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Strucchi: i dolci segreti delle Valli del Natisone


Ci sono dolci che non nascono per impressionare con scenografie elaborate o con l’estetica impeccabile della pasticceria moderna, ma per raccontare storie. Gli Strucchi appartengono a questa categoria: piccoli scrigni di memoria, provenienti dalle Valli del Natisone in Friuli-Venezia Giulia, che racchiudono in sé l’essenza di una cucina fatta di famiglia, tradizione e comunità. Ogni boccone porta con sé il profumo delle feste contadine, la mano sapiente delle nonne, l’eco delle terre di confine.

Gli Strucchi, conosciuti anche con nomi dialettali come struchi, strucoli o struccoletti, hanno un’origine che si intreccia con quella di altri dolci della Mitteleuropa. Il termine stesso potrebbe derivare dal “strucolo de pomi”, la variante triestina dello strudel di mele, oppure avere legami con gli štruklji sloveni, dolci arrotolati che condividono con gli Strucchi la logica di racchiudere un ripieno speziato dentro un involucro di pasta. Questa ambiguità linguistica e gastronomica è in realtà una testimonianza preziosa: il Friuli è sempre stato una terra di passaggio, di incroci culturali, un mosaico dove influenze italiane, slovene e austriache si sono fuse nei secoli.

Le prime tracce scritte degli Strucchi non risalgono a epoche antiche, ma il loro legame con un altro dolce friulano molto più noto, la gubana, fa pensare a una genesi domestica e contadina. In effetti, gli Strucchi non sono altro che una sorta di gubana in miniatura: il ripieno è praticamente identico, ma la forma, piccola e maneggevole, li rende più pratici da condividere.

Uno degli aspetti più affascinanti degli Strucchi è la loro doppia anima, riflesso di una tradizione che si è adattata alle diverse disponibilità di ingredienti e agli usi familiari.

Gli Strucchi fritti sono quelli più conosciuti e diffusi. Si preparano con un impasto simile a quello della pasta frolla, sottile e friabile, che racchiude il ripieno. Una volta chiusi a fagottino, vengono immersi nell’olio bollente fino a diventare dorati e croccanti. Spolverati di zucchero, offrono al palato un gioco di contrasti irresistibile: la crosta friabile, il cuore umido e liquoroso, l’aroma della frutta secca che si sprigiona con calore.

Gli Strucchi lessi, meno noti al grande pubblico, rappresentano invece la versione più rustica, più vicina alla cucina contadina delle valli. L’impasto esterno, in questo caso, non è una frolla ma una pasta a base di patate, simile a quella degli gnocchi. Dopo la cottura in acqua bollente, i fagottini vengono conditi con burro fuso, zucchero e cannella. Ne risulta un dolce più morbido, avvolgente, quasi “consolatorio”, che restituisce in pieno l’atmosfera delle cucine di un tempo, dove semplicità e sostanza erano valori fondamentali.

Il vero protagonista degli Strucchi resta, senza dubbio, il ripieno. Ogni famiglia custodisce gelosamente la propria versione, ma gli ingredienti principali sono sorprendentemente costanti.

  • Noci e nocciole tritate grossolanamente, per regalare consistenza.

  • Pinoli tostati, che aggiungono una nota delicata.

  • Uvetta, ammorbidita in grappa o rum, che introduce dolcezza e profumo.

  • Zucchero e scorza di limone, per bilanciare gli aromi.

  • Grappa friulana, l’elemento che lega e caratterizza, simbolo stesso della terra d’origine.

A volte si aggiunge miele, fichi secchi, cacao o persino un pizzico di cannella, ma la struttura resta sempre la stessa: un connubio di frutta secca e liquore, in equilibrio tra forza e dolcezza. È un ripieno che parla di povertà trasformata in ricchezza, di ingredienti semplici che diventano festa quando lavorati con cura e condivisione.

Gli Strucchi hanno ottenuto il riconoscimento P.A.T. (Prodotto Agroalimentare Tradizionale), segno del loro legame con la cultura friulana. Pur non essendo mai diventati dolci da vetrina internazionale, come lo strudel o il tiramisù, restano una gemma autentica delle Valli del Natisone. Negli ultimi anni, grazie alla riscoperta delle radici gastronomiche, hanno conosciuto una nuova diffusione: botteghe locali e alcune pasticcerie di Udine e Trieste hanno iniziato a proporli, facendoli scoprire anche a un pubblico più vasto.

Preparare gli Strucchi in casa significa rivivere un rituale antico. Ecco una ricetta tradizionale nella versione fritta:

Ingredienti per l’impasto:

  • 300 g di farina 00

  • 100 g di burro

  • 100 g di zucchero

  • 2 uova

  • scorza di limone grattugiata

  • un pizzico di sale

Per il ripieno:

  • 150 g di noci

  • 100 g di nocciole

  • 50 g di pinoli

  • 80 g di uvetta

  • 2 cucchiai di zucchero

  • 1 cucchiaio di miele

  • 1 bicchierino di grappa friulana

  • scorza di limone

  • cannella (facoltativa)

Preparazione:

  1. Ammollare l’uvetta nella grappa.

  2. Tritare grossolanamente noci, nocciole e pinoli.

  3. Unire la frutta secca con l’uvetta scolata, aggiungere miele, zucchero, scorza di limone e un pizzico di cannella.

  4. Preparare l’impasto lavorando farina, burro, zucchero, uova e scorza di limone fino a ottenere una frolla omogenea.

  5. Stendere la pasta, ritagliare dei dischi e farcire con un cucchiaino di ripieno.

  6. Chiudere a mezzaluna e sigillare bene i bordi.

  7. Friggere in olio caldo finché dorati, poi scolare e cospargere di zucchero a velo.

Il risultato è un dolce fragrante e profumato, che riporta immediatamente ai profumi delle cucine friulane.

Come tutti i dolci della tradizione, gli Strucchi danno il meglio di sé se accompagnati con un vino del territorio.

  • Con gli Strucchi fritti, il Ramandolo DOCG, passito friulano dai sentori di miele e albicocca secca, offre un abbinamento perfetto.

  • Con gli Strucchi lessi, una Malvasia Istriana dolce o un Verduzzo Friulano si sposano splendidamente.

  • Per chi ama mantenere la nota liquorosa del ripieno, un bicchierino di grappa friulana è la scelta più autentica e diretta.

Gli Strucchi non sono semplicemente un dessert, ma un simbolo. Ogni fagottino è un tassello di storia, un messaggio di convivialità. Venivano preparati in grandi quantità e condivisi durante le feste, portando con sé non solo gusto, ma appartenenza.

Oggi rappresentano un invito: andare nelle Valli del Natisone, scoprire le piccole botteghe, parlare con chi ancora custodisce la tradizione. Mangiare uno Strucchi non significa solo concedersi un dolce, ma partecipare a una memoria collettiva, ritrovare il senso della cucina come legame e continuità.

In un’epoca di dolci globalizzati, standardizzati e spesso privati della loro anima, gli Strucchi restano un piccolo segreto friulano, da assaporare lentamente, lasciando che ogni morso racconti la sua valle, la sua gente e il suo passato.


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