Non vi sgomentate se questo dolce vi
pare un intruglio nella sua composizione e se dopo cotto vi sembrerà
qualche cosa di brutto come un’enorme sanguisuga, o un informe
serpentaccio, perché poi al gusto vi piacerà.
Mele reínettes, o mele
tenere di buona qualità, gr. 500.
Farina, grammi 250.
Burro, grammi 100.
Uva di Corinto, grammi 85.
Zucchero in polvere, grammi 85.
Raschiatura di un limone.
Cannella in polvere due o tre
prese.
Spegnete la farina con latte caldo, burro, quanto una noce, un
uovo e un pizzico di sale per farne una pasta piuttosto soda che
lascerete riposare un poco prima di servirvene. Tirate con questa
pasta una sfoglia sottile come quella dei taglierini e, lasciando gli
orli scoperti, distendetevi sopra le mele che avrete prima sbucciate,
nettate dai torsoli e tagliate a fette sottili. Sul suolo delle mele
spargete l’uva, la raschiatura di limone, la cannella, lo zucchero
e infine i 100 grammi di burro liquefatto, lasciandone un po’
indietro per l’uso che sentirete. Ciò fatto avvolgete la sfoglia
sopra sé stessa per formarne un rotolo ripieno che adatterete in una
teglia di rame, già unta col burro, assecondando per necessità la
forma rotonda della medesima; col burro avanzato ungete tutta la
parte esterna del dolce e mandatelo al forno. Avvertite che l’uva
di Corinto, o sultanina, è diversa dall’uva passolina. Questa è
piccola e nera; l’altra è il doppio più grossa, di colore
castagno chiaro e senza vinacciuoli anch’essa. Il limone
raschiatelo con un vetro.
0 commenti:
Posta un commento