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Treccia mochena: storia e sapori di un dolce trentino


Nel cuore delle valli trentine, tra boschi di conifere e montagne innevate, si trova la Valle dei Mocheni, territorio noto per la sua lingua, le sue tradizioni e una gastronomia che unisce cultura mitteleuropea e creatività locale. Tra le specialità che oggi attirano l’attenzione dei visitatori c’è la Treccia mochena, un dolce dall’aspetto elegante e dal gusto avvolgente, caratterizzato da una pasta lievitata intrecciata e farcita con crema pasticcera e marmellata di mirtilli.

Pur evocando una lunga tradizione, la Treccia mochena è, in realtà, una creazione moderna, frutto di una reinterpretazione artigianale che ha saputo inserirsi nelle abitudini gastronomiche della valle. La sua storia dimostra come la tradizione possa essere dinamica, capace di accogliere innovazioni senza perdere la propria identità.

A dispetto del nome, la Treccia mochena non ha origini antiche nella cucina popolare della valle. Non compare nei ricettari storici né nella memoria delle famiglie locali, e gli ingredienti utilizzati – crema pasticcera, marmellata di mirtilli, burro e uova – non erano propriamente comuni nella tradizione gastronomica mochena, storicamente più legata a prodotti da forno semplici, formaggi e conserve.

Il dolce è stato reinventato dal panificio Osler di Canezza, chiuso nel 2012, sulla base di una presunta “antica ricetta locale”, senza che vi siano prove documentali della sua esistenza storica. Nonostante la contestata autenticità, la Treccia mochena è stata gradualmente accettata dalla comunità, fino a ottenere il riconoscimento ufficiale come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.), simbolo della capacità di una cultura locale di adattarsi e rinnovarsi.

Questa trasformazione mette in luce un fenomeno interessante: un dolce può entrare a pieno titolo nella tradizione di un territorio non perché sia antico, ma perché conquista il favore di chi lo prepara e lo consuma. La Treccia mochena, pur recente, è diventata parte della cultura culinaria trentina, proposta nelle pasticcerie locali e nelle occasioni festive.

La Treccia mochena si distingue per la sua forma intrecciata, simile a una treccia di pane dolce, e per la consistenza soffice dell’impasto. La pasta lievitata è lavorata con farina, burro, zucchero, uova e latte, risultando elastica e delicata. La farcitura interna combina crema pasticcera vellutata e marmellata di mirtilli, creando un contrasto di dolcezza e acidità che bilancia il sapore complessivo del dolce.

La superficie dorata e lucida è spesso decorata con strisce di pasta incrociate, richiamando l’aspetto di una treccia classica. Questa presentazione non è solo estetica: consente di mantenere compatto il ripieno durante la cottura e conferisce al dolce una piacevole texture che alterna morbidezza e leggerezza.

Ingredienti principali

  • 500 g di farina 00

  • 200 ml di latte tiepido

  • 80 g di burro morbido

  • 100 g di zucchero

  • 2 uova intere

  • 10 g di cubetto di lievito di birra fresco

  • 250 g di crema pasticcera pronta

  • 150 g di marmellata di mirtilli

  • un pizzico di sale

  • scorza grattugiata di limone non trattato (facoltativa)

Preparazione passo passo

  1. Preparare l’impasto: sciogliere il lievito nel latte tiepido con un cucchiaino di zucchero e lasciare riposare per circa 10 minuti. In una ciotola capiente unire la farina setacciata, lo zucchero restante e il sale. Incorporare le uova, il burro ammorbidito e il latte con il lievito, lavorando l’impasto fino a ottenere una consistenza liscia ed elastica.

  2. Lievitazione: coprire l’impasto con un panno pulito e lasciarlo lievitare in un luogo tiepido per circa 1-2 ore, fino a quando raddoppia di volume.

  3. Stendere e farcire: su una superficie leggermente infarinata stendere l’impasto in un rettangolo di circa 40x30 cm. Distribuire uniformemente la crema pasticcera lasciando un bordo libero sui lati. Sovrapporre la marmellata di mirtilli, distribuendola in strisce sottili lungo la lunghezza del rettangolo.

  4. Formare la treccia: tagliare l’impasto lungo i bordi laterali a strisce oblique di 2-3 cm. Piegare le strisce centrali verso l’interno alternandole sopra il ripieno, intrecciandole delicatamente fino a formare la tipica treccia. Sigillare bene le estremità.

  5. Seconda lievitazione: trasferire la treccia su una teglia foderata con carta forno e lasciarla lievitare per altri 30 minuti, coperta da un panno.

  6. Cottura: preriscaldare il forno a 180°C e cuocere per 30-35 minuti, fino a ottenere una doratura uniforme. Lasciare raffreddare completamente prima di tagliare e servire.

La Treccia mochena si apprezza meglio a temperatura ambiente, tagliata in fette regolari che mostrino il contrasto tra pasta soffice e ripieno colorato. Per esaltarne ulteriormente l’aspetto, si può spolverare leggermente con zucchero a velo o decorare la superficie con mandorle affettate.

Per valorizzare al meglio i sapori del dolce, è possibile accostarlo a diverse bevande e preparazioni:

  • Bevande calde: tè neri aromatici, infusi ai frutti di bosco o un classico caffè espresso.

  • Vini da dessert: un Moscato Rosa dell’Alto Adige o un passito leggero completano la dolcezza della crema e l’acidità dei mirtilli.

  • Bevande alcoliche: una grappa giovane trentina o un liquore alla frutta possono essere serviti in piccole quantità per chi cerca un contrasto deciso.

La Treccia mochena è versatile: può accompagnare una colazione festiva, una merenda o essere servita come dessert dopo un pranzo di famiglia, rappresentando un elemento di condivisione e convivialità.

La Treccia mochena illustra in maniera chiara come una ricetta recente possa inserirsi nelle tradizioni di una regione. Pur non essendo presente nella memoria storica della Valle dei Mocheni, è diventata un dolce riconosciuto e apprezzato, capace di raccontare la creatività e l’adattamento culturale del territorio. La combinazione di pasta lievitata, crema pasticcera e marmellata di mirtilli offre un equilibrio di sapori che conquista chiunque la assaggi, rendendo la Treccia mochena un dolce che unisce storia, gusto e convivialità.

Prepararla significa non solo realizzare un dessert, ma anche partecipare a un piccolo rito contemporaneo che celebra la gastronomia trentina, la passione artigianale e la capacità della comunità di accogliere novità senza perdere il senso di appartenenza.


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