die pecken

chipfen und weiʒe flecken,

weiʒer dann ein hermelein.

-  Jans der Enikel

In Austria il kipfel è formalmente riconosciuto dal governo come alimento tradizionale. Secondo il Ministero austriaco della sostenibilità e del turismo , i kipfel erano probabilmente un dolce tradizionale del monastero cotto per Pasqua. Sono descritti come rotoli a forma di mezzaluna fatti di pasta di grano lievitato in una varietà di forme e come popolari per pause caffè e colazioni, in particolare a Vienna.

Il kipfel probabilmente ha ispirato il croissant francese dalla forma simile , che è fatto con una pasta sfoglia laminata.

A comuni affermazioni mito culinarie che quando le forze cristiane liberati Buda da ottomana occupazione nel 1686 i fornai della città hanno celebrato la vittoria il giorno dopo con la vendita di panini appena sfornati fatti in una forma a mezzaluna. Un'altra storia sostiene che il kipfel sia stato inventato a Vienna dopo o durante l'assedio della città da parte dei turchi ottomani.

Tradizionalmente, i kifli sono realizzati tagliando fogli di pasta lievitata morbida a spicchi triangolari, arrotolandoli a forma di mezzaluna e cuocendoli al forno. A differenza del croissant francese (mezzaluna), il Kifli è composto da un impasto semplice e simile al pane ed è più simile a un rotolo che a un pasticcino. Kifli è anche più sottile e più lungo del croissant. I Kifli sono realizzati in varie dimensioni; alcuni pesano quanto una pagnotta.

Nella preparazione commerciale, l'impasto viene mescolato, tagliato a pezzetti e inserito in una macchina che lo appiattisce e lo arrotola. Il seguente processo manuale è simile al processo tradizionale.

In Serbia e Macedonia del Nord, a volte i kifli vengono preparati con formaggio e sesamo.

Quando escono dal forno, i rotoli possono essere lasciati semplici o spazzolati con acqua per renderli lucidi. Possono essere lavati con un uovo e cosparsi con semi di papavero o semi di cumino mescolati con sale grosso. Quest'ultima varietà è spesso realizzata in una forma diritta piuttosto che a mezzaluna. Kifli si mangia come pane o panini; di solito è fatto in un panino, a volte semplice o con burro come una baguette fresca. Spesso, soprattutto a colazione, il condimento è marmellata o miele. Possono anche essere usati per inzuppare.

È lo stesso dello stile normale, ma l'impasto può contenere burro o altri grassi e latte. È più dolce della varietà normale ed è adatto per essere consumato con marmellata o miele, ed è comunemente consumato a colazione con caffè, cioccolata calda o latte. Potrebbe anche essere un accompagnamento per bevande come Doogh e Kumis.

Ci sono un paio di panini dolci chiamati "kifli" per descrivere la loro forma; si consumano a fine pasto o con un aperitivo pomeridiano; questi non sono kifli, che se usati da soli indicano sempre le varietà regolari o fini. In tedesco, questi sono differenziati con un'ortografia diversa: kipferl rispetto a kipfel per il pane di lievito.

  • Vanillekipferl è un biscotto piccolo e morbido abase di un impasto di arachidi invece che di farina. Di solito è fatto con le noci, ma le mandorle sono più spesso utilizzate al di fuori dell'Ungheria. Una volta cotte vengono arrotolate nellozucchero a velo aromatizzato alla vaniglia e lasciate raffreddare.

  • bratislavské rožky , diós kifli , mákos kifli , noto anche come Pozsonyi kifli , sono pasticcini a forma di mezzaluna, dolci e lievitati ripieni di una pasta dolce di noci o papavero. Sono una varietà di beigli , molto simili nel sapore ma differenti per forma e dimensione.

I kipfel raffermo sono usati per preparare un budino di pane dolce chiamato Kipfelkoch.




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