Non è il mio dolce preferito le faccio spessissimo ai miei figli e anche per me
13:05 |
Non è il mio dolce preferito le faccio
spessissimo ai miei figli e anche per me, perche l'impasto è veloce
e si può guarnire con marmellate frutta o la mia amata nutella sono
le CREPES, alla fine dei pasti vogliono sempre qualche dessert e con
loro ho risolto il problema, la ricetta é semplicissima metto il
tutto in un contenitore con tappo e il gioco é fatto.
Ingredienti
- uova - 1 intero e 1 tuorlo
- farina - 100 gr. (anche di kamut o farro)
- latte - 250/300 ml., freddo
- sale - 1 pizzico
- olio - poco, per ungere la padella
Come venne creato il cioccolato
12:48 |
La vera storia del cioccolato inizia
addirittura 4000 anni fa
e nessuna è così antica ed è
durata cosi a lungo, tanto da arrivare sino a noi. Ad esempio pochi
sanno che fu addirittura
usata come moneta di scambio
dagli antichi popoli dei Maya e degli Aztechi.
La sua storia ha inizio in
America Latina, più precisamente in America Centrale tra i paesi
che oggi chiamiamo Messico, Perù e Panama. Il tutto inizia con un
albero del sottobosco i cui semi negli anni hanno assunto diverse
proprietà oltre a quella nutritiva, di cui vi parleremo
prossimamente.
Nel 1500 a.C. una civiltà
precolombiana, più precisamente gli Olmechi scoprì nei meandri dei
boschi questa pianta a cui venne dato il nome di
Kakawa. Da Kakawa si passò
nelle generazioni al Xocoatl, da cui deriverà la parola che
oggi conosciamo come
Cioccolato.
Questo lo sappiamo perché nelle
vicinanze del fiume Ulùa sono stati rinvenuti reperti, quali piatti
e tazze, che venivano usati per preparare e usare questa bevanda, il
vero cioccolato “originale”. Successivamente alle civiltà
precolombiane per i Maya
il cacao diventa un elemento
sociale, da moneta di scambio, a elemento religioso sino a quello
agricolo. Il cacao era quindi prezioso, veniva addirittura lasciato
nelle tombe dei morti come offerta.
Grazie a chi dobbiamo la storia del
cioccolato in Europa?
La
storia del cioccolato in Europa
la dobbiamo alle mani del
colonizzatore Hernàn Cortés che importò per la prima volta il
cacao, che
aveva imparato ad utilizzare la
bevanda al cioccolato dagli indigeni locali, questo bevanda però
scatenò reazioni molto diverse tra loro al suo arrivo nel vecchio
continente: aiuto divino o sporca eresia?
Oggi sappiamo che
la data di arrivo in Europa fu
il 1502, anno che segna la sua comparsa sui mercati occidentali.
Dopo le prime titubanze il cioccolato divenne addirittura un
rimedio medico, si avete capito proprio bene, questo molto
probabilmente ha a che fare con l’erronea credenza Azteca che
riteneva il cioccolato uno stimolatore del corpo e dei sensi. Questa
linea di pensiero ebbe talmente tanto credito che Bonaventura di
Aragona, fratello del Cardinale Richelieu, scrisse in una nota
ufficiale nel 1653 che il cioccolato era effettivamente uno
stimolante per il buon funzionamento di milza e delle diverse
funzioni dello stomaco. Nel XVII e nel XVIII secolo gli speziali lo
resero un farmaco vero e proprio, adattato a curare ogni tipo di
malattia, tanto che un medico olandese lo prescriveva per curare i
sintomi di raffreddore e tosse. Un farmaco per la digestione, il
cervello, capace di potenziale il rendimento e combattere addirittura
la depressione, chi più ne ha più ne metta, indubbiamente molti
ciarlatani e azzeccagarbugli hanno approfittato di queste credenze
lucrando sulle sofferenze altrui.
Sicuramente
fu all’inizio dell’epoca
moderna che il cioccolato perse la sua importanza “scientifica”,
quando Pascal diede inizio alla scienza moderna. Questo però non
fermò i suoi seguaci, numerose fabbriche di cioccolato aprirono i
battenti ed il cioccolato diventò quello che è oggi un semplice
alimento a tutti gli effetti. Numerosi musei però presentano ancora
brocche set completi in porcellana per la cioccolata segno di
ricchezza e potere.
Il cioccolato infatti non era
accessibile a tutti, ma solo alle tavole dei ricchi, soltanto con
la rivoluzione industriale diventò di tutti, indipendentemente dal
ceto di origine. Le prime fabbriche videro la luce in Francia. Una
chicca: la prima barretta di cioccolato moderna, più precisamente
cioccolato al latte, venne prodotta nel 1849 a Birningham, Uk. Nel
1865 in Italia invece, per la prima volta si crea la gianduia unendo
le nocciole all’impasto per produrre la classica barretta di
cioccolato. Insomma ogni paese ha contribuito in qualche modo alla
nascita del cioccolato che tutti noi conosciamo.
Così fino al 1900 quando in Belgio
creò la prima barretta con le attuali dimensioni e peso, cioè
30-45g, da lì in poi l’impeto alla produzione del cacao fa creare
sempre nuove idee e abbinamenti; lo sviluppo non ha più freno, non
ci si limita più a bevande e praline, ma ad una gamma infinita di
nuove possibilità: tartufi, biscotti, gelati, pane e paste per la
prima colazione, uova di pasqua, dolci natalizi. Impossibile restarne
senza. Dalla fine del 1900 all’odierno 21° secolo il cioccolato è
stato valutato diversamente, sempre più consumatori vogliono
conoscere le origini, le composizioni di ciò che arriva sulla
tavola: insomma alimenti che oltre ad essere buoni devono fare anche
bene!. Numerosi studi scientifici sono così nati sul cioccolato ed
hanno già dimostrato che un consumo giornaliero moderato può
apportare molti benefici al cuore ed alla circolazione (in
particolare della categoria fondente che presenta meno zuccheri
additivi), altri studi invece sono in fase di sviluppo.
Forse gli antichi speziali e medici non
avevano così torto quando parlavano delle doti nutritive e
farmacologiche della fava di cacao e del cioccolato stesso. In fondo
ancora oggi, intorno il cacao è circondato da un’aura di mistero
legato alle sue proprietà afrodisiache.
Curiosità sulla Nutella
16:40 |
La Nutella nasce, come tutte le grandi
invenzioni, dalla “buona gestione” di un momento di difficoltà,
che viene trasformato in opportunità: visto che nel periodo bellico
il cioccolato era molto costoso, Pietro Ferrero pensò di sviluppare
un nuovo prodotto che unisse cioccolato e nocciole piemontesi,
saporite e molto meno care. Creò così la “Pasta Gianduja” o
“Giandujot”, una preparazione dolciaria che veniva avvolta in
carta stagnola, tagliata a fette e messa sul pane. Un chilo di questa
specialità costava 600 lire (0.30 centesimi di euro di oggi) contro
le 3.000 lire (1,50 euro) di un chilo di cioccolato.
- Se si mettessero in fila i vasetti di Nutella prodotti in un anno si arriverebbe a una lunghezza pari a 1,7 volte la circonferenza terrestre.
- La Nutella prodotta in un anno pesa quanto l’Empire State Building, il grattacielo di New York di 102 piani.
- Se si digita la parola “Nutella” sul motore di ricerca Google si trovano 43 milioni e mezzo di risultati.
- Il 5 febbraio si celebra il World Nutella Day, dedicato a tutti gli appassionati della golosa crema.
- La pagina facebook dedicata alla Nutella conta circa 5 milioni di fun in Italia e oltre 31 milioni all’estero.
- Sono tanti i vip che dichiarano amore per la Nutella. Per Monica Bellucci:”È il massimo del godimento” e Julia Roberts dice: “La mangerei 24 ore su 24”.
- Anche la showgirl Belen Rodriguez non riesce a fare a meno della Nutella e, dalla sua pagina facebook, dichiara: “È la migliore invenzione di sempre!”
- Nel 2014 Nutella ha compiuto 50 anni ed è stata celebrata in tutto il mondo. È uno dei pochi marchi per cui è stato emesso un francobollo celebrativo dalle poste italiane.
- Nutella è un “love brand” citato in molteplici testi di canzoni e libri. Riccardo Cassini ha scritto una simpatica opera in “latino maccheronico” dal titolo “Nutella Nutellae”.
- Secondo l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la Nutella è un esempio di prodotto che crea valore a livello globale, perché riesce a coinvolgere anche Paesi emergenti, come l’America latina e l’Africa.
Atayef
13:31 |
L'atayef o Katayef (in arabo: قطايف
) è uno dei dolci caratteristici del mese sacro del
Ramadan in particolare nei paesi arabi del Medio Oriente quali
Palestina, Egitto, Giordania, Libano e Siria.
Caratteristiche
L'atayef è un dolce a base di farina.
Ha una forma di disco circolare di non più di cinque centimetri di
diametro e viene farcito con noci, mandorle, arachidi e frutta secca.
I disco viene poi piegato a metà e i bordi vengono sigillati a
pressione in modo da formare un saccottino dalla forma semicircolare
simile al calzone o al panzerotto. Viene successivamente messo in
olio bollente fino a cottura completa.
Variante palestinese
In Palestina esiste un altro tipo di
atayef che viene farcito col formaggio dolce palestinese o con una
specie di panna (قشطة) che, dopo la
cottura in forno, si spalma esternamente con l'ater caldo (قطر
ساخن).
Torta di compleanno
13:54 |
Nella cultura occidentale, una torta
di compleanno è un dolce che viene servito ad una persona per il
suo compleanno.
Caratteristiche
A differenza delle torte tradizionali,
solitamente la torta di compleanno viene decorata con il nome della
persona o un messaggio di auguri, e spesso anche con delle candele,
solitamente una per ogni anno di vita del festeggiato; è
generalmente una torta ricca di decorazioni.
Cenni storici
L'usanza della torta di compleanno e
della grande festa ad essa legata per festeggiare l'avanzamento
dell'età è molto lontana e tendenzialmente occidentale ma le sue
origini sono geograficamente più estese. Così come li conosciamo
oggi, il dolce e la festa di compleanno sono direttamente derivati
dagli antichi Greci, i quali avevano preso ispirazione da altri due
popoli antichi: gli Egiziani e i Persiani. I primi usavano
festeggiare il compleanno del Faraone rendendogli omaggio ogni forma
di cibo prelibato disponibile; i Persiani invece, erano molto legati
alla pasticceria e adottavano l'uso dei dolci per rendere omaggio al
festeggiato.
I Greci quindi unirono le due usanze in
un rito che sta alla base della tradizionale torta di compleanno così
come la conosciamo oggi. Per rendere omaggio alla dea Artemide,
custode della Luna, ricreavano dolci tondi che richiamassero la forma
di essa, e per renderli spendenti li decoravano con candele. I dolci
erano tondi e bianchi, realizzati con farina e miele. Il rito di
spegnere le candeline soffiandoci sopra dopo aver espresso un
desiderio deriva dall'antica credenza che il fumo trasportasse in
cielo i desideri.
Usanze tradizionali
In alcuni paesi esiste la tradizione di
aggiungere un'ulteriore candela come buon auspicio. Quando le
candele vengono accese, tutti (eccetto il festeggiato) cantano Buon
compleanno. Una volta accese le candeline, il festeggiato esprime
un desiderio e poi soffia su tutte per spegnerle, se si spengono
tutte in una volta il desiderio si avvera. Un'altra tradizione è di
cancellare il nome della persona per scaramanzia, prima di tagliare
la torta e servirla.
Con l'avanzare del tempo tradizioni
antiche hanno lasciato spazio a nuove usanze derivate anche da nuove
tecnologie: un brevetto statunitense (numero 6.319.530), per esempio,
riguarda un metodo di fotocopiare un'immagine su un supporto
commestibile per decorare cibi cotti surgelati. Questa invenzione
permette di stampare a getto d'inchiostro una fotografia a colori
commestibili sulla superficie della torta.
Torta Ostiglia
12:08 |
La
torta Ostiglia
è un dolce tipico di Ostiglia.
Storia
Creata attorno agli inizi del XX secolo
dal locale pasticcere Cesare Gamba, la torta si ispira ad un altro
dolce della tradizione mantovana, la torta Helvetia. Nella ricetta
della torta Ostiglia sono state apportate delle modifiche che l'hanno
resa leggermente diversa dalla tipica Helvezia mantovana.
Caratteristiche
Il dolce è costituito da due cialde a
base di albumi d'uovo e mandorle con un ripieno di zabaione e
mandorle. Il dolce è diffuso anche oltre i confini di Ostiglia.
Pizza di Pasqua
17:04 |
La pizza di Pasqua (in alcune
zone chiamata anche crescia di Pasqua o torta di Pasqua
o torta al formaggio o crescia brusca) è un prodotto
da forno lievitato tipico di molte zone del centro Italia, a base di
farina, uova, pecorino, parmigiano, tradizionalmente servito a
colazione la mattina di Pasqua, oppure come antipasto durante il
pranzo pasquale, accompagnato da uova sode benedette, ciauscolo e
vino rosso o, ancora, servito nel picnic della Pasquetta.
Dalla tipica forma a panettone, la
pizza di Pasqua al formaggio è un prodotto tipicamente marchigiano,
ma anche umbro (dove ha ottenuto il riconoscimento P.A.T., ovvero
prodotto agroalimentare tradizionale). Ne esiste anche una variante
dolce.
La particolarità di questo prodotto è
la forma, data dallo stampo particolare in cui si fa lievitare e poi
cuocere in forno: originariamente in coccio, oggi in alluminio, esso
presenta una forma svasata.
Origini
Si dice che la pizza di Pasqua abbia
avuto origine in epoca medievale ad opera delle monache del monastero
anconetano di Santa Maria Maddalena di Serra de' Conti e che il nome
crescia (con cui è conosciuto in tutto il territorio
marchigiano) faccia semplicemente riferimento alla notevole
"crescita" dell'impasto, ovvero al processo di
lievitazione, durante la cottura in forno.
Le notizie più antiche sulla
preparazione della crescia di Pasqua si trovano in un ricettario
scritto dalle monache e risalente al 1848, intitolato Memorie
delle cresce di Pasqua fatte nel 1848 e, più tardi, in un
ricettario anonimo lauretano del 1864 intitolato Il cuoco delle
Marche.
La ricetta nei secoli
Ricetta antica
Dagli antichi ricettari risalenti
all'800 è riportata la seguente ricetta: «per 3 cresce, e una
per il Padre confessore, ci vuole farina 16 libbre, un mezzo di
latte, ova 40, 3 oncie di sale, pepe, un'oncia e mezza grassa, 3
libbre di formaggio secco e 8 fresco, compreso con gli occhi, 2
fogliette d'olio, e mezzo Paolo di zafferano buono, e questa dose
basta per 24 persone e il P. Confessore».
Le 40 uova previste in questa ricetta
dovevano ricordare i 40 giorni di quaresima.
Una ricetta riportata nelle Memorie
delle cresce di Pasqua fatte nel 1848, invece, indica: «farina
50 libre, formaggio vecchio grattato 10 libre, formaggio fresco a
giudizio, latte 3 boccale e mezzo, olio 4 libre e mezzo, ovi quanti
ne abbisogna, sale 1 libra e 3 oncie, pepe 3 oncie».
Ricetta moderna
A tutt'oggi gli ingredienti principali
sono farina, uova, pecorino grattugiato, parmigiano reggiano (oppure
grana padano) grattugiato, pecorino romano a pezzi, olio extra
vergine di oliva, sale, pepe, lievito naturale e latte. Alcune
ricette, poi, prevedono l'aggiunta di altri ingredienti, come
zafferano, o la loro sostituzione con ingredienti simili, come
strutto o burro al posto dell'olio e emmental a pezzi al posto del
pecorino.
L'impasto deve essere lavorato molto a
lungo per permettere la formazione della maglia glutinica e favorire
la lievitazione. L'impasto viene poi suddiviso e messo in appositi
stampi che, coperti e tenuti in luogo umido, vengono sottoposti a un
lungo processo di lievitazione e poi cotti, sempre secondo la
tradizione, nel forno a legna (anticamente si portavano dal fornaio a
cuocere).
Tradizione religiosa
Secondo la tradizione religiosa la
pizza di Pasqua dovrebbe essere preparata il Giovedì o il Venerdì
santo per poter essere mangiata solo a Pasqua, terminato, cioè, il
periodo di digiuno e di astinenza dettato dalla quaresima.
Una volta pronta, poi, si era soliti
portare la pizza di Pasqua in chiesa, affiché venisse benedetta
assieme agli altri cibi da consumarsi il giorno di Pasqua.
Variante dolce
Nelle zone umbro-marchigiane ne esiste
anche una variante dolce dove, oltre alla presenza di zucchero, con
canditi o senza, la pizza dolce presenta anche una fiocca,
ovvero una glassa di meringa e perline di zuccherini.
Mantecol
13:37 |
Il Mantecol è un dolce tipico della cucina argentina, una specie di torrone semi-morbido fatto con burro di arachidi.
È stato creato e messo in commercio negli anni quaranta dall'azienda di origine greca Georgalos, che prese l'ispirazione da un dessert della cucina greca, la halva.
Molto popolare in Argentina, dove è consumato specialmente nei mesi più freddi, ma viene consumato anche come dolce tipico natalizio, quindi anche nel mese estivo di dicembre.
Dopo la crisi economica argentina del 2001 l'azienda ha venduto i diritti del dolce alla Cadbury Stani, che ha modificato la ricetta aggiungendo cacao e incluso il grasso al posto del burro. Dal 2008, Georgalos ha potuto re-intraprendere la produzione con la ricetta originale, sotto il marchio "Nücrem".
Ingredienti
La ricetta originale contiene i seguenti ingredienti:- burro di arachidi;
- farina di frumento 000;
- semolino;
- noci intere;
- purè di arachidi;
- latte fresco;
- acqua di rose;
- zucchero a velo.
Dolci dei morti
03:59 |
I dolci dei morti sono dei
preparati, quasi sempre biscotti, realizzati in occasione della
Commemorazione dei Defunti.
Generalità
È tradizione in Europa e soprattutto
in Italia allestire dolci particolari nei giorni a ridosso del 2
novembre, che spesso ricordano nel nome questa ricorrenza o nella
forma e consistenza quella di un osso. Altro riferimento ricorrente è
alle dita delle mani, mentre il dolce a forma di cavallo è
probabilmente legato alla leggenda di Proserpina.
Ancora oggi in alcuni paesi d'Italia,
la notte tra l'1 ed il 2 novembre, si pongono questi dolci su tavole
imbandite, sicuri che verranno frequentate dai propri defunti.
Composizione
I dolci dei morti contengono
ingredienti semplici come farina, uova, zucchero ed aromatizzanti;
spesso sono presenti mandorle finemente triturate o talvolta anche
cioccolato, marmellata e frutta candita.
Diffusione
Tali dolci sono presenti, con poche
varianti, come preparazioni casalinghe, artigianali o di pasticceria
quasi ovunque nella penisola italiana ed i nomi attribuiti sono
similari da Nord a Sud, tralasciando le forme dialettali.
Tipologie
Biscotti
- "Fave da morto", "fave dei morti" o "fave dolci": pasticcini alla mandorla, di forma ovoidale e schiacciata, cosparsi di zucchero a velo; hanno l'aspetto di un amaretto, ma presentano una consistenza maggiore (Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche ed Umbria). Differenti, seppur sempre a base di mandorla, sono le "Favette dei Morti", presenti un po' in tutto il Nord-est, ma soprattutto in Veneto, a Trieste e in Friuli, sono di tre colori (panna, marroni e rosa) e variano dal croccante al morbido (Favette Triestine).
- Ossa di morto, talvolta "ossa da mordere", italianizzando il piemontese "os dij mort" o "os da mordi": biscotti di consistenza dura, con mandorle ed albume d'uovo (Marche, Piemonte e Lombardia).
- "Ossi dei morti" tipici di Parma, di pastafrolla, ricoperti di glassa di zucchero o cioccolato.
- "Ossa di morto": biscotti dalla forma oblunga (Veneto), talvolta ricoperti da cioccolato (Sicilia).
- In Sicilia, secondo la versione originaria, le "Ossa di morto" sono di consistenza molto secca e di colore bianco e marrone. Con zucchero, farina, albume e acqua di chiodi di garofano, vengono chiamate anche " Paste di Garofano". Molto spesso confuse con le " Mostacciole", le quali, invece, sono fatte con un impasto di miele e spezie, come il chiodo di garofano.
- Le "Ossa di morto" sono presenti anche nel Senese, con origine a Montepulciano. Di consistenza friabile e di forma rotonda, sono impastati con le mandorle tritate.
Derivati del pane
- "I cavalli": pane di grandi dimensioni, a forma di cavallo (Trentino-Alto Adige).
- "La mani": pane a forma circolare con due mani che si uniscono (Sicilia).
- "Pane dei morti": piccoli panini dolci, a base di biscotti sbriciolati, ripieni di frutta candita e confezionati su ostie (Lombardia).
Derivati del marzapane
- "Dita di apostolo": dolce a forma di mano, a base di pasta all'uovo e riempito di mousse di ricotta e panna, tipico della pasticceria siciliana.
- Frutta di Martorana, riproduzioni di frutta con farina di mandorle e zucchero.
Varianti del torrone
- "Torrone dei morti" così chiamato in onore di Antonio da Casoria: presenti nella tradizione culinaria napoletana, sono torroni morbidi dalle dimensioni di 50-70 cm, venduti a pezzi. A differenza del torrone classico, non sono a base di miele, ma di cacao, e sono preparati in vari gusti, con nocciole o frutta secca e candita, ma anche al caffè, o altri gusti ancora.
Altro
- Pupi di zucchero (o, in siciliano: pupaccena, pupi ri zuccaro): presenti nella tradizione siciliana, si tratta di statuette di zucchero colorato, riproducenti paladini o generiche figure maschili e femminili (i morti, gli antenati della famiglia).
- "La colva", dolce pugliese che si prepara il 2 novembre a Foggia, Barletta, Bitonto e Bisceglie, fatto con grano cotto, uva sultanina, noci e mandorle tritate, fichi secchi a pezzetti, scaglie di cioccolato fondente, chicchi di melagrana, zucchero e vincotto.
- "Le fanfullicche", dolce leccese proprio del 2
novembre. Si tratta di bastoncini di zucchero aromatizzati
normalmente dalla forma attorcigliata.
Certosino di Bologna
12:07 |
Nel giugno del 2003 la delegazione di
Bologna dell'Accademia Italiana della Cucina ha depositato
presso la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di
Bologna la ricetta ufficiale del Certosino di Bologna (o
panspeziale), elaborata a seguito di ricerche storigrafiche e
protetta con il marchio di qualità STG (Specialità Tradizionale
Garantita).
Ingredienti
Il dolce può essere preparato con:- 400 g di farina
- 300 g di miele
- 200 g di frutta (cedro) candita
- 200 grammi di mandorle spellate
- 100 g di cioccolato fondente
- 100 g di uvetta sultanina (ammorbidita in poco vino)
- 70 g di pinoli
- 50g di burro
- semi di anice
- cannella
- bicarbonato
Preparazione
Dopo aver sciolto miele e burro in acqua calda si amalgamano tutti gli altri ingredienti e si sistemano in una tortiera imburrata, decorando la superficie con la frutta candita. Dopo cottura in forno per circa un'ora il dolce è pronto. Una particolarità di questo dolce, come altri simili, è che può essere conservato anche per alcuni mesi.
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