La seàda (anche sebàda,
seatta e sevada in lingua sarda) è un piatto tipico
della tradizione sarda a base di semola, formaggio, miele o zucchero
come condimento.
Produzione
Piatto di origine spagnola (cebar,
in spagnolo, tra gli altri significati ha quello di "cibare,
alimentare"; cebada è il participio passato), le seadas
vengono prodotte ormai in tutta l'isola, ma quelle artigianali si
continuano a fare prevalentemente nelle zone con economia pastorale.
Esistono varie interpretazioni della ricetta base, ma i tipi sono
sostanzialmente due: con formaggio cotto e con formaggio crudo,
quest'ultima è detta a sa mandrona, ossia "in modo
pigro". Da qualche anno si stanno diffondendo anche versioni
"commerciali" reperibili nelle grandi catene di
distribuzione.
Ogni anno viene indetto da Laòre,
agenzia per l'attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e
per lo sviluppo rurale appartenente alla Regione Sardegna, un ambìto
premio per la migliore seada artigianale.
Secondo alcune testimonianze il termine
seada potrebbe anche derivare dal grasso animale che in
origine veniva utilizzato per la realizzazione del piatto, vale a
dire su ozu seu, ricavato dal grasso degli ovini e non dei
suini, come lo strutto (ozu porchinu).
Origine
Essendo le seàda un prodotto a base di
formaggio, la loro origine è da ricercare nelle zone dell'isola
tradizionalmente legate alla pastorizia, quindi l'area definita ai
quattro angoli da Barbagia, Ogliastra, Logudoro e Gallura. La seada è
attualmente considerata un dolce anche se in origine rientrava tra le
pietanze principali tanto da poter sostituire un secondo.
Ingredienti e
preparazione
Gli ingredienti principali sono:
semola, strutto animale, formaggio fresco acido (in logudorese "Casu
furriàu", in gallurese, "Pischedda"),
miele (o zucchero) ed eventualmente scorza di limone grattugiata.
Il formaggio può essere vaccino, ma la
ricetta originale nasce con il formaggio pecorino che risulta ideale
nella preparazione di questo piatto. Nel caso si utilizzi il
formaggio vaccino, questo va fatto inacidire senza farlo passare per
la salamoia, lasciandolo a temperatura ambiente. È acido al punto
giusto quando, riscaldato, fila. Per la variante con formaggio cotto,
il formaggio va tagliato a scaglie e disciolto in un tegamino con una
piccola quantità di latte perché non si attacchi e quindi una volta
sciolto va addizionato di scorza di limone grattugiata. Col formaggio
si fanno dei dischi di circa 12-15 cm di diametro e 8 mm di altezza.
Per la variante con formaggio crudo, quest'ultimo viene grattugiato
grossolanamente o più semplicemente tagliato a schegge e addizionato
della scorza di limone grattugiata. Si lavora la sfoglia (semola
sarda, acqua e strutto) ben fine. Sulla sfoglia si pongono i dischi
di formaggio, li si ricopre con un'altra sfoglia e si fanno dei
"ravioloni" tondi, con un margine di 4-5 millimetri
eccedente il diametro del disco di formaggio, eliminando bene l'aria
dall'interno della seada.
Consumo
La seada va consumata fresca, prima che
la sfoglia si secchi, quindi entro uno-due giorni. Si frigge in
abbondante olio, eventualmente capovolgendola a metà cottura, ma è
preferibile cuocere la parte superiore versando l'olio sopra con un
cucchiaio, facendo molta attenzione a non bucare la sfoglia per
evitare che entri l'olio o ne fuoriesca il formaggio fuso. Infine la
sfoglia va immersa in miele scaldato in un pentolino sino a diventare
liquido e servita su piatto immediatamente, prima che il ripieno si
raffreddi e solidifichi.
Si accompagna egregiamente a vini dolci
bianchi ed aromatici quali la Malvasia di Bosa, la Vernaccia di
Oristano, i vini previsti nel disciplinare Vermentino di Gallura
DOCG, il Vermentino di Sardegna, il Moscato di Sardegna e l'Anghelu
Ruju. Variante: per cospargere il miele sulle seadas (ammerrare
sas seadas) riscaldare il miele con un po' d'acqua in un
pentolino capace e quando il miele è in ebollizione immergere ad una
ad una le seadas, subito ritirarle e sistemarle a colonna su un
piatto da portata, quindi versarvi il resto del miele.
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